Page 2 - Opinione del 06-11-2012

XI congresso dei Radicali ita-
liani si è chiuso con la ricon-
ferma per la quarta volta consecu-
tiva del segretario uscente Mario
Staderini. Una riconferma che però
stavolta ha tutto il sapore di una
prova di appello. Infatti, durante le
assise, gli interventi polemici e i mu-
gugni contro di lui per la condu-
zione della campagna referendaria
consultiva “Roma si muove”, e per
il suo sostanziale fallimento, hanno
fatto spesso capolino. Iniziativa giu-
dicata “personalistica”. E che non
ha portato molti iscritti in più al
partito anche perchè le mail cui
mandare gli inviti a recarsi a firma-
re appartenevano al comitato e non
a Radicali italiani, con ovvi proble-
mi legati alla privacy. La candida-
tura di Staderini alla fine è stata
suggerita da Emma Bonino. Anche
perchè tranne il pur bravo Lorenzo
Lipparini, nessuno se l’è sentita di
fare da “competitor”. Di prova
d’appello può parlarsi anche per il
tesoriere Michele de Lucia che si è
trovato nella scomoda posizione di
chi non può vantare grandi risultati
con l’incremento degli iscritti. E in
una componente di una galassia co-
me quella radicale che non attinge
al finanziamento pubblico a piene
mani come fanno, e abbiamo visto
come, gli altri partiti, questo ha un
peso.
Altro snodo del congresso è sta-
to l’emendamento presentato al-
l’unanimità dalla direzione di Ra-
dicali italiani per mettere i puntini
sulle “i” sulla loro natura di asso-
ciazione e non di partito a sè stante.
Qualcuno si è illuso che il soggetto,
paragonabile a “Non c’è pace senza
giustizia” o al “Detenuto ignoto”,
ma non certo alla Lista Pannella
Bonino che ha il copyright del sim-
bolo e della presentazione eventuale
nelle competizioni politiche, potesse
emanciparsi” dalla galassia, ma
L’
così non si è voluto. Qualcuno ora
dirà che Pannella voleva evitare
un’Opa ostile su Radicali italiani o
che la cosa sfuggisse al suo control-
lo, ma in realtà c’è stata un’altra
problematica a rendere l’emenda-
mento inevitabile: tutti i politici con
doppia tessera, cioè con iscrizione
ai Radicali italiani, del Pd, del Pdl,
persino dell’Idv, potrebbero poi tro-
varsi in imbarazzo con il proprio
primo partito se un’associazione si
presentasse a competizioni politiche
dovendo anche raccogliere le firme
per farlo e quindi impedendo al
doppio iscritto di raccogliere firme
anche per il partito di appartenen-
za. Comunque la mozione appro-
vata alla fine «chiede a ciascun
iscritto di essere parte della cam-
pagna iscrizioni radicale per il
2013,
sia per il Partito radicale - in
particolare le iscrizioni a pacchetto
a 590 Euro per tutti i soggetti del-
l’area - che per Radicali italiani».
Sul piatto ci sono tutte le tematiche
portate dai radicali nella loro storia
ultra cinquantennale che adesso fi-
nalmente sono chiare a tutti gli ita-
liani sotto forma di nodi che ven-
gono al pettine. Ora nessuno li
prende più per i fondelli quando si
occupano di golden share e di abo-
lizione degli ordini professionali, o
di contributi silenti, carceri, giustizia
e quant’ altro. Le loro campagne
di ieri sono i problemi di oggi e
rappresentano le mancate riforme.
Politicamente però non si riesce a
passare all’incasso nè in termini di
voti nè di iscritti e di finanziamenti.
Bisogna che tutti analizzino il per-
chè, suggerisce tra le righe la mo-
zione approvata. Con il corollario
che, ora come ora, è veramente il-
lusorio credere di raggiungere an-
che quel misero due e due per cen-
to, magari “rottamando” Pannella
e la Bonino.
DIMITRI BUFFA
di
PIETRO SALVATORI
i diverte Massimo Bordin, sto-
rica voce di Radio Radicale, nel
commentare la provocazione lan-
ciata sulle pagine de L’Opinione di
una candidatura di Marco Pannella
al Quirinale da contrapporre a
quella di Antonio di Pietro: «Uno
scontro tra l’ex pm e Pannella per
la poltrona del Colle sarebbe assai
interessante. Ma se il leader Radi-
cale dovesse spuntarla, si dimette-
rebbe seduta stante. La sua elezione
significherebbe che del suo lavoro
nel paese non ci sarebbe alcun bi-
sogno». Ma all’indomani della
chiusura del Congresso di Radicali
italiani, i problemi principali che il
partito si ritrova ad affrontare con-
cernono la futura collocazione po-
litica. A partire dal rapporto con il
Partito democratico: «Pier Luigi
Bersani sembra aver sistemato la
sua futura piattaforma elettorale –
osserva Bordin - che a quanto pare
prescinde dai Radicali. Il segretario
non è venuto al nostro Congresso,
anche se invitato, e questo è sicu-
ramente un segnale». Ma l’ex di-
rettore non ci sta alle osservazioni
di chi paragona la traiettoria delle
truppe pannelliane a quella dell’Idv
nei burrascosi rapporti che entram-
bi hanno avuto con largo del Na-
zareno: «Bisogna ricordare che ai
Radicali fu negato l’apparentamen-
to di una loro lista, circostanza che
invece fu permessa a Di Pietro. E
anche se i suoi parlamentari hanno
a volte votato in dissenso dal grup-
po, la loro lealtà è stata tutt’altra
cosa rispetto a quanto fatto dall’Idv
all’indomani del voto. Anche oggi
la differenza sostanziale è che non
si sono posti in un atteggiamento
di opposizione all’esecutivo». No-
nostante ciò, quella strada sembra
destinata ad interrompersi: «Un me-
se fa c’è stato qualche contatto con
S
il Pd, che tuttavia non ha avuto se-
guito. La collocazione futura è an-
cora tutta da valutare».
L’esclusione dei Radicali da un
possibile centrosinistra di governo
è probabilmente da collegarsi con
una futuribile intesa con l’Udc di
Pierferdinando Casini, agli antipodi
dalle posizioni di Pannella. «Ma
nella Prima repubblica questa linea
divisoria netta – ricorda Bordin - È
con la Seconda che si è affermato
questo aspetto bizzarro». La diffe-
renza, forse, è da ricercarsi nella
scomparsa di quell’area laica che
prima di Tangentopoli trovava una
sua precisa, seppur minoritaria, rap-
presentanza: «Ormai è stata fago-
citata dai due principali schieramen-
ti, ma viene da pensare che sia stata
anche un po’ colpa sua se i due
blocchi che li hanno inglobati li
hanno assorbiti senza offrirgli uno
spazio d’azione significativo». Dif-
ficilmente risorgerà, così stanti le
regole d’accesso al Parlamento. Un
problema che si pone anche di fron-
te alle scelte dei Radicali: «È com-
plicato orientare le proprie scelte
future se non si sa ancora con quali
regole si giocherà – ammette l’ex
direttore – La presenza radicale è
difficile da organizzare. Non è il so-
lo Pannella ad essere difficilmente
collocabile. Se l’intero partito sui
diritti civili avverte una maggiore
comunanza con le istanze del cen-
trosinistra, è anche vero che tenden-
zialmente sostenitore del libero mer-
cato, che trova maggiore
cittadinanza nel centrodestra».
Anche un problema di spazio
nella comunicazione pubblica, come
da anni rilevato dai Radicali. La
stampa italiana, al netto della po-
lemica di partito, secondo Bordin
ha una conformazione del tutto
particolare: «Lascia basiti l’intervi-
sta di qualche giorno fa di Gustavo
Zagrebelsky, con la quale affermava
che il principale problema della
nuova legge sulla diffamazione al
vaglio del Parlamento sarebbe il raf-
forzamento del ruolo degli editori.
Una dichiarazione che, se fatta in
qualsiasi altro paese europeo, lasce-
rebbe basiti. Gli editori mettono i
soldi nell’impresa giornalistica, han-
no tutto il diritto di mettere bocca
nelle scelte di linea politica». L’ano-
malia italiana è da ricercarsi nel fat-
to che nel Belpaese mancano im-
prenditori che fanno della
comunicazione giornalistica il pro-
prio core-business principale. Spiega
infatti Bordin che «da un lato ci so-
no imprenditori, costruttori, finan-
zieri che non hanno come princi-
pale mission l’attività comunicativa.
Dall’altro chi si sostenta con il fi-
nanziamento pubblico». «Finché
non supereremo questa situazione
conclude il giornalista – il nostro
sistema d’informazione non sarà
mai completamente sano».
II
POLITICA
II
K
Massimo BORDIN
segue dalla prima
Tra Obama
e Romney
Quale scelta, allora, tra il fallimento ed il
nulla? A questa domanda non può esserci
una risposta. O meglio, l’unica risposta pos-
sibile passa attraverso una realistica e con-
creta presa d’atto da parte dell’opinione pub-
blica italiane e delle sue classi dirigenti che
il nostro paese è un alleato fedele e ricono-
scente degli Stati Uniti ma è solo un alleato
e non un componente della sua federazione.
E, naturalmente, non è neppure un paese
che ha delegato una parte della propria so-
vranità alla Casa Bianca. Non si tratta di ri-
svegliare alcun istinto nazionalista. Si tratta,
al contrario, di liberarsi da quella subalter-
nità politica e culturale che non favorisce
affatto la possibilità di partecipare a realtà
sovranazionali ormai indispensabili ma che
è stata sempre interpretata nel nostro paese
come un comodo modo per scaricare sugli
altri le nostre responsabilità. Il dilemma,
quindi, non è la scelta tra Obama o Romney.
È tra rimanere subalterni e non avere re-
sponsabilità o recuperare autonomia ed es-
sere alleati affidabili e responsabili. Con
Obama o con Romney. Fa lo stesso.
ARTURO DIACONALE
La politica, l’amore
e le toghe
E che le risorse vengano disperse in troppi
rivoli. La lista dei desideri è già piuttosto
lunga.
Il Pd vuole meno rigore per i Comuni, me-
no tagli alla scuola («basta schiaffi», ripete
Bersani) e 1 miliardo «per il sociale» (in
cui rientrano gli “esodati”).
L’Udc invoca l’aumento delle detrazioni
per lavoro dipendente e famigliari a cari-
co.
Nel Pdl monta il pressing per salvaguar-
dare il comparto sicurezza e Brunetta pro-
mette l’abolizione dell’Imu sulla prima ca-
sa in tre anni.
Se la riduzione dell’Irpef sarebbe scattata
già dal 2013, il “tesoretto” diventa cor-
poso solo nel 2014-2015 (3,1 e 2,5 mi-
liardi), mentre è minimo il prossimo anno
(1,1
miliardi).
Insomma, può darsi che fosse un bluff,
una mossa di Monti per appropriarsi del
«
cavallo di battaglia» del Pdl, come so-
stiene Brunetta, ma al momento non è
chiaro cosa guadagneranno gli italiani al
suo posto.
FEDERICO PUNZI
Bordin e il futuro dei Radicali
«
È ancora tutto da valutare»
Il segretarioStaderini
allaprovad’appello
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MARTEDÌ 6 NOVEMBRE 2012
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