Pagina 2 - Opinione del 7-8-2012

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II
POLITICA
II
Addio formiche: gli italiani sempre più indebitati
di
LUCA PAUTASSO
e famiglie italiane sono sempre
più indebitate con le banche: al
31 dicembre 2011 l’indebitamento
medio delle famiglie italiane ha rag-
giunto quota 20.107 euro. Lo dice
un recente studio della Cgia di Me-
stre che, come ogni anno, ha cer-
cato di capire qual è lo stato di sa-
lute economica delle famiglie
italiane.
Ma che fine hanno fatto i ri-
sparmiatori italiani, le proverbiali
“formichine” dello Stivale che un
tempo erano la pietra di paragone
dell’attitudine all’accantonamento
per le economie sviluppate? Sono
scomparsi, si sono nascosti in attesa
di tempi migliori, o forse si sono
estinti del tutto, come le tigri dai
denti a sciabola e i dodo. Chi an-
cora aveva il porcellino di terracot-
ta l’ha rotto da tempo per far fron-
te alle necessità. Colpa del cambio
di abitudini, della sempre più dif-
fusa cultura del consumo? Forse
no, o per lo meno non di recente,
visto che i livelli dei consumi, se-
condo i dati di Confcommercio,
hanno fatto registrare negli ultimi
mesi contrazioni così drastiche (-
2,8%) da riportarci ai numeri del
dopoguerra. Anzi: sempre secondo
Confcommercio, per trovare un da-
to peggiore di questo bisogna risa-
lire agli Anni ‘30.
Quindi, ancora una volta, è so-
prattutto colpa alche della crisi.
Nell’ultimo anno, infatti, l’aumento
medio dei debiti delle famiglie ita-
liane è cresciuto di 911 euro. Dal
gennaio 2009, data convenzionale
per indicare l’inizio della crisi eco-
nomica, l’incremento è stato del
+33,4%, pari, in termini assoluti,
a 5.039 euro.
L’indagine dell’associazione me-
strina che raccoglie artigiani e Pmi
ha analizzato lo stato di salute delle
famiglie italiane provincia pe pro-
vincia. È emerso che le più esposte
con le banche italiane sono le fa-
miglie residenti nella provincia di
L
Roma, con un dato medio pari a
29.435 euro. A queste fanno segui-
to quelle di Milano, con 28.680 eu-
ro (+ 1.172 euro rispetto al 31 di-
cembre 2010), di Lodi, con 28.560
euro (+1.081 euro), Monza-Brian-
za, con 27.891 euro (+1.756 euro)
e di Prato, con 26.930 euro
(+1.018). Le famiglie residenti nelle
realtà provinciali meno sofferenti
con le banche e gli istituti finanziari
italiani sono invece quelle di Vibo
Valentia, con 9.429 euro e una va-
riazione rispetto all’anno preceden-
te di +260 euro, Enna (8.823 euro,
con un +424 euro) e di Ogliastra
(8.174 euro, cresciuti di appena 75
euro rispetto al 2010). E a propo-
sito di consistenza degli incrementi,
con l’avvento della crisi sono state
le province sarde a subire le varia-
zioni di indebitamento più impor-
tanti: come ad esempio Olbia-Tem-
pio, con un consistente +159,6%,
seguite da quelle di Carbonia-Igle-
sias (+147.9%) e Medio Campida-
no (+120.1%). «Se rapportiamo il
peso dell’indebitamento delle fami-
glie italiane sul reddito disponibile
- spiegano gli analisti della Cgia -
sono sempre le più ricche province
del Nord a guidare la graduatoria:
Lodi (79,3%), Como (67,7%) e
Varese (64,6%)». La prima pro-
vincia del sud in questa classifica
delle famiglie più indebitate è
quella di Bari, con un debito me-
dio familiare di 19.222 euro e un
incremento del debito di +962 eu-
ro rispetto all’anno precedente.
Ma cosa “pesa” nella voce dei
debiti delle famiglie del Belpaese?
«Per indebitamento medio delle fa-
miglie consumatrici italiane - dico-
no dall’associazione mestrina - si è
inteso quello originato dall’accen-
sione di mutui per l’acquisto di una
abitazione, dai prestiti per l’acqui-
sto di auto/moto e in generale di
beni mobili, dal credito al consu-
mo, dai finanziamenti per la ristrut-
turazione di beni immobili, e così
via».
«Al di là della mappatura a li-
vello territoriale – dichiara Giusep-
pe Bortolussi segretario della Cgia
di Mestre – la maggiore incidenza
del debito sul reddito la rileviamo
nelle famiglie economicamente più
deboli: è chiaro che con il progres-
sivo aumento della disoccupazione
questa situazione è destinata a peg-
giorare. Non dimentichiamo, inol-
tre, che in Italia esiste un ampio
mercato del prestito informale che
non transita per i canali ufficiali».
Già, il “prestito informale”. Un eu-
femismo tecnico per indicare lo
“strozzinaggio”, il prestito ad usu-
ra. «Vista la forte contrazione degli
impieghi bancari avvenuta in questi
ultimi anni, non è a escludere che
questo fenomeno sia in espansione,
con il pericolo che la piaga del-
l’usura si diffonda a macchia
d’olio».
Come vanno interpretati i risul-
tati a livello territoriale emersi
dall’elaborazione della Cgia? Tutto
considerato, i toni non sono pessi-
mistici. Il perché lo spiega sempre
Bortolussi: «Premesso che le pro-
vince più indebitate sono anche
quelle che presentano i livelli di
reddito più elevati è evidente che
tra queste realtà in difficoltà vi so-
no anche molti nuclei appartenenti
alle fasce sociali più deboli. Tutta-
via, le forti esposizioni bancarie di
questi territori, soprattutto a fronte
di significativi investimenti avvenuti
negli anni scorsi nel settore immo-
biliare, ci devono preoccupare re-
lativamente». Quello che deve pre-
occupare sul serio, semmai, sono i
dati che non compaiono nell’ana-
lisi: quel “prestito informale” che
resta sempre fuori da tutte le stati-
stiche ufficiali, e ciononostante è in
grado di causare danni incalcolabili
ai bilanci traballanti delle famiglie
italiane. Perché i debiti contratti a
tassi esorbitanti attraverso questo
canale fanno molto in fretta a di-
ventare insostenibili.
Il debito medio
delle famiglie italiane
supera i 20mila euro.
Dal gennaio 2009,
con l’inizio della crisi,
è aumentato del 33,4%,
pari, in termini assoluti,
a 5.039 euro a famiglia
I più esposti sono i nuclei
familiari della provincia
di Roma, con 29.435
euro. SeguonoMilano
(28.680 euro), Lodi
(28.560 euro),Monza
Brianza (27.891 euro)
e Prato (26.930 euro)
segue dalla prima
Bersani e D’Alema
Adesso, invece, si scopre che il progetto di
Bersani ha un nemico in più.
Che è particolarmente pericoloso proprio
perché vuole rappresentare una sinistra che
non persegue affatto una sorta di restaura-
zione del centrosinistra sia pure in versione
sinistra-centro.
Ma che punta a dare vita a quella alternativa
di sinistra-sinistra che ha fatto le prove ge-
nerali alle ultime amministrative di Milano,
Napoli, Palermo.
De Magistris, Orlando, Pisapia, hanno in co-
mune di aver conquistato i rispettivi comuni
dopo aver strapazzato i candidati sindaci in-
dicati da Bersani e di averlo fatto strappando
al Pd fette consistenti di elettorato in nome
della costruzione di una alternativa di sinistra
che per essere tale non può prevedere in al-
cun caso una qualche alleanza di governo
con i post-democristiani.
Se mai daranno vita ad una lista civica na-
zionale, così come lasciano intendere, non lo
faranno per aiutare Bersani ma per affossarlo.
Come hanno già fatto alle amministrative
dimostrando ancora una volta che tutte le
grandi ciambelle ipotizzate da D’Alema non
riescono mai con il buco.
ARTURO DIACONALE
Caccia alle streghe
La sete di sangue e il lancio di metaforiche
monetine contro i due grandi Babau del cal-
cio italiano, Juventus e Milan, fu placata con
un giro di sentenze manettare contro club e
dirigenti.
E se Calciopoli, volendo semplificare, si è di-
mostrata la Tangentopoli dell’italico sport,
peggio si rischia di combinare con il caso
Calcioscommesse. Perché truccare il risultato
di una partita, truffando agenzie di scom-
messe e scommettitori, è un reato che se c’en-
tra con l’etica sportiva ancor più attiene alla
giustizia ordinaria. E che avrebbe bisogno,
nella sua valutazione, di quel sistema di ga-
ranzie che il processo sportivo tende a negare.
Si prenda il caso dell’allenatore della Juven-
tus, Antonio Conte. È stato accusato da un
suo ex giocatore, Filippo Carobbio, di essere
stato parte, insieme al Siena, società nella
quale militavano entrambi, della
combine
di
un incontro con il Novara. Una dichiarazione
che non ha mai trovato riscontro alcuno:
non ci sono testimonianze concordi, né una
movimentazione di denaro a comprovarlo.
Ma il capo dei pm sportivi, Stefano Palazzi,
ha deciso di incriminare lo stesso Conte. Non
per aver partecipato alla frode della quale è
accusato, ma per aver omesso di denunciarla.
Un’accusa arbitraria alla quale è seguita
un’incriminazione altrettanto arbitraria. Un
bizzarro modo di appurare la verità dei fatti.
Di fronte alla quale l’imputato, a strettissimo
giro di posta, ha in carico l’obbligo di dimo-
strare la propria innocenza. E, in mancanza
di prove concrete a suo discapito, di patteg-
giare forfettariamente una pena.
Se l’allenatore juventino ha una colpa, è
quella di aver cercato di concordare l’entità
della propria squalifica con chi ha portato
avanti, in un contesto di regole fumose e in-
coerenti, un processo indiziario. Nel quale
magistratura inquirente e giudicante si sono
accontentate di presumere un reato, rilevante
anche per la magistratura ordinaria. Lascian-
do al cittadino Conte l’onere di smontare
quella che, in un qualsiasi stato di diritto, si
configura come una diceria. Come succedeva
con le streghe nel Medioevo. Come è succes-
so con Tangentopoli.
Nonostante piacciano molto alla stam-
pa-bene e ai salotti-buoni del paese, non
sarebbe l’ora di smetterla di istituzionaliz-
zare queste class-action caciarone da fri-
gnoni del campetto? Quello forte, stronzo
e antipatico - nonostante sia tale - ha lo
stesso diritto di giocare degli altri. Bisogna
farsene una ragione.
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MARTEDÌ 7 AGOSTO 2012
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