Pagina 3 - Opinione del 07-9-2012

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II
ECONOMIA
II
Lo scudoDraghi c’è,ma la palla passa ai governi
di
FEDERICO PUNZI
utto secondo le attese. Ieri il
board della Bce ha definito le
modalità operative del nuovo pro-
gramma di acquisti di bond go-
vernativi, chiamato Outright Mo-
netary Transactions (Omts), che
andrà a sostituire il vecchio Smp,
e i mercati hanno reagito bene
(+4,3% la Borsa e spread in calo
fino a 370 punti). Lo scudo anti-
spread c’è, Draghi ha impugnato
il “bazooka” che in tanti invoca-
vano, ma il succo è che come pre-
visto non si attiverà in automatico
e “gratis”, come ricompensa per
i progressi compiuti nella politica
di bilancio dagli stati in difficoltà,
bensì su richiesta formale di que-
sti ultimi e a «severe condizioni».
I governi interessati dovranno pri-
ma chiedere l’intervento dei fondi
Efsf/Esm (quest’ultimo non anco-
ra operativo, in attesa della deci-
sione della Corte costituzionale
tedesca), che a sua volta è condi-
zionato alla sottoscrizione di un
memorandum di impegni secondo
linee guida già previste. Per que-
sto Draghi ha esortato i governi
a tenersi pronti a inoltrare la ri-
chiesta di aiuti, in caso di «circo-
stanze eccezionali sui mercati fi-
nanziari e rischi alla stabilità
finanziaria». Solo dopo che saran-
no avviati programmi Efsf/Esm
che includano la possibilità di ac-
quisti di titoli di stato direttamen-
te alle aste da parte di questi fon-
di, allora la Bce potrà affiancarsi
ad essi con i suoi acquisti. Che sa-
T
ranno potenzialmente illimitati,
cioè nelle quantità che caso per
caso e di volta in volta la Bce ri-
terrà «adeguate al conseguimento
degli obiettivi», riguarderanno so-
lo il mercato secondario e titoli a
scadenza da 1 a 3 anni (quindi
anche i bond di 5-10 anni, purché
con vita residua al massimo di 3
anni).
Nessun tetto prefissato ai ren-
dimenti – e in questo caso Draghi
non verrebbe certo a svelarli in
conferenza stampa. Gli acquisti
potranno essere terminati in caso
di inosservanza delle condizioni
da parte dei paesi o di raggiungi-
mento degli obiettivi e sarà il bo-
ard della Bce, in totale autonomia,
a decidere l’avvio, la continuazio-
ne, o la sospensione delle opera-
zioni, nel rispetto del suo manda-
to. Potrà anche essere richiesto il
coinvolgimento del Fondo mone-
tario internazionale per mettere a
punto le condizioni specifiche per
il singolo paese e per il monito-
raggio del programma (la diret-
trice Lagarde si è già detta «pron-
ta a collaborare»). Altri aspetti
molto importanti, la liquidità
creata attraverso gli acquisti verrà
«pienamente sterilizzata», in mo-
do da scongiurare possibili effetti
inflazionistici, l’incubo di Berlino,
e la Bce avrà status paritario nei
confronti degli altri creditori.
«Siamo sicuri che non stiamo
violando il nostro mandato», ha
tenuto a ribadire Draghi, anche
perché «l’acquisto diretto di bond
è previsto dall’articolo 18 dello
statuto» della Bce come strumen-
to a disposizione della politica
monetaria. È questa la chiave che
ha permesso al presidente della
Bce di varare il programma Omts
quasi all’unanimità del suo con-
siglio direttivo, con un solo voto
contrario, quello del presidente
della Bundesbank Weidmann. Le
gravi distorsioni nei mercati dei
titoli sovrani causate, in partico-
lare, dai timori degli investitori
circa la reversibilità dell’euro –
definiti però «infondati» da Dra-
ghi (l’euro è «irreversibile», ha ri-
badito) – quindi in parte non di-
pendenti dalle diverse situazioni
macroeconomiche dei paesi del-
l’Eurozona, compromettono la
corretta trasmissione della politica
monetaria. E’ quindi per «preser-
vare l’uniformità della nostra po-
litica monetaria» e «assicurare la
sua adeguata trasmissione all’eco-
nomia reale dell’intera area euro»
che si rendono necessari gli acqui-
sti di bond. In questa veste, e non
come forma di monetizzazione del
debito, il programma è stato vo-
tato anche dai membri più rigidi
del board.
La contrarietà del presidente
della Bundesbank non implica an-
che quella del governo tedesco, la
cui posizione coincide invece con
il voto favorevole di un altro
membro del direttivo, Joerg
Asmussen. «La Bce agisce in mo-
do indipendente, nel quadro del
suo mandato», ha dichiarato la
cancelliera Merkel apprese le de-
cisioni, pur avvertendo che «tutte
le misure necessarie per la stabi-
lità monetaria, come quelle della
Bce, non possono sostituire le
azioni politiche». Un concetto più
volte espresso dallo stesso gover-
natore Draghi: la Bce non può so-
stituirsi ai governi. Sbagliate,
quindi, tutte le ricostruzioni che
leggerete e ascolterete sulla Ger-
mania «isolata», addirittura umi-
liata da Draghi. In realtà, il com-
promesso è il frutto della sintonia
e dell’azione combinata di Mario
e Angela. Senza la disponibilità
alla mediazione di quest’ultima,
Draghi avrebbe potuto ben poco.
Dalle modalità operative del
programma Omts si deduce che
in ultima analisi le «severe condi-
zioni» di cui ha parlato Draghi
verranno poste agli stati in sede
di attivazione dei fondi Efsf/Esm,
quindi in sede politica, dall’Euro-
gruppo. Se nei memorandum ver-
ranno previsti gli impegni già esi-
stenti o condizioni aggiuntive, e
se queste saranno severe o mor-
bide, verrà deciso caso per caso.
E ovviamente un paese che sta
compiendo progressi nel consoli-
damento fiscale, che sta facendo
i suoi “compiti a casa”, è ragio-
nevole ritenere che possa strap-
pare condizioni non troppo gra-
vose. Aggiustamento fiscale,
riforme e controlli serrati, dunque
uno schema non troppo diverso
dai piani imposti a Grecia, Porto-
gallo e Irlanda, solo più flessibile.
Il nodo delle condizioni verrà
sciolto dal negoziato politico, è
questa la vera polizza di assicu-
razione dei tedeschi, e allo stesso
tempo il piccolo margine di tolle-
ranza concesso a Spagna e Italia.
Ed ecco perché ora la palla
passa ai governi, in primis di Ma-
drid e Roma. Per una duplice ra-
gione. Primo, perché saranno loro
a dover decidere se, e quando,
chiedere l’intervento dei fondi
Efsf/Esm, il solo modo per attiva-
re anche gli acquisti “calmieranti”
da parte della Bce; secondo, per-
ché il “bazooka”, la cui attivazio-
ne è comunque politicamente co-
stosa, resta una toppa, un modo
per guadagnare tempo, ma da so-
lo non può risolvere tutti i pro-
blemi. Restano essenziali l’attua-
zione del fiscal compact e le
riforme strutturali per migliorare
la competitività e rilanciare la cre-
scita.
Lo scudo anti-spread
c’è, ma come previsto
non si attiverà
in modo automatico
Saranno gli stati a dover
decidere se, e quando,
chiedere l’intervento
dei fondi Efsf/Esm
Gli italiani compranocasa.Ma solamente all’estero
roprio nel giorno in cui il setti-
manale economico
The Econo-
mist
aveva pubblicato il bollettino
sull’andamento del mercato immo-
biliare mondiale (assegnando maglia
più che nera all’Italia) il sito britan-
nico
deverhouse.co.uk
pubblica le
foto ed altri dati relativi alla vendita
per 950 mila sterline (circa 1,19 mi-
lioni di euro) della casa che diede i
natali Harry Potter (il maghetto del-
la fortunata saga di J.K.Rowling).
La De Vere House, villa medievale
del XIV esimo secolo, attualmente
di proprietà della signora Jane Ran-
zetta, si trova a Water Street, nella
cittadina di Lavenham del Suffolk.
Ed interessati alla magione sareb-
bero proprio dei ricchi italiani che,
dopo aver venduto alcune unità im-
mobiliari tra Roma e Milano, in-
tenderebbero investire nella residen-
za del “maghetto”: evidentemente
temono più l’Imu e le trovate di
Monti dell’ira di Lord Voldemort
eterno rivale di Potter che, almeno
nella storia, su quella casa aveva
non poche mire.
Ormai è chiaro, i ricchi italiani
non intendano immolare i propri
patrimoni in mattone “per il bene
dell’Italia in Europa”, piuttosto ven-
dono nel Belpaese ed acquistano in
nazioni con pressione fiscale sotto
il 35% (in Italia ha da poco supe-
rato il 60%).
I più avveduti avrebbero chiuso
le compravendite immobiliari in Ita-
lia a dicembre 2011 e, grazie ai buo-
ni uffici di banche di fiducia, trasfe-
rito i proventi a Londra o Parigi o
Berlino, quindi dalla capitale euro-
P
pea avrebbero acquistato case in al-
tri paesi europei o in altri continenti.
Operazione certo farraginosa per
l’uomo comune, ma qui si tratta di
quella percentuale d’italiani in grado
di sopportare investimenti immobi-
liari in contante per oltre 5 milioni
di euro. Nella maggior parte dei casi
si tratta di cittadini che hanno su-
perato i 50 anni d’età e che, causa
la crisi politico-economica in cui
versa l’Italia, hanno deciso di tra-
sferirsi all’estero. E se il fisco del Bel-
paese reclamasse un conticino in so-
speso? È evidente che potrebbe
davvero poco contro gente che or-
mai ha trasferito tutto all’estero, e
dopo aver venduto anche la prima
casa. L’immissione sul mercato di
questi ingenti patrimoni in congiun-
tura con le nuove tasse (Imu) ha di-
mezzato il valore delle abitazioni,
riportandolo al biennio 2002-2003.
Così nel 2012 s’è registrato in Italia
un calo delle compravendite immo-
biliari tra il 20 3e il 35%: le prime
ad accusare il colpo sono state le
agenzie immobiliari, che hanno do-
vuto ridimensionare i costi pubbli-
citari e gli addetti.
Ma chi ha venduto immobili in
Italia ha prontamente investito in
Spagna, Grecia, Portogallo, Germa-
nia...: dalla vendita d’una casa da
circa 100metri quadri in zona cen-
trale a Roma o Milano hanno spes-
so acquistato palazzine o alberghi
o aziende in altre regioni dell’Ue o
del Mondo dove le tasse sui beni
immobili sono cinque volte inferiori
al corrispettivo italiano.
Il progetto di Monti verteva sul
disincentivare l’acquisto di seconde
case, e perché la gente investisse con
fiducia nella borsa, nei beni mobi-
liari. Ma colpendo il mercato im-
mobiliare, storico motore di crescita
italiano, la crisi s’è ingigantita.
Il governo Monti partiva dall’as-
sunto statistico che il 46% dei te-
deschi è proprietario di casa, mentre
in Francia il 50%, in Gran Bretagna
il 60%, e in Italia più del 70% degli
italiani ha investito in mattone. Gli
studi economici su cui si basa la ri-
cetta montiana vorrebbero che l’ita-
liano medio disinvestisse in immo-
bili, portandosi alla percentuale dei
francesi, e parimenti desse fiducia
ad azioni ed iniziative finanziarie in
genere. Ma gli italiani benestanti
hanno disinvestito in case italiane
ed acquistato mattone in tutto il
mondo, trasferendo in parecchi casi
anche la residenza fiscale in paesi
esteri.
Emerge che l’investimento im-
mobiliare italiano in Germania, Au-
stria e Svizzera ha decretato una
spinta in avanti dei prezzi nell’area
germanofona. E non sono mancati
gli investimenti italiani in Olanda,
Belgio, Lussemburgo, Danimarca e
Paesi scandinavi. Una lenta e ineso-
rabile fuga dall’Italia.
I dati negativi del mercato im-
mobiliare italiano non hanno alcun
precedente storico, eppure il diret-
tore dell’Osservatorio dell’Agenzia
del territorio, Gianni Guerrieri, dice
che è «colpa della crisi e non del-
l’Imu». «Il crollo delle compraven-
dite trascritte in questo trimestre,
nasce da una crisi del mercato in at-
to negli ultimi mesi del 2011 - insi-
ste il rapporto dell’Agenzia del ter-
ritorio - d’altra parte, se si osservano
alcuni principali indicatori macroe-
conomici riferiti all’ultimo trimestre
del 2011, si ravvisano tutti gli ele-
menti che spiegano la contrazione
della domanda nel mercato immo-
biliare». Ma Guerrieri dimentica di
notare che chi ha venduto case nel
2011 ha spesso investito i proventi
in mattone spagnolo, greco, irlan-
dese e tedesco.
«Non è ravvisabile un collega-
mento tra la caduta del mercato im-
mobiliare, che oggi registriamo, e
l’aumento della tassazione degli im-
mobili decisa con il decreto Salva-
Italia praticamente alla fine dell’ul-
timo trimestre 2011 – continua
l’Osservatorio dell’Agenzia del ter-
ritorio - sebbene l’aumento della tas-
sazione sugli immobili percepita nel
primo trimestre 2012 e verificata
concretamente nel mese di giugno
di quest’anno, non sarà certo un in-
centivo al mercato». Ma la guerra
dell’esecutivo al mercato edile sem-
bra non conosca tregua: così pro-
prio quando l’80% degli italiani si
dichiara interessato alla messa in si-
curezza delle propria casa il governo
Monti decide di ridurre alcune delle
detrazioni fiscali previste e di limi-
tarne altre fino al 2013. Tutti i pro-
prietari di casa sono scontenti. Pa-
rimenti aumentano le richieste di
mutui per la ristrutturazione e il mi-
glioramento qualitativo degli im-
mobili, ma le banche non hanno
l’anello al naso e non prestano soldi
ad un settore che il governo vuole
penalizzare.
Infatti uno studio dell’Osserva-
torio Censis-Abi rivela che oggi in
Italia solo un campione del 17,3%
ritiene che i soldi andrebbero inve-
stiti nel mattone, contro un 36,6%
che reputa andrebbero tenuti liqui-
di aspettando tempi migliori e ma-
gari investendoli in case all’estero.
E dal rapporto dell’Osservatorio
Censis-Abi sugli “Italiani e il mat-
tone“, emerge, che l’introduzione
dell’Imu pesa tanto sul mercato del-
le seconde case (quasi 3,5 milioni):
«La pesante penalizzazione dell’Imu
- scrive l’Osservatorio - spingerà an-
cora di più ad una riduzione del nu-
mero delle case non occupate, con
una crescente tendenza a disfarsene
o a trovarne un nuovo utilizzo».
«Non batto ciglio sul fatto che
si introduca una tassa sulla casa, pe-
rò sulla rivalutazione del 60% su
tutti gli immobili e su tutti i locali
dico no - afferma Giuseppe Roma
(direttore generale del Censis) - È
questo il vero problema che peserà
sugli italiani”. Secondo Roma
«l’Imu graverà ancora di più sulla
situazione delle famiglie che perde-
ranno tutto quello che hanno rispar-
miato in questi tre anni dal mancato
pagamento dell’Ici». L’erosione di
quanto capitalizzato in una vita di
risparmi sarebbe rapidissima dopo
un quinquennio di Imu, così qual-
che pensionato benestante vende la
casa in Italia per acquistarla all’este-
ro... è un altro italiano che viene
meno all’anagrafe fiscale del Belpae-
se.
RUGGIERO CAPONE
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 7 SETTEMBRE 2012
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