Page 2 - Opinione del 7-10-2012

ggi al vetrice del più grande
partito d’Italia c’è un’oli-
garchia spaventata. Non tanto
da Matteo Renzi, ma da se stes-
sa.
Dalle proprie sconfitte, dalla
propria incapacità di parlare al-
l’Italia, dal proprio pressappo-
chismo.
Dal dato dei sondaggi, che se-
gnala spietatamente che l’anno
prossimo per il Pd voteranno
svariati milioni di italiani in me-
no.
Dalle svanite sicurezze in cui
s’è crogiolata negli ultimi anni,
a partire dall’affidamento su una
sinistra europea che oggi vira al
centro, mentre il Pd marcia a si-
nistra.
A eccezione di Romano Prodi
e Walter Veltroni, che hanno scel-
to di chiamarsi fuori dalla con-
tesa delle primarie, oggi chi gui-
da il Pd verso le primarie lo fa
come fosse un’azienda familista
del capitalismo italiano: è dispo-
sto cioè a tutto per tenere la “dit-
ta” piccola, purché resti a gestio-
ne familiare.
Non si vogliono primarie vere
e un partito aperto perché si ha
paura di perderne il controllo.
Meglio non crescere in parteci-
pazione e consenso, piuttosto che
rischiare di perdere quote di so-
vranità.
La questione non è formalista
e male fanno a renderla tale gli
aedi della poesia delle primarie.
La prosa organizzativa di un par-
tito, il suo modo di gestirsi al suo
interno, rappresenta il manuale
d’istruzione di come quel partito
si rapporterà al suo esterno.
Il modo in cui regoli la tua
democrazia interna coincide col
modo in cui ti relazionerai al-
l’esterno nella competizione de-
mocratica per la ricerca del con-
O
senso. Il modo in cui scegli di fa-
re le primarie corrisponde al mo-
do in cui costruirai la tua offerta
politica per le elezioni.
Le regole per le primarie di
coalizione ci sono già: sono quel-
le del 2005. Qualsiasi tradimento
di quel regolamento rappresenta
l’ennesima manifestazione della
paura dell’oligarchia del Pd.
Lo sforzo da fare per ottenere
che le norme siano quelle già uti-
lizzate in passato non è tanto
nell’esercizio burocratico, quanto
nella cultura politica.
Un orizzonte di governo con-
diviso che, non solo pretenda che
il regolamento sia quello del
2005,
ma richieda anche un mas-
simo comune divisore (e non un
minimo comune multiplo) tra i
programmi e i posizionamenti in
campo.
Se si scelgono le primarie per
selezionare i leader, si sceglie di
deporre lo scettro dell’oligarchia
per cedere sovranità al popolo
degli elettori, nei termini di una
scelta consapevole e conseguente
di costruzione di un partito ca-
pace di parlare a tutta la società
italiana.
In un momento di crisi della
politica così drammatico, occor-
rono primarie con regole aperte,
perché la cosa di cui abbiamo
più bisogno è una nuova legitti-
mazione. Non capire questo si-
gnifica non vivere nei tempi pre-
senti.
Forma e sostanza pari sono.
E chi non le fa muovere insieme
o non capisce che, per dirla con
Gramsci, «ogni distinzione tra il
dirigere e l’organizzare indica
una deviazione e spesso un tra-
dimento», e allora deve smetterla
di fare politica, o, più semplice-
mente, è un furbetto.
qdRmagazine.it
di
MAURIZIO BONANNI
alias di Monti? Casini. È lui
il ventriloquo (con la voce
di un Pierferdy, il quale intende
rispedire il Mario a Palazzo Chigi,
per insediarsi lui stesso al Quiri-
nale) che tiene sulla destra il
guanto animato con il volto di
Monti. Solo nel regno fantastico
di “Super-Mario” (oddio, come
sono infantili i miei illustri colle-
ghi... Leggono ancora, forse,
Nembo Kid nel bagno di casa lo-
ro?), infatti, si possono concepire
un mare di riforme-non riforme,
destinate a durare il tempo neces-
sario per godersi quei bagni di fol-
la, riservati alle celebrità interna-
zionali, che fanno audience a
Bruxelles, come a New York. Solo
che tutti, finalmente, si sono ac-
corti del trucco. Vuoi fingere di
essere un Grande Riformatore?
Semplice: per assicurarti il para-
diso in terra, fatti approvare da
un parlamento tremebondo (pa-
ralizzato al suo interno dalle lotte
di potere e da una buona dose di
incompetenza diffusa...) grandi
leggi di riforma che necessitano
di una marea di norme secondarie
per la loro attuazione (affidate a
una casta formidabile di burocra-
ti-affossatori, tra cui spiccano le
magistrature amministrative, la
Corte Costituzionale, etc.), e dor-
mirai sonni tranquilli, tanto non
sarà mai colpa tua. Nel frattempo,
i mercati e gli speculatori interna-
zionali ti continueranno a stende-
re un tappeto rosso, perché, al di
fuori di te, nessuno è in grado di
fare meglio.
Allora, andiamoli a vedere i
grandi trucchi. Il primo, abissale,
è quello di non aver tirato fuori i
conti veri, sui costi folli che sono
stati, negli anni, imputati al po-
vero contribuente, a causa della
L’
moltiplicazione delle burocrazie
locali, con particolare riferimento
a Comuni, Regioni e Province. Ba-
stava calcolare (a seguito della de-
menziale riforma del Titolo V), a
consuntivo, dopo quasi un decen-
nio trascorso, il deficit complessi-
vo dei costi aggiuntivi, dovuti al
decentramento delle funzioni alle
Regioni -“senza” che vi sia stato
un solo trasferimento di risorse in
organico dallo Stato alle Regioni
stesse-, al netto dei vantaggi otte-
nuti con la realizzazione dei ser-
vizi di prossimità.. C’è qualcuno
che calcola lo “sballo” vicino ai
cento miliardi. E nessuno che par-
li, invece, dell’accorpamento degli
8.000
comuni, che fanno tutto, in
pratica, senza poterselo permet-
tere, grazie alle risorse trasferite
dallo Stato. Bastava che l’attuale
governo fissasse, a livello nazio-
nale, uguali per tutti, gli standard
di prestazione dei servizi pubblici.
Vuoi i rubinetti d’oro? Fatteli pa-
gare dai tuoi contribuenti. Io (Sta-
to) ti garantisco le risorse per di-
stribuire l’acqua a un costo fissato
per metro cubo, in funzione di de-
terminate caratteristiche geo-mor-
fologiche del tuo territorio e del
quadro demografico.
Altra immensa fregatura: nes-
sun provvedimento taglia-caste.
La corruzione non c’entra un be-
neamato nulla con l’inefficienza,
l’ottusità, l’arretratezza e la vi-
schiosità delle procedure burocra-
tiche e dei burocrati. Tutto sembra
fatto apposta per nutrire una mas-
sa sterminata di avvocati, dentro
e fuori la pubblica amministrazio-
ne, che usano i Tar come arieti,
facendo durare un’eternità gli ap-
palti pubblici, regolati da leggi
complicatissime, pensate per im-
pedire la corruzione che, invece,
continua a dilagare alla grande,
come ammette la stessa Corte dei
Conti, il cui controllo a posteriori
non ha mai ostacolato gli arric-
chimenti illeciti multimiliardari.
La sanità regionale, come sappia-
mo benissimo, è una fucina di in-
nominabili interessi pubblico-pri-
vati, causa di immensi sprechi, ai
quali nessuno, in fondo, intende
porre rimedio. Presidente Monti:
dov’è un unico centro di acquisti,
a livello nazionale che, tenuto
conto del fabbisogno medio an-
nuo, faccia la “spesa” per tutti
(
acquistando, virtualmente, appa-
recchiature, beni e prodotti di lar-
go consumo, etc.), prendendo ac-
cordi con la grande distribuzione?
Ancora: quando si decapita in
un colpo solo tutta l’alta e media
dirigenza pubblica, mettendo al
loro posto manager di comprova-
ta capacità, quest’ultima da veri-
ficare, che so, attraverso un’Au-
torità esterna, sul modello delle
certificazioni Iso? E perché non
individuare Albi professionali, con
accesso sia dall’interno che dal-
l’esterno della pubblica ammini-
strazione, ai quali possono iscri-
versi tutti coloro che ne hanno i
requisiti, previa selezione di ac-
cesso e verifica periodica del man-
tenimento dei requisiti stessi? Ba-
sterebbe assegnare a ogni iscritto
un punteggio “oggettivo”, in base
ai titoli posseduti e alle esperienze
pregresse, imponendo alle pubbli-
che amministrazioni di reclutare
i dirigenti di cui hanno bisogno
in base alle graduatorie degli Albi
stessi, scorrendole dall’alto verso
il basso. E, poi,
dulcis in fundo
,
perché non gettiamo a mare i Tar
e mettiamo al loro posto gente se-
ria, con il potere di sanzionare la
disorganizzazione degli uffici pub-
blici e gli sprechi, “multando” i
dirigenti e licenziando gli incapa-
ci? Presidente Monti, ma come è
sconsolatamente.. “piatto” Lei.
II
POLITICA
II
segue dalla prima
Gli “onesti”
(...)
una utopistica rigenerazione morale
dei tanti ladri divenuti tali grazie alla clas-
sica occasione, bensì a battersi per ridurre
drasticamente la quantità di quattrini che
l’attuale classe politica controlla.
Una classe politica la quale ha interpretato
il titolo V della Costituzione - improvvi-
damente deliberato dal centro-sinistra al-
l’inizio degli anni duemila - come una sor-
ta di bancomat illimitato con il quale
ampliare a livello locale le proprie greppie.
Basti pensare, a tale proposito, che negli
ultimi dieci anni la spesa complessiva delle
aziende di servizi gestite dagli stessi enti
locali - le cosiddette piccole Iri - è più che
quadruplicata, passando dal 1,5% al
6,3%.
Ma non mi risulta che le relative
prestazioni siano migliorate di un pari li-
vello, anzi. Ciò, unito a tanti altri esempi
del genere, dovrebbe servire a far com-
prendere che la sinistra riproposizione del
partito degli onesti che restringe ulterior-
mente le risorse e l’iniziativa privata non
può che peggiorare ulteriormente il già
funesto quadro del paese. Per questo, al
di là delle formule e delle sigle, appare
fondamentale costruire una alternativa
politica che si basi, così come nel 1994,
su una riduzione complessiva del perime-
tro pubblico, puntando sul senso di re-
sponsabilità individuale dei cittadini. Solo
che questa volta non basterà enunciarli i
due famosi passi indietro dello stato. Se
non vogliamo fallire, dovremmo necessa-
riamente realizzarli.
CLAUDIO ROMITI
SuperMario? Grande Bluff,
più che Grande Riformatore
Il Pd e i furbetti
delle primarie
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DOMENICA 7 OTTOBRE 2012
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