Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 8 Gennaio 2013
delle Libertà
Il progetto diMonti è laRepubblica degli ottimati
a da dove viene quel quindici
per cento di consensi che i
sondaggisti attribuiscono alla coa-
lizione formata dalla lista civica e
dai partiti che fanno riferimento a
Mario Monti? La domanda assume
una importanza particolare alla luce
di una doppia considerazione che
viene fatta dagli stessi sondaggisti.
La prima è che i consensi indirizzati
verso Monti verrebbero dai delusi
del Pd e del Pdl. La seconda è che,
a dispetto di questa presunta emor-
ragia di voti, sia il Pd che il Pdl ri-
sulterebbero in crescita. Con il par-
tito di Bersani ormai attestato oltre
il trenta per cento ed il partito di
Berlusconi impegnato in una ina-
M
spettata risalita partita dal basso del
15- 16
per cento ed arrivata, a cam-
pagna elettorale ancora non formal-
mente iniziata, intorno al 20 per
cento. L’evidente contraddizione tra
Monti che drena i delusi del Pd e
del Pdl e Bersani e Berlusconi (so-
prattutto quest’ultimo) che vengono
dati in crescita, ha una spiegazione
di natura numerica evidente. Monti
conquista i delusi del centrodestra
e del centrosinistra che si erano già
allontanati dai partiti votati in pre-
cedenza e si erano collocati in
quell’area dell’astensione che era sti-
mata oltre il quaranta per cento de-
gli elettori. Monti, Bersani e Berlu-
sconi, quindi, crescono non perché
si strappano consensi l’uno con l’al-
tro ma perché, ognuno per la pro-
pria parte, recupera fette di asten-
sionismo. Nessuno è in grado di
prevedere quanto ognuno dei tre
leader riuscirà a pescare nel bacino
dell’astensione. Con ogni probabilità
i margini di recupero di Bersani, che
ha già fatto il pieno con le primarie,
sono inferiori a quelli di Berlusconi,
che è ancora all’inizio della sua cam-
pagna e dello stesso Monti, che è fa-
vorito dalla carica istituzionale e dal
sostegno acritico dei grandi media.
Ma ciò che invece è assolutamente
certa è la radicale differenza del mes-
saggio con cui Bersani e Berlusconi
da una parte e Monti dall’altra cer-
cano di conquistare consensi tra la
grande massa dei delusi e degli in-
certi. Pd e Pdl puntano sulla con-
trapposizione politica e culturale dei
rispettivi schieramenti, sulla diffe-
renza antropologica tra i leader in
campo e sulla diversità tra le varie
anime che compongono le due coa-
lizioni. Bersani e Berlusconi, in altri
termini, puntano sul tradizionale
schema bipolare. Quello che ha do-
minato la scena politica della Secon-
da Repubblica e che è fondato sulla
contrapposizione tra partiti ed aree
politiche alternative che però con-
dividono la regola dell’alternanza
democratica alla guida del paese.
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2
La riconsegna dei marò è contro la Costituzione
i comincia con una “semplice”
elasticità nella prassi costituzio-
nale consolidata, magari sotto la
spinta crescente della piazza e di
quella parte del “palazzo” legata ai
poteri forti, ma presto si finisce con
l’agire in aperto contrasto con la
Costituzione, con il fare carta strac-
cia degli stessi Principi sui Diritti
Umani, sanciti da quella Ue osan-
nata e persino divinizzata. Concetto
sibillino? Affatto, è cronaca recente,
persino solo di qualche giorno fa.
L’elasticità nella prassi costituzionale
è quella che, dopo un crescendo di
violenze di piazza e persino di un
tentativo di assalto al Parlamento,
ha visto festeggiare in piazza un
S
nuovo “25 luglio”, il trapasso se-
condo la formale prassi istituzionale
da un presidente del Consiglio, que-
sta volta legittimato dal voto popo-
lare espresso con elezioni democra-
tiche, ad un presidente badogliano,
che, al contrario del generale fasci-
sta, non ha sciolto d’autorità la
compagine del suo predecessore, la-
sciando l’incombenza ai “poteri for-
ti” ed alla loro disgregante azione
politica in partiti e partitini. Poi pla-
teale il fare carta straccia della Co-
stituzione, estradando due cittadini
in uniforme violando la Costituzio-
ne italiana che tratta della materia
agli articoli 10 e 26 e, nello specifico,
all’articolo 27 che nella versione at-
tuale vieta la pena di morte persino
come legge militare di guerra. A pre-
scindere dal fatto che non siamo in
guerra e in particolare non lo siamo
con l’India, la nota 5 al 4° comma
dell’articolo 27, che compare sul si-
to del Quirinale, spiega e puntua-
lizza che «la Convenzione europea
per la salvaguardia dei diritti del-
l’uomo e delle libertà fondamentali,
Protocollo n. 6 sull’abolizione del-
la pena di morte” (adottato a Stra-
sburgo il 28 aprile 1983), reso ese-
cutivo con legge 2 gennaio 1989, n.
8,
nonché legge 13 ottobre 1994, n.
589
su “Abolizione della pena di
morte nel codice militare di guerra”
la pena di morte non è più in nes-
sun caso ed in assoluto prevista dal
nostro Ordinamento». Inoltre la
materia è regolata dall’articolo 698
del codice di procedura penale, che
vieta l’estradizione quando la per-
sona verrà sottoposta ad un proce-
dimento che non assicura il rispetto
dei diritti fondamentali, nello spe-
cifico quello della difesa con un
processo basato su prove, quali
quelli derivanti da esame autoptico
e prova balistica.
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2
di
GIORGIO PRINZI
Estradando due cittadini
in uniforme si è voluto
fare carta straccia
della nostra Costituzione
oltre che di qualche
articolo del codice
di procedura penale.
Il tutto sotto lo sguardo
compiacente della
stampa filogovernativa
di
ARTURO DIACONALE
Bersani e Berlusconi
puntano sul tradizionale
schema bipolare.
Il premier, invece,
punta su uno schema
esattamente opposto,
ispirato ad una visione
della Terza Repubblica
fondata sul superamento
del sistema dei partiti
Pdl-Lega: ormai l’accordo è ufficiale
K
Un accordo notturno, quello fir-
mato ad Arcore tra il Pdl e la Lega Nord,
di cui ieri ha dato notizia - ai microfoni
di un’emittente radiofonica - lo stesso
Silvio Berlusconi. «Ho firmato io -
spiega l’ex premier - e per la Lega Nord
Roberto Maroni che sarà candidato in
Lombardia. Io sarò il leader dei mode-
rati. Il premier lo decideremo insieme, in
caso di vittoria. Io preferirei fare il mini-
stro dell’Economia, essendo stato in
trincea molti anni». «Ho già indicato il
mio successore - spiega Berlusconi - e
penso sarà ancora lui: Angelino Al-
fano». Tra il Pdl e la Lega a fare un
passo indietro per raggiungere l’ac-
cordo sarebbe stato proprio il Carroc-
cio, sul nome di Alfano candidato
premier della coalizione. «L’accordo -
sottolinea il Cavaliere - conferma quello
che avevamo in gestazione. Non c’è
stato nulla di cambiato». Berlusconi ha
poi confessato che gli manca il rapporto
speciale” con Umberto Bossi: «Ci tele-
foniamo spesso, mi chiama lui. Lui va in
giro a fare dichiarazioni e convegni. Dal
‘95,
tutti i lunedì cenavamo assieme e un
po’ mi manca».