Pagina 3 - Opinione del 8-8-2012

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II
GIUSTIZIA
II
Quanto ci costa spiare dal buco della serratura?
di
PIETRO SALVATORI
vete presente
Le vite degli al-
tri
, il film sulla pervasività
della polizia di stato nella fu Ger-
mania orientale? Uno struggente
racconto di un rapporto tra spia
e spiato, mediato da un auricola-
re, per il primo, e un microfono,
per il secondo. Non è dato sapere
se lo struggimento sia lo stesso,
ma sono stati 139.051 nel 2010
i cittadini italiani ad avere il tele-
fono sotto controllo. È quanto
emerge da uno studio dell’Euri-
spes (Istituto di studi politici, eco-
nomici e sociali), elaborato a par-
tire dall’ultima infornata di dati
forniti dalla Direzione generale di
statistica del ministero della Giu-
stizia. Tenendo in considerazione
che ogni utenza sotto controllo
ha fatto registrare 26 eventi tele-
fonici giornalieri ed è stata tenuta
sotto controllo per una media di
50 giorni, il numero delle conver-
sazioni intercettate è stato pari ad
oltre 181 milioni.
Anche se occorre considerare,
come precisa lo studio, che non
si sta parlando unicamente di
conversazioni tra due utenze, ma
più in generale di eventi telefonici:
chiamate in entrata, in uscita,
chiamate senza risposta, messag-
gistica e localizzazioni. Comun-
que la si voglia vedere, si tratta di
un incremento notevolissimo se
si considera il quinquennio pre-
cedente: rispetto ai dati del 2006,
infatti, il numero di bersagli tenuti
sotto controllo è aumentato del
22,6%. Cifre che hanno portato
la spesa complessiva per le inter-
cettazioni dai 266 milioni del
2008, agli oltre 284 di due anni
dopo (+ 6,8%).
Un aumento intercorso nono-
stante lo strumento delle intercet-
tazioni sia diventato negli anni
sempre più mirato e preciso, an-
che grazie alle sofisticate tecno-
logie messe in campo. «Un incre-
mento
particolarmente
significativo in un arco di tempo
di soli 5 anni – osserva l’istituto
- e che ha interessato tutte le di-
verse tipologie di intercettazione».
Se non si può parlare di vero e
proprio abuso, poco ci manca. So-
prattutto a fronte di un non ugua-
le aumento degli indagati passibili
di intercettazioni nello stesso pe-
riodo. Quella del controllo dei te-
lefoni, è ormai un prassi routina-
ria di molti settori della
magistratura.
Se è sbagliato assimilare tout-
court il temine “intercettazioni”
al solo controllo di utenze telefo-
niche, nella sostanza la coinciden-
za è quasi totale. Il controllo su
apparecchi fissi e mobili nel 2010
è stato pari a 125.150, il 90% del
totale. Solo l’8,4% per quelle am-
bientali (11.729), mentre quelle
informatiche e telematiche sono
state solo l’1,6% (2.172).
Tra i distretti più intercettati
al primo posto troviamo Napoli
con 21.427 bersagli, seguito, a
grande distanza, da Milano
(15.467), Roma (11.396), Reggio
Calabria (9.358), e, al quinto po-
sto, Palermo (8.979). Seguono Fi-
renze, Torino, Bologna.
Ma è il capoluogo lombardo
a registrare le spese più alte: nel
2010 gli uffici giudiziari hanno li-
quidato 39 milioni di euro per
A
questa tipologia di spese. Seguono
Palermo con 34 milioni, Reggio
Calabria con 31, Napoli 25 e Ca-
tania 17 milioni. Il caso di Mila-
no, unica città priva di uno stori-
co radicamento da parte della
criminalità organizzata a risultare
nei primi posti in classifica, è in-
dicativo della “deriva intercetta-
toria” della magistratura italiana
negli ultimi anni. All’ombra del
Pirellone le spese hanno registrato
un incremento significativo e co-
stante, pari al 75,5%, passando
dai 22.599.643 euro del 2008 ai
39.670.400 del 2010. Al contra-
rio, per esempio, di Reggio Cala-
bria. A fronte di un aumento delle
spese pari al 67,7% nei due anni,
è stata significativa la riduzione
tra il 2009 e il 2010, passando
dai 42 ai 31 milioni. Un’anda-
mento altalenante, simile a quello
del distretto di Napoli, dove si è
registrato un incremento delle
spese pari al 32%.
A sorpresa tra i distretti vir-
tuosi si colloca Palermo, con un
meno 22,7%, insieme a Torino
(meno 32,6%), Cagliari ( meno
34,1%) e Messina (meno 30,8%).
Il record spetta però al distretto
di Potenza, dove le spese si sono
contratte di circa la metà. In ter-
mini assoluti, i distretti giudiziari
dove la spesa per intercettazioni
risulta essere più contenuta ci so-
no Campobasso (374.359 di eu-
ro), Potenza (1.085.988 di euro)
e Salerno (1.527.466 di euro).
Secondo Gian Maria Fara, pre-
sidente dell’Eurispes «in conside-
razione dell’enorme archivio che
si è andato costituendo negli anni
prima ancora di una legge di ri-
forma delle intercettazioni, sareb-
be quantomeno auspicabile un in-
tervento amministrativo volto alla
definizione di criteri di sicurezza
informatica e alla tracciabilità di-
gitale delle singole intercettazioni,
al fine di limitarne al massimo
ogni abuso anche attraverso una
riorganizzazione del Registro uni-
co delle intercettazioni adeguan-
dolo alle nuove tecnologie».
«Più che continuare ad opera-
re tagli indiscriminati sulle inter-
cettazioni – ha proseguito Fara -
bisognerebbe, anche in questo ca-
so, arrivare alla definizione di un
costo-standard, consentendo così
una maggiore uniformità tra le
spese dei diversi distretti giudiziari
e un conseguente risparmio di ri-
sorse pubbliche».
E se l’incremento dei costi del
distretto di Milano porta a so-
spettare che la procura meneghina
faccia un uso eccessivo dello stru-
mento, la tendenza generale è che
il numero di utenze controllate al
nord sta aumentando considere-
volmente nel corso degli anni. Se-
gnali di come la criminalità orga-
nizzata stia cercando di mettere
piede in territori fino a qualche
lustro fa poco battuti.
«Questo quadro suggerisce la
necessità di uscire definitivamente
da una visione ormai inattuale del
paese – sottolinea l’Eurispes - che
confina le attività criminali ma-
fiose soprattutto nel Sud e in Si-
cilia e conferma la penetrazione
sempre più capillare delle mafie
al Nord, dove sono presenti mag-
giori capitali e dove è possibile
aggredire il sistema imprendito-
riale».
Secondo uno studio
dell’Eurispes, rispetto
ai dati del 2006,
il numero
di intercettazioni
è aumentato del 22,6%.
Cifre che hanno portato
la spesa complessiva
per le intercettazioni
dai 266 milioni del 2008,
agli oltre 284 di due anni
dopo (+ 6,8%).
Un aumento arrivato
nonostante lo strumento
delle intercettazioni
sia diventato negli anni
sempre più mirato
e preciso, anche grazie
alle sofisticate tecnologie
messe in campo.
«Un incremento
particolarmente
significativo in un arco
di tempo di soli 5 anni,
osserva l’istituto,
e che ha interessato tutte
le diverse tipologie
di intercettazione».
ÈMilano a registrare
le spese più alte:
nel 2010 gli uffici
giudiziari hanno
liquidato 39 milioni
di euro per questa
tipologia di spese.
Seguono Palermo con 34
milioni, Reggio Calabria
con 31, Napoli 25
e Catania 17 milioni
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 8 AGOSTO 2012
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