Pagina 1 - Opinione del 08-9-2012

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Direttore ARTURO DIACONALE
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Sabato 8 Settembre 2012
delle Libertà
Draghi, i compiti a casa e le ripetizioni aggiuntive
l piano di Draghi non è una pas-
seggiata di salute. Gli acquisti di
titoli di stato da parte della Banca
centrale europea non potranno es-
sere solo illimitati da dovranno es-
sere sempre e comunque condizio-
nati. Non a promesse generiche ed
aggirabili ma al rispetto preciso e
puntuale di tutti gli impegni riguar-
danti le riforme e le azioni di risa-
namento economico e finanziario
richieste dalla Bce. Draghi è stato
chiarissimo: «Se gli stati non ri-
spetteranno l’attuazione delle ri-
forme, la Banca Centrale bloccherà
gli acquisti dei titoli di stato».
La posizione assunta dal presi-
dente della Bce indica una strada
I
precisa per uscire dalla crisi. Ma
pone anche una serie di vincoli
precisi ai governi ed alle forze po-
litiche degli stati europei che hanno
bisogno d’aiuto per evitare il disa-
stro economico.
Le riforme richieste riguardano
la correzione delle storture elefan-
tiache dello stato sociale costruito
nel secondo dopoguerra nel Vec-
chio continente. Non sono misure
asettiche, indistinte, prive di una
qualsiasi connotazione ideologica
e culturale. Sono le misure ispirate
a quella economia sociale di mer-
cato a cui ha fatto riferimento Ma-
rio Monti nel suo intervento di
giovedì al pranzo di Fiesole con i
parlamentari del Ppe. E gli impegni
che le riguardano vanno presi dai
governi “senza se e senza ma”, pe-
na l’interruzione degli aiuti da par-
te della Bce.
Tutto questo comporta un con-
dizionamento della prossima cam-
pagna elettorale italiana? Rende
inevitabile la continuità nella pros-
sima legislatura della linea di po-
litica economica portata avanti
dall’esecutivo tecnico di Mario
Monti? Costituisce una chiara ri-
duzione della sovranità nazionale
del nostro paese? Sicuramente sì.
Ma, a parte la considerazione che
la sovranità nazionale è già stata
svenduta in un passato (non solo
quello prossimo ma anche quello
più remoto), la verità è che non esi-
ste alternativa praticabile a questo
condizionamento. A meno che, ov-
viamente, qualcuno non proponga
l’uscita dall’euro e dall’Unione eu-
ropea e non si assuma la respon-
sabilità delle conseguenze.
Chiunque esca vincitore dal vo-
to della prossima primavera, dun-
que, sarà costretto a fare “ i com-
piti” indicati dalla Bce, senza
deroghe, senza ritardi, senza fur-
bizie di sorta. Se avrà conquistato
una larga maggioranza potrà rea-
lizzarlo da solo e con i propri al-
leati.
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LaBceha fattobene,ma servonomisure strutturali
e recenti prese di posizione del
governatore della Bce, Mario
Draghi, hanno rinfrancato i mer-
cati finanziari, contribuendo a far
allentare la pressione sui nostri ti-
toli di stato. Tuttavia, occorre ri-
badirlo con forza, questa ventata
di ottimismo si basa ancora una
volta su una prospettiva di salva-
taggio dell’euro, e dei paesi cana-
glia che lo stanno affossando, di
natura prettamente finanziaria e,
pertanto, non risolutiva nel medio
e lungo periodo.
Molto in soldoni, qualsiasi in-
tervento operato dalla Banca cen-
trale europea, eventualmente di con-
certo con il Fondo monetario
L
internazionale, non può che far gua-
dagnare tempo, allungando il mo-
mento del
redde rationem
, ma ap-
pare insufficiente a risolvere la crisi
se non si realizzano nel contempo
tutta una serie di drastiche misure
strutturali in grado di riequilibrare
le singole economie. Misure strut-
turali, come ad esempio la riforma
previdenziale messa in campo dal
governo Monti (allo stato l’unica
cosa rilevante in senso positivo po-
sta in essere dall’esecutivo dei tec-
nici), che consentano di cominciare
ad eliminare le cause fondamentali
che stanno alla base delle attuali
difficoltà economiche e finanziarie
che stanno in primo luogo pregiu-
dicando il futuro dell’Italia.
In sintesi, se anche da noi occor-
re procedere senza tentennamenti
nella riduzione di una spesa pubbli-
ca che ha raggiunto livelli mostruosi
e, per questo, assolutamente incon-
trollabili. Da qui partire per un pro-
cesso di alleggerimento delle tasse
e della burocrazia che costituisce,
al di là delle sterile chiacchiere key-
nesiane che continuano a monopo-
lizzare il dibattito politico, l’unico
indirizzo efficace per riprendere a
crescere. Anche perché con una ma-
no pubblica che oramai controlla
circa il 55% delle risorse prodotte,
percentuale che rappresenta il livello
reale della pressione fiscale, non ci
sono assolutamente margini per
uno stimolo dell’economia dal lato
dell’offerta, evitando di proseguire
nella strada pericolosissima delle
droghe finanziarie.
In altri termini, solo alleggerendo
il sistema produttivo di parte del-
l’enorme zavorra pubblica che ne
soffoca quasi ogni prospettiva di
sviluppo si potrà pensare realistica-
mente di uscire dalla crisi attraverso
la strada maestra della crescita.
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di
CLAUDIO ROMITI
Qualsiasi intervento
operato dalla Banca
centrale europea
non può che fare
guadagnare tempo,
allungando il momento
del redde rationem,
ma la crisi non si risolve
senza provvedimenti
a lungo termine
di
ARTURO DIACONALE
La posizione assunta
dal presidente della Bce
indica una strada precisa
per uscire dalla crisi.
Ma pone anche vincoli
precisi ai governi
degli stati europei
che hanno bisogno
d’aiuto per evitare
il disastro economico
Monti annuncia l’uscita di scena
K
Alcune delle «espressioni di
critica che vengono rivolte all’azione del
governo, in parte le condivido io stesso
o meglio: le condividerei se dimenti-
cassi per un momento quale era la sfida
che ci siamo trovati ad affrontare». Lo
dice il premier Mario Monti nel suo inter-
vento alla Fiera del Levante a Bari:
«Credo che molte delle cose che sono
state fatte abbiano sofferto di angustia,
ma prese tutte insieme hanno permesso
di evitare che l’Italia avesse un tracollo
forse per lungo tempo irreversibile. Su
un certo assistenzialismo nefasto voglio
essere chiaro: la crescita non nasce nel
Mezzogiorno o in qualsiasi altro punto
nel mondo con i soldi pubblici pompati
in un tubo da cui esce una cosa che si
chiama crescita». Una battuta infine,
sulla durata del suo incarico: la Puglia?
«Potrei prenderla in considerazione per
le vacanze. Che arriveranno abbastanza
presto». In questo modo, il premier
torna così implicitamente a sottolineare
che il suo impegno di governo finirà alla
scadenza segnata dalla fine della legi-
slatura. In attesa magari di passare da
Palazzo Chigi al Quirinale.