Pagina 2 - Opinione del 08-9-2012

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uello che si vede. Il boss Dra-
ghi nell’illuminante conferen-
za stampa di ieri ha dichiarato che
la Bce procederà all’acquisto illimi-
tato dei titoli di debito degli stati
senza immettere nuova moneta
(nessuna variazione della base mo-
netaria) attraverso la sterilizzazione
dei titoli acquistati. (Le operazioni
di sterilizzazione consistono in titoli
che la Bce vende alle banche per
“neutralizzare” la immissione di li-
quidità effettuata con l’acquisto dei
bonds sovrani). Il meccanismo è
molto semplice: se la Bce spende
200 miliardi in acquisto di bond
spagnoli, italiani etc. deve incassare
200 miliardi dalla vendita di titoli
della Bce stessa. L’acquisto/annun-
cio di bond permetterà di far scen-
dere lo spread. Facile, no?
Quello che non si vede. I titoli
della Bce sono comprati dalle Ban-
che che invece di operare nell’eco-
nomia reale, prestando soldi all’uni-
co
motore
di
sviluppo
dell’economia che sono gli impren-
ditori, si rifugiano in titoli che ga-
rantiscono una rendita sicura ma
che non creano ricchezza e posti di
lavoro. Le banche con i soldi che
hanno o comprano titoli o li pre-
stano alle imprese. Altro problema:
chi garantisce che le banche acqui-
stino tutti i titoli Bce? Nessuno! Da
agosto 2011, da quando la Bce ha
iniziato ad acquistare titoli di debito
sovrani ha fallito la sterilizzazione
per 9 miliardi su 200. Dunque que-
sto processo di acquisto illimitato
è una balla.
Quando i titoli Bce non saranno
acquistati (inevitabile), l’unica stra-
da percorribile sarà la “stampa” di
altra carta straccia, ops, euro (au-
mento base monetaria) con conse-
guente inflazione. A scanso di equi-
voci vi rammento che il processo
inflazionistico è un forma astuta di
tassazione della ricchezza delle per-
Q
sone, noi italiani la dovremmo co-
noscere molto bene. Tra 6/9 mesi
con le nuove aste ricomincia la gio-
stra dello spread.
Ricapitoliamo: lo Stato, nono-
stante prelevi con atto coercitivo in
media da ogni cittadino il 50/60%
del suo reddito ogni anno, non ce
la fa a coprire tutte le sue spese (po-
veretto, tiene famiglia) perciò chiede
soldi in prestito attraverso Bot e
cct. Siccome non può più stampare
moneta (per fortuna) si accorda
con i suoi amichetti banchieri (che
ci guadagnano) e si fa comprare i
titoli con moneta creata dal nulla.
L’inflazione conseguente sarà pa-
gata dal cittadino di cui sopra. Ma
non solo dal cittadino il cui stato
si è indebitato ma anche da quello
il cui stato non deve ricorrere ogni
tre mesi ad un’asta. Se fossi un cit-
tadino tedesco sarei leggermente
incazzato.
Un consiglio non richiesto.Visto
che continueremo a combattere i
crucchi cattivi, il libero mercato, il
libero scambio, le libertà economi-
che, la proprietà privata dei mezzi
di produzione, la libera emissione
di moneta, l’accumulo di capitale,
la libertà di scelta individuali, al-
meno da amico…comprate oro.
CARLO APFEL
di
PIER PAOLO SEGNERI
na grande riscossa liberale è
divenuta possibile. Anche nel
nostro paese. Certo, ci sarà da
trovare un nuovo linguaggio e ti-
rare fuori parole nuove, ma le pa-
role nuove non potranno che na-
scere da quelle antiche. Antiche
e non vecchie. Perché soltanto
dalla memoria può nascere il fu-
turo, cioè soltanto dall’antico può
nascere il nuovo. Nel 1871, l’an-
no successivo alla breccia di Por-
ta Pia e alla presa di Roma da
parte dei bersaglieri, Giuseppe
Mazzini scrisse: «Noi vogliamo
gli Stati uniti d’Europa, l’alleanza
repubblicana dei popoli. Ma
l’eterna questione del come, tra-
scurata dagli altri, ci riconduce
alla nostra fede. Senza patria, non
è possibile ordinamento alcuno
dell’umanità. Senza popoli non
può esistere alleanza di popoli. E
questi popoli devono essere liberi
ed uguali, avere coscienza di sé,
affermare la propria individualità
e il proprio principio: essere in-
somma nazioni. L’umanità è il fi-
ne; la nazione, il mezzo». Sono
parole di impressionante attualità
perché la crisi economica che
stiamo vivendo ci riporta davanti
agli occhi l’urgenza di realizzare
il progetto istituzionale e politico
degli Stati uniti d’Europa. Dun-
que, non bisogna confondere il
senso che Mazzini dava alla pa-
rola “nazione” con le sempre pe-
ricolose derive nazionaliste. Non
bisogna confondere la nazione,
che è un mezzo, con il nazionali-
smo, che è un fine perseguito a
discapito dell’umanità e della na-
zione stessa. Insomma, come ab-
biamo imparato sui libri di storia,
Giuseppe Mazzini fu uno dei pri-
mi sostenitori degli “Stati uniti
d’Europa” perché considerava
U
l’unificazione Europea come una
logica conseguenza dell’unifica-
zione italiana. È una premessa
importante e non va dimenticata.
Ecco, allora, che l’obiettivo di
una democrazia liberale può ap-
parire oggi come un sogno ritro-
vato, forse una presunzione, visti
i tempi, eppure la realtà stessa ci
suggerisce una tale prospettiva
politica e sociale. L’uscita dalla
crisi, insomma, se ci pensiamo be-
ne, passa attraverso un nuovo Ri-
sorgimento. E il Risorgimento ita-
liano è stato liberale. Può esserlo
anche oggi? Gli
Amici dell’Opi-
nione
ritengono di sì. Non pos-
siamo smettere di immaginare il
futuro. Del resto, la crisi di questi
anni si è abbattuta sui cittadini,
sulle istituzioni, sui sogni dei ge-
nitori non meno che sul futuro
dei figli. Ma siamo ancora più ra-
piti dalla nostalgia del futuro. La
voglia di realizzare i nostri sogni
può ritornare ancora più forte di
ieri. Perché abbiamo imparato dai
nostri errori e fallimenti, perché
sappiamo bene che altri sbagli ci
attendono, ma non arresteranno
il cammino di chi non ha perso
la capacità di sognare. La crisi si
è abbattuta sulla fiducia perduta
nei confronti della classe dirigente
del nostro Paese e sulle persone
di ogni strato sociale diffonden-
dosi come un virus tra la gente
comune. Ecco perché, se il Risor-
gimento fosse soltanto e del tutto
passato, le parole di Mazzini ap-
parirebbero ormai svuotate di
forza e quella storia sarebbe un
riferimento vecchio, bolso, stan-
tio. Invece, oggi, superato l’ap-
puntamento per il 150° anniver-
sario dell’Unità d’Italia, ecco che
quel sentimento liberale di allora
ci appare vivo nella sua moder-
nità, addirittura diventa illumi-
nante nella sua contemporaneità
e attualità. Il Risorgimento non
è uno dei tanti capitoli che si tro-
vano scritti sui libri di storia, non
è una pagina da studiare a casa
prima dell’interrogazione, non è
il retaggio romantico di un’Italia
che non c’è. Anche se, in effetti,
non si vedono all’orizzonte per-
sonalità come Garibaldi o Ca-
vour. Ma forse ci sono: nella ge-
nerazione dei padri come pure
nelle nuove. E ciascuno potrebbe
divertirsi a identificarne il volto,
il nome, il corrispettivo dei giorni
nostri. In altre parole, il Risorgi-
mento è qualcosa che appartiene
alle viscere stesse della nostra na-
zione e che guarda verso l’oriz-
zonte dell’Europa federale sogna-
ta da Luigi Einaudi, Altiero
Spinelli, Ernesto Rossi, riproposta
negli anni da Marco Pannella e
dai Radicali, rilanciata ovunque
e con tenacia da Emma Bonino e
Giuliano Amato e che noi abbia-
mo la fortuna di vivere e realiz-
zare con un “salto” verso il futu-
ro possibile, invece che subirlo
come uno stallo dentro un passa-
to probabile. Perché l’Europa uni-
ta è un’idea che viene dal cuore
stesso della nostra memoria e,
dunque, è il nostro futuro. Perché
non c’è futuro senza memoria. E
se avremo o no un avvenire di-
penderà da quanto sapremo col-
tivare il nostro sogno di libertà,
di uguaglianza e di amore civile.
Il Risorgimento, infatti, oggi co-
me ieri, rappresenta la spinta li-
berale per un cambiamento pro-
fondo verso un futuro di libertà,
di uguaglianza, di democrazia, di
diritti civili ed umani. I moti ri-
voluzionari di allora, forse, tro-
vano una corrispondenza nei mo-
ti che stiamo vivendo nel nostro
animo. Per questo motivo, volenti
o nolenti, siamo già dentro un
nuovo Risorgimento.
II
POLITICA
II
Chi garantisce l’acquisto
di tutti i titoli? Nessuno.
Da quando la Bce
ha iniziato ad acquistare
titoli di debito sovrani
ha fallito
la sterilizzazione
per 9 miliardi su 200
segue dalla prima
Compiti a casa
Anche a costo di inimicarsi una parte del
corpo elettorale che lo ha votato (il ri-
schio riguarda Pd e Pdl). Ma se non avrà
conquistato la maggioranza o se potrà
contare solo su una manciata di parla-
mentari in più rispetto agli avversari, do-
vrà fatalmente trovare una intesa con una
parte degli antagonisti della campagna
elettorale.
Questa condizione di obbligo è sicura-
mente pesante. Ma può e deve essere vista
anche come una grande opportunità.
Quella di trasformare il condizionamento
della Bce nell’occasione per realizzare non
solo i “compiti a casa” imposti dall’Eu-
ropa ma anche quelle riforme che riguar-
dano i problemi specifici italiani e che
non sono comprese nelle indicazioni del-
l’autorità sovranazionale a cui i nostri go-
verni hanno demandato il compito di far-
ci uscire dalla crisi.
Esistono, in sostanza, delle peculiarità tut-
te italiane nella crisi generale dello stato
sociale burocratico-assistenziale del Vec-
chio continente. E gli obblighi della Bce
dovrebbero diventare lo stimolo per eli-
minarle una volta per tutte. Ai compiti a
casa bisogna aggiungere un po’ di ripeti-
zioni specifiche su alcune carenze che o
vengono colmate sfruttando le circostanze
del momento o rischiano di condannare
il paese alla crisi anche a dispetto del sal-
vataggio della Bce.
Le riforme in questione riguardano le isti-
tuzioni (dal presidenzialismo di fatto al
presidenzialismo di diritto), il fisco, il la-
voro, le autonomie, la giustizia. E vanno
realizzate insieme al processo di risana-
mento che l’Europa ci chiede e che in par-
te riguarda proprio le specifiche anomalie
della nostra realtà nazionale.
Chi avrà la forza ed il coraggio di pro-
porre in campagna elettorale la necessità
di queste “ ripetizioni”, avrà il diritto a
guidare il paese nella prossima legisla-
tura.
ARTURO DIACONALE
La Bce non basta
Ma per ottenere ciò occorrono almeno
due elementi fondamentali: una chiara
visione programmatica sulla estrema ne-
cessità di far compiere allo Stato molti
passi indietro e la forza e la capacità po-
litica di poterlo mettere in pratica. Il pro-
blema però, per chiudere in estrema sin-
tesi, è che l’attuale confuso panorama
politico non sembra offrire una tale pos-
sibilità. Soprattutto a causa di una pre-
occupante assenza di una seria alternativa
liberale e moderata, si preannuncia un
futuro Parlamento dominato dalla sini-
stra collettivista e dal montante voto di
protesta interpretato dal movimento di
Beppe Grillo. E ciò non mi sembra una
bella prospettiva per la nostra spossata
economia. Staremo a vedere.
CLAUDIO ROMITI
La rivoluzione liberale oggi?
Un sogno ancora possibile
Lo scudo di Draghi
spiegato amia zia
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SABATO 8 SETTEMBRE 2012
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