II
POLITICA
II
Radicali: il day-after nel silenzio della stampa
di
VALTER VECELLIO
i può cominciare con un dato
di fatto che non costituisce
una novità. Semmai una confer-
ma. Si sono appena conclusi i la-
vori dell’XI congresso di Radicali
Italiani. È stato un momento di
dibattito importante e interessan-
te, per i Radicali, tra i Radicali.
Un congresso che ha visto mo-
menti appassionati e “sentiti”,
molto partecipato come accade
sempre negli appuntamenti dei
Radicali. E non hanno mancato
di fornire il loro contributo pre-
zioso intellettuali, esperti, docenti
universitari, politici di altri schie-
ramenti.
Sono stati tutti accolti con
simpatia e attenzione per quello
che ritenevano di dirci, e i loro
interventi non sono stati “saluti”
di rito, ma contributi di spessore
che abbiamo condiviso o meno,
ma sono stati un “materiale” utile
di riflessione e stimolo. Si prenda,
per esempio, la relazione del pro-
fessor Andrea Pugiotto (il sonoro
è reperibile nel sito di
Radio Ra-
dicale
,
il testo scritto su
Notizie
Radicali
).
È stato un momento impor-
tante per i Radicali, ma quel suo
intervento non vale, evidentemen-
te, per i soli Radicali. Pensate se
ne sia accorto un giornale che sia
uno? E certo che non se ne pote-
vano accorgere. I giornalisti sem-
plicemente si contavano sulle dita
di una mano, e quelli che c’erano
non hanno fatto un minimo sfor-
S
zo per cercare di capire (e descri-
vere) il Congresso, i suoi umori,
le sue tensioni, le urgenze avver-
tite e proposte: la “battuta” di
Marco Pannella, la battuta di
Emma Bonino, ed era grasso che
colava, perché spesso neppure
questo.
Una forza politica si riunisce
a congresso, e quello che le si ri-
serva è, quando va bene, un
francobollo” a pié pagina…Ti-
ratele voi, le conclusioni.
Lo dico in modo pedestre. La
partita che si gioca (carcere, giu-
stizia amnistia), è certamente un
fatto di umanità; e sicuramente
l’umanità è importante. Ma è so-
prattutto un dato politico. Me-
glio: il dato politico.
La mozione generale votata al
termine dell’XI Congresso di Ra-
dicali italiani denuncia la respon-
sabilità delle massime cariche isti-
tuzionali, a partire dal Presidente
della repubblica (“Cesare”, come
non si stanca di dire Marco Pan-
nella), «per l’inerzia o la compli-
cità messa in atto a fronte della
violazione delle regole interne ed
internazionali, in particolare a
fronte delle reiterate condanne
comminate contro l’Italia dalla
Corte europea dei diritti umani».
È una denuncia che Pannella
ha fatto e fa da tempo, da
Radio
Radicale
e nei pochi altri luoghi
dove ha la possibilità di esprimer-
si; può essere una corbelleria op-
pure una verità.
Qualcuno ne discute, dibatte,
obietta? Una così grave denuncia
come mai viene silenziata, igno-
rata? Non si parla di questo, si
silenziano le ormai importanti ol-
tre che numerose prese di pozione
che vengono dal mondo cattolico
e dalle gerarchie vaticane. Tiratele
voi le conclusioni.
Le iniziative nonviolente in
corso. Ci sono quattro digiuni, e
su quattro obiettivi e “dialoghi”
il cui punto in comune è la con-
quista della legalità e il rispetto
della legge: Rita Bernardini, Mau-
rizio Bolognetti, Maria Antonietta
Farina Coscioni, Diego Sabatinel-
li, Irene Testa, Maurizio Turco,
chi scrive.
La solitudine non è mai stato
un problema, quando c’è la soli-
dità delle convinzioni che sono
alla base delle iniziative; però
questa solitudine si avverte, si co-
glie, è palpabile. Può anche anda-
re bene così; ma va bene così?
Per dire di una di queste ini-
ziative, quella di Sabatinelli, se-
gretario della Lega per il Divorzio
Breve; perché sta digiunando da
giorni? «In Italia - dice - per di-
vorziare siamo obbligati a tre an-
ni di separazione e due giudizi,
quello di separazione e quello di
divorzio, con spese processuali
raddoppiate. E poi, i tempi: si
aspettano quattro anni per un di-
vorzio consensuale, anche dieci
anni se c’è disaccordo. La legge
del 1970 crea situazioni difficili,
perché nell’attesa della definizio-
ne del processo si costituiscono
nuove famiglie senza tutele e sen-
za diritti e nascono figli discrimi-
nati dalla legge rispetto a quelli
nati nel matrimonio. Per non par-
lare dei cosi per i nostri tribunali.
Un testo di compromesso è stato
approvato dalla Commissione
Giustizia della Camera, salvo poi
sparire dalla discussione in Aula.
Questo perché nessun gruppo
parlamentare vuole problemi con
il Vaticano o si vuole dividere.
Oltre cento persone hanno ade-
rito al mio sciopero della fame, e
migliaia hanno firmato un appel-
lo perché la proposta di legge
venga discussa».
Nello spazio di un “francobol-
lo” Sabatinelli ha spiegato tutto
l’essenziale.
Discussa, diventi oggetto di
confronto e di dibattito; e per di-
re: su un tema come questo non
sarebbe interessante ascoltare le
ragioni “pro”, e quelle “contro”,
in modo che ciascuno possa farsi
un’opinione?
Ma è appunto questo che non
si vuole, così la possibilità di di-
battito si confisca, il nostro dirit-
to a conoscere abrogato. Tiratele
voi, le conclusioni.
A conclusione dei lavori con-
gressuali è stata approvata una
mozione a larghissima maggio-
ranza. In quella mozione, tra l’al-
tro si legge: «…denuncia la re-
sponsabilità delle massime cariche
istituzionali, a partire dal Presi-
dente della repubblica, per l’iner-
zia o la complicità messa in atto
a fronte della violazione delle re-
gole interne ed internazionali, in
particolare a fronte delle reiterate
condanne comminate contro l’Ita-
lia dalla Corte europea dei diritti
umani; individua nella nonviolen-
za lo strumento da utilizzare per
fornire ai potenti la forza per ri-
spettare almeno la propria stessa
legalità, e ringrazia le decine di
migliaia di detenuti e loro fami-
liari che, assieme a Marco Pan-
nella, hanno dato vita in questo
anno a iniziative senza precedenti
di
satyagraha
proprio a partire
dalle carceri per l’amnistia e la
giustizia…». Dunque?
Per i giornali e i mezzi di co-
municazione, come s’è detto, tut-
to questo non è “notiziabile”;
nulla viene raccontato, discusso,
sottoposto al vaglio della critica
e ragionamento.
Nessuno sa, nessuno deve sa-
pere. Va bene così?
Chiuse le porte
dell’XI Congresso,
il partito di Marco
Pannella tira le somme
All’indomani
della kermesse, si segnala
il solito ostracismo
dei media sul partito
L’Italia dei moderati verso laTerza repubblica
e elezioni regionali in Sicilia mi
hanno definitivamente chiarito
che siamo giunti a una svolta deci-
siva nella comprensione del nuovo
modo di fare politica in Italia. Av-
visaglie concrete si erano già verifi-
cate nelle elezioni comunali a Mi-
lano e a Napoli. Il voto aveva messo
in evidenza una forte “astensione”
e scelte su candidati che, seppur sup-
portati da partiti politici, sono voluti
apparire agli occhi degli elettori co-
me apolitici o, meglio ancora, non
condizionati dalle volontà politiche
dei Partiti. La Sicilia non è da meno,
anzi ha confermato il trend asten-
sionista e la ricerca di nuove aree
esplorative su candidati innovativi
e al di fuori della politica tradizio-
nale. Ci sono, comunque, alcune va-
rianti riguardo alle precedenti ele-
zioni. L’elezione di Rosario Crocetta
a presidente della Regione siciliana,
ha avuto una sola parola d’ordine:
lotta alla mafia. Come se la lotta al-
la mafia potesse essere considerato
motivo innovatore per una Sicilia
L
che, pur avendo ancora oggi grandi,
se non troppe, infiltrazioni di mafia
nell’apparato istituzionale, per con-
tro aveva solo bisogno di dimostrar-
si capace di esprimere una politica
che andasse al di la dei favoritismi,
del malcostume, dei multiformi in-
teressi selettivi e di parte e di tutto
quanto di negativo abbia potuto
rappresentare la giunta Lombardo.
La vittoria della coalizione di cen-
tro-sinistra, pur dimostrando un ri-
scontro popolare positivo, non rap-
presenta altro che Il risultato più
evidente della volontà di spartizione
del potere politico, con scarsi intenti
al cambiamento e alle riforme strut-
turali di cui la Sicilia stessa abbiso-
gna. Sul voto del Movimento a 5
stelle il commento è ben diverso, in
quanto se non ci fosse stata questa
possibilità l’astensionismo sarebbe
salito a oltre il 70%. Lo stereotipo
del votante a 5 stelle non ha nulla
di politico, se non il fatto che nasce
come voto di contestazione dell’at-
tuale sistema politico. Per contro gli
stessi eletti, seppur votati alla distru-
zione e all’ostracismo sulla politica
tradizionale, non sono animati da
nessun progetto politico. Nella so-
stanza, quindi, in Sicilia, pur con-
statando un sempre maggiore allon-
tanamento dei cittadini dai partiti,
ha vinto la politica tradizionale, con
il risultato che, con Monti premier,
la presidenza Crocetta non avrà una
vita lunga. Oltre alla politica delle
alleanze che il presidente Crocetta
sarà costretto a fare per raggiungere
la maggioranza, con un bilancio co-
me quello attuale al limite della ban-
ca rotta, sono più che convinto che
tra un anno massimo saremo punto
e a capo, se non al commissaria-
mento. In un mondo dove apparen-
temente tutto cambia e nulla cam-
bia, è sempre più urgente riportare
il cittadino a sentirsi parte attiva del
sistema. Il popolo italiano può e de-
ve quindi rimettere le proprie spe-
ranze in un qualcosa di nuovo che,
per ora, solo il Movimento a 5 stelle
ha rappresentato. Per contro, è di
questi giorni l’annuncio del Mani-
festo “Verso la terza Repubblica”.
Manifesto che intende portare a una
lista civica in supporto della confer-
ma a Premier del presidente Monti.
Nel solo leggere i nomi dei promo-
tori di questa iniziativa già si ha una
chiara idea che si tratta di una
chiamata” alla partecipazione at-
tiva dei singoli, dell’associazionismo
e dell’elettorato di matrice cristiana,
per una forma di politica italiana
costruttiva, con finalità ben identi-
ficate e alternative a quanto propo-
sto dagli attuali schieramenti/partiti.
Il nome di Luca Cordero di Mon-
tezemolo, presidente di Italia Futura,
appare in chiara evidenza tra i fir-
matari del Manifesto. Sono dei gior-
ni scorsi le sue parole «il manifesto
Verso la Terza Repubblica guarda
avanti, raccogliendo le migliori ener-
gie dell’associazionismo civico. Tro-
vo insopportabile sentire Berlusconi
e tanti altri politici parlare dei prov-
vedimenti del governo Monti senza
premettere che le tasse e l’austerità
sono figlie del loro disastro politi-
co». Già da sole forniscono un chia-
ro orientamento su a che cosa aspi-
ra il manifesto. Ma, anche
l’adesione del prof. Andrea Corra-
di, primo tecnico del governo
Monti ad aderire a iniziative poli-
tiche, non è da sottovalutare. A lui
si deve il raggiungimento della Pa-
ce nel 92 in quel martoriato paese
del Mozambico. Pace istauratasi
in maniera duratura grazie al ri-
trovato spirito comune di fazioni
che si sono odiate per anni. Così
come a lui e alla comunità di
Sant’Egidio, da lui fondata, sono
da scrivere i preziosi interventi in
campo umanitario e del sociale fra
i poveri, i reietti, gli abbandonati,
gli immigrati, gli emarginati, gli
esuli, i rifugiati e tutti coloro che
hanno bisogno di un cristiano aiu-
to. Con l’apparizione del manifesto
Verso la terza Repubblica”, final-
mente mi sembra intravedere la fi-
ne del bizantinismo politico.
FABIO GHIA
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 8 NOVEMBRE 2012
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