on sono amante della “mar-
cetta di Mameli”, ma quello
che è successo ieri è in perfetta sin-
tonia con le prime frasi dell’inno:
«
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta...».
Anche se dell’elmo di Scipio non si
è cinta la testa, per ovvi motivi sto-
rici, il Pdl si è svegliato, anche se
parzialmente, dal torpore incom-
prensibile nel quale ci si era messo
da solo, dopo lo strappo democra-
tico del novembre 2011. La barzel-
letta del famoso senso di responsa-
bilità richiamato ad ogni piè
sospinto dal Cavaliere, per giusti-
ficare il sostegno al governo Monti,
ha avuto l’impatto con la realtà,
purtroppo crudele e sadica per il
popolo Italiano. Da mesi sostengo
che il governo Monti, con i ministri
tecnici Passera e Fornero in primis,
coadiuvati da una pletora di per-
sonaggi, facenti parte di un sistema,
mai scomparso in Italia, burocra-
tico ed economico proprio delle
grandi organizzazioni finanziarie,
ha condizionato, attraverso l’Unio-
ne Europea, sempre più tecnocra-
tica, la vita di un grande paese qua-
le è l’Italia, ricca di genialità ed
iniziativa, a vantaggio di quei paesi,
tipo la Germania, che tali doti cer-
tamente non hanno.
Questo ha fatto il governo
Monti, che si vanta di aver ridato
credibilità e prestigio all’Italia che
stava facendo la fine della Grecia,
a causa dell’impresentabilità di un
premier che faceva ridere “i polli”.
L’Italia è davvero sull’orlo del ba-
ratro, oggi e non ieri, ma Napoli-
tano, andando oltre le sue prero-
gative, ha richiamato all’ordine
Berlusconi. Per molto meno Cossi-
ga, detto il picconatore, fu costretto
alle dimissioni. Ma se si vuole so-
prassedere su questo, si intervenga
almeno presso i media, tutti schie-
rati stamane in favore di Napolita-
no e di Monti, nel sostenere che il
N
Cavaliere, dopo aver risolto i tanti
dubbi che lo assillavano, con la sua
discesa in campo ha determinato
sconcerto nei mercati, con conse-
guente aumento dello spread.
Insomma, è sempre colpa di
Berlusconi. Ragione per la quale è
lecito per salvare il paese, si fa per
dire, estromettere il Cavaliere cal-
pestando la Costituzione. Il diret-
tore Arturo Diaconale paragona
Berlusconi al più grande centravanti
che l’Italia abbia mai avuto, Silvio
Piola, il cui carisma era tale che riu-
sciva anche a quaranta anni ad ip-
notizzare difensori e portieri. Apriti
cielo, finanche un cattolico, di Co-
munione e liberazione, quale è il
Direttore di
Tempi
,
fino a qualche
tempo fa schierato a destra, trova
il modo di protestare, definendo
Berlusconi finito insieme al “berlu-
sconismo”. Forse è giunto il mo-
mento di non annoverare la pro-
fessione di giornalista tra le
professioni intellettuali, almeno nel
rispetto delle ferree leggi di merca-
to, vigenti in Europa. Pensate che
alla fine del secolo scorso il sotto-
scritto, quale Consigliere nazionale
forense, si è dovuto battere con tut-
te le sue forze in Europa per far ri-
conoscere la professione di medico
tra le professioni intellettuali. Quale
era l’obiezione dei tecnocrati euro-
pei? I medici in Italia non svolgono
la loro professione in autonomia
ed indipendenza, essendo in gran
numero dipendenti da strutture
pubbliche e private. Se così è, la
professione di giornalista, a mag-
gior ragione non può far parte delle
professioni intellettuali, essedo i
giornalisti od opinionisti, condizio-
nati in modo assoluto dagli editori,
che dettano la linea del giornale. A
me non fa piacere constatare il dato
di fatto incontrovertibile, ma così
è purtroppo.
TITTA SGROMO
di
DIMITRI BUFFA
on solo sfiducia alla politica
economica al governo ma an-
che contrarietà alla virata terzo-
mondista in politica estera. Nei
giorni in cui si sta consumando l’ul-
timo psicodramma del governo
Monti un’altra tegola cade su que-
sta maggioranza voluta da Napo-
litano per il presunto “bene del Pae-
se”. L’onorevole Fiamma Nirenstein
ne ha ben donde di essere soddisfat-
ta visto che è stata lei a raccogliere
le prime cento firme di deputati del
Pdl contro il voto all’Onu a favore
del riconoscimento della Palestina,
che poi sarebbe l’Anp di Abu Ma-
zen, come “osservatore speciale” al
Palazzo di Vetro. E il bello deve an-
cora arrivare perchè anche deputati
del Pd, ad esempio Gianni Vernetti,
presidente del gruppo parlamentare
degli amici di Israele, potrebbero
presto aggiungere la propria
si-
gnature”
.
Se andasse in porto la
protesta bipartisan per l’esecutivo
in carica potrebbe essere il colpo di
grazia. Tanto più che da indiscre-
zioni si è venuto a sapere che arte-
fice della svolta non sarebbe stato
Monti in quanto tale, dato che il
ministro Terzi era chiaramente con-
trario, ma Andrea Riccardi, cioè
Sant’Egidio. Per ora in una lettera
aperta viene criticato il mancato
passaggio parlamentare, una scor-
rettezza istituzionale definita “gra-
ve”. Poi, nel merito, c’è la censura
a un cambio di rotta
politically
e
islamically correct
che appiattisce
l’Italia sulle posizioni della sinistra
europea. La Nirenstein è esplicita:
«
È stata completamente ignorata
l’impostazione politica del Parla-
mento che questo governo dovreb-
be rappresentare ed è anzi stata ca-
povolta». Inoltre la cosa «appare
del tutto incoerente con l’imposta-
zione italiana che promuove il pro-
N
cesso di pace tramite il negoziato
l’avere avvallato il rifiuto palestinese
di parlare con Israele e quindi di ri-
conoscerlo come Stato del popolo
ebraico. La scelta del governo ha
cancellato la trattativa affiancandosi
a una delle consuete scelte automa-
tiche della Nazioni Unite che non
mancano occasione per delegitti-
mare Israele». Nel documento si
leggono gravi reprimende a questa
maniera di fare, tanto più che aleg-
gia il sospetto di una sorta di cam-
pagna acquisti europea da parte
dell’emiro del Qatar per convincere
i paesi del vecchio continente, a par-
tire dall’Italia, a questo passo. «Uno
fra i motivi centrali che suscitano il
nostro disappunto - si legge ancora
-
è l’atteggiamento di Palazzo Chigi
nei confronti del Parlamento nel
prendere tale decisione: il Parlamen-
to non è stato consultato nel com-
piere una scelta che ha cambiato
radicalmente la linea della nostra
politica estera. Infatti, nel corso di
questa legislatura, per mezzo di
molti atti pubblici, il nostro paese
ha dimostrato profonda amicizia e
sostegno nei confronti dello stato
d’Israele confermati, tra l’altro, dal
fatto stesso che, nel luglio del 2011,
i nostri rappresentanti all’Onu pre-
sero una posizione che collocava
l’Italia interamente sul fronte op-
posto a quello odierno di fronte a
una identica decisione, ovvero di
fronte a una richiesta di riconosci-
mento unilaterale del Presidente
Abu Mazen già l’anno scorso». Co-
me a dire che abbiamo fatto la fi-
gura dei “flip flop”, cioè di quei po-
litici che su ogni cosa hanno due
idee opposte. Sullo sfondo c’è l’ac-
cusa di avere fatto un’apertura di
credito troppo grande per una lea-
dership screditata come quella de-
l’Anp, che oltretutto neanche con-
trolla tutta la popolazione, visto che
Gaza è praticamente nelle mani dei
terroristi islamici e di Hamas. La
lettera sfida i parlamentari degli altri
schieramenti a sottoscrivere il do-
cumento, se non altro per coerenza
con quanto firmato poco più di un
anno fa: «Il nostro Parlamento ha
bocciato con voto unanime la par-
tecipazione alla Conferenza contro
il Razzismo, cosiddetta “Durban
2”,
la conferenza razzista dell’Onu
contro Israele; ha avviato i lavori
di un’Indagine Conoscitiva sull’an-
tisemitismo, dalla quale sono emersi
i dati che legano l’aumento dell’an-
tisemitismo alla critica delegittiman-
te dello stato di Israele; nel nostro
Parlamento è attiva un’Associazione
di amicizia Italia-Israele composta
da oltre 250 membri recatasi più
volte in visita in Israele e nel sud del
paese per portare la propria solida-
rietà alla popolazione colpita dai
missili provenienti da Gaza». Come
si possono, allora, oggi cambiare le
carte in tavola?
II
POLITICA
II
K
Fiamma NIRENSTEIN
segue dalla prima
L’iniziativa a destra
(...)
tornerà ad essere non un terzo inco-
modo nella possibile coppia Pd-Udc ma
la sola alternativa ad una sinistra non più
pluralista ma segnata dal ritorno alle ori-
gini comuniste.
Per esorcizzare la riapparizione del polo
moderato che si contrappone a quello
progressista, secondo lo schema bipolare
classico degli ultimi venti anni, da adesso
in poi scatterà la solita campagna di de-
legittimazione personale di Berlusconi da
parte della sinistra preoccupata di vedere
svanire la propria vittoria scontata. È pro-
babile che a dispetto del passato questa
volta la nuova campagna di delegittima-
zione personale possa avere qualche ef-
fetto in più. Ma basterà questo effetto a
rendere inefficace il ritorno in campo non
del Cavaliere ma del polo del centrodestra
in un sistema bipolare?
I sondaggi non sono ancora in grado di for-
nire una risposta. Ma la vera risposta sarà
quella delle urne. Solo allora, dopo tre o
quattro mesi di campagna elettorale portata
avanti dal Cavaliere redivivo all’insegna
della difesa delle classi medie dal peso in-
sopportabile delle tasse, si vedrà se avrà
avuto comunque la meglio lo “squadrone
rosso” di Bersani o se il Cav sarà riuscito
ancora una volta a dare rappresentanza alla
maggioranza silenziosa del paese.
ARTURO DIACONALE
Derive estremiste
(...)
A meno che, onde non scontentare nes-
suno, il segretario del Pd non intenda farci
uscire dall’Europa, rincorrendo ogni rischie-
sta proveniente dalla sua variegata e, per
questo, incontrollabile base di consenso.
Staremo a vedere.
CLAUDIO ROMITI
Stampa rassegnata
(...)
tragica realtà di un sempre minor nu-
mero di copie vendute e un sempre mag-
giorn numero di voci destinate al fallimen-
to, alla chiusura, all’estinzione e all’oblio.
La vera forza delle rassegne on-line, infatti,
non era affatto quella di sottrarre lettori
alle edicole dirottandole verso una più sem-
plice (e soprattutto gratuita) consultazione
in rete, ma piuttosto quella di dare la pos-
sibilità alle piccole testate di farsi leggere e
conoscere dalla più ampia platea possibile.
E conquistarsi così i quegli spazi altrimenti
negati dalla logica secondo la quale solo
chi riesce a fare la voce grossa riesce anche
a farsi ascoltare.
Invece di riformare una legge sul diritto
d’autore ferma al 1941, riadattandola alle
esigenze di un mondo che da allora è radi-
calmente cambiato, si è preferito sventolare
la tutela del diritto d’autore come specchiet-
to per le allodole per preservare in realtà
il proprio
status quo
e le proprie rendite di
posizione. Invece di interrogarsi seriamente
sui motivi profondi che negli ultimi anni
hanno determinato la crisi dell’editoria, si
è scelto di attribuire semplicisticamente le
colpe alla rete, la più facile da additare e
censurare. Invece di studiare forme di evo-
luzione possibile sul nuovo mercato di In-
ternet, magari contemplando la possibilità
di inserire nelle rassegne stampa anche le
pubblicità degli inserzionisti che pagano
per comparire sulla carta stampata, si è pre-
ferito mettere a tacere per sempre un peri-
coloso concorrente. Se questa non è sub-
dola malafede, è comunque una grave
forma di ottusità.
In ogni caso, è la strada sbagliata. E
scegliendo di percorrerla toccherà prima
o poi accollarsi anche le spiacevoli con-
seguenze che inevitabilmente resteranno
in attesa al traguardo.
LUCA PAUTASSO
Cento parlamentari contro
il voto all’Onu sulla Palestina
Torna Berlusconi,
l’Italia s’è desta...
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SABATO 8 DICEMBRE 2012
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