Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 9 Gennaio 2013
delle Libertà
Quel matrimonio d’interesse tra il Pdl e la Lega
meglio cercare di vincere
piuttosto che puntare de-
cisamente a perdere». All’insegna
di questa affermazione di puro
stampo lapalissiano, Silvio Berlu-
sconi e Roberto Maroni hanno si-
glato la nuova alleanza elettorale
tra Pdl e Lega. Che non è un asse
di ferro destinato a durare per un
tempo indefinibile ma un semplice
matromonio d’interesse. Senza la
Lega il Pdl non potrebbe sperare
né di rivincere in Lombardia, né
di impedire che il Pd (oltre a vin-
cere alla Camera, come indicano
i sondaggi) possa spuntarla anche
al Senato conquistando senza più
ostacoli di sorta il governo del
«
È
paese. Al tempo stesso, senza il
Pdl la Lega rischierebbe di perde-
re le presidenze di Veneto e Pie-
monte, di trasformarsi da partito
territoriale in partito del tutto
marginale e di rinunciare al dise-
gno della macroregione del Nord
su cui aveva a suo tempo discet-
tato la Fondazione Agnelli e, suc-
cessivamente, il professor Miglio.
Non si tratta, dunque, di una
unione d’amore ma solo d’inte-
resse quella tra il Cavaliere e l’ex
ministro dell’Interno. Ma, forse,
proprio perché non fondata sul-
l’emotività e la passione ma solo
sul calcolo e la razionalità, l’intesa
può risultare molto più solida di
quanto potrebbe apparire a prima
vista, soprattutto alla luce della
contrapposizione subito nata tra
la candidatura a premier del Pdl
di Angelino Alfano e quella della
Lega di Giulio Tremonti.
A cementare questa solidità
concorre un fattore che i critici
dell’accordo tra Pdl e Lega tendo-
no a sottovalutare. Si tratta della
comune necessità di salvaguardare
la propria sopravvivenza. Quella
della Lega che in caso di sconfitta
in Lombardia e di uscita da qual-
siasi gioco riguardante gli equili-
bri politici post-elettorali sarebbe
decisamente compromessa a cau-
sa della irrilevanza a cui sarebbe
automaticamente condannata. E
quella del Pdl che nell’eventualità
di non riuscire a pesare in manie-
ra determinante nel nuovo Senato
si troverebbe nuovamente di fron-
te alla prospettiva di una scissione
tra berluscones propriamente detti
e berlusconiani pronti a passare
con Monti dopo le elezioni in no-
me dell’esigenza di assicurare un
governo stabile al paese.
È il famoso “primum vivere”,
dunque, il fattore principale su
cui si fonda l’intesa tra Pdl e Le-
ga. Il ché non è affatto riduttivo
ma può risultare addirittura vin-
cente.
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2
Politica italiana: anno nuovo, squallore vecchio
nno nuovo, solite desolazioni
in campo politico. Lo spetta-
colo continua ad essere indeco-
roso, nonostante il brividino della
salita” in campo di Monti. Pdl
e Lega si sono appena ri-alleati e
non hanno uno straccio di accor-
do nemmeno sul candidato pre-
mier. Figuriamoci sul resto... Ber-
lusconi fa l’ennesimo passo
indietro (o di lato, o giravolta, co-
me preferite) e torna a candidare
Alfano, mentre Maroni candida
Tremonti (ma le primarie no,
eh?).
La scelta è rinviata a dopo il
voto, perché per ora basta indi-
care il “capo della coalizione”
A
(
escamotage consentito dalla leg-
ge elettorale). Se quello sul can-
didato premier è solo un pour
parler è perché sanno bene di non
poter vincere le elezioni.
Ma appunto, dare agli elettori
la sensazione di non credere nem-
meno loro nella vittoria, tanto da
non sentire l’urgenza di accordar-
si sin d’ora sulla premiership, non
è certo un segnale incoraggiante.
Anche perché per qualcuno ritro-
varsi con Tremonti piuttosto che
Alfano, o chissà chi, a Palazzo
Chigi potrebbe fare una certa dif-
ferenza... E che addirittura ri-
spunti il nome di Tremonti è l’ul-
teriore dimostrazione che non
hanno capito proprio nulla del
fallimento della precedente espe-
rienza di governo.
Dall’altra parte troviamo il co-
munista Vendola che non si ac-
contenta di far piangere i ricchi -
no, devono proprio andarsene «al
diavolo» - e il Pd a caccia di per-
sonalità di spicco della cosiddetta
società civile”, secondo la vec-
chia pratica degli “indipendenti
di sinistra”, per rafforzare il suo
profilo di governo e dare alle pro-
prie liste una lucidata di compe-
tenza. E questi ben contenti di
farsi reclutare: un posto assicu-
rato in Parlamento val bene qual-
siasi salto della quaglia - politico
e professionale. Così l’ex direttore
generale di Confindustria Giam-
paolo Galli dopo aver sottoscritto
il manifesto di Giannino accetta
di fare il Calearo del 2013, men-
tre l’economista Carlo Dell’Arin-
ga sarà il nuovo Ichino. Come
andrà a finire è già scritto: isolati
ma felici. Non potevano mancare,
poi, il giornalista (Massimo Muc-
chetti, e forse anche Severgnini)
e il magistrato (Pietro Grasso).
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2
di
FEDERICO PUNZI
Un posto assicurato
in Parlamento val bene
qualsiasi acrobatico
salto della quaglia”
politico e professionale.
Basta guardare al caso
dell’ex direttore generale
di Confindustria, Galli,
passato da Giannino
al Partito democratico
di
ARTURO DIACONALE
Non è certo un’unione
d’amore ma solamente
d’interesse quella
tra il Cavaliere e Maroni.
Ma proprio perché non
fondata sull’emotività
ma sul calcolo, l’intesa
può risultare molto
più solida di quanto
sembra a prima vista
L’Ue taglia l’Imudall’agendaMonti
K
L’Unione europea boccia l’Imu
introdotta dal governo Monti (e confer-
mata dall’Agenda elettorale del pre-
mier uscente). : per essere più equa ed
avere un effetto redistributivo, deve es-
sere modificata in senso più progres-
sivo. Secondo il Rapporto Ue del 2012
su occupazione e sviluppo sociale, in-
fatti, la tassa sulla casa è stata intro-
dotta «a seguito di raccomandazioni
sulla riduzione di un trattamento fi-
scale favorevole per le abitazioni» e si
basa, in teoria, «sull’effetto distorsivo
relativamente basso delle tasse sulla
proprietà e il basso tasso di evasione».
Bruxelles riconosce che l’Imu «include
alcuni aspetti di equità», come la dedu-
zione di 200 euro per la prima casa e le
deduzioni supplementari in caso di
figli a carico, ma - avverte la Commis-
sione - altri aspetti devono essere mi-
gliorati. Così com’è, conclude il
rapporto Ue, «la tassa sulla proprietà
non ha impatto sulla diseguaglianza in
Italia». Anzi, sembra «aumentare leg-
germente la povertà». La povertà di
prima, evidentemente, non era suffi-
ciente.