Pagina 1 - Opinione del 9-8-2012

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Giovedì 9 Agosto 2012
delle Libertà
Giannino e quelli di “arsenico e vecchi merletti”
are che nel vertice tra Pierfer-
dinando Casini, Gianfranco
Fini e Beppe Pisanu, svoltosi nei
giorni scorsi negli uffici della Pre-
sidenza della Camera, sia stato
definitivamente messo a punto il
progetto del Partito della nazione
che dovrebbe rappresentare la no-
vità politica della prossima cam-
pagna elettorale e l’alleato desi-
gnato in qualità di rappresentate
dello schieramento dei moderati
del fronte progressista messo in
piedi da Pierluigi Bersani con Ni-
chi Vendola.
La nuova formazione politica,
a cui Casini, Fini e lo stesso Pisa-
nu lavorano ormai da più di due
P
anni, avrebbe dovuto nascere al-
l’indomani della scissione finiana
dal Pdl del 14 dicembre ed essere
costruito da Udc, Fli, transfughi
del partito berlusconiano guidati
dall’ex ministro dell’Interno e gli
ex margheritini di Francesco Ru-
telli nel frattempo usciti dal Par-
tito democratico.
La resistenza del Cavaliere, le
paure di Pisanu e la scoperta da
parte di Casini che Fini e Rutelli
non erano un valore aggiunto per
il progetto di riorganizzazione
centrista del moderati ma una pe-
santissima zavorra, imposero di
rinviare a data da destinarsi la
partenza del progetto.
Ma ora quella data sembra ar-
rivata. Perché la campagna elet-
torale è di fatto aperta, Bersani
ha ricostruito il Pds recuperando
Sel e se qualcuno vuole sul serio
preparare un governo di centristi
e progressisti per la prossima le-
gislatura, non può più perdere
tempo e far scattare al più presto
la nascita del Partito della nazio-
ne.
Rispetto a due anni fa, però,
ci sono alcune novità di rilievo.
Il povero Rutelli, che non a caso
non è stato chiamato al vertice di
Montecitorio, è stato abbando-
nato al suo destino. Gianfranco
Fini è riuscito nell’impresa di li-
quidare il suo terzo partito (Msi,
An, Fli) e partecipa a titolo pres-
soché personale all’iniziativa.
L’Udc di Casini non ha guada-
gnato un voto dalla crisi del Pdl.
Pisanu continua a tessere la te-
la dei congiurati antiberlusconiani
ma viene valutato incapace di
portare un solo voto aggiuntivo
al partito da costruire.
E l’unica novità dovrebbe es-
sere rappresentata dalla parteci-
pazione all’iniziativa del ministro
Corrado Passera in rappresentan-
za di parte dei cattolici di Todi e
dei “neoliberali” di Oscar Gian-
nino...
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Tunisia, la primavera araba è stata un’illusione
n Tunisia la sabbia sta alzando
il suo velo sulla libertà delle don-
ne. Un vento che era atteso e che
l’Occidente, accecato dalle sue dif-
ficoltà economiche e sociali, non
ha fatto nulla per deviare o per ral-
lentare. Anzi, ci ha messo del suo.
La Tunisia vive oggi il momento
più difficile che la sua storia abbia
mai conosciuto. Una crisi econo-
mica devastante, un declino sociale
e umano mai visto, orde di salafiti
che imperversano sulle strade pic-
chiando e umiliando le donne col-
pevoli di non velarsi, aggressioni,
come Abdelfattah Mourou, colpito
alla testa con un bicchiere perché
difendeva un moderato contro gli
I
estremisti. Un paese al collasso to-
tale. Al quale il gruppo estremista
che la governa vuol dare il colpo
di grazia, eliminando alla radice
l’uguaglianza fra uomo e donna,
conquista delle tunisine dal 1956.
«Lo stato assicura la protezione
dei diritti della donna, sotto il prin-
cipio della complementarità con
l’uomo in seno alla famiglia, e in
qualità di associata all’uomo nello
sviluppo della patria». Ecco il testo
che verrà inserito e messo ai voti
dell’Assemblea assieme alle altre
riforme costituzionali. Comple-
mentarietà, non uguaglianza. Un
termine che sa tanto di matematica
e non di diritti umani. Una presa
in giro clamorosa, che rende bene
l’idea di come l’Occidente si sia
fatto gabbare con tutte le scarpe
da questi integralisti, che per por-
tare a termine il colpo gobbo han-
no fatto accordi anche con il dia-
volo. Che notoriamente, dopo l’11
settembre per questi signori alber-
gava al di là dell’Atlantico. Uno
schiaffo, una mannaiata senza pie-
tà a diritti che ormai erano acqui-
siti, in una delle legislazioni più
avanzate non solo del mondo ara-
bo ma anche dell’Occidente, per
quanto riguarda alcuni aspetti. E
tutti lì a chiedersi da dove spunti
fuori questa così bizzarra intenzio-
ne da parte degli islamisti. Ovvio,
chi non sa o ha sempre avallato
l’arrivo della primavera islamica e
dell’inverno oscurantista oggi non
può comprendere cosa accade in
quei luoghi. E anche se volesse, da-
rebbe sempre una visione distorta
di ciò che vede. L’estremismo in af-
fari con i soldi sporchi del petrolio
ha scelto la prima vittima sacrifi-
cale: le donne, che come sempre
sono fattore simbolico e sintoma-
tico in queste vicende.
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di
SOUAD SBAI
«Lo stato assicura
la protezione dei diritti
della donna, sotto
il principio
della complementarità
con l’uomo». Ecco
il testo che verrà inserito
nella Costituzione
tunisina. Complementari
ma non uguali
di
ARTURO DIACONALE
L’unico elemento
di novità del Partito
della nazione
è il giornalista.
Che ha idee giuste,
è intelligente.
Ma che corre il pericolo
di essere fagocitato
da marpioni
della Prima repubblica
EoraCasini prepara l’assalto al Pdl
K
Prima di partire per le vacanze,
Pier Ferdinando Casini coglie l’occoa-
sione per mandare un paio di messaggi.
Il primo è che l’Udc «insieme a Gian-
franco Fini è impegnato nella costru-
zione di un nuovo contenitore aperto a
politici seri e uomini nuovi». Il secondo
messaggio è che il “nuovo contenitore”
dei moderati potrebbe allearsi con il
Partito democratico di Pierluigi Bersani.
«È importante la collaborazione con
un’area che ha forte insediamento so-
ciale e nel mondo del lavoro. Perché
non credo che si possano chiedere sa-
crifici o fare riforme senza una collabo-
razione con la rappresentanza di
quest’area del paese». Ed è dunque il
Pdl il nemico numero uno di Casini:
«Hanno fatto una scelta che guarda al
passato quando d’incanto Berlusconi si
è ricandidato». E per far capire come
stanno le cose, il leader dell’Udc si
schiera con forza dalla parte del pre-
mier. «Monti - dice Casini riferendosi
alle parole sullo spread a 1200 - ha
detto la verità: se Silvio Berlusconi
fosse rimasto a palazzo Chigi, oggi sa-
remmo nelle condizioni della Grecia».