Page 4 - Opinione del 09-11-2012

II
POLITICA
II
Samorì, l’uomo che scompiglierà le primarie Pdl
di
CARLO MARRONE
l’imprenditore romagnolo
Giampiero Samorì l’uomo del
momento nel centrodestra. La sua
candidatura alle primarie in un
ticket con Vittorio Sgarbi agita
non poco le acque in casa Pdl. In
molti a pensano che sia lui l’uomo
scelto dal cavaliere per mandare
a monte le primarie.
Cosa l’ha spinta a promuovere un
nuovo movimento come i Mode-
rati italiani in Rivoluzione?
Devo dire che la scelta è dipe-
sa da un lato da una antica pas-
sione per l’impegno politico che
ho dovuto sospendere nel 1996
non avendo la possibilità di man-
tenermi se non con il mio lavoro.
Dall’altro dalla constatazione che
la situazione generale non è sol-
tanto critica ma si avvia a diven-
tare tragica ed è venuto il mo-
mento per tutti quelli ch hanno
avuto tanto dalla vita che pensa-
no di essere in grado di offrire un
contributo positivo di mettere di-
sposizione un po’ del proprio
tempo e delle proprie energie. Il
nome Mir è la conseguenza logica
della premessa. La tragicità della
situazione impone interventi non
convenzionali pena il dissolvi-
mento del nostro sistema entro e
non troppi anni.
In che senso? E poi quale è il
significato di questo nome, una
provocazione?
Nessuna provocazione ed un
senso molto chiaro e preciso, che
verrà sicuramente fuori nel corso
della Convention di Chianciano,
il prossimo 17 e 18 novembre. Il
nome è un ossimoro e significa
che siamo moderati in quanto a
provenienza sociopolitica, ma ri-
voluzionari per intenzioni pro-
grammatiche. Ricordando Gua-
reschi potrei dire che ci sentiamo
come Don Camillo per la storia
e il nostro back ground, ma an-
che come Peppone per il tempe-
ramento con cui vogliamo entrare
nell’agone della competizione po-
litica.
Siete un’altra formazione di pro-
testa, alla Grillo, per intenderci?
La differenza fondamentale è
che mentre il movimento di Grillo
limita il proprio furore alla sola
distruzione noi la canalizziamo in
positivo offrendo una proposta di
radicale cambiamento. Oggi in
Italia sostanzialmente sono pro-
tetti tutti i ceti che non si inseri-
scono nella concorrenza interna-
zionale ed anzi ne sono estranei
finendo per danneggiarla ribaltan-
done i costi su aziende, imprese e
famiglie. Il sistema produttivo, i
lavoratori e le famiglie sono vice-
versa oberate di oneri fiscali e bu-
rocratici ormai insostenibili che
corrono il rischio di sfiancare i si-
stemi produttivi, immiserire i la-
voratori e distruggere i consuma-
tori, così facendo saltare il nostro
modello società.
Quindi lei è contro Monti?
Io non sono contro Monti né
a favore. Osservo solo quanto è
accaduto nell’ ultimo anno tra-
endone una semplice conclusione:
c’è bisogno di una sterzata forte.
Con una spesa per interessi come
quella che abbiamo, quest’anno
superiore a 80 miliardi di euro,
non è possibile tutelare la nostra
economia. Risanare i conti e far
È
ve assicurare la copertura dei costi
di funzionamento come determi-
nati in via preventiva dal Consi-
glio Superiore, agli immensi pa-
trimoni delle fondazioni bancarie
e di altre fondazioni, stimabili in
non meno di 350 miliardi. Ed an-
cora al patrimonio partecipativo
dello Stato dal quale ragionevol-
mente poter ipotizzare il recupero
di circa 100 miliardi. Infine è in-
dispensabile, come forma di legit-
timazione morale dei ceti più ab-
bienti chiedere un ragionevole
sacrificio patrimoniale a tutti co-
loro che dispongono di patrimoni
superiori a 10 milioni di euro.
Quindi non una patrimoniale per
far “piangere i ricchi” ma per le-
gittimarli a pretendere, contestual-
mente che cessi il degrado a cui
assistono, che tutte le spese per il
funzionamento delle istituzioni,
stipendi, consulenze ecc. del set-
tore pubblico vengono parame-
trati anch’essi agli standard euro-
pei e le tasse contestualmente
ridotte.
In questo modo promette che ab-
basserà le tasse a tutti?
Certo! Solo in questo modo
potremo abbassare le aliquote
esonerando, ed è importante evi-
denziarlo, i redditi più fragili, cioè
quelli fino a 15.000 euro e ridu-
cendo di almeno 10 punti la tas-
sazione degli scogli successivi fino,
ad almeno 100 mila Euro. Ma bi-
sognerà fare anche come Ronald
Reagan negli anni ‘80: tasse più
basse a livelli accettabili, ma nes-
suna tolleranza nei confronti di
chi poi continua ad evadere.
E lei pagherà tutte queste tasse pa-
trimoniali? Non è che una volta
in Parlamento, o magari in qual-
che posto di Governo, troverà
qualche scappatoia apposta ap-
posta per lei e quelli come lei?
Ma quale scappatoia? Già pa-
go molto e pagherei volentieri an-
cora di più, lo considero una for-
tuna, un privilegio. Se io non fossi
stato un cittadino dello stato ita-
liano che ha potuto beneficiare
dell’attenzione della Repubblica
verso i ragazzi provenienti da con-
dizioni economiche deboli, sicu-
ramente non mi sarei laureato
all’Università di Bologna, non sa-
rei diventato professore universi-
tario, né sarei riuscito ad emergere
nella professione o affermarmi
nelle attività imprenditoriali in
cui mi sono cimentato. Di queste
cose mi ricordo e lo so che mol-
tissimi benestanti se ne ricordano
e sono pronti a dare il loro con-
tributo se lo vedono finalizzato
ad un reale cambiamento.
Vabbè, diciamo che ha spunti
e idee interessanti. Però pensare
di poter conquistare la premier-
ship venendo su praticamente da
solo da una provincia medio pic-
cola italiana, come Modena, è un
po’ folle. Lo ammette questo?
Si, lo ammetto, certo. Però lei
deve ammettere che se un giorno
non fosse saltato fuori un folle
che pensava di potere conquistare
i circuiti automobilistici interna-
zionali costruendo, in una piccola
officina della provincia di Mode-
na, le auto da corsa più veloci nel
mondo, la Ferrari non sarebbe
esistita. Come diceva sempre En-
zo Ferrari: se lo puoi pensare, lo
puoi anche fare. Aveva sicura-
mente ragione lui.
«
La differenza
fondamentale tra noi
e Grillo è che mentre
il M5S limita il proprio
furore alla sola
distruzione
noi la canalizziamo
in positivo offrendo
una proposta di radicale
cambiamento.
Oggi in Italia
sostanzialmente sono
protetti tutti i ceti
che non si inseriscono
nella concorrenza
internazionale ed anzi
ne sono estranei finendo
per danneggiarla
ribaltandone i costi
su aziende, imprese
e famiglie. Il sistema
produttivo, i lavoratori
e le famiglie sono
viceversa oberate
di oneri fiscali
e burocratici ormai
insostenibili che corrono
il rischio di sfiancare
i sistemi produttivi,
immiserire i lavoratori
e distruggere
i consumatori, facendo
così saltare il nostro
modello società»
sviluppo. Salvo voler costruire
una società degli ottimali con po-
chi ricchi alcuni privilegiati e
molti servi bisogna necessaria-
mente riequilibrare la distribuzio-
ne delle ricchezze del pubblico,
inteso come istituzione del siste-
ma di governo al privato, dalla
finanzia alla industria, da chi ha
troppo a chi ha troppo poco.
Obiettivi raggiungibili solo con
una drastica e rapida riduzione
del debito pubblico.
Adesso però ci spiega come.
Se si accetta l’idea che siamo
in una situazione straordinaria-
mente negativa che rischia di far
esplodere la Società, allora si deve
convenire che anche i rimedi de-
vono essere straordinari e non
possono più gravare su famiglie e
imprese. Quindi è necessario in-
dividuare i grandi bacini di ric-
chezza di cui il paese ancora di-
spone acquisendoli al patrimonio
pubblico per abbattere il debito.
Mi riferisco ai 250 miliardi di eu-
ro fra riserve auree e monetarie
di cui dispone la banca d’Italia,
alla quale ovviamente la legge de-
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 9 NOVEMBRE 2012
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