Pagina 5 - Opinione del 10-8-2012

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n un pezzetto d’Europa chiamato Norve-
gia, si sta realizzando il sogno del vecchio
Fuhrer: un’Europa senza ebrei. I musulmani
che si sono stabiliti nella penisola scandinava
e sono riusciti, nel giro di pochi anni, a ren-
dere impossibile la vita alle piccole comunità
ebraiche. Non solo in Norvegia ma anche in
Finlandia e Svezia. Attacchi vandalici alle
scuole ebraiche e alle sinagoghe con aggres-
sioni alle persone si sono susseguiti in un cre-
scendo wagneriano fino al caso eclatante
dell’incontro di coppa Davis fra Svezia e
Israele che, dopo essere stato fonte di violen-
tissime contestazioni, fu disputato a porte
chiuse. Con la scusa dell’antisionismo e con
il complice il silenzio dei
norvegesi, istituzioni e so-
prattutto popolazione, si
è venuta a creare quella
situazione tipica da pre-
pogrom che ha visto le
autorità di Oslo impotenti
sul loro territorio al punto
che l’unica cosa che sono
riuscite a fare per salva-
guardare quella piccola
rappresentanza ebraica
sopravvissuta agli orrori
della Seconda guerra
mondiale, è stata il consi-
gliare loro di andarsene in
Israele o negli Usa. A poco è valso l’appello
di Anne Sender, la presidente della comunità
ebraica di Norvegia che ha detto: «Molti im-
migrati hanno importato l’antisemitismo dai
loro paesi. La vergogna è che nessuno in Nor-
vegia vi si è opposto». Qualcuno a questo
punto si chiederà come mai sia proprio la
I
Norvegia la prima a cadere. Oslo, oltre ad
aver sempre avuto dei rapporti algidi con
Israele, al limite dello strappo diplomatico
dove ogni scusa era buona pur di fare pole-
mica con Gerusalemme, ha sempre cercato
di mettere il bastone fra le ruote della vita
delle comunità ebraiche locali. Uno degli
esempi è la legge che vietò la macellazione
rituale ebraica approvata durante la seconda
guerra mondiale e mai abrogata. La Norvegia
è sempre stata la capofila di quei paesi che
vorrebbero vietare la circoncisione rituale, e
questo nonostante la pratica sia millenaria e
che gli effetti sul futuro degli uomini circon-
cisi, studiati da diverse fonti mediche indi-
pendenti, diano tutti lo
stesso risultato e cioè che
dalla quella piccola ope-
razione chirurgica si han-
no enormi benefici. Quale
sarà la prossima nazione
che volentieri getterà la
spugna davanti alla vio-
lenza e al ricatto del-
l’Islam radicale? Non tutti
gli europei sono come i
norvegesi, e in molti capi-
scono che permettere la
cancellazione della pre-
senza ebraica è solo il pri-
mo passo verso un’isla-
mizzazione radicale che in pochi vogliono e
che è sempre più mal sopportata. La partita
si giocherà altrove, e speriamo che chi di do-
vere metta in atto tutte le azioni necessarie
per difendere la libertà e la democrazia.
MICHAEL SFARADI
liberaliperisraele.ilcannocchiale.it
l giorno in cui è stata diffusa la notizia che
Alex Schwazer, campione olimpico in ca-
rica nella 50 km di marcia, era stato squali-
ficato per doping, c’era una fetta consistente
di italiani che avrebbe voluto impiccarlo al
pennone più altro, manco fosse il pirata Bar-
banera. (...) Persino la frangia italiana di Ano-
nymous, che ormai (...) mette il becco ovun-
que manco fosse lo spin doctor di Daniele
Capezzone e Alda D’Eusanio, ha voluto fir-
mare a modo suo la firma nel linciaggio me-
diatico dell’ex eroe decaduto al rango di cac-
capupù nazionalpopolare.
Il giorno dopo, quello dell’intervista al
Tg1, della confessione in eurovisione, delle
lacrime e dell’autoflagel-
lazione pubblica, quella
stessa fetta di italiani vo-
leva strapazzarlo di coc-
cole come Topo Gigio, e
consolarlo a suon di ca-
rezzine sul capino biondo
e paterne pacche sulle ma-
gre spalle scosse dai sin-
ghiozzi e dai conati del ri-
morso. Dal mostro di
Rostov a Bambi, nell’arco
di 24 scarse.
(...)Che cosa ne penso
io? Ammesso che glie ne
freghi davvero a qualcu-
no, penso che Schwazer sia solo un debole.
Non un criminale, non un santo, né un pec-
catore redento. Soltanto un debole. Con tutto
ciò che questo comporta. Vi pare poco? Non
lo è. Perché Schwazer non ha scelto di fare
il panettiere, il postino, il barista o il profes-
sore di matematica. Ha scelto di fare lo spor-
I
tivo. E lo sport è l’ultimo fenomeno umano
dove, seppur sotto forma di allegoria, si pa-
lesa in tutta la sua magnifica e inarginabile
potenza la selezione naturale: i più forti vin-
cono e si prendono tutto, i gregari si acco-
dano al vincitore sul podio per brillare della
sua luce riflessa, e per tutti gli altri sono solo
lacrime e stridore di denti, fino all’inevitabile
trapasso. Metaforico e allegorico, of course,
ma pur sempre trapasso. Per farla più sem-
plice: lo sport è competizione, ergo lo sport
ai massimi livelli significa competizione ai
massimi livelli. E chi non ce la fa, cade.
È brutto? È ingiusto? È politicamente
scorretto? È disapprovato dal Moige? Ma
per la miseria, è sport.
Chi mai si appassionereb-
be ad una mammoletta
che si lamenta per il male
ai piedi o perché gli av-
versari lo prendono in gi-
ro? (...) Perché l’impor-
tante è sempre stato
vincere, alla faccia di quel
grandissimo paraculo di
De Coubertin (...). Per
questo un vero campione
oltre al fiato, alle gambe
(ma a volte non servono
nemmeno quelle, Pistorius
docet) e al talento deve
avere carattere. Quel carattere che ti serve a
reggere la pressione della sfida, a sopportare
gli sfottò degli avversari, a capire quando è
arrivato il momento di spingere al massimo
e anche quando invece arriva il momento di
dire basta(...).
Ilrestodelpautasio.blogspot.it
Alex Schwazer, i forconi
e la sindrome di Bambi
Penso che Schwazer
sia solo un debole.
Non un criminale,
non un santo,
né un peccatore redento.
Soltanto un debole.
Vi pare poco? Non lo è,
per uno sportivo
Il rigurgito antisemita
della libera Norvegia
Con la scusa del solito
antisionismo militante
e con il complice silenzio
dei norvegesi, media,
istituzioni e opinione
pubblica, si è venuta
a creare un’atmosfera
da pre-pogrom
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L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 10 AGOSTO 2012
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