Pagina 6 - Opinione del 10-8-2012

Versione HTML di base

II
ESTERI
II
Processo-lampo a Gu Kailai
nella Cina dai mille intrighi
di
STEFANO MAGNI
n Cina lo chiamano il “processo
del secolo”. Di sicuro, quello che
si è celebrato nella città di Hefei,
passerà alla storia come il processo
più rapido del secolo: è durato ap-
pena un giorno. Gu Kailai, moglie
dell’ex dirigente comunista di
Chongqing (ora in disgrazia), Bo
Xilai, è stata dichiarata colpevole
di omicidio. Avrebbe assassinato
l’uomo d’affari britannico Neil
Heywood con una dose di veleno.
Il verdetto sarà emesso nei prossimi
giorni. Gu Kailai rischia la pena di
morte, ma potrebbe salvarsi grazie
ad un’attenuante: Gu avrebbe uc-
ciso perché temeva per la vita di
suo figlio. In tal caso, la condanna
potrebbe essere commutata in una
pena carceraria.
Il caso Neil Heywood è iniziato
lo scorso novembre, con il ritrova-
mento del corpo senza vita dell’uo-
mo d’affari britannico in un alber-
go di Chongqing. All’epoca, Bo
Xilai era il leader del Partito Co-
munista locale ed era considerato
un astro nascente della politica na-
zionale. Con i suoi metodi neo-ma-
oisti, stava conducendo un’opera-
zione di “pulizia” contro i cartelli
della malavita e stava iniziando (co-
me si è appreso più tardi) a spiare
e pedinare anche alti papaveri della
politica di Pechino. Vuoi perché
erano coinvolti in affari loschi, vuoi
I
perché Bo Xilai voleva che lo fos-
sero: per ricattarli e facilitare la sua
stessa ascesa al potere. La sua aspi-
razione era di entrare nel Comitato
Permanente del Politbjuro di Pechi-
no, il vertice del vertice del potere
cinese. Il caso Heywood e lo scan-
dalo Bo Xilai si sono intrecciati.
Durante le indagini sul primo, si è
fatta strada l’ipotesi di omicidio po-
litico: Heywood avrebbe gestito
transazioni finanziarie illegali a fa-
vore del dirigente di Chongqing e
di sua moglie, dopodiché avrebbe
iniziato a ricattarli. Il ricattatore sa-
rebbe diventato ricattabile, a quan-
to risulta. E quindi la moglie di Bo
avrebbe anticipato le mosse, avve-
lenando il businessman. Il Partito,
da un lato ha insabbiato, dall’altro
ha gettato fango. Ha insabbiato le
circostanze della morte di Heywo-
od, su cui non possono esistere più
certezze: il corpo dell’uomo d’affari
è stato subito cremato. Solo un pez-
zo di cuore è stato conservato dalla
polizia locale, su ordine del procu-
ratore Wang Lijun, ex braccio de-
stro di Bo Xilai. Ed ora in disgrazia
come il suo protettore. Bo Xilai è
stato rimosso da tutti i suoi incari-
chi, ma non per il caso Heywood,
bensì per una generica accusa di
“indisciplina”. La moglie Gu Kailai
è stata processata (e già condanna-
ta) per omicidio. Ma nessuno dei
presunti reati economici commessi
da Heywood e dalla “cricca di
Chongqing” è finita sotto la lente
delle indagini.
La storia si concluderà solo il
prossimo ottobre, quando verrà rin-
novato il Comitato Permanente. Se-
condo un osservatore esperto del-
l’élite cinese, il professore
Jean-Pierre Cabestan (dell’univer-
sità di Hong Kong), Bo Xilai avreb-
be potuto aspirare alla carica di ca-
po della Propaganda del Partito,
contendendola a Liu Yunshan e/o
a Wang Yang (gli unici concorrenti
papabili rimasti). In un enorme Pae-
se da un miliardo e mezzo di abi-
tanti, aspirare ad entrare in un ri-
stretto circolo di potere assoluto,
composto da 9 membri, diventa un
gioco senza esclusione di colpi. Nel
quale il rispetto della vita e della
dignità di una persona non viene
neppure preso in considerazione.
K
Francia, è di nuovo linea dura con i rom: due campi nomadi
sono stati sgomberati su ordine del ministero dell’Interno. Ma solo
per motivi di “igiene”
L’esercito egiziano
torna nel Sinai
Appena un giorno
in tribunale
per dichiarare colpevole
di omicidio la moglie
di Bo Xilai, ex dirigente
comunista di Chongqing
caduto in disgrazia.
Perché troppo ambizioso
Consulenza gratis a Pechino
Regalasi know-how italiano
er la prima volta dalla guerra
dello Yom Kippur del 1973,
gli egiziani hanno rafforzato la lo-
ro presenza militare nel Sinai. Se-
condo i termini del trattato di pa-
ce con Israele, il contingente
egiziano nella penisola è limitato
ed ogni rinforzo deve essere ap-
provato da Gerusalemme. In que-
sto caso, non solo c’è approvazio-
ne, ma anche il plauso di Israele.
Perché finalmente, dopo un anno
e mezzo di caos terroristico, il
Cairo ha deciso di riportare ordi-
ne al suo confine orientale. Com-
mentando la decisione egiziana, il
ministro della Difesa Ehud Barak
dichiara che il vicino stia agendo
«con una determinazione che, per
quanto mi ricordi, non ha prece-
denti».
La decisione di mandare più
truppe nella penisola “anarchica”
P
è stata presa dopo l’attentato di
domenica scorsa, al confine con
Israele, che ha provocato 16 morti
fra le guardie di frontiera egiziane.
Il fatto di sangue ha provocato
notevole scalpore nell’opinione
pubblica, perché i militari sono
stati uccisi mentre consumavano
la loro cena iftar, il pasto tradizio-
nale dopo un giorno di digiuno
nel mese sacro del Ramadan. Do-
po il primo raid aereo è iniziato
anche il dispiegamento delle trup-
pe di terra. Nonostante tutto, an-
cora ieri, un’emittente statale egi-
ziana, Nile Tv, dava la notizia di
nuovi scontri a fuoco a El Arish.
Ma fonti ufficiali della sicurezza
del Cairo hanno poi smentito
l’esistenza di una sparatoria vera
e propria, affermando che si sia
trattato di un incidente senza con-
seguenze: un uomo, a bordo di
un’auto priva di targa, avrebbe
sparato alcuni colpi in aria. In
ogni caso, è arrivato l’esercito a
presidiare la zona: centinaia di uo-
mini di rinforzo e decine di mezzi
corazzati stanno tuttora affluendo
nella penisola.
Adesso il problema sarà fra
Gaza e il Cairo. Il regime di Ha-
mas, che sperava di aver trovato
nel presidente Mohammed Morsi
un nuovo alleato, ora si ritrova
con un esercito egiziano ostile alle
porte.
(ste. ma.)
a Cina non è il Burundi. E
l’Italia non nuota nell’oro.
Non si capisce allora perché il no-
stro Paese continui a trattate una
superpotenza economica alla stre-
gua di un Paese del Terzo Mondo,
facendo a Pechino una beneficenza
che assume connotati surreali
quando la si va a contestualizzare
nell’attuale quadro storico-econo-
mico mondiale.
I fatti: l’Italia vanta varie eccel-
lenza. Ma una in particolare è
adocchiata con bramosia da Pe-
chino: la sicurezza alimentare (in-
tesa come controllo della qualità
igienico-sanitaria e nutrizionale
non solo degli alimenti ma anche
dei processi di produzione e tra-
sformazione dei cibi). Non a caso
l’Efsa (European Food Safety
Agency) ha sede a Parma.
Al contrario, la Cina su questo
fronte ha un gigantesco problema:
non passa giorno senza che scoppi
un nuovo scandalo legato al cibo
(ultimo in ordine di tempo il caso
dell’aflatossina, un fungo che può
causare cancro al fegato ed è stato
trovato in vari preparati caseari per
i neonati). Una questione a dir poco
spinosa, che Pechino ha cercato in
tutti i modi di risolvere “in casa” e
senza fare troppa pubblicità (dato
il negativo ritorno di immagine),
anche prevedendo sanzioni altissime
ed in certi casi persino il carcere per
i responsabili di questo disastro. Ma
L
senza successo.
Da qui l’idea di chiedere un aiu-
to all’Italia. Una consulenza a tutti
gli affetti che si è concretizzata nel
progetto “Food Safety Forum in
China”. Una missione istituzionale,
guidata dalla Regione Umbria, a
cui hanno aderito anche il ministero
degli Esteri, quello dello Sviluppo
economico, dell’Agricoltura e della
Sanità.
E che consiste in una serie di se-
minari e forum con le autorità ci-
nesi - in corso anche in questo mo-
mento - attraverso i quali l’Italia
mette al servizio del Dragone la sua
esperienza in materia di sicurezza
a tavola. Mentre in cambio riceve
un bel “tante grazie”.
Ad aprire il progetto a Pechino,
è stato il ministro del Lavoro Elsa
Fornero, che ha sottolineato come:
“la qualità alimentare non si im-
provvisa, perché non si tratta solo
di controllo, ma anche di applicare
pratiche all’avanguardia. Posso di-
re con orgoglio che grazie alla ca-
pacità di controllo degli Enti il si-
stema italiano è il più sicuro al
mondo”. Pratiche all’avanguardia
e capacità di controllo. Un know-
how che il nostro Paese ha fatico-
samente messo insieme in anni di
lavoro. E che, così gentilmente
concesso al Dragone in cambio di
tanta riconoscenza e non meglio
specificati “futuri progetti di coo-
perazione”, pare quasi svalutarsi.
Non valere niente.
A Pechino, oltre a Fornero, sono
intervenuti funzionari del ministero
dell’Agricoltura cinese e dell’Agen-
zia per la qualità alimentare locale.
Poi il forum si è spostato a Ji-
nan, nello Shandong, dove Umbria
e le altre regioni italiane (Lombar-
dia, Campania, Marche, Lazio)
hanno firmato una serie di intese
con le province cinesi per sviluppare
nuovi progetti in futuro. Questa
volta dietro congruo compenso, si
spera. Perché gli enti pubblici spen-
dono ogni anno milioni di euro in
consulenze. E non risulta che quegli
stessi ministeri coinvolti nella mis-
sione cinese ricevano, dai profes-
sionisti di cui si avvalgono, delle
prestazioni in beneficenza.
ELISA BORGHI
www.analisicina.it
Hollande, con i rom è solidale quanto Sarkozy
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 10 AGOSTO 2012
6