Pagina 7 - Opinione del 10-8-2012

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II
CULTURA
II
Studiare inAmerica, gratis e da casa?Yes, you can
di
IRENE SELBMANN
l celebre Mit (Massachusetts In-
stitute of Technology) ha offer-
to il suo primo corso gratuito on
line la scorsa primavera. Secondo
i primi dati, sono già circa
154.000 gli studenti che si sono
iscritti e provengono da più 160
paesi.
A dire il vero, il Mit non è
l’unico prestigioso college ameri-
cano ad intraprendere la strada
dell’e-learning a costo zero.
Anche l’università di Berkeley,
in California, ha annunciato che
renderà alcuni dei suoi corsi di-
sponibili in rete il prossimo au-
tunno, attraverso edX, un portale
lanciato a maggio dall’università
di Harvard e dal Mit, cofinanzia-
to con 60 milioni di dollari. So-
no oltre 120 le università che si
sono dette interessate a parteci-
pare al progetto.
Insomma, da Harvard a Sten-
ford, sono sempre di più le uni-
versità che stanno aprendo alle
masse le loro porte digitali.
Stiamo parlando di istituzioni
che normalmente non sono facil-
mente accessibili a tutti e i cui co-
sti sono decisamente fuori dalla
portata della maggior parte degli
studenti. Cosa sta succedendo?
Qualcuno parla già di rivolu-
zione nel mondo dell’istruzione,
altri rimangono più scettici. Fatto
sta che sono ormai moltissime le
università che mettono a disposi-
zione della rete i propri corsi più
seguiti, in modo totalmente gra-
tuito. Basta una connessione in-
ternet e si possono seguire lezioni
tenute da noti professori, lumina-
ri ed esperti di livello internazio-
nale.
Fino a questo momento, non
era ancora successo che grandi
nomi dell’istruzione universitaria
si unissero al coro.
Ora anche i big si scomodano
ed entrano nella mischia. Si chia-
mano
massive open online cour-
ses
(Mooc) e hanno il potenziale
di cambiare il volto dell’istruzio-
ne superiore, in un momento in
cui anche negli Stati Uniti le uni-
versità non navigano nell’oro, si-
tuazione alla quale si aggiungono
i problemi posti dall’aumento del-
le tasse e del debito degli studenti
che si finanziano gli studi.
Secondo alcuni esperti, si trat-
ta di un sistema che può ridurre
notevolmente i costi legati al nor-
male svolgimento delle lezioni,
nonché espandere in modo signi-
ficativo il numero di studenti. Le
previsioni più ottimistiche parla-
no di un progetto che sarebbe in
grado di portare ad una crescita
sia per quanto riguarda lo svilup-
po economico, sia nel campo
dell’innovazione tecnologica.
I corsi hanno una durata va-
riabile, da alcune settimane a al-
cuni mesi. Certi corsi sono anche
strutturati e organizzati in modo
che gli studenti dei vari campus
possano ottenere dei crediti uni-
versitari una volta portato a ter-
mine con successo il programma
previsto.
Nello spazio virtuale di un
portale, possono organizzare
gruppi di studio, discutere o aiu-
tarsi con i compiti a casa.
Fino ad ora, sono soprattutto
gli studenti più adulti, magari già
I
lavoratori, ad usufruire di questi
strumenti innovativi, con l’obbiet-
tivo di migliorare le proprie com-
petenze e conoscenze. Si tratta
nella maggior parte dei casi di
studenti che non possono permet-
tersi la regolare iscrizione ai cam-
pus, per motivi economici o legati
agli impegni lavorativi.
Dal punto di vista degli scet-
tici, qualcuno avanza giustificati
dubbi sulla validità dei nuovi cor-
si. Ci si chiede se siano seri come
quelli ‘normali’ e come sia possi-
bile capire se qualcuno copia du-
rante i test in rete.
Secondo gli addetti ai lavori,
la serietà dei corsi non è in di-
scussione, dal momento che non
tutti gli iscritti riescono poi a su-
perare le prove d’esame e i pro-
grammi sono ugualmente difficili.
Il portale
Coursera
, fondato da
Andrew Dg e Daphne Koller
dell’università di Stenford, al mo-
mento dell’iscrizione chiede agli
studenti virtuali di accettare, oltre
ai classici
Terms and Conditions
,
anche un
Honor Code
, secondo
il quale gli studenti si impegnano
solennemente a non possedere più
di un account, a non barare du-
rante i quiz, a non passare il com-
pito ai compagni virtuali e a non
fare nulla di illecito che possa mi-
gliorare i propri risultati o sabo-
tare quelli altrui.
Ma una volta sciolto il nodo
della validità e del controllo sullo
svolgimento delle prove, ci si do-
manda anche se sia giusto che vi
siano studenti che pagano miglia-
ia di dollari e studenti che posso-
no ottenere lo stesso ‘prodotto’
in modo totalmente gratuito.
Un ulteriore dubbio riguarda
la convenienza economica di tut-
to questo.
Infatti, se il sistema entrasse a
regime, le università dovrebbero
necessariamente trovare metodi
alternativi per garantirsi un mar-
gine di guadagno.
Coursera
sta
provando a mettere in campo al-
cuni modi per far sì che anche la
disponibilità gratuita dei corsi si
traduca in risultati anche a livello
economico. Stanno ad esempio
pensando di far pagare una quota
per i certificati di fine corso, o per
le aziende che chiedono di poter
contattare gli studenti migliori.
Che funzioni o meno, al mo-
mento il lancio di questi corsi sta
rappresentando una possibilità
unica, specialmente per chi si tro-
va fuori dai confini degli Stati
Uniti, e non solamente per i gio-
vani dei paesi in via di sviluppo,
per i quali non esistono grandi
opportunità di formazione.
Una chance per imparare, cer-
tamente, ma anche qualcosa di
più, che va al di là del piacere le-
gato all’istruzione.
Non è solo cultura, quella che
si offre.
Come spesso accade quando
si parla di Stati Uniti, si offre un
brand, un marchio, un’idea legata
ad un determinato stile di vita.
Un concetto forse falsato, ine-
vitabilmente influenzato dalle se-
rie tv, dai film, dalla musica, ma
un concetto che comunque attira.
Frequentando un corso in rete
di un qualche famoso campus a
stelle e strisce, si ha per un attimo
la sensazione, seppur virtuale, di
studiare in America.
Da Harvard a Stenford,
dal Mit a Berkeley,
sono sempre di più
le università che stanno
aprendo alle masse
le loro porte digitali.
Stiamo parlando
di istituzioni
che normalmente
non sono facilmente
accessibili
a tutti e i cui costi sono
decisamente fuori
dalla portata
della maggior
parte degli studenti.
L’università di Berkeley,
in California,
ad esempio
ha annunciato
che renderà alcuni
dei suoi corsi disponibili
in rete
il prossimo autunno,
attraverso edX,
un portale lanciato
a maggio dall’università
di Harvard e dal Mit,
cofinanziato con 60
milioni di dollari.
Sono oltre 120
le università che si sono
dette interessate
a partecipare
al progetto.
Qualcuno parla già
di rivoluzione
nel mondo
dell’istruzione, altri
rimangono più scettici.
Fatto sta che sono ormai
moltissime
le università
che mettono
a disposizione della rete
i propri corsi più seguiti,
in modo totalmente
gratuito. Basta una
connessione internet
e si possono seguire
lezioni tenute da noti
professori, luminari
ed esperti
di livello internazionale
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 10 AGOSTO 2012
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