Page 1 - Opinione del 10-10-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
Fondato nel 1847 - Anno XVII N.235 - Euro 1,00
DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
Mercoledì 10 Ottobre 2012
delle Libertà
La riforma del Pdl e la democrazia interna
una poderosa sciocchezza la
storia che il rinnovamento del
Pdl dipenda dal tipo di riforma elet-
torale che verrà realizzata. Perché
non è detto che si arrivi sul serio ad
una qualche riforma elettorale e ri-
mane più che possibile che si torni
a votare con l’esecrato Porcellum.
E perché la conferma del maggiori-
tario o il ritorno al proporzionale
non hanno nulla a che vedere con
la questione del rinnovamento del
partito che per vent’anni è stato
l’espressione della maggioranza de-
gli elettori non di sinistra del paese.
Le sciocchezze producono errori.
Ed in questo caso gli errori sono
due. Il primo è che aspettare il mo-
È
mento in cui l’ipotetica nuova legge
elettorale prenderà il via significa
perdere tempo e rischiare di arri-
vare a ridosso delle scadenze elet-
torali senza aver avviato un qual-
che processo di rinnovamento di
un partito considerato ormai de-
cotto dagli ultimi sondaggi. Il se-
condo è che far dipendere il pro-
cesso di rinnovamento dal sistema
elettorale significa aggrapparsi ad
un alibi fasullo che serve a non ri-
conoscere ed accettare le ragioni
vere della crisi del Pdl. Crisi che
non nasce dal Porcellum e che non
può essere risolta dal proporzionale
ma che dipende dalla progressiva
ed irreversibile trasformazione delle
strutture del partito (vertici e qua-
dri intermedi) in una casta chiusa
dedita solo alle lotte interne di po-
tere e totalmente impermeabile alle
istanze ed alle richieste della pro-
pria base elettorale.
Se si vuole procedere effettiva-
mente al cambiamento del Pdl,
quindi, non si deve perdere tempo
prezioso. E, soprattutto, si deve ave-
re il coraggio di risolvere la causa
di fondo che ha causato lo stato di
crisi attuale: l’assenza di un qualche
briciolo di democrazia interna in un
partito in cui il modello cesarista
del leader non è stato contemperato
dall’apertura alla società civile (co-
me all’inizio dell’avventura berlu-
sconiana) ma si è riproposto a tutti
i livelli interni trasformando i cor-
tigiani in piccoli Cesari rispetto ai
propri personali clienti e servitori.
Il rinnovamento, di conseguenza,
va attivato subito e deve necessa-
riamente passare attraverso l’azze-
ramento dei piccoli Cesari e l’appli-
cazione del metodo democratico
all’interno del partito. L’impresa, va
detto con estrema chiarezza, non è
affatto semplice. L’unico che può
realizzarla è sempre e comunque
l’unico e vero Cesare della situazio-
ne, cioè Silvio Berlusconi. Spetta al
leader accendere il motore del gran-
de cambiamento.
Continua a pagina
2
Primarie aperte per un centrodestra“americano”
isogna intendersi sull’obietti-
vo. Salvare il Pdl e il suo ceto
politico, o rifondare il centrode-
stra italiano? Non il centrodestra
nel paese, i milioni di elettori che
non si sono mai fidati e continua-
no a non fidarsi della sinistra, ma
quello dei loro rappresentanti.
Al di là dei passi di danza de-
gli ultimi mesi, da quando è en-
trato in politica, nel lontano
1994,
il Cav è interessato al se-
condo obiettivo. E che non con-
sideri il Pdl un esperimento riu-
scito è ben noto.
Ma ormai le danze del nuovo
centrodestra non le può aprire da
solo: dopo averci provato nel
B
2008,
con i risultati che conoscia-
mo, oggi è legato alla disponibi-
lità di altri ballerini.
I quali, a parole, hanno sem-
pre opposto la pregiudiziale del
passo indietro di Berlusconi e
quindi, fino ad oggi, hanno rispo-
sto picche.
Con l’appello di ieri mattina
siamo ancora nella fase del tatti-
cismo, non della decisione. L’en-
nesimo rilancio per sondare le
reazioni, togliere ogni alibi.
Non è la prima volta, infatti,
che l’ex premier si rende dispo-
nibile a farsi da parte pur di riu-
nire quelli che chiama i “mode-
rati”, ma forse mai in modo così
esplicito. E, soprattutto, a diffe-
renza che in altri momenti, oggi
ci troviamo davvero nei minuti
di recupero. Non solo per il Pdl,
anche per gli altri attori che da
anni puntano a raccoglierne l’ere-
dità ma che, sempre più vicini
all’ora “X”, appaiono imprepa-
rati.
Quello di Berlusconi, dunque,
è sì ancora tatticismo, ma non va
confuso con l’inganno. La dispo-
nibilità a farsi da parte, a non ri-
candidarsi, è reale, ma condizio-
nata a sua volta alla disponibilità
degli altri a riunire il centrode-
stra. A questo punto, la logica
vorrebbe che chi ha posto la con-
dizione del passo indietro del
Cav, vedendola soddisfatta, si sie-
da almeno al tavolo della tratta-
tiva.
Perché, invece, gli attori cui si
rivolge il Cav non vanno a vedere
le sue carte? Cosa ancora impe-
disce un rassemblement del cen-
trodestra? E se a bluffare non fos-
se (solo) Berlusconi, ma quanti
fino ad oggi hanno insistito nel
chiedergli un passo indietro?
Continua a pagina
2
di
FEDERICO PUNZI
Il Pdl è in coma
profondo, ma i “vecchi”
e“nuovi”soggetti
non sembrano
rappresentare alternative
davvero in grado
di “coalizzare”
una massa critica
di elettori avversi
al centrosinistra
di
ARTURO DIACONALE
Se Berlusconi continua
ad essere il valore
aggiunto dei moderati
italiani non avrà alcuna
difficoltà a ricevere
una grande investitura
popolare. Se invece
non lo è più,
dovrà necessariamente
prenderne atto
Cimancava la tassachepiaceaChávez
K
Arriva la Tobin Tax, l’imposta
che ruba ai ricchi per dare al socialismo
reale.
Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli,
ha dichiarato che tra le forme di finan-
ziamento della prossima legge di stabi-
lità ci sarà anche la nuova tassa sulle
transazione finanziaria. Secondo i suoi
più accesi sostenitori, tra i quali il ditta-
tore comunista Fidel Castro, il democra-
tico ma non troppo Hugo Chávez e l’ex
presidente delle favelas, Luiz Inácio Lula
da Silva (un bell’endorsement, non c’è
che dire) metterà finalmente un freno
all’insana tendenza dei mercati a gene-
rare ricchezza attraverso la specula-
zione finanziaria.
Solo per pochi inguaribili malpensanti si
tratta dell’ennesimo balzello sulle spalle
di un paese che vanta una pressione
economica percepita che veleggia am-
piamente oltre il 55% del reddito pro-
dotto. Nonché un’altra palla al piede per
un’economia che fatica già di per sé ad
attrarre investimenti, e non ha certo bi-
sogno di idee per frenarli ulteriormente.
Benvenuti nella Repubblica Bolivariana
Rivoluzionaria col Loden.