Pagina 4 - Opinione del 11-8-2012

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II
ATTUALITÀ
II
Una legge a tutela
di tante famiglie
In questi giorni è in discussione il
ddl sull’affido condiviso, tra i vari
punti la Pas - Sindrome Alienazio-
ne Parentale. Richard A. Gardner,
padre della teoria, indicava i sin-
tomi e puntualizzava che non ne-
cessariamente il genitore alienante
era affetto da un qualche disturbo
che lo portava all’abuso sul figlio.
In una mia ricerca mi sono trovata
a dissentire con questa affermazio-
ne e mi sono posta una domanda:
chi è il malato di Pas? Si può ne-
gare che un genitore, il program-
matore, non sia afflitto da un di-
sturbo se da vita ad un
brainwashing
devastante a danno
del figlio? Si può pensare che un
genitore, l’alienato, non sviluppi
disturbi quali rabbia, instabilità e
altro, se viene dipinto e trattato
come il mostro cattivo? È sperabile
che un bambino, il programmato,
non sviluppi problematiche psico-
logiche che, a breve o lungo ter-
mine, hanno la possibilità di tra-
sformarsi in problemi patologici
che potrebbe non essere in grado
di affrontare sino a farli diventare
danni, sindromi, patologie o ma-
lattie? Le linee di Gardner sono
state dimostrate dal recente studio
di Lavadera, eseguito su 20 bam-
bini di 11 anni che, in base agli ot-
to sintomi rispondevano all’alie-
nazione parentale ed uno gruppo
di controllo di 23 bambini della
medesima età, anch’essi figli di se-
parati, ma non presunti alienati. Si
evince chiaramente che i bambini
sottoposti alla programmazione
sviluppano caratteristiche psicolo-
giche di disturbo: i sintomi riscon-
trati da Gardner. Ed ammette al-
tresì che tali disturbi possono avere
effetti a lungo termine. Nella mia
ricerca ho aggiunto, alle altre pa-
tologie già note la sindrome fibro-
mialgica, per le molte con gli effetti
della Pas. Lo dimostra anche Lo-
wen, che ben descriveva la barriera
muscolare come filtro per le emo-
zioni. Daniele Ugolini, terapista
della riabilitazione, ha voluto la-
sciarmi un contributo significativo
nella ricerca, e scrive «Sappiamo
altresì che un evento che si associa
ad uno stimolo nocicettivo (es.: do-
lore) genera, all’interno delle strut-
ture cellulari predisposte alla regi-
strazione, la sintesi di una nuova
proteina: questa proteina a sua
volta induce una modifica non ere-
ditabile che resterà scritta nel pa-
trimonio genetico cellulare fino a
quando quell’individuo avrà vita».
Così è dimostrato che lentamente
si sta coltivando un futuro malato,
“distruggendo” l’infanzia, pro-
grammando e condannando adulti
e bambini al dolore cronico, con-
segnando la società a pericoli - dal
bullismo infantile alla delinquenza
; creando danni economici al sin-
golo ed alla collettività.
SHEYLA BOBBA
di
CLAUDIO ROMITI
sservando la ridda di propo-
ste politiche che circolano
per affrontare la grave crisi in at-
to, mi sembra che oramai stiano
prevalendo decisamente le illusio-
ni a tutto danno di un sano reali-
smo. In particolare mi continua a
colpire molto negativamente l’idea
di concentrarsi sul pur enorme in-
debitamento pubblico, cercando
la soluzione più facile per ridurne
l’ammontare, anzichè toccare in
profondità gli aspetti strutturali
che si trovano da sempre alla base
dei nostri dissesti economici e fi-
nanziari. Aspetti strutturali che,
come si è costretti a ripetere fino
allo sfinimento, dipendono in
grandi linee dalla distorsione ope-
rata nel nostro sistema da un ec-
cesso di Stato, di spesa pubblica
e, conseguentemente, di tassazio-
ne. Ciò, molto in sintesi, crea in
primo luogo un evidente squilibro
organizzativo sul piano generale,
determinando di conseguenza gli
elementi negativi che affliggono
da molto tempo il paese e che si
sintetizzano in una sola definizio-
ne: bassa crescita.
Quindi, pur con tutti i limiti
imposti dalla nostra democrazia
delle banane, la cosa più ragione-
vole da fare, onde contrastare un
declino sempre più evidente e mi-
naccioso, sarebbe quella di ridurre
O
il perimetro complessivo della po-
litica e della burocrazia imperante.
Un perimetro che, sul piano delle
risorse direttamente controllate,
ha raggiunto il 55% del Pil. Ossia
una percentuale degna di un regi-
me socialista e, per questo, incom-
patibile con ogni tentativo di far
riprendere la corsa alla nostra ap-
pesantita locomotiva produttiva.
Ora, una strategia che punti
alla ripresa economica attraverso
il taglio della spesa e della pres-
sione fiscale, in prospettiva, offri-
rebbe a mio avviso maggiori ga-
ranzie sulla tenuta del nostro
debito pubblico rispetto a qualun-
que tentativo di ridurlo attraverso
operazioni straordinarie, vendite,
dismissioni o versamenti volantari
che siano (quest’ultimi fantasio-
samente proposti dal parlamenta-
re del Pd Portas). Infatti, lasciando
inalterate le attuali competenze
politico-burocratiche e, dunque,
il livello di spesa, un parziale at-
tenuazione dell’indebitamento ser-
virebbe solo a procrastinare di
qualche tempo il fallimento com-
plessivo di un sistema che conti-
nuerebbe comunque a vivere so-
pra le proprie possibilità. Inoltre,
mantenendo inalterata l’attuale,
enorme zavorra pubblica, le risor-
se per una grande vendita del pa-
trimonio pubblico saranno sem-
pre più limitate dagli effetti
recessivi che una tale situazione
determina, proprio come il cane
che si morde la coda. Solo tornan-
do a crescere secondo le nostre
potenzialità sarebbe possibile,
contestualmente ad una decisa at-
tenuazione della pressione fiscale,
predisporre una strategia di con-
tenimento del debito che passi an-
che per l’alienazione di parte “del-
l’argenteria” dello stato. Anche
perchè, gli immobili hanno rag-
giunto un livello tale di tassazione
che chiunque ci penserebbe due
volte ad acquistare qualcosa dalla
mano pubblica, con la prospettiva
di subìre in seguito una serie di
prelievi, per così dire, ballerini.
Soprattutto se dovesse andare al
governo chi, come il partito di
Bersani, fin da ora pensa di intro-
durre pesanti patrimoniali. Pro-
prio non ci siamo.
Le dismissioni non bastano
Bisogna tornare a crescere
Con tutti i limiti imposti
dalla nostra democrazia,
la cosa più ragionevole
da fare per contrastare
un declino evidente
sarebbe ridurre
(e molto) il perimetro
della burocrazia
l nodo sulla data delle elezioni in
Sicilia è stato sciolto. Ieri la giun-
ta regionale siciliana, dopo giorni
di incertezza, ha deciso: si voterà
il 28 e 29 ottobre. La Sicilia quindi
si prepara ad eleggere il nuovo in-
quilino di Palazzo d’Orleans e a
rinnovare l’Assemblea regionale si-
ciliana, dopo le dimissioni il 31 lu-
glio scorso del presidente Raffaele
Lombardo. Aver deciso di non an-
ticipare il voto al 7 ottobre, come
si era ipotizzato in questi giorni, si-
gnifica che vi sono ancora trattative
politiche in corso. O meglio. L’ex
governatore Lombardo non acce-
lerando il ritorno alle urne ha più
tempo per guardarsi intorno e de-
cidere se correre con il Nuovo po-
lo, aprire a destra o a sinistra. Po-
trebbe profilarsi una corsa solitaria
di Mpa, Fli e Mps con Massimo
Russo, attuale assessore alla Sanità,
in tandem con Fabio Granata, can-
didato di Fli. In questo caso, la
mancata convergenza del Nuovo
polo su Crocetta potrebbe avvan-
taggiare Gianfranco Miccichè, lea-
der di Grande Sud, che ieri dal suo
blog ha ufficialmente annunciato
la candidatura con il suo partito.
Infatti il Pd la scelta l’ha già fatta.
Rosario Crocetta, europarlamen-
tare Pd ed ex sindaco antimafia di
Gela, che già il mese scorso aveva
deciso di correre per la poltrona di
Palazzo d’Orleans, è ufficialmente
il candidato dei democratici alla
I
presidenza della Regione. Una de-
cisione condivisa dall’Udc che ap-
poggerà l’ex sindaco, siglando di
fatto un’intesa che anticiperebbe la
strategia nazionale di Casini. «Con
l’Udc - ha dichiarato Crocetta - ab-
biamo firmato un patto civico in-
novativo, rivoluzionario. La deci-
sione dell’Udc di non mettere in
lista indagati è un fatto senza pre-
cedenti». Anche l’Api di Rutelli so-
sterrà l’ex sindaco di Gela. Ma la
candidatura dell’europarlamentare,
almeno al momento, non unisce la
sinistra, anzi. L’Idv non ci sta. Cri-
tica duramente l’asse Pd-Udc e dice
no anche a Claudio Fava, candida-
to di Sel. «Il sostegno dell’Udc a
Crocetta – ha affermato Leoluca
Orlando, portavoce nazionale di
Idv – mi sembra la conferma del-
l’assoluta continuità con il cuffari-
smo e lombardismo». Un appello
ad Orlando a convergere sull’eu-
roparlamentare è arrivato ieri mat-
tina dal segretario regionale del Pd
Lupo (che si è rivolto anche al par-
tito di Vendola per ricompattare il
centrosinistra) e dal senatore Gian-
piero D’Alia, coordinatore dell’Udc
in Sicilia. Invito che il sindaco di
Palermo non ha accolto. Anzi, il
partito di Di Pietro rilancia e an-
nuncia che presenterà un proprio
candidato. Sul fronte del centrode-
stra, la candidatura di Gianfranco
Miccichè, dopo il via libera del pre-
sidente Silvio Berlusconi, sta cre-
ando qualche perplessità tra alcuni
esponenti del Pdl. Giuseppe Casti-
glione, co-coordinatore del partito
in Sicilia, non usa giri di parole:
«Miccichè, non può essere la sintesi
di un centrodestra che, invece, ha
tutte le carte in regola per vincere
le elezioni». E mentre il Pid di Sa-
verio Romano e la Lista civica di
Innocenzo Leontini sosterranno
Miccichè che avrà, probabilmente,
l’appoggio de La Destra, Fli con il
capogruppo all’Ars Marrocco di-
chiara: «Guardiamo a 360 gradi».
La corsa verso Palazzo d’Orleans
è tutta in salita.
ROSAMARIA GUNNELLA
Sicilia: Pd insieme all’Udc
Il Pdl si divide suMiccichè
Berlusconi: «Ruby?
Sarà assoluzione»
K
Gianfranco MICCICHÈ
ono sempre stato assolto, e
sarà così anche per il pro-
cesso Ruby». Silvio Berlusconi non
ha dubbi e professa la sua inno-
cenza in un’intervista al quotidia-
no della sinistra francese,
Libera-
tion
(in edicola oggi). «Una parte
estremista e politicizzata della ma-
gistratura - dice l’ex premier - ha
cominciato a perseguitarmi da
quando sono entrato in politica.
E non ha più smesso. Gli italiani
lo hanno capito e sono con me».
L’intervista a Liberation, però, è
per Berlusconi anche l’occasione
per fare chiarezza su alcune delle
polemiche che lo hanno coinvolto
negli ultimi mesi. «L’ipotesi di
un’uscita dall’euro - spiega per
esempio l’ex premier - è senza
dubbio stata brandita da certi
membri del mio partito in modo
tattico per far cambiare direzione
alla posizione tedesca. Ma nel Pdl
riteniamo tutti che l’uscita dall’eu-
ro sarebbe un disastro. Da parte
mia ho solo detto che di fronte
all’intransigenza sulla disciplina
di bilancio e al rigore, che sono
obiettivi importanti ma insufficien-
ti se non si prendono come con-
troparte misure sulla crescita, il
problema di un’uscita dall’euro fi-
nirà per porsi inevitabilmente, al-
meno per salvare la forza produt-
tiva del nostro Paese». Qualche
battuta, poi, è dedicata alla sua
“ri-discesa in campo”: «Ciò che
«S
mi spinge a continuare a impe-
gnarmi è il senso di responsabilità
verso il mio paese e forse l’ama-
rezza di non aver fatto tutto ciò
che volevo. Il mio ingresso in po-
litica risale al 1994. E questo ha
permesso di evitare che la sinistra
arrivasse al potere, tenendo conto
che in Italia abbiamo una sinistra
che è ancora ancorata alle pratiche
del vecchio partito comunista. È
un merito storico di cui sono fie-
ro». Poi una riflessione sui rappor-
ti tra l’ex maggioranza e l’attuale
governo: «Il Pdl ha sostenuto le-
almente il governo Monti, e que-
sto si è manifestato in Parlamento
con 34 voti di fiducia. Ma è vero
che si tratta di un sostegno critico,
un pungolo per l’adozione di ri-
forme costituzionali e di misure
per la crescita».
(m.l.)
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 11 AGOSTO 2012
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