Page 1 - Opinione del 11-10-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Giovedì 11 Ottobre 2012
delle Libertà
Dopo il passo indietro, ora serve la rottamazione
on basta il passo indietro di
Silvio Berlusconi per consen-
tire al centro destra di tornare ad
essere competitivo con la sinistra.
E non perché Pierferdinando Ca-
sini non sembra fidarsi troppo
dell’annuncio del Cavaliere. E nep-
pure perché Gianfranco Fini, nel
timore di finire marginalizzato in
una futura coalizione moderata,
chiede che il passo indietro venga
immediatamente seguito dalla mes-
sa a punto di un programma di go-
verno che dovrebbe comunque
prevedere una poltrona per l’attua-
le presidente della Camera.
Il passo indietro di Berlusconi
non è sufficiente perché, per ridare
N
al centrodestra la possibilità di bat-
tersi ad armi pari con il Pd di Pier-
luigi Bersani, non può assoluta-
mente bastare cancellare le
diffidenze di Casini e fornire le do-
vute assicurazioni a Fini e far rag-
giungere una intesa tra tutti i mas-
simi dirigenti delle diverse
componenti del centrodestra per
trovare un leader in grado di so-
stituire il fondatore del Pdl. La ri-
nuncia ad una candidatura a pre-
mier di Berlusconi deve andare di
pari passo con un processo di rin-
novamento completo di buona
parte dell’attuale classe dirigente
dell’area moderata. Al passo in-
dietro, in sostanza, deve affian-
carsi la rottamazione. Non quella
delle generazioni passate, che di
fatto è già stata in qualche modo
realizzata. Ma dei vecchi arnesi,
delle glorie vetuste ed ormai da
tempo sfatte, superate, bruciate,
dei rampanti senza testa e delle
teste senza cervello, degli affaristi
senza valori e dei cortigiani senza
una sola idea oltre quella di lu-
crare posti e privilegi alle spalle
del sovrano protettore.
Il passo indietro porta automa-
ticamente alla rottamazione. Per-
ché se esce di scena il leader che
ha retto da solo il sistema bipolare
degli ultimi vent’anni e che ha im-
personificato nel bene e nel male
questa lunga fase politica, a mag-
gior ragione debbono farsi da par-
te tutti quelli che nello stesso pe-
riodo hanno fatto da comprimari
all’attore principale. Se si ritira il
capocomico, si cambia la compa-
gnia con facce nuove, più credibili,
meno compromesse, non coinvolte.
La prudenza di Casini e le resisten-
ze di Fini vanno viste in questa ot-
tica. I due personaggi sono troppo
esperti per non aver capito che al
passo indietro del Cavaliere non
può non seguire nel minor tempo
possibile la rottamazione della par-
te più significativa della vecchia
classe politica di centrodestra.
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Attenti, tornano gli altruisti (con i soldi degli altri)
ono sempre più convinto che
le attuali forze rappresentate
in Parlamento, per le più dispa-
rate ragioni, siano sostanzialmen-
te incapaci di realizzare quel tan-
to auspicato cambio di passo
onde far uscire l’Italia dalla crisi,
arrestando un declino in atto da
molti lustri. E proprio in questi
giorni si è avuta l’ennesima ripro-
va di tale assunto. È stato infatti
approvato dalla commisione La-
voro della Camera un disegno di
legge, che vede come primo fir-
matario il democratico Cesare
Damiano, con il quale, attraverso
una serie di scalini, si vorrebbe
consentire a molti soggetti di an-
S
dare in pensione a 58 anni, con
35
di contributi, fino al 2017.
Ora, il progetto è stato sostenuto
quasi all’unanimità dai partiti,
coinvolgendo nell’ennesimo at-
tentato alla nostra stabilità finan-
ziaria maggioranza e opposizione.
Evidentemente, incuranti dei ben
5
miliardi di nuove spese che una
simile iniziativa comportebbe, gli
stessi partiti hanno pensato bene,
in vista delle imminenti elezioni,
di posizionarsi sulla solita, cata-
strofica linea del cosiddetto “de-
ficit spending”. E così, analoga-
mente a ciò che accadeva durante
la prima Repubblica - in cui oltre
il 90% delle leggi di spesa veni-
vano approvate in forma conso-
ciativa -, anche adesso ci ritrovia-
mo con una classe politica che si
ricompatta in modo formidabile
quando capita l’occasione di uti-
lizzare le risorse pubbliche per i
propri privilegi di casta o per so-
stenere con i soldi degli altri il re-
lativo consenso elettorale. E se
per il momento dobbiamo regi-
strare con soddisfazione l’imme-
diata bocciatura del citato ddl da
parte del governo e della Ragio-
neria dello Stato, dovrebbe risul-
tare evidente a tutti che il ritorno
alla vecchia logica che ci ha con-
dotti sull’orlo del baratro non
potrà che infliggere il colpo di
grazia ad un sistema affetto da
un eccesso di spesa pubblica.
Tanto è vero che proprio sul te-
ma degli esodati, il cui numero
viene continuamente dilatato per
ragioni di consenso, assistiamo
ad una penosa processione me-
diatica, nella quale politici di tut-
te le estrazioni fanno a gara nel
promettere costose scialuppe di
salvataggio previdenziale a destra
e a manca.
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2
di
CLAUDIO ROMITI
Più si avvicinano
le elezioni, più assistiamo
ad una penosa
processione mediatica,
nella quale politici
di tutte le estrazioni
fanno a gara
nel promettere costose
scialuppe di salvataggio
previdenziale
di
ARTURO DIACONALE
L’uscita di scena
del Cavaliere (se reale)
non esaurisce di certo
il rinnovamento
nell’area allargata
del centrodestra.
Anzi, lo avvia e lo rende
inevitabile a tutti
i livelli e in tutte
le attuali strutture
Lazio, anche l’Idv ha il suo Fiorito
K
Nella lotta senza quartiere della
magistratura agli scandali della regione
Lazio, a finire sotto accusa ora è proprio
un alto esponente del partito fondato da
Antonio Di Pietro, l’ex pm “inventore”
della lotta senza quartiere alle corruttele
della politica ai tempi di Mani Pulite.
Lui si chiama Vincenzo Salvatore Maruc-
cio, consigliere dell’Italia dei Valori e ca-
pogruppo del partito alla Regione Lazio:
è stato indagato dalla Procura di Roma
con l’accusa di peculato. A Maruccio i
pm contestano una serie di assegni e
prelievi irregolari dai conti del suo
gruppo consiliare per un ammontare
complessivo di 700 mila euro. Circa
50
mila in meno di quelli che avrebbe
sottratto Franco Fiorito, ribattezzato “er
Batman”, dalle casse del Pdl. Secondo
la procura della Repubblica di Roma,
anche il capogruppo laziale dell’Idv
avrebbe girato parte del denaro sottratto
su conti correnti italiani a lui intestati.
Come diceva Pietro Nenni, «A fare a
gara a fare i puri, troverai sempre uno
più puro... che ti epura». A volte non
serve nemmeno quel qualcuno, se la pu-
rezza non è esattamente un Valore.