Page 5 - Opinione del 12-10-2012

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ESTERI
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I turchi fermano le armi russe
Inizia la nuova lite sulla Siria
di
STEFANO MAGNI
n aereo siriano, proveniente
da Mosca, è stato fatto atter-
rare ad Ankara per un’ispezione. Il
Cremlino non lo ha digerito.
Il governo di Ankara si mette
contro tutti, pur di giocare un ruolo
da protagonista del conflitto civile
siriano? Dall’Anatolia passano tutti
i carichi di armi destinate ai ribelli
siriani, provenienti dal Qatar e
dall’Arabia Saudita. La Turchia è
doppiamente importante, da quan-
do il fronte principale, a luglio, si
è spostato a Nord, nel distretto e
nella metropoli di Aleppo. Per tutto
l’anno non sono mai mancati gli
scambi di colpi di artiglieria fra tur-
chi e regolari siriani. Dall’inizio di
ottobre, però, con il bombardamen-
to di Akcakala (5 vittime) i turchi
hanno iniziato a rispondere in mo-
do più efficace e ad intensificare le
azioni di frontiera. Una legge ad
hoc, approvata dal parlamento di
Ankara, autorizza azioni militari in
Siria. Per ora questa opzione resta
in un cassetto. Il governo Erdogan
non vuole rischiare di inserirsi in
un sanguinoso conflitto civile e de-
ve anche far fronte ad un’opinione
pubblica che (benché i turchi siano
stati colpiti in casa loro) resta molto
ostile a un intervento armato. So-
prattutto perché è contraria all’al-
leanza con gli Stati Uniti.
In questo contesto, già in sé in-
U
candescente, si inserisce la vicenda
dell’aereo dalla Russia. Mercoledì
notte, due caccia F-16 hanno inter-
cettato il velivolo passeggeri, un
Airbus A320 della compagnia di
bandiera siriana Syrian Air, in volo
da Mosca a Damasco. Portava po-
chissimi passeggeri: appena 30 in
tutto. Il governo Erdogan ha preso
la decisione di fermarlo e ispezio-
narlo perché riteneva che traspor-
tasse illegalmente materiale militare.
«
Siamo determinati a controllare
ogni trasferimento di armi ad un
regime (quello di Bashar al Assad
in Siria, ndr) colpevole di massacri
brutali contro i civili – ha dichia-
rato Ahmet Davutoglu, ministro
degli Esteri - È inaccettabile che
questi invii di armi avvengano sul
nostro spazio aereo». L’aereo è sta-
to costretto ad atterrare all’aero-
porto Esenboga, della capitale tur-
ca, dove è stato trattenuto per 8
ore, prima di esser lasciato libero
di completare il suo viaggio. E qui
inizia la lotta fra le due versioni,
quella russa e quella turca. Mosca
ha subito denunciato la decisione
di Ankara, lamentando di non aver
potuto assistere (tramite il loro am-
basciatore) 17 passeggeri con cit-
tadinanza russa. Dal Cremlino è ar-
rivata subito una secca smentita
alla tesi del governo Erdogan: sul-
l’aereo, secondo i russi, non ci sono
mai state armi, né equipaggiamento
militare. Dunque la sua intercetta-
zione è solo un mero atto di gra-
tuita intimidazione, o di “pirateria
dell’aria”, come l’ha definita il re-
gime di Damasco. Questa spiega-
zione non è priva di logica: la Fe-
derazione Russa è ufficialmente
alleata della Siria, sul cui territorio
mantiene anche una grande base
navale. I trasferimenti di armi, equi-
paggiamento, materiale bellico e
personale avvengono alla luce del
sole, con trasporti militari, seguen-
do rotte sicure. Nel pomeriggio, pe-
rò, è arrivata la contro-versione tur-
ca: in conferenza stampa, il premier
Recep Tayyip Erdogan ha dichia-
rato che l’ispezione abbia portato
al ritrovamento di munizioni, di
fabbricazione russa. D’ora in poi il
braccio di ferro non sarà solo fra
Ankara e Damasco. Ma anche fra
Ankara e Mosca.
Danville: il duello dei numeri 2
K
Ieri sera si è svolto il dibattito dei candidati vicepresidenti:
Paul Ryan e Joe Biden. Al Centre College di Danville (Kentucky), tea-
tro del faccia-a-faccia, gli studenti avevano già simulato lo scontro...
CasoAbigail Fisher
l’apartheid ribaltato
UnAirbus siriano con 30
passeggeri a bordo
è stato fatto atterrare
adAnkara.Mosca grida
allo scandalo.
La Turchia denuncia
un suo carico
clandestino di munizioni
I talebani pakistani spiegano
il tentato omicidio di Malala
bigail Noel Fisher è una brava
studentessa americana, scarta-
ta dall’Università del Texas, nel
2008,
solo per il colore della sua
pelle. Che è: bianco. Abigail è una
graziosa ragazza dalla pelle chia-
rissima e i capelli rossi. Oggi queste
caratteristiche sono una barriera
all’ingresso. Il test della signorina
Fisher era andato bene, aveva i sol-
di necessari per pagare la retta, ma
a lei sono state preferite altre stu-
dentesse dalla pelle più scura. Solo
per una questione statistica: il ri-
spetto di una quota del 20% di
ammissioni di studenti afro-ameri-
cani e latino-americani. La ragazza
ha fatto causa e il suo caso è finito
ieri alla Corte Suprema. La senten-
za che si prepara è importantissima,
perché potrebbe confermare o por-
re fine alla “discriminazione posi-
tiva” (affirmative action) che fissa
A
quote razziali di ingresso a favore
delle minoranze etniche. L’Univer-
sità del Texas è doppiamente sim-
bolica. Più di mezzo secolo fa, uno
studente afro-americano, Heman
Marion Sweatt, venne scartato dal-
lo stesso ateneo, dalla facoltà di
Giurisprudenza. Non per motivi
economici, né perché non fosse suf-
ficientemente dotato in materia giu-
ridica. Ma solo per il colore della
sua pelle. Proprio come Abigail No-
el Fisher. Nel 1950, con la sentenza
Sweatt contro Painter”, le univer-
sità furono obbligate a garantire
pari diritti di accesso a tutti gli stu-
denti, indipendentemente dal colore
della loro pelle.
In questo sessantennio di acqua
ne è passata sotto i ponti. Ma
l’apartheid resta: alla rovescia.
Un’altra sentenza storica, “Grutter
contro Bollinger”, del 2003, ha ri-
dato importanza determinante al
colore della pelle. Il motivo? «Le
discussioni nelle aule sono più vive,
animate, interessanti e illuminanti,
quando abbiamo la più grande va-
rietà di origini degli studenti». O
almeno così credevano i giudici su-
premi di allora. Il caso Abigail è
un’occasione più unica che rara per
mettere alla prova il razzismo ame-
ricano. Adesso è la sinistra progres-
sista che sostiene la causa della di-
scriminazione, se è fatta “dalla
parte giusta”.
GIORGIO BASTIANI
o fatto sogni terribili ieri,
con gli elicotteri militari
e i talebani. Ho di questi incubi
da quando è iniziata l’operazione
militare nella valle dello Swat.
Ho paura di andare a scuola per-
ché i talebani hanno emesso un
editto che vieta alle ragazze di
andare a scuola. Solo 11 studenti
erano presenti in una classe di
27.
Il numero diminuisce a causa
dell’editto talebano. Sulla strada
da scuola a casa ho sentito un
uomo dirmi: “Io ti ucciderò”. Ho
accelerato il passo… con mio
gran sollievo ho scoperto che sta-
va parlando al suo cellulare e sta-
va minacciando qualcun altro».
Così iniziava, nel gennaio del
2009,
il blog in lingua urdu di
Malala Yousafzai, di Mingora,
valle dello Swat, Pakistan occi-
dentale. Aveva 11 anni. Oggi è
considerata “fuori pericolo” dalle
autorità sanitarie pakistane, dopo
che le è stato rimosso un proiet-
tile dalla testa. Si è salvata per
miracolo da un attentato dei Ta-
lebani, che le volevano chiudere
la bocca per sempre. Benché cre-
sciuta in una delle più remote
aree del mondo, la valle dello
Swat, una regione semi-autono-
ma al confine tra Pakistan e Af-
ghanistan, Malala conosce bene
l’inglese, sa scrivere bene, non ha
paura di esporre la sua vita su In-
ternet. In poco tempo è diventata
«
H
una celebrità. Il suo blog era or-
mai parte del network della Bbc
asiatica, considerato una delle
fonti primarie di documentazione
sulla condizione delle donne e
delle ragazze in una zona domi-
nata dai talebani. Nel 2011 era
stata candidata al Children’s Pea-
ce Prize dalla Kids Rights Foun-
dation. Nello stesso anno era sta-
ta premiata dal governo di
Islamabad con il National Peace
Award (premio nazionale per la
pace).
Forse era troppo celebre per
essere tollerata a lungo dai tale-
bani. I guerriglieri islamici, ben-
ché duramente provati dalla cam-
pagna militare pakistana per
ripristinare l’ordine nello Swat
(“
l’operazione militare” di cui
parlava Malala nel suo blog), tut-
tora spadroneggiano, minacciano
e conducono attentati. Con una
rivendicazione scritta, pubblicata
ieri, l’organizzazione Tehrik-e Ta-
liban del Pakistan ha spiegato le
ragioni del mancato delitto della
ragazzina: «Coloro che lanciano
una campagna contro l’Islam e
la shariah (legge coranica, ndr)
saranno uccisi dalla shariah». La
rivendicazione spiega che il ten-
tativo di uccidere una ragazzina
minorenne sarebbe giustificato
anche dal Corano. Citano, quale
esempio religioso (tratto dalla
biografia di Maometto di Ibn Hi-
sham, una fonte del IX Secolo),
la poetessa Assma, figlia di Mar-
wan, che criticava e ridicolizzava
Maometto. Il Profeta le mandò
un uomo cieco Umair, figlio di
Adi, che la uccise con la spada.
Maometto disse (secondo l’antico
biografo): “Se qualcuno vuol ve-
dere un uomo che ha fatto trion-
fare Dio e il Suo Messaggero, che
guardi Umair figlio di Adi”. «Se
qualcuno di voi pensa che Mala-
la sia stata colpita a causa della
sua educazione, si sbaglia. Malala
è stata colpita per il suo ruolo di
avanguardia nella predicazione
del secolarismo e della cosiddetta
moderazione illuminata. Anche
coloro che seguiranno il suo
esempio in futuro, saranno col-
piti ancora da Tehrik-e Taliban».
(
ste. ma.)
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 12 OTTOBRE 2012
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