Page 6 - Opinione del 12-10-2012

n questi anni si è fatto di tutto per ridurre
l’offerta di vino dall’Italia: contributi Ue
per l’espianto, difesa ad oltranza del sistema
dei diritti di reimpianto dei vigneti, blinda-
tura delle denominazioni di origine. Il tutto
seguendo il karma del ridurre e controllare
il potenziale produttivo. Sembrerebbe che
il problema più grosso in Italia siano i troppi
vigneti e tutto converge per ridurli. E infatti
ci siamo riusciti bene, siamo passati da 1
milione e 143.000 ha del 1982, ai 770.000
ha del 2011. Attualmente l’Italia è il terzo
paese produttore a livello mondiale. Le rea-
zioni alle liberalizzazioni sono in genere
emotive e scomposte, paventando l’invasione
di vigneti anche sulle
piazzole delle autostrade,
scenari di prezzi in cadu-
ta libera... Ma la realtà
appare ben diversa. Le
scorte sono in continuo
assottigliamento e il vino
comincia letteralmente a
scarseggiare. Molti hanno
detto che questa situazio-
ne è un bene, sopratutto
per gli agricoltori. Ma se
ques’ultimi sono contenti,
bisognerà chiederci se
questa allegria sarà capa-
ce di contagiare anche i
consumatori, italiani ed esteri che saranno
raggiunti da aumenti considerevoli. Molti
commentatori sono spesso in preda a facili
entusiasmi quando vedono i prezzi in au-
mento, ma come ci ricorda ancora l’articolo
in questione: «Il rischio è che su molti pro-
dotti si scateni una guerra al centesimo se
I
la distribuzione non sarà disposta a recepire
le pur legittime istanze del segmento imbot-
tigliatori, schiacciati tra prezzi in rialzo da
una parte, aumento dei costi delle materie
prime e dei materiali sussidiari dall’altra».
L’ultima parola spetterà comunque al con-
sumatore. Di sicuro, in un mercato estre-
mamente competitivo come quello odierno,
questa situazione creerà delle tensioni enor-
mi, con passaggio di quote di mercato da
vini di un paese ad un altro, la cui riconqui-
sta, laddove immaginabile in un futuro, non
potrà che avvenire a costo di sforzi straor-
dinari. Certamente il settore agricolo, e quel-
lo viticolo in particolare, non sono caratte-
rizzati già di per sé di
una elasticità di adatta-
mento significativa, il
che, combinato con la
pressione, spesso più
ideologica che determi-
nata dallo studio dei fatti
del controllo dell’offerta,
ci porta alla poco invi-
diabile situazione di ave-
re richieste di vino dal-
l’estero che non potranno
essere soddisfatte, quote
di mercato messe su un
piatto di argento per i
concorrenti, margini in
diminuzione. Tutto questo avviene in uno
dei settori di punta dell’economia italiana,
con prospettive in crescita e l’unico in grado
di sollevare la bilancia commerciale in cam-
po agricolo.
GIANPAOLO PAGLIA
lavalledelsiele.com
econdo quanto apprendiamo, il Se-
nato si appresta a votare una rifor-
ma della legge elettorale che prevede la
reintroduzione del voto di preferenza. Tale
scelta è stata caldamente sollecitata da al-
cuni esponenti del Pdl. Ma à mancato -
per ragioni che comprendiamo perfetta-
mente - un luogo adeguato di discussione
e di confronto interno su questa materia.
Gli autori di questa lettera, la cui fedeltà
politica al Pdl è piena e non verrà messa
in discussione qualunque sia l’esito di que-
sta vicenda, sono però in totale disaccor-
do sulla scelta delle preferenze. Tale me-
todo, che solo in apparenza restituisce
all’elettore il diritto di
decidere, in realtà pre-
senta gravi e molteplici
controindicazioni: il co-
sto elevatissimo delle
campagne elettorali in-
dividuali, inevitabile an-
ticamera della corruzio-
ne (i tentativi di
imporre limiti alle spese
sono del tutto irrealistici
e produrranno solo ul-
teriore malcostume), e
l’influenza delle lobby e
degli interessi particola-
ri, più o meno leciti, che
determina la scelta degli eletti (diffuso vo-
to di scambio e concreto rischio di infil-
trazioni della mafia e delle altre forme di
criminalità organizzata). La Prima repub-
blica è morta di preferenze, tanto è vero
che fu unanime la decisione di abbando-
nare questo sistema. E più recentemente,
«
S
i tanti episodi di malcostume personale
che stanno emergendo nelle Regioni, nelle
quali è in uso il sistema delle preferenze,
costituiscono un sintomo rivelatore. Si
tratta, poi, di un meccanismo che potreb-
be portare il Pdl a lotte intestine e fram-
mentazione. Per tutte queste ragioni gli
autori di questa lettera sono contrari alla
scelta delle preferenze, mentre sono con-
vintamente favorevoli ad altri modelli
elettorali che consentano di ricuperare il
rapporto fra elettori ed eletti (sistema del-
le liste corte, come in Spagna, sistema dei
collegi, un misto di entrambi ecc.). Desi-
deriamo esprimere fin d’ora queste nostre
considerazioni prima
che si addivenga ad una
scelta definitiva, nella
speranza che esse pos-
sano costituire un mo-
tivo di ulteriore rifles-
sione prima di una
scelta di voto parlamen-
tare».
Tra i firmatari: An-
drea Orsini, Enrico La
Loggia, Peppino Calde-
risi, Giuliano Cazzola,
Antonio Martino, Ste-
fania Prestigiacomo,
Manlio Contento, Gian-
carlo Mazzuca, Mario Pescante, Jole San-
telli, Eugenia Roccella, Giuseppe Cossiga,
Mariella Bocciardo, Riccardo Mazzoni,
Melania Rizzoli, Fiamma Nirenstein, Ma-
rio Pili, Mario Valducci, Isabella Bertoli-
ni.
I 40 deputati del Pdl
contro le preferenze
Una riforma del genere
conterrebbe non pochi
lati negativi. Il costo
elevato delle campagne
elettorali individuali
è solo uno dei motivi
per cui questa
andrebbe evitata
Il mercato del vino Ue
tra libertà e restrizione
In genere, le reazioni
alle liberalizzazioni
sono emotive
e scomposte, paventando
l’invasione di vigneti
anche sulle piazzole
delle autostrade, scenari
di prezzi in caduta libera
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 12 OTTOBRE 2012
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