II
POLITICA
II
Siamo tutti (o quasi)
complici di Beppe Grillo
Colpevole-innocente
o innocente-colpevole?
La fantarivoluzione
sicula di Crocetta
rchiviate le elezioni, gli slogan
elettorali e l’euforia per la vit-
toria, adesso è tempo di mettere in
pratica quello che fino all’altra sera
da Palermo ha tenuto a ribadire
alle migliaia di persone accorse in
Piazza Castelnuovo, in occasione
della festa per la sua elezione:
«
Stiamo facendo la rivoluzione».
Già, perché Rosario Crocetta, neo
presidente della Regione siciliana,
che promette «una regione a sette
stelle», dice stop agli sprechi, ai
privilegi, ai consulenti, alle 13 par-
tecipate della Regione, una spen-
ding review che, secondo il neo go-
vernatore, porterebbe ad un
risparmio di 1,5 miliardi di euro,
ha davanti a sé una difficilissima
partita. Una partita che non si può
giocare solo con annunci o nomine
di assessori che incontrano il fa-
vore popolare. Una crociata contro
gli sprechi che non risparmierà
nemmeno i ventuno addetti stam-
pa di Palazzo d’Orleans che, se-
condo Crocetta, «basterebbero per
stampare il Corriere della Sera».
Inoltre, c’è da considerare che oltre
a dover fronteggiare una regione
al dissesto finanziario, l’ex sindaco
di Gela è alla ricerca di una mag-
gioranza nell’Assemblea regionale
siciliana, dal momento che può
contare solo su 38 deputati su 46,
necessari appunto per la governa-
bilità. «La maggioranza siete voi,
se non lo capiranno si torna al vo-
A
to e vedremo chi vincerà», ha af-
fermato dal palco del Politeama
un abile Crocetta per riscuotere gli
applausi e l’entusiasmo dei presen-
ti. Belle parole ad effetto ma che il
neo governatore sa bene che ri-
mangono tali. Dalla prossima le-
gislatura, infatti, all’Ars entreranno
70
deputati e non 90 come gli at-
tuali. E quali parlamentari rinun-
cerebbero volentieri al proprio
scranno, che mai come in queste
elezioni è stato difficile conquista-
re, in nome della “rivoluzione cro-
cettiana”? E sulla sua nuova giun-
ta, di cui i nomi certi sono Franco
Battiato e Lucia Borsellino, Cro-
cetta sembra non avere fretta. Per
completare la sua squadra, infatti,
attenderà la prima seduta dell’Ars
e l’elezione del suo presidente, pre-
vista per la fine del mese. Ma il
primo vero scoglio che il neo go-
vernatore dovrà affrontare sarà
l’approvazione del bilancio regio-
nale che rischia di farlo inciampare
nell’esercizio provvisorio (una co-
stante negli ultimi anni) che aggra-
verebbe ulteriormente la situazione
non già facile. E non certamente
con le poetiche canzoni del desi-
gnato assessore-artista Battiato po-
trà ricoprire la voragine dei conti
della Regione che tra debito con-
solidato, entrate “fantasma” e im-
pegni di spesa ammonta ad oltre
41
miliardi di euro.
ROSAMARIA GUNNELLA
di
CLAUDIO ROMITI
no dei gravi problemi di que-
sto disgraziato Paese è rap-
presentato dalla dominante pre-
senza di una cultura economica di
stampo keynesiano, con la quale
si ritiene dogmaticamente che
l’unico modo per rilanciare la cre-
scita e lo sviluppo passi per una
continuo intervento dello Stato sul
piano della spesa pubblica. E tra
i più accreditati teorici di questa,
a mio avviso, fallimentare dottrina
c’è lo storico dell’economia Giulio
Sapelli, il quale viene masochisti-
camente invitato in molti talk
show televisivi a spiegare la bontà
delle sue ricette.
Proprio domenica scorsa, nel
corso di
In Onda
(
trasmissione di
La7), il nostro ha lasciato di stuc-
co i coraggiosi liberali in ascolto
sparandola veramente grossa.
In sostanza, ha proposto di isti-
tuire una sorta di autorità tran-
snazionale per la reindustrializza-
zione dell’Europa. Un organismo
rigorosamente pubblico che, pa-
role sue, sia in grado di coordinare
le imprese private che operano nei
vari settori, evitando le deleterie
lotte intestine che connoterebbero
soprattutto le nostre piccole e me-
die aziende.
Evidentemente se a Giulio Sa-
pelli viene in mente nientemeno
che riesumare il fantasma del Go-
U
splan sovietico - ossia la Commis-
sione statale per la pianificazione
economica - per rilanciare l’indu-
stria italiana ed europea, ciò signi-
fica che egli non ha alcuna fiducia
nella forza e nella capacità spon-
tanea della società, la cosiddetta
mano invisibile di smithiana me-
moria, di migliorare le cose. E seb-
bene i dogmi applicati dell’inter-
ventismo statale ci stiano portan-
do inesorabilmente verso il bara-
tro del fallimento, i loro falsi pro-
feti vengono spesso chiamati ad
esporli pubblicamente senza un
reale contraddittorio.
Tanto è vero che nel corso del
citato programma, a far da con-
traltare alle deliranti teorie del Sa-
pelli vi era il sottosegretario allo
Sviluppo economico, Claudio De
Vincenti, il quale, senza batter ci-
glio di fronte alle fantasiose teorie
sapelliane, ha candidamente am-
messo di esser anch’egli un ferven-
te sostenitore della visione keyne-
siana.
Dunque, se pure dalle stanze
alte del governo tecnocratico ema-
na l’idea che solo attraverso una
azione deliberata della burocrazia
pubblica sia possibile organizzare
lo sviluppo, non ci stupisce affatto
che il nostro Paese chiuderà il
2012
in grave recessione, con scar-
se prospettive di ripresa anche per
l’anno successivo. Ma cionono-
stante il mainstream mediatico
non sembra riuscire a proporre al-
tra via d’uscita alla crisi che quel-
la, pur in diverse salse, di un sem-
pre più massiccio intervento dello
stato. Intervento che, in ultima
analisi, non può che legare ancor
più strettamente le mani a chi
avrebbe ancora un barlume di vo-
glia di intraprendere. Non ci resta
che emigrare.
Un fantasma (keynesiano)
si aggira per l’Europa
o premettiamo: anche le successive righe
dovranno, per forza di cose, essere con-
siderate (nel loro piccolo) parte integrante
della grande messinscena costruita da quel
grande uomo di spettacolo che si chiama
Beppe Grillo. Il quale, in barba ad un’opi-
nione pubblica che lo guarda con un misto
di interesse e scetticismo, ha messo in piedi
un piano mediatico che definire diabolico sa-
rebbe quanto meno riduttivo. La tattica adot-
tata dal comico genovese è, infatti, piuttosto
lampante. Grillo dice che i quotidiani fanno
schifo e sono al servizio dei poteri forti? I
quotidiani scrivono che Grillo ha attaccato
i giornali. Grillo intima ai suoi di non pre-
sentarsi in talk show televisivi? Le tv riferi-
scono che Grillo ha vietato ai suoi di andare
in tv. Grillo si tuffa in acqua e raggiunge la
Sicilia a nuoto? Gli organi di informazione
(
al servizio dei poteri forti) scrivono che Gril-
lo ha raggiunto la Sicilia a nuoto. Si potrebbe
andare avanti quasi all’infinito. Il “dominus”
del M5S ha oramai scelto in modo evidente
L
questa strategia nella quale sono/siamo in
molti ad essere complici più o meno volon-
tari. Grillo ed il suo guru-ispiratore ottengono
in questo modo un doppio obiettivo: evitano
che qualche loro adepto faccia qualche figu-
raccia in pubblico (e, di conseguenza, la faccia
fare all’organizzazione), ottengono uno spazio
forse inaspettato sugli organi di informazione.
Una soluzione, peró, ci sarebbe: quella di sfi-
dare il barbuto padre-padrone a continuare
la propria campagna elettorale tramite il suo
blog perché tutte le testate giornalistiche ne
ignorano le gesta, le parole, le provocazioni,
le teatralitá, le follie verbali, le assenze di pro-
grammi elettorali tangibili che non siano i
soliti slogan anti politica vomitati al vento.
In altre parole, le testate giornalistiche “serve
dei poteri forti” ed i loro giornalisti prezzolati
non si occupano piú del M5S e dei suoi pa-
droni: silenzio totale. Volete scommettere che
il comico ed i suoi spalleggiatori avrebbero
il coraggio di gridare contro la censura?
GIANLUCA PERRICONE
ella vicenda processuale di Vasco Er-
rani, governatore dell’Emilia Romagna,
assolto dall’accusa di falso ideologico in
atto pubblico e favoreggiamento, c’è un
aspetto che non convince. Non si vuole esa-
minare, in questa sede, né la vicenda giudi-
ziaria, né la “storia Terremerse” che è stata
all’origine di tutto e che prende spunto da
presunti abusi ed irregolarità nel milione di
euro concesso nel 2005 dalla Regione Emilia
Romagna alla cooperativa agricola (deno-
minata appunto Terremerse) presieduta da
Giovanni Errani, fratello maggiore di Vasco,
per costruire una cantina vinicola a Imola.
Ci si vuole soffermare, invece, sulla sentenza
emessa dal Gup di Bologna, Bruno Gian-
giacomo, con la quale lo stesso Errani è sta-
to assolto - al termine del rito abbreviato -
«
perchè il fatto non sussiste».
La sentenza non convince e non perché
l’assolto sia un esponente politico del Pd giu-
dicato, nella fattispecie, da un giudice di Ma-
gistratura Democratica. Siamo invece piut-
N
tosto perplessi (diciamo da profani) di fronte
alla richiesta dell’accusa - che per Errani ave-
va chiesto una condanna a sedici mesi (ridotti
di un terzo per il rito abbreviato) - confron-
tata con la sentenza emessa dal Gup in base
alla quale il fatto contestato al Governatore
emiliano neppure sussisteva. È vero che la
posizione di Errani era stata “stralciata” da
quella degli altri imputati, ma i conti comun-
que non tornano: questione di diversa lettura
ed interpretazione dei fatti e delle prove tra
accusa e Gup? Non lo sappiamo, ma si ha
la sensazione che tra richiesta di condanna
e sentenza emessa ci sia un abisso: una di-
stanza “interpretativa” che ha portato l’av-
vocato Alessandro Gamberini, difensore di
Errani, a dichiarare che «l’azione penale non
doveva nemmeno essere promossa, valuta-
zioni sbagliate hanno condotto a scelte sba-
gliate». Delle due una: o si è chiesto di con-
dannare ad un anno e quattro mesi un
innocente, o è stato assolto un colpevole.
(
g. per.)
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 13 NOVEMBRE 2012
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