Page 4 - Opinione del 14-10-2012

II
POLITICA
II
Ha più colpe Fiorito o i tanti che l’hanno votato?
di
MICHELE SANTULLI
utti addosso all’amato Fran-
cone, messo perfino in prigio-
ne pur se non in mezzo agli altri
detenuti, ma in una cella a parte
poiché con Fiorito non si tratta di
furti di mele o di polli, ma di cose
più amene e leggere, come quelle
di quell’altro grande della cosid-
detta Margherita che anziché te-
nerlo in gattabuia con gli altri con-
dannati, viene affidato addirittura
ad un convento di francescani on-
de continuare a godere la vita pur,
parrebbe, senza ostriche e cham-
pagne, dopo tutti i soldi dei citta-
dini che ha bruciato e rubato e di-
vorato anche lui. Ma Fiorito è
tutt’altro, è differente, è una poesia
ambulante: è un ingenuo, non sa
quello che fa, è una vittima, è un
puro. È come l’apprendista strego-
ne che, improvvidamente, inizia a
mescolare gli elementi, a sua insa-
puta, per poi far sprigionare so-
stanze e ombre che non riesce più
a controllare e a padroneggiare. È
come il ladro di cianfrusaglie che
viene messo a lavorare in un de-
posito di rame o l’ubriacone mes-
so a pulire le botti e le damigiane
o l’elefante nel negozio di porcel-
lane o l’analfabeta in una biblio-
teca o un cane in un museo o il
maiale davanti alle perle che gli
hanno buttato davanti. E quindi
avviene che tutta l’Italia, e non solo
l’Italia, sta immaginando in che
modo Fiorito con la sua bella bar-
ba poteva succhiare le squisite
ostriche della Normandia o della
T
Bretagna e poi afferrare la coppa
piena di bullicante champagne da
80
euro la bottiglia di tre quarti e
tracannarla di un fiato: che spet-
tacolo stimolante! Ancora di più
stimolante se si pensa che tutto av-
viene coi soldi pubblici e poi si ap-
prende che i bambini a scuola van-
no al bagno e non trovano la carta
igienica o il sapone perché non ci
sono i soldi e che per la stessa ra-
gione si sono reintrodotti i tickets
per le medicine e le visite…..
In realtà da sanzionare e da im-
prigionare non è dunque il povero
Fiorito ma colui che lo ha eletto,
che, a dispetto delle raccomanda-
zioni di chi qualcosa intravedeva,
lo ha indotto in tentazione, gli ha
messo in mano strumenti a lui sco-
nosciuti quali onore, lealtà, one-
stà, capacità manageriali, interesse
pubblico, rispetto della legge e del-
la legalità. Come poteva l’ingenuo
e puro Fiorito tanto caro agli ana-
gnini, conoscere siffatta ardua stru-
mentazione? Perciò diciamolo
chiaramente: da condannare, e sen-
za pietà alcuna, sono i ventimila e
passa elettori che gli hanno dato il
loro suffragio, la loro preferenza,
senza verificare, controllare, valu-
tare il suo comportamento quale
consigliere prima e sindaco poi di
Anagni per anni e anni. È poco
credibile e anche contro natura ri-
tenere che nella, diciamo, ammini-
strazione dell’antica Anagni si sia
comportato diversamente da quel-
lo che ha fatto alla Regione. Quin-
di elettorato improvvido, superfi-
ciale oppure venduto, ingannato
dalle cenette e convegni mangiatori
a spese della befana Fiorito, elet-
torato turlupinato e rimbambito
dalle promesse e dal vuoto verba-
lismo e magari anche da qualche
famoso buono benzina o qualche
prebenda in contante. Sono i suoi
elettori che vanno condannati, ai
quali si dovrebbe perfino togliere
il diritto al voto, visto l’uso che ne
hanno fatto: mettere alla berlina
nazionale un personaggio di tale
caratura! E quindi inimmaginabile
aspettarsi che si fossero recati dal
loro eletto non dico per prenderlo
a calci o a monetine in faccia ma
quantomeno, indignati o ancora
meglio disgustati come direbbe
don Ciotti, a chiedere rimedi e sod-
disfazione per l’offesa arrecata e
imporre la restituzione del maltol-
to. Come pure in prigione andreb-
bero messi tutti i sindaci e autorità
di controllo che hanno accettato e
autorizzato e consentito che ai cit-
tadini dei loro comuni venisse im-
posta una pubblicità elettorale vol-
gare ma soprattutto faraonica,
unica al mondo civile, che ha let-
teralmente inquinato palazzi e am-
biente e territorio e l’anima di non
pochi cittadini, per mesi. La più
violenta e la più gigantesca: interi
palazzi avvolti o tappezzati dagli
striscioni di giganteschi “Fiorito”:
una pubblicità sfrontata e impudi-
ca, in una provincia, quella di Fro-
sinone, sempre agli ultimi posti nel-
le graduatorie dei capoluoghi
italiani, grazie ai suoi cosiddetti
amministratori politici. Quindi re-
probo e colpevole non è l’ingenuo
Er Batman esibizionista e illettera-
to, ma i suoi elettori e, a pari grado
di colpa, i sindaci che gli hanno
consentito di irrompere in modo
così invasivo e volgare nella inti-
mità dei cittadini. Ma a proposito:
i sindaci hanno fatto pagare a Fio-
rito la sua campagna pubblicitaria
durata mesi, in alcuni luoghi anche
dopo le elezioni? È da dubitare co-
me pure arduo a comprendere co-
me mai la Corte dei Conti non ad-
debita gli introiti mancati per la
pubblicità personalmente ai sindaci
che supinamente hanno acconsen-
tito a tale osceno spettacolo a dan-
no della dignità e del buon gusto.
In tale contesto di lassismo e di
rinuncia da parte dei sindaci e in
qualche modo anche da parte dei
cittadini in merito a tali forme di
propaganda elettorale, va anche
annotato in che modo i media no-
strani sia cartacei e sia telematici
se ne sono occupati. Non parliamo
della opposizione altrettanto man-
gereccia che Fiorito solo con più
discrezione e tatto, nel complesso
ancora più reproba e colpevole che
gli elettori e i sindaci.
Combattere la‘ndrangheta in stileMinorityReport
unedì prossimo s’insedieran-
no, e con pieni poteri, i tre
commissari che per 18 mesi do-
vranno guidare il Comune di Reg-
gio Calabria: giunta e consiglio
sono stati sciolti dal Consiglio dei
ministri per contiguità con la cri-
minalità organizzata, su proposta
del ministro dell’Interno (Anna-
maria Cancellieri). I tre commis-
sari (Vincenzo Panico, Giuseppe
Castaldo e Dante Piazza) eserci-
teranno le attribuzioni spettanti
al Consiglio, alla giunta ed al sin-
daco: secondo quanto prevede la
legge che regola lo scioglimento
dei consigli comunali per mafia.
«
L’Amministrazione comunale di
Reggio Calabria sciolta per con-
tiguità mafiose si è posta in linea
di continuità con l’Amministra-
zione precedente...», scrive il mi-
nistro dell’Interno nelle sei pagine
di decreto che accompagnano il
provvedimento di scioglimento
firmato dal presidente della Re-
pubblica: un documento pubblico,
notificato ai commissari prefettizi
e pubblicato sulla Gazzetta Uffi-
ciale.
«
Il provvedimento assunto dal
governo nell’ultima seduta del
consiglio dei ministri, riguardo lo
scioglimento del consiglio comu-
nale di Reggio Calabria, penalizza
e condanna un’intera comunità e
non rafforza la presenza dello Sta-
to in questa parte di paese», af-
ferma Angelino Alfano (segretario
del pdl). Le parole di Alfano pog-
giano su una realtà inoppugnabi-
le, e cioè che lo scioglimento è sta-
L
to attuato per prevenire l’ingeren-
za mafiosa. Una sorta di metodica
alla
Minority report
:
la storia del-
lo scioglimento del comune di
Reggio Calabria ha molto in co-
mune col racconto di Philip K.
Dick, che narra d’un ipotetico fu-
turo in cui l’umanità ha comple-
tamente eliminato gli omicidi e la
maggior parte delle azioni crimi-
nali. Ciò è possibile grazie all’isti-
tuzione della “polizia precrimine”,
che utilizza dei veggenti in grado
di prevedere il futuro (i precog,
abbreviazione di precognitivi).
Questi poliziotti sono in grado di
sventare i crimini prima che pos-
sano consumarsi. E forse si sarà
ispirata a questo scenario futuro
anche la ministra Cancellieri. Giu-
stamente Alfano fa notare che
«
Reggio dal governo di centrode-
stra ha ricevuto sempre sostegno:
dal rifinanziamento del decreto
Reggio, alla seduta straordinaria
del consiglio dei ministri tenutosi
in città, alla scelta della sede
dell’Agenzia nazionale dei beni
confiscati, al riconoscimento di
Reggio tra le 10 città metropoli-
tane: lo stesso non possono dire
coloro che, orfani di consenso po-
polare, hanno tifato cinicamente
per lo scioglimento, incuranti del
bene della città».
È evidente che il caso Reggio
ora si dimostra un ottimo labora-
torio per confezionare, ed espor-
tare, il commissariamento per tut-
te le amministrazioni non gradite
a Roma: così nel Mezzogiorno il
ministero dell’Interno potrà usare
la scusa dell’eventuale ingerenza
mafiosa e nel Nord quella della
disobbedienza fiscale verso Equi-
talia.
Per il prefetto di Reggio Cala-
bria, Vittorio Piscitelli, sarebbe
bastato che il sindaco Arena
«
avesse letto la relazione... sareb-
be giunto alle stesse conclusioni
a cui sono giunto io». «Il rinnovo
della Suap, che invece non è stata
rinnovata - dice il prefetto all’An-
sa - avrebbe potuto proteggere
l’amministrazione dalle infiltra-
zioni e dopo l’arresto di Rechichi
perché aspettare il certificato an-
timafia della prefettura prima di
sciogliere la Multiservizi? Il mini-
stro ha preso atto di fatti
concreti e delle carte prodotte
dalla commissione». Il decreto del
ministro dell’Interno è una sintesi
del lavoro fatto dalla commissio-
ne d’accesso e della successiva re-
lazione del prefetto di Reggio.
«
Non ho avuto il piacere di es-
sere chiamato dal ministro Can-
cellieri per dare come presidente
di Regione un contributo e per
spiegare cosa è stato fatto dal Co-
mune a Reggio Calabria contro
la ‘ndrangheta - ha detto il presi-
dente della Regione Calabria,
Giuseppe Scopelliti (ex sindaco di
Reggio) -. Quando governava il
centrosinistra sono state costituite
le società miste che oggi sono
messe in discussione nella relazio-
ne della Commissione d’accesso.
Quando io ho governato ho mes-
so in campo azioni concrete con-
tro la criminalità organizzata, co-
me l’utilizzo del 90 per cento dei
beni confiscati. La politica viene
indicata come la responsabile di
tutti i mali - afferma Scopelliti -
ma le vicende vanno recuperate
al buon senso delle istituzioni. Se
ci sono responsabilità singole, che
sono peraltro tutte da dimostrare,
non se ne può dedurre un condi-
zionamento generale del crimine
organizzato su tutta la gestione
amministrativa del Comune e non
può pagarne le conseguenze tutta
la comunità reggina». Secondo
Scopelliti «la scelta del governo
di sciogliere il comune indebolisce
decisamente lo stato e non rap-
presenta una conquista per la de-
mocrazia».
«
Questa commissione di inda-
gine, nel corso dei mesi in cui ha
esplicato la propria attività, ha
avuto modo di riscontrare come,
in numerosi aspetti della vita am-
ministrativa del comune di Reg-
gio Calabria, si registrino gravi
irregolarità, inefficienze ed incon-
gruenze, pesanti negligenze, azio-
ni e comportamenti che certa-
mente
hanno
reso
l’amministrazione più facilmente
permeabile agli interessi di alcune
consorterie mafiose locali», sono
queste le cinque righe che sciol-
gono il consiglio comunale di
Reggio Calabria, le stesse che
aprono il primo capitolo di
Pa-
lazzo Infetto
,
il volume edito da
Falco, e confezionato dalla reda-
zione del
Corriere della Calabria
(
nella pubblicazione è contenuta
la relazione integrale della Com-
missione d’accesso antimafia).
«
Un documento prezioso - c’è
scritto in una nota del
Corriere
della Calabria
-
pubblicato inte-
gralmente: per inquadrare il con-
testo in cui la relazione è arriva-
ta e lumeggiare il metodo di
lavoro dei commissari. La rela-
zione, che chiude il volume in
uscita sabato nelle librerie cala-
bresi e nelle edicole del Reggino,
è accompagnata da alcuni arti-
coli redazionali che aiutano il
lettore a orientarsi nel difficile
lavoro di ricostruzione operato
dalla terna ministeriale...».
«
Io ho governato questa città
per sei mesi - ha detto il sindaco
di Reggio Calabria, Demetrio Are-
na, nel corso della sua conferenza
stampa -. Tutto quello che è suc-
cesso da gennaio in poi non è la
mia gestione. La commissione
d’accesso - ha aggiunto - di fatto
ha inibito me e l’amministrazione
da adottare provvedimenti per la
città. Dopo il declino d’immagine
della città degli ultimi due anni,
seguito alla stagione straordinaria
vissuta negli anni precedenti,
adesso ero il sindaco di un Comu-
ne sotto accesso. Mi è saltato an-
che un appuntamento alla Corte
dei conti - fa notare Arena -per
presentare una relazione sui conti
perché, mi è stato detto, che ero
il sindaco di una città chiacchie-
rata e che dovevo mandare tutto
per iscritto con la massima for-
malità». È l’alba della gestione
tecnica degli enti locali.
RUGGIERO CAPONE
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 14 OTTOBRE 2012
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