Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 14 Novembre 2012
delle Libertà
Il Vietnamdi Bersani e la prossima legislatura
ierluigi Bersani ha minacciato
di scatenare un “Vietnam par-
lamentare” se Pdl, Udc e Lega non
accetteranno le sue richieste di mo-
difica della bozza di accordo sulla
nuova legge elettorale. Il leader del
Pd ha un numero adeguato di de-
putati e senatori per concretizzare
la propria minaccia. E, quindi, è
facile rilevare che o riuscirà a far
passare le proprie richieste (in par-
ticolare il premio di maggioranza
del 10 per cento per il partito più
votato) o la riforma del sistema
elettorale salterà e si tornerà a vo-
tare in primavera con il tanto de-
precato Porcellum.
Ed il Vietnam parlamentare?
P
Quello scatterà nella prossima le-
gislatura. E la sostanziale paralisi
della politica a causa di una atti-
vità parlamentare perennemente
bloccata dalla guerriglia degli
emendamenti e dell’ostruzionismo
si verificherà comunque si verifi-
cherà inevitabilmente dopo il voto.
Per evitarla Pierluigi Bersani non
si dovrebbe accontentare della boz-
za Malan corretta secondo i suoi
gusti, del Porcellum, della vecchia
legge truffa di Mario Scelba e nep-
pure della legge Acerbo di musso-
liniana memoria. Dovrebbe avere
il controllo totale ed assoluto del
nuovo Parlamento con una mag-
gioranza da Comitato Centrale del
vecchio Partito Comunista del-
l’Unione Sovietica. Ma si tratta di
un sogno che il segretario del Pd
non potrà mai realizzare. Perché i
sondaggi indicano che Pd e Sel dif-
ficilmente riusciranno a superare
il 30 per cento dei suffragi. E che
questa cifra non supererà il qua-
ranta neppure se ad essa si doves-
sero aggiungere quella attribuita
all’Udc di Pierferdinando Casini e
la parte dell’Idv fatta scindere allo
scopo dal corpo dipietrista. Nessun
premio di maggioranza, né con il
ritorno al proporzionale, né con la
conferma del Porcellum, in sostan-
za, può cambiare una realtà che
vede comunque minoritaria nel
paese ed estremamente ridotta in
Parlamento una qualsiasi maggio-
ranza incentrata sulla sinistra al-
leata con le forze marginali del
centro e dell’area post-comunista.
In passato, non solo nella Prima
repubblica ma anche nella Secon-
da, una maggioranza del genere
avrebbe potuto governare, sia pure
a fatica. Ma nel presente questa
possibilità è preclusa. Perché in
Parlamento entreranno forze d’op-
posizione non solo di ampie pro-
porzioni ma decise a portare avanti
battaglie tese non alla riforma del
sistema politico attuale ma alla sua
dissoluzione.
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Patrimoniale,Monti strizza l’occhio a Pd e Sel
opo la smentita ufficiale di
martedì, anche ieri autorevoli
esponenti dell’esecutivo – i sottose-
gretari Catricalà e Polillo, i ministri
Giarda e Fornero – sono tornati a
negare che in questo momento il go-
verno stia pensando ad una nuova
imposta patrimoniale o ad accresce-
re quelle esistenti. Imposte sul pa-
trimonio, tra l’altro, il governo le ha
già introdotte: sugli immobili, sui
beni di lusso e sui conti deposito e
titoli. È assodato, dunque, che al
Fi-
nancial Times Italy Summit
il pre-
sidente del Consiglio non abbia vo-
luto annunciare alcuna nuova
patrimoniale. Come interpretare, al-
lora, le sue parole? Giocando un po’
D
tra passato (quello che avrebbe vo-
luto fare ma non ha potuto) e futuro
siamo all’inizio del lavoro») del-
l’azione di governo, Monti ha spie-
gato che non ha introdotto una pa-
trimoniale «generalizzata», e non
ha intenzione di introdurla ora, non
perché sia contrario in linea di prin-
cipio, ma semplicemente perché non
ha gli strumenti tecnici per “scova-
re” le ricchezze evitando una fuga
dei capitali dall’Italia che metterebbe
al tappeto la nostra economia. La-
scia tuttavia intendere che se li aves-
se... La materia è molto delicata. Il
debito delle famiglie in Italia è salito
fino al 50% del reddito, mentre il
risparmio è sceso ai minimi storici,
al di sotto della media europea. Ciò
significa che gli italiani per far fronte
alla crisi stanno già intaccando il lo-
ro patrimonio, accumulato con par-
simonia nel corso dei decenni. Oggi
i depositi bancari valgono circa
1.400
miliardi di euro, il 70% del
debito pubblico, e tengono letteral-
mente in piedi le banche. Se anche
solo una parte fosse indotta alla fu-
ga da una serie di annunci o da un
chiacchiericcio, anche privi di segui-
to, le banche troverebbero difficoltà
ancora maggiori delle attuali a fi-
nanziare imprese e famiglie, si ag-
graverebbe il
credit crunch”
,
de-
terminando un’ulteriore contrazione
della nostra economia e, dunque, la
crescita del debito: un avvitamento
diabolico. È dunque un irresponsa-
bile, il premier, a parlare così alla
leggera di patrimoniale? Ha voluto
in qualche modo sdrammatizzare e
deideologizzare” il dibattito sul te-
ma, osservando che imposte patri-
moniali esistono in molti paesi
«
estremamente capitalisti». Vero,
ma ciò che ci si dimentica sempre
di aggiungere, e nemmeno al pro-
fessore è tornata in mente...
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2
di
FEDERICO PUNZI
Il premier corteggia
la sinistra.Ma davvero
pensa che non faccia
alcuna differenza quale
coalizione troverà
a sostenerlo? E davvero
si crede intercambiabile,
un primo ministro
buono per qualsiasi
maggioranza?
di
ARTURO DIACONALE
Per il proprio rilancio,
l’area di centrodestra
non deve guardare
alle prossime elezioni
ma a quelle successive.
Anche da Palazzo Chigi,
il leader del Pd non
riuscirebbe a governare
il paese con un’alleanza
di sinistra-centro
Duemilamiliardi di debitopubblico
K
Il debito pubblico sfiora quota
duemila miliardi di euro e nell’ultimo
anno cresce di ben 8 miliardi di euro al
mese. Un bel record, non c’è che dire. I ri-
sultati della “cura Monti” sono scritti nero
su bianco nel supplemento al bollettino
statistico “Finanza pubblica, fabbisogno
e debito” pubblicato ieri dalla Banca
d’Italia. Per l’esattezza ecco i numeri: il
debito delle amministrazioni pubbliche di
settembre aumenta di 19,5 miliardi ri-
spetto al mese precedente, a un nuovo
massimo storico pari a 1.995,1.Tradotto
vuol dire che il denaro necessario per
fare andare avanti la macchina dello stato
non diminuisce malgrado le manovre del
governo. E le spese destinate ai meccani-
smi di solidarietà all’interno della zona
euro, come il Fondo salva stati, annullano
i benefici delle riforme varate dal go-
verno. Le entrate generate dalle tasse in-
fatti non aumentano e non perché la
pressione fiscale sui cittadini sia dimi-
nuita, ma perché la crisi economica pro-
voca la contrazione dei fatturati delle
aziende e quindi della base imponibile.
Dite al dottor Monti di cambiare cura: il
paziente sta tirando le cuoia.