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L’OPINIONE delle Libertà
venerdì 14 diceMBre 2012
2
politica
segue dalla prima
Godot-Monti
(...)
politica ma solo i dilemmi sulle possi-
bili scelte di Mario Monti siamo decisa-
mente messi male.
Non per sfiducia o scarsa considerazione
nei confronti del Professore. Ma perché, a
dispetto del coro ampio e compatto di
adulatori italiani e stranieri su cui può
contare, l'attuale presidente del Consiglio
non ha fornito ancora indicazione o con-
ferma su quale possa essere la strada mi-
gliore per risanare e rilanciare il paese oltre
quella della semplice e scontata pressione
fiscale in continuo aumento.
Si dirà che il giorno in cui dovesse decidere
il proprio futuro scegliendo di accogliere la
proposta di Berlusconi, quella di Casini e Fini
o quella di Bersani di entrare a far parte del
proprio ipotetico governo a fianco di Ven-
dola, Monti scioglierebbe il dilemma indi-
cando la strada e la propria visione politica e
culturale. Ma fino a quel giorno (sempre che
poi ci sia, visto che con ogni probabilità
Monti eviterà di scendere in campo prefe-
rendo salire al Colle) nessuno potrà ragione-
volmente prevedere quali potranno essere le
prospettive della società italiana.
A conferma che alle volte il problema di
un paese non è quello di avere“un uomo solo
al comando” ma di non avere nessuno che
sappia o voglia effettivamente uscire dal
gruppo e prendere la guida della carovana.
ARTURO DIACONALE
Monti e il Ppe
(...)
se imboccata per tempo, preparata bene
e portata avanti senza incertezze, senza logo-
ranti stop-and-go. Il ritorno in campo di que-
sti giorni ha invece il respiro cortissimo della
mera resistenza personale, o peggio della tat-
tica, è maldestro e confuso nelle modalità.
Anche se il Cav è ancora l'unico che compie
lo sforzo di cercare un rapporto diretto con i
suoi elettori, del grande comunicatore di un
tempo resta una pallida ombra: in poche ore
è caduto nel cliché anti-europeista e populista
che gli avevano preparato i suoi avversari. Gli
elettori di centrodestra non sopportano i riti
e la retorica europeista ma non cercano certo
un salto nel buio; sono furiosi per un anno di
tasse ma apprezzano serietà e affidabilità di
Monti. Invece, proprio sul premier, e non su
Bersani, Berlusconi ha polarizzato il suo ri-
torno in campo, tra l’altro in modo poco cre-
dibile. D'altra parte, si fatica a scorgere un
progetto di centrodestra anche nella fronda
montiana nel Pdl, che ha troppo il sapore di
un frettoloso riposizionamento di oligarchi.
Anche i centristi (nuovi e d'annata), consape-
voli di esercitare una scarsissima attrazione
presso i delusi del centrodestra, invocano la
zattera Monti per dar vita ad un grande cen-
tro consociativo. Resta da capire che tipo di
progetto intende mettere in campo Monti. Il
meno coraggioso, più scontato e comodo è
quello di“legittimatore”, garante (da Palazzo
Chigi o dal Quirinale), di una maggioranza di
centrosinistra. Alla Ciampi, insomma. Diffi-
cile, infatti, che il professore accetti di misu-
rarsi nella competizione elettorale,mostrando
una concezione della democrazia per “titoli”,
come fosse un concorso, e non per voti, che
non si abbasserebbe a chiedere. Ma se lo vo-
lesse, potrebbe ridisegnare il sistema politico
mettendosi alla testa di una nuova offerta di
centrodestra: o riorganizzando le truppe esi-
stenti, oppure scavalcando del tutto il vecchio
ceto politico. La sua presenza al vertice del
Ppe rafforza un'«affinità» culturale già più
volte ribadita, accentua l'isolamento di Berlu-
sconi ma getta anche un'ombra su Bersani,
nella misura in cui sembra preludere a una
candidatura a premier in nome del Ppe. Que-
sta «affinità» però si deve trasformare in qual-
cosa di più per dare un senso, e una funzione
storica, alla sua eventuale discesa in campo.
FEDERICO PUNZI
L’
a
nti-Monti? Ma la Susanna
(
Camusso), perbacco! Sfonda
lo schermo e ha idee (di sinistra)
molto chiare. Solo una coppia de-
cotta come Renzi-Bersani poteva
immaginare di tenerla fuori dal rin-
novamento a sinistra. Perché Su-
sanna è la vera alternativa chiara
tra Marx e il Capitale: sa dare mi-
cidiali mazzate al perfido duo
Monti-Fornero, a Confindustria e
all’Europa dei finanzieri, avvol-
gendole in un eloquio semplice e
diretto che incanta. Se facesse una
lista a sinistra, la voterebbero in
milioni, e richiamerebbe all'ap-
pello una marea di potenziali
astensionisti dell'area rossa, quelli
alla Landini, per capirci, anche lui
un leader vero, carismatico, che
tutti gli orfani di Marx seguireb-
bero a occhi chiusi, per l'onestà e
la limpidezza dei suoi ragiona-
menti. Vi immaginate voi che
colpo di scena se dovesse candi-
darsi il “ticket”Camusso-Landini!
Altro che la mosceria di Renzi-
Bersani e i tristi riti delle primarie
ad escludendum”!
In questo caso, infatti, ci sa-
rebbe scontro vero nel paese, al
quale l'Europa dei mercanti di
carta moneta dovrebbe semplice-
mente inchinarsi e fare tanto di
cappello. Susanna contro Angela
(
Merkel) sarebbe uno scoop mera-
viglioso! Altro che quei residuati
della magistratura belligerante, in-
carnati dalla coppia Ingroia-De
Magistris! Perché faccio una simile
pubblicità all'arcinemico di sini-
stra? Perché in politica non ci sono
che “avversari”, dipinti come "ne-
mici" soltanto da chi vuole gene-
rare nebbia dentro le urne
elettorali. E, se non lo avete ancora
capito, a noi serve un avversario
vero”, che abbia voce forte e ro-
busta con i “poteri forti” europei,
che stanno uccidendo occupazione
e reddito delle famiglie. Questo si-
gnifica, però, contestualmente, che
tocca a noi definire in modo cor-
retto quale debbano essere il volto
e i leader dello schieramento “con-
servatore” (ancora maggioranza
assoluta in questo paese!), per la
necessaria quadratura del cerchio
politico.
Anche qui, la mia personalis-
sima scelta-proposta è quella di
un’altra donna: la confindustriale
Emma Marcegaglia (altra anti-
Merkel autentica), “tosta” quanto
il suo doppio di sinistra, che po-
trebbe staccare un ticket con Mon-
tezemolo (alias di Monti),
mettendo pace, una volta per tutte,
in un centro destra diviso e litigioso
che, così facendo, continuerebbe ad
avere il suo regista in Berlusconi,
mondato” dai ricatti leghisti, che
si verrebbero automaticamente a
estinguere dentro i ristretti confini
delle nebbie padane. Molti, oggi,
accusano il Cavaliere, dopo le sue
chiacchiere nel. “vespaio", di tro-
varsi in un puro stato confusionale,
per aver proposto a Monti la guida
del centrodestra, tenendo in vita
Alfano, come suo eventuale alter-
ego (malgrado che continui a man-
cargli il famoso “quid”), per le
prossime elezioni politiche. Altri,
invece, guardano sotto le coperte,
per scoprire che “gatta ci cova”
(
idea geniale...), e che il caos berlu-
sconiano è solo apparente. Dico la
verità: se fossi Berlusconi, non sa-
prei che farmene di queste “amaz-
zoni”! Dovessero gareggiare da
sole, quanti voti prenderebbero cia-
scuna? Ma sì, lasciamo pure che il
Cavaliere faccia fino in fondo il suo
gioco mediatico, disorientando
Merkel e la sua controfigura ma-
schile, Van Rompuy, che stanno,
con ogni probabilità, prendendo di
mira un miraggio, in attesa che il
Giocoliere tiri fuori il dinosauro
dal cappello. Quale? Quello per cui
tutti, indistintamente, siamo vit-
time di un’immensa economia di
carta, che si mangia il futuro dei
popoli, per scoppiare di derivati
rancidi, le cui montagne di escre-
menti velenosi sono nella pancia
del sistema bancario e finanziario
mondiale, per produrre altra carta
(
virtuale), che si chiama denaro e
che, senza il lavoro di miliardi di
uomini, non vale assolutamente
nulla, meno di un chicco di grano,
in un mondo affamato dalle care-
stie morali, economiche, materiali
e occupazionali.
E come si uccide il Drago?
Con la speranza di un S. Giorgio?
No, miei cari, con mille e una Ba-
stiglie, facendo un bel falò di tutti
questi mostruosi ricatti di carta
straccia! Sono un pericoloso rivo-
luzionario? Chiedetelo a miliardi
di nuovi e vecchi poveri, che pa-
gano le immense ricchezze di una
parte infima (nei numeri) di uma-
nità. Poi, sono d'accordo con Voi:
Amen! Dentro tutti noi prevale
quel pericoloso Don Abbondio,
che fingendo di leggere il messale,
recita il mantra di “Io, speriamo,
me la cavo!”.
D
obbiamo aver mal compreso
il concetto di democrazia di-
retta portato avanti da anni da
Beppe Grillo e dal suo guru Gian-
roberto Casaleggio. Avevamo in-
fatti equivocato sull'aggettivo, in
quanto trattasi di una forma di
democrazia diretta dall'alto da
due persone e non qualcosa che
emana dal basso, così come i deus
ex machina del Movimento 5
Stelle vorrebbero darci a bere. E
la brutale cacciata degli ultimi
dissidenti, rei sostanzialmente di
essere andati in televisione, ne
rappresenta la plastica dimostra-
zione. Chi dissente o si comporta
in modo diverso da ciò che pre-
scrivono i dettami imposti dal-
l'alto del blog grillesco viene
cacciato a calci nel di dietro. E
così, usando il polso di ferro, la
pace torna a regnare sovrana
nella " Varsavia" di chi si è inven-
tato il non partito del popolo in
cui, però, il popolo conta solo se
si sottomette al volere dei non
capi indiscussi.
Tanto è vero che lo stesso
Grillo, all'indomani della scomu-
nica definitiva di Giovanni Favia
e di Federica Salsi ha "elegante-
mente" posto il sigillo a questa
epurazione, sostenendo che den-
tro il movimento non c'è posto
per chi pone astruse questioni di
democrazia.
Questo, tradotto in termini di
sostanza, sta semplicemente a si-
gnificare che, possedendo Grillo
il bastone dell'imprimatur poli-
tico, o si fa ciò il capo prescrive o
ci si toglie -letteralmente
espresso- dalle scatole. Ed è per
un tale, evidente potere di ricatto
che la maggioranza degli aspi-
ranti nuovi politici del Movi-
mento 5 Stelle si inchinano a
questa ferrea dittatura, sebbene a
livello di base risulti sempre più
forte un certo mugugno nei con-
fronti di tali metodi. Ma per
come è stato congegnato questo
surreale non partito, molto simile
ad un qualunque multi-level mar-
keting, sarà molto difficile che il
dissenso interno possa riuscire a
organizzarsi, almeno in questa
particolare fase di crescita tumul-
tuosa. Ed è proprio per questo
che la diarchia al comando ritiene
accettabile il costo in termini di
impopolarità che le loro purghe
intestine comportano. Peggio sa-
rebbe, dal loro punto di vista, se
si strutturasse una dialettica in-
terna a tutto campo. Il rischio che
il dibattito possa far emergere
persone e gruppi dotati di una
propria autonomia politica è
troppo grande per chi continua a
lucrare su una forma di qualun-
quismo mista a comicità. L'idea
stessa del confronto e del dibat-
tito sembra letteralmente terro-
rizzare il comico genovese e la
sua eminenza grigia. Altro che
democrazia diretta!
CLAUDIO ROMITI
di
MAURIZIO BONANNI
Susanna CAMUSSO
Sognandoilnuovobipolarismo
e il duellotraEmmaeSusanna
Pseudodemocrazia
in salsa grillesca
Beppe GRILLO