mpietoso il confronto tra l’Italia
e gli altri paesi europei sulla
quantità dei lettori ogni mille abi-
tanti. I nostri sono fermi a quota
110
con 78 giornali in edicola. Gli
inglesi raggiungono quota 332 con
100
giornali, i tedeschi 311 (con
la Bield Zeitung che vende 4, 5 mi-
lioni di copie al giorno), gli olan-
desi superano 305, i francesi 218
copie giornaliere ogni mille abitan-
ti, gli spagnoli di poco sotto i cento
e i portoghesi a 75. Fuori classifica
le popolazioni del Nord Europa
con i norvegesi a 593 e gli svedesi
a 446, quindi a livello dei giappo-
nesi che sono i primi lettori al
mondo con 70 milioni di copie.
Vediamo più in dettaglio i dati
di casa nostra. I primi cinque quo-
tidiani (
Corriere della Sera
,
La Re-
pubblica
,
Il Sole 24 ore
,
La Stam-
pa
,
Il Messaggero
)
vendono
1.410.816
copie al giorno. I secon-
di cinque (
Il Resto del Carlino
,
Il
Giornale
,
La Nazione
,
Avvenire
e
Libero
)
altre 550.755. Aggiungen-
do le vendite dei quattro quotidia-
ni sportivi (
La Gazzetta dello
sport
,
Corriere dello sport
,
Corrie-
re-Stadio
e
Tuttosport
)
le copie
vendute al giorno in Italia salgono
di altre 619 mila.
Al sesto posto si piazza il
Quo-
tidiano Resto del Carlino
del grup-
po Rifferser-Monti con 129.645
copie che ha una vasta penetrazio-
ne in Emilia Romagna, in una par-
te delle Marche e dell’Umbria. Al
settimo troviamo il quotidiano di-
retto da Alessandro Sallusti del-
l’editore Paolo Berlusconi che ven-
de 114.488 copie.
All’ottavo s’inserisce l’Avvenire,
il quotidiano della conferenza epi-
scopale dei Vescovi, diffuso anche
nelle parrocchie, che supera di po-
co le 110mila copie .
Al nono c’è un altro quotidiano
del gruppo Riffeser,
La Nazione
I
con 105.852 copie che ha un ba-
cino di lettori molto ampio a Fi-
renze e in Toscana e parte dell’Um-
bria nord.
Al decimo posto troviamo
Li-
bero
diretto da Maurizio Belpiero
che raggiunge 90.286 copie ven-
dute al giorno, grazie alla sua linea
editoriale. Se si fanno i conti in ta-
sca dei primi 6 gruppi editoriali (
Rcs, Mondatori, Espresso-Repub-
blica, Sole 24 ore, Poligrafici, Cal-
tagirone) i risultati gestionali dei
primi 9 mesi del 2012 evidenziano
che l’economia in forte recessione,
la flessione del pil, la crescita della
disoccupazione, la perdita del po-
tere d’acquisto delle famiglie, i con-
sumi a picco hanno influito nega-
tivamente sull’editoria.
Il gruppo editoriale Rcs (presi-
dente Angelo Provatoli, ammini-
stratore delegato Pietro Scott Jo-
vane) ha fatto registrare 2.075
milioni di ricavi a bilancio 2011.
Il peggiore risultato a causa dei da-
ti negativi delle attività in Spagna
della controllata Unitad Editorial.
Lungo l’elenco dei quotidiani e dei
settimanali in portafoglio ( Corse-
ra, Gazzetta dello sport, Mondo,
Europeo, Novella 200, Oggi, Sette,
Dove, Amica etc). Al secondo po-
sto si piazza il gruppo editoriale
Mondadori (presidente Marina
Berlusconi) che ha gettonato 1.509
milioni, più altri 64 con il Giornale
(
in portafoglio quote di Corsera e
Gazzetta, Panorama, Sorrisi e can-
zoni tv, Donna, Chi, libri, Radio
101,
pubblicità Piemme)
Al terzo il Gruppo editoriale
L’Espresso-Repubblica (presidente
Carlo de Benedetti) con 890 mi-
lioni di euro ricavati nel 2011. In
portafoglio Repubblica più 18 te-
state locali, il settimanale l’Espres-
so, MicroMega, Limes Radio Ca-
pital e Radio Deejay).
SERGIO MENICUCCI
di
DIMITRI BUFFA
endetta tremenda vendetta. A
poche ore dalla presentazione
delle liste per le regionali del Lazio
l’
apparatcik
del Pd presenta il con-
to ai Radicali italiani per l’appa-
rentamento: «Tenete fuori Rocco
Berardo e Giuseppe Rossodivita».
Ufficialmente in nome del rinno-
vamento e dell’auto rottamazione,
imposta dalla base al Pd.
In realtà come punizione per
avere scoperchiato il vaso di Pan-
dora dei finanziamenti ai gruppi
dentro al Consiglio regionale. E
per lo sbugiardamento dell’ex clas-
se dirigente del Pd in Regione, che
in seno al consiglio di presidenza
per anni ha votato insieme ai vari
Fiorito e Maruccio per il conferi-
mento di sempre maggiori introiti
ai gruppi, fino a 14 milioni di euro
a tornata, e tutto senza alcuna ren-
dicontazione. «Quindi, il senso del-
l’operazione finta rottamazione -
dice l’avvocato Rossodivita a
L’Opinione
-
è semplice: se i Ra-
dicali vogliono apparentarsi nel
Lazio con il Pd devono tenere fuori
chi ha scoperchiato lo scandalo».
Naturalmente la reazione di Mar-
co Pannella dai microfoni di
Radio
radicale
non si è fatta attendere:
«
Vergogna Zingaretti e vergogna
Smeriglio». Quest’ultimo è il coo-
ordinatore Carneade della campa-
gna elettorale del primo. In un co-
municato il super Marco nazionale
lo ha così apostrofato: «Voglio
sperare che – rientrato in senno –
ti vergognerai subito del comuni-
cato-appello che mi hai oggi rivol-
to: assolutamente nessuna preclu-
sione verso i Radicali. In realtà, il
povero compagno Zingaretti ha
subito, subisce il diktat del vertice
del vostro Partito “democratico”,
assumendosi così l’onore di eser-
citare contro di noi la smaccata
V
funzione di killeraggio per conto
di tutta la vostra antidemocratica
corrotta e corruttrice Regione; sì
da eliminarci sia a livello nazionale
sia regionale. Rifiutarci l’ingresso
nella vostra coalizione, con inde-
centi pretesti, è stata l’arma del
killeraggio di cui sopra. Per quan-
to riguarda il rinnovamento, in
sintonia con le legittime richieste
dal paese, vi siete assunti l’onere
di tentare – voi – di eliminare per-
fino le semplici candidature di
Giuseppe Rossodivita e di Rocco
Berardo; proprio perché – loro –
hanno in modo mirabile rappre-
sentato, perfino per l’opinione
pubblica nazionale, la forza del-
l’alterità democratica e onesta al
vostro Regime partitocratico, an-
tidemocratico, corrotto e corrut-
tore, che la giurisdizione europea
ormai condanna clamorosamente
per la sua trentennale flagranza
criminale; contro i diritti umani
e lo stato di diritto».
Rossodivita va oltre e precisa:
«
Questa gaffe del Pd servirà a ri-
lanciare la nostra lista “Amnistia
giustizia e libertà” e la mia candi-
datura alla presidenza della Regio-
ne. Gliela faremo pagare in termini
elettorali, altro che rottamazione.
Prima di tutto dicendo che i cosid-
detti rottamati della regione Lazio,
tramite primarie pilotate, sono stati
tutti o quasi ripescati in posti di
sicura elezione per Camera e Se-
nato. Chi sa ad esempio che Bru-
no Astorre del famigerato ufficio
di presidenza della regione Lazio
(
quello che ha votato sempre al-
l’unanimità tutte le delibere di auto
assegnamento di fondi ai gruppi
consiliari,
ndr
)
è quarto nella lista
bloccata alla Camera?». L’opera-
zione di maquillage con i loro, dice
Rossodivita, è stata imposta dalla
ribellione della sezione Trastevere
del Pd, una delle più importanti di
Roma, che si infuriò quando venne
fuori la storia dei gruppi consiliari
e del voto del Pd in seno all’ufficio
di presidenza.
«
Ci furono riunioni con urla
che venivano sentite in tutto il
quartiere e molti presero la paro-
la per dire: prendete esempio dai
radicali che hanno denunciato lo
scandalo..questo non ce lo pote-
vano perdonare - dice Rossodivi-
ta - loro ci hanno messo una pez-
za in questa maniera, e ora
chiedono la nostra testa in ma-
niera elegante». «Se Zingaretti
voleva veramente rinnovare – ag-
giunge Rossodivita – non avrebbe
accettato tutti gli ordini di partito
e avrebbe dovuto denunciare il
fatto che tutto il gruppo di potere
del Pd romano è stato riciclato
con le primarie in posti parla-
mentari di sicura aggiudicazione,
ma hanno fatto di più, hanno
messo figliocci e portaborse degli
uscenti come candidati alla Re-
gione e invece adesso passa il
concetto che ci dobbiamo auto
rottamare noi radicali, come pu-
nizione per avere denunciato un
accordo e un sistema di spartizio-
ne centro destra e centro sinistra
che andava avanti da trenta anni
ancora una volta ci stavano di
mezzo tutti, tranne i Radicali».
II
POLITICA
II
segue dalla prima
Il Cav miracoloso
Il cemento che tiene insieme questo schiera-
mento è sicuramente l’ostilità verso la sinistra,
i tecnocrati e gli epigoni della Prima Repub-
blica come Casini e Fini e l’interesse a non
essere spianati da un Pd dalla ritrovata vo-
cazione egemonica. Ma questo è un cemento
ottimo per le campagne elettorali ma pessimo
per il dopo elezioni. Per tenere insieme le di-
verse componenti del centro destra ci vuole
un mastice più forte e duraturo. Che può es-
sere formato non da una semplice piattafor-
ma programmatica, che pure è importante e
va comunque definita. Ma, soprattutto dalla
definizione di quei valori comuni che una
volta posti a fondamento dell’edificio del
nuovo centro destra posso sfidare ogni tipo
di tempesta o di sommovimento.
Non si può chiedere a Berlusconi di compiere
anche questo miracolo. E non lo si può nep-
pure pretendere dai professionisti della po-
litica dei partiti del centro destra che in queste
ore si battono disperatamente per la conser-
vazione o la conquista di un posto in Parla-
mento e che, come hanno dimostrato negli
anni passati, sono troppo presi dai propri
problemi di sopravvivenza per occuparsi di
idee e di valori .
Il compito spetta agli altri. A quelli che ri-
manendo fuori dal Parlamento e dalla attività
politica di Palazzo e di partito hanno la li-
bertà e la possibilità di proporre, suggerire,
stimolare e , soprattutto, dare voce culturale
ai valori ed alle idee espressi con il loro voto
dagli elettori del centro destra.
Al Cavaliere ed ai politici, dunque, la batta-
glia elettorale. Agli esterni il compito di lan-
ciare dopi il voto la battaglia delle idee. Que-
sta volta senza sconti per nessuno, Berlusconi
e politici in testa.
ARTURO DIACONALE
Ruote di scorta
(...)
indispensabile alle nostre raffinerie. E il
volubile governo provvisiorio di Tripoli si è
già più volte dimostrato intenzionato a rive-
dere i vantaggiosi contratti sottoscritti a suo
tempo dall’Eni con i plenipotenziari di Ghed-
dafi. Lo zampino francese si insinuerebbe
persino in un’altra pagina grigia della diplo-
mazia italiana: quella dei due marò detenuti
in India ormai da 335 giorni con l’accusa di
aver uccisio due pescatori in un’operazione
antipirateria. Proprio a New Delhi, Parigi e
Roma hanno in ballo un braccio di ferro per
la fornitura di 126 cacciabombardieri. L’India
ha annunciato di aver scelto il francese Das-
sault Rafale, ma secondo i bene informati la
linea remissiva adottata dalla Farnesina sulla
vicenda dei due fucilieri farebbe parte di un
tentativo di blandire i potenziali acquirenti
e convincerli a passare all’Eurofighter, del cui
consorzio fa parte anche l’Italia.
Retroscena a parte, ora in Mali si prospetta
un bis di quanto avvenuto in Libia. Nono-
stante il cambio di colore all’Eliseo, infatti,
François Hollande ha già mostrato di con-
dividere con il suo predecessore la stessa in-
vidia del pene
gaulliste
.
Ed è partito alla ca-
rica inviando a Bamako aviazione e forze
speciali, per supportare il traballante governo
locale nella lotta ai ribelli islamisti. Un assolo
dalle finalità esclusivamente politiche, in re-
altà, pensato per “mettere il cappello” sul fu-
turo assetto del paese africano, dal momento
che tanto l’Onu quanto l’Ue hanno già da
mesi pianificato non solo intervento, tempi
e modalità: per il momento, l’impegno ita-
liano sotto sembra essere limitato all’adde-
stramento delle truppe maliane, così come
sta già avvenendo per i soldati somali con la
missione EUTM in Uganda. Ma non è esclu-
so che all’Italia la comunità internazionale
chieda presto un impegno maggiore. Specie
se la crociata francese dovesse continuare a
rivelarsi zoppicante come nei primi giorni di
operazioni.
LUCA PAUTASSO
I Radicali non ci stanno:
«
Da Zingaretti un ricatto»
Sfogliare i giornali
diventa un’allergia
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MARTEDÌ 15 GENNAIO 2013
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