Pagina 5 - Opinione del 15-8-2012

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ESTERI
II
L’Obamacare rende possibile
la vicepresidenza di Ryan
di
JAY COST
eri notte su Twitter Nate Silver,
blogger del
New York Times
, ha
detto, «Penso che la scelta di Ryan
indichi una visione al ribasso della
campagna di Romney». Silver si
spiega qui, dicendo che Romney
ha scelto Ryan in parte perché cre-
deva di «essere in svantaggio». Si-
milmente, oggi, Candy Crowley
della
Cnn
ha detto: «Sembra quasi
un biglietto per l’inferno. Mio Dio,
vogliamo davvero parlare di queste
cose? È veramente quello che vo-
gliamo fare in un momento in cui
l’economia va così male?». Queste
interpretazioni della scelta di Paul
Ryan – e cioè che sia una mossa
dettata o dalla disperazione o dalla
stupidità – sono sbagliate. Romney
e Ryan hanno a disposizione tre
argomenti di impatto: 1. Il Medi-
care ha già fallito. O lo riformia-
mo, o lasciamo che distrugga le fi-
nanze pubbliche. 2. L’Obamacare
porta agli estremi i problemi nel
sistema del Medicare, dal momen-
to che prende dal Medicare 700
miliardi di dollari per finanziare il
nuovo programma. 3. Mentre la
roadmap originaria di Ryan con-
serva questi tagli al Medicare,
Romney si è detto contrario. Ci si
deve aspettare che il piano finale
di Romney e Ryan sia ristabilire
tutti i fondi per il Medicare. Unisci
questi punti e il Team Romney può
I
dire che, se sei un cittadino anzia-
no preoccupato per il Medicare, la
scommessa migliore che puoi piaz-
zare è votare repubblicano. I re-
pubblicani proteggeranno il siste-
ma; i democratici prenderanno da
lì mezzo trilione di dollari entro i
prossimi dieci anni per finanziare
un nuovo programma. È vero che
i democratici si stanno leccando i
baffi. Ed è anche vero che diranno
che votare loro è come votare per
salvare il Medicare. Ma questa è
un’idea distorta. Messa in un altro
modo: Obama e Biden sono quelli
che hanno toccato il Medicare,
Romney e Ryan lo metteranno a
posto. Ma c’è di più. Il dibattito
riguardo al Medicare si incastra
bene nel tema più ampio che il Te-
am Romney sta chiaramente svi-
luppando, e spiega perché penso
che Silver e Crowley siano com-
pletamente fuori strada. Romney
accenna a questo già da un po’:
sotto la presidenza di Barack Oba-
ma, gli Stati Uniti sono entrati in
una fase di declino. Non solo il
problema dei programmi è rimasto
lo stesso, ma si è addirittura esa-
cerbato. La nazione ha bisogno di
cambiamenti reali per tornare alla
grandezza americana. Un voto per
Obama e Biden è un voto per l’in-
sostenibilità. Un voto per Romney
e Ryan è un voto per il cambia-
mento e quindi per la speranza che
i giorni migliori per l’America de-
vono ancora venire. Oppure, po-
tremmo dire, il Team Romney è di
per sé speranza e cambiamento: un
tema noto per funzionare piuttosto
bene! Romney non ha ancora svi-
luppato in modo completo questo
punto, visto che è ancora estate e
gli elettori non prestano troppa at-
tenzione. Il dispiegamento vero e
proprio del messaggio di Romney
inizia alla convention, e stavolta
gli elettori indecisi inizieranno a
prestare attenzione. In ultimo,
Ryan porta avanti questo messag-
gio, e con l’Obamacare che fa ca-
sino con i programmi, e con i re-
pubblicani che si impegnano per
riforme sostenibili, scegliere il lea-
der intellettuale del partito è stata
una mossa intelligente.
dal “Weekly Standard”,
traduzione di Irene Selbmann
L’invasione delle farfalle mutanti
K
Una serie di mutazioni genetiche sono state registrate in
tre generazioni di farfalle trovate nei pressi dell’impianto nucleare di
Fukushima, in Giappone.
Bernard-HenriLévy:
«AereiperAleppo»
La strategia di Romney
è chiara: convincere
i cittadini (soprattutto
quelli più anziani)
che per salvare
il “Medicare” l’unica
possibilità è riformarlo
in maniera radicale
La partita di Putin eAssad
per aggirare l’embargo siriano
er risolvere la situazione in Si-
ria è necessario un intervento
militare aereo. Lo sostiene il filo-
sofo francese Bernard-Henri Levy,
grande promotore dell’intervento
della Nato contro la Libia di
Muammar Gheddafi,
in un editoriale pubblicato dal
quotidano
Le Monde
, intitolato
«Aerei per Aleppo». «La causa è
giusta - scrive il filosofo
liberal
-
l’intenzione è retta. Sono i siriani
stessi, parametro fondamentale,
che chiedono aiuto. I ricorsi po-
litici e diplomatici, i tentativi di
mediazione, sono stati tutti esau-
riti». La situazione di Aleppo, ar-
gomenta Lévy, è come quella di
«Bengasi ieri», e «nessuno capi-
rebbe che, ciò che si è fatto là per
impedire un crimine annunciato,
ci si rifiuti di farlo qui, non più
per impedirlo, ma per fermarlo
quando è già cominciato». «As-
sad è una tigre di carta - afferma
ancora Levy - ma è forte della no-
stra debolezza. Che gli amici del
popolo siriano mostrino la loro
risoluzione, che diano segni tan-
gibili della loro capacità di colpi-
re, e lui preferirà l’esilio al suici-
dio». Il messaggio si rivolge poi
direttamente al presidente fran-
cese Francois Hollande, ricordan-
do che Parigi è ancora per due
settimane alla guida del Consiglio
di sicurezza Onu: «Non si capi-
rebbe perché, in queste condizioni
P
- recita il testo - il presidente della
Repubblica, neo eletto e dotato
per questo di un’autorità morale
senza macchia, non utilizzi le ri-
sorse che gli offre la situazione».
La doccia fredda, però, per Lé-
vy e per tutti gli “interventisti”,
stavolta arriva da Washington. La
prospettiva di istituire una no-fly-
zone su alcune zone della Siria
non è tra le opzioni principali al
vaglio degli Usa per affrontare la
crisi nel paese mediorientale: lo
ha detto ai media statunitensi il
segretario alla Difesa, Leon Pa-
netta. Nonostante le sempre più
insistenti richieste di protezione
da parte dei ribelli dagli attacchi
aerei delle forze
governative, Panetta ha spie-
gato di aver valutato una serie di
situazioni che potrebbero verifi-
carsi, e una di queste è la
“no-fly-
zone”
. «Ma non è tra le opzioni
più probabili in quanto presenta
diverse difficoltà di attuazione»,
ha aggiunto il numero uno del
Pentagono. «Per ora - ha prose-
guito Panetta - ci si sta concen-
trando sulle armi chimiche e bio-
logiche affinché siano in
sicurezza, e sulla fornitura di aiuti
umanitari (armi escluse) ai ribel-
li». Intanto nella sola giornata di
ieri le vittime del conflitto in Siria
sono salite a 160, tra cui 100 ci-
vili. Alla faccia degli “aerei per
Aleppo”.
enza denaro e petrolio le guer-
re non si vincono. E quanto
sta accadendo in Siria, la guerra
civile contro il regime di Assad,
non sfugge a questa regola. La
comunità internazionale segue
con attenzione i fatti di Damasco
ormai da un più di un anno. Il
primo passo per frenare l’intran-
sigenza del governo furono le
sanzioni, inasprite poi in questa
primavera man mano che gli
scontri e il sangue rendevano più
problematica una soluzione pa-
cifica.
Gli alleati del presidente con
il passare del tempo si sono pres-
soché dissolti e oggi, l’unico pae-
se che può garantire risorse e una
certa legittimità a livello interna-
zionale, sembra essere la Russia
di Putin. Certo, non bisogna di-
menticare l’Iran e la Cina, ma
Mosca può vantare un maggiore
peso politico in Occidente.
Ogni misura introdotta contro
il governo siriano è stata varata
al di fuori del sistema delle Na-
zioni Unite. I lavori nel Consiglio
di Sicurezza sono state bloccate
dai veti di Cina e Russia e da
quel momento a poco o nulla so-
no valsi i viaggi periodici del se-
gretario generale Ban Ki-moon e
i suoi tentativi di mediazione. Le
sanzioni approvate, di natura
economico-commerciale, sono il
prodotto di azioni unilaterali co-
S
ordinate da Stati Uniti, Unione
Europea e Lega Araba - guidata
da paesi di religione sunnita, osti-
li al riformismo sciita di Dama-
sco e Teheran – e non sono giu-
ridicamente vincolanti per stati
come la Russia estranea alle di-
namiche economiche euroameri-
cane.
Dunque, la partita si riduce a
due figure Putin e Assad. Il regi-
me pianifica di utilizzare le ban-
che russe per aggirare l’embargo
energetico e finanziario. Si parla
di prestiti a tassi agevolati, di in-
contri tra vertici siriani e istituti
di credito pronti a risolvere i pro-
blemi di liquidità derivanti dal-
l’esclusione dai circuiti occiden-
tali. Il piano della Siria ha preso
forma negli ulitmi mesi ed è stato
messo a punto da alcuni dirigenti
della Banca Centrale siriana, in-
sieme ai ministri del petrolio e
delle finanze.
La Siria non è un grande pro-
duttore di greggio, meno dell’1%
rispetto alla mercato mondiale,
ma ad oggi questa è una delle ul-
time fonti di guadagno per il go-
verno. Esportare petrolio è di vi-
tale importanza per la
sopravvivenza del regime. I circa
150.000 barili al giorno esportati
valgono circa 380 milioni di dol-
lari al mese a prezzi correnti.
Il progetto prevede la creazio-
ne di società off-shore disperse in
vari paesi con il sostegno di com-
pagnie energetiche con sede a
Dubai, Sudafrica, Angola per mi-
nimizzare l’impatto delle sanzio-
ni. Tali società si formano in Ma-
lesia e in Russia e costituiscono
un ponte che permetterebbe il
transito di denaro ottenuto dalla
vendita di greggio, il tutto nella
massima riservatezza. Al centro,
Gazprombank: la banca che con-
trolla il finanziamento e la ven-
dita del gas naturale russo. Que-
sta avrebbe stretto un accordo
commerciale con Damasco al fine
di gestire i pagamenti e di alloca-
re sul mercato le riserve di petro-
lio siriane. Gazprombank, con-
tattata in diversi casi dal
Wall
Street Journal
non ha mai confer-
mato questa versione dei fatti.
MICHELE DI LOLLO
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 15 AGOSTO 2012
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