Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 16 Gennaio 2013
delle Libertà
Il rischio di una foto Bersani-Vendola-Ingroia
on è solo una minaccia quella
di Nichi Vendola di aprire un
confronto ed un dialogo con An-
tonio Ingroia. Perché è vero che
con questa sua mossa il leader di
Sel ha voluto ribadire la sua oppo-
sizione all’ipotesi di un Monti-bis
post-elettorale fondato sull’allean-
za tra centristi e sinistra ed ha fatto
capire a Bersani di essere pronto
alla rottura con il Pd pur di scon-
giurare l’incubo dell’eterno badan-
te per i post-comunisti. Ma è al-
trettanto vero che oltre ad essere
una minaccia quella di Vendola è
anche una prospettiva niente af-
fatto peregrina per lo schieramento
guidato da Pierluigi Bersani.
N
La sortita compiuta dal gover-
natore pugliese solleva una doman-
da che non riguarda i possibili com-
portamenti futuri dello stesso
Vendola ma quelli del segretario del
Pd. Come si comporterebbe Bersani,
infatti, se una volta incaricato di
formare il governo dovesse scoprire
che l’accordo con i centristi di
Monti è più difficile del previsto e
che la strada per assumere la guida
del paese può passare più tranquil-
lamente attraverso una intesa con
la galassia giustizialista di Rivolu-
zione Civile? In pratica, che farebbe
il segretario Pd di fronte all’alter-
nativa tra un Monti che pretende
la luna ed un Ingroia che si accon-
tenta del ministero della Giustizia?
Al momento la questione non si
pone neppure. La distanza tra Pd e
Rivoluzione Civile sembra incolma-
bile. Ma la situazione può cambiare.
E la mossa di Vendola sembra fatta
apposta per dimostrare come anche
l’ipotesi al momento più inverosi-
mile, come quella di una alleanza
tra sinistra e giustizialisti, possa di-
ventare possibile in caso di necessità.
Naturalmente si debbono verificare
le condizioni adatte. Come un buon
successo elettorale della coalizione
guidata dall’ex pm di Palermo af-
fiancato per l’occasione dall’ex pm
di Milano Di Pietro e dall’ex pm di
Potenza De Magistris ed un risultato
non negativo per i centristi montiani
tale da alimentare la pretesa di
Monti di tornare a Palazzo Chigi
con i voti della sinistra. E se queste
condizioni si dovessero realizzare
l’ipotesi posta da Vendola potrebbe
diventare fin troppo concreta. Ed il
futuro governo del paese potrebbe
essere non di centro sinistra ma di
sinistra-sinistra. Con buona pace di
tutti i centristi convinti di poter can-
cellare con la loro presenza il bipo-
larismo e l’alternanza democratica
e riesumare la vecchia centralità de-
mocristiana nella versione riveduta
e corretta della casta dei tecnici e dei
notabili dei “poteri forti”.
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2
La rivincita della televisione. E del Cavaliere
o you remember “casalinga di
Voghera”, la leggendaria figura
simbolica della donna italica che in-
carna e mondializza il senso comu-
ne appreso dalla tv? Sembrava es-
sersi assopita, quasi dimenticata, se
non eliminata dall’irruzione del po-
polo del web guidato dalla coppia
assassina Grillo&Casaleggio, ed in-
vece rieccola di nuovo materializ-
zarsi fra le cupe scenografie dell’al-
tra coppia Santoro&Travaglio per
sancire, quasi venti anni dopo, la
supremazia del re del medium dal
quale aveva derivato, lei pure casa-
linga per di più vogherese, le stim-
mate della
vox populi
.
Grande riscossa della tv in quest
D
drole de guerre
.
The King ad I, il re
dei re e l’io della vulgata televisiva,
il king maker del consenso media-
tico, cos’altro ancora per evocare al
meglio il ritorno dell’eroe dato per
morto, la riapparizione del suo im-
pero mediatizzato (e politico) sui
colli fatali italici. E cos’altro, ancora
e di più, per insistere su una massi-
ma che proprio lui, il Cavaliere ap-
pena resuscitato, aveva consegnato,
fin dalla lontana discesa in campo
con tanto di luci soffuse e sondaggi
alla mano, alla
gauche
incredula:
mai sottovalutarmi, mai darmi per
morto, mai archiviarmi
Io sono colui che parla, sono il
logos
incarnato nell’elettrodomestico
più sicuro e più ammirato, sono la
voce di colui che grida nel deserto,
un po’ profeta e un po’ imbonitore,
un po’ Jesus Christ Superstar e un
po’ gigione del palcoscenico. Sono
l’immagine che il medium diffonde
invadendoci non come il fuoco ma
come l’acqua e perciò nessun inter-
stizio è lasciato vuoto e immune dal
liquido che si espande e tanto più
cresce quanto più è provocato, chia-
mato alle armi, costretto ad alzarsi
in piedi e a lottare.
Si dirà che non basta, non può
bastare un clamoroso share su La
7
per sancire una vittoria ancora
di là da venire. E certo, chi non è
d’accordo sulla fluidità di un picco
d’auditel che rischia, nel tempo, di
scemare se non di ritorcersi contro
poichè il 24 febbraio è di là da ve-
nire. Ma, intanto, rieccolo il gladia-
tore che sembrava smorto e silente,
in preda a depressioni da Ruby, da
condanne piombate su Villa Cer-
netto e da minacce di morte poli-
tica dietro ad ogni tradimento an-
nunciato, ad ogni primaria
promessa, ad ogni Samorì/Ciocorì
inventati lì per lì.
Continua a pagina
2
di
PAOLO PILLITTERI
Non basta un clamoroso
share per sancire
una vittoria ancora
lontana.Ma, intanto,
riecco il gladiatore
che sembrava morto,
in preda a depressioni
da Ruby e da condanne
piombate suVilla
Cernetto
di
ARTURO DIACONALE
Cosa farebbe il leader Pd
se dovesse scoprire
che l’accordo
con i centristi di Monti è
più difficile del previsto,
e che la strada per
governare può passare
più tranquillamente
attraverso i giustizialisti
di Rivoluzione Civile?
Colle: la Consulta boccia Ingroia
K
«
Il Presidente della Repub-
blica deve poter contare sulla riserva-
tezza assoluta delle proprie
comunicazioni, non in rapporto ad una
specifica funzione, ma per l’efficace
esercizio di tutte». Lo scrive la Con-
sulta nella sentenza depositata ieri sul
conflitto di attribuzioni tra poteri dello
Stato che ha visto scontrarsi tra il Qui-
rinale e la procura di Palermo sulla vi-
cenda del presunto accordo
stato-mafia. In pratica, i giudici confer-
mano un uso «non corretto dei propri
poteri» da parte dei magistrati di Pa-
lermo, che ha «menomato le preroga-
tive del ricorrente». All’origine del
caso le quattro conversazioni tra Gior-
gio Napolitano e l’ex ministro degli In-
terni, Nicola Mancino, che i pm hanno
sempre definito «irrilevanti» ai fini del
procedimento. Ma la Corte ha stabilito
che «non spettava ai pm» né valutare
la rilevanza della documentazione né
«
omettere di chiederne al giudice l’im-
mediata distruzione con modalità ido-
nee ad assicurarne la segretezza del
contenuto». Un duro colpo per Ingroia
e il partito dei giudici.