n Berlusconi sempre più in forma
rappresenta una delle poche note di
interesse di una campagna elettorale fin
qui piuttosto anonima. In un contesto nel
quale tutti sono più o meno d’accordo il
Cavaliere è davvero l’unico capace di an-
dare in una tv come
La7
e fare, nel vero
senso della parola, 9 milioni di telespet-
tatori ed uno share del 33%. Alla luce di
questi prevedibili risultati appare ancor
più incomprensibile la scelta di Bersani
di presentarsi quasi in contemporanea da
Vespa: inevitabili i raffronti, i Bersani flop
del giorno dopo, con i quali alcuni organi
di stampa hanno salutato la comparsata
tv del segretario Pd.
(...)
È chiaro come la
vittoria di Pierluigi Ber-
sani e della sinistra sia,
a questo punto, certa-
mente meno scontata ri-
spetto a poche settimane
fa. Il segretario Pd, che
soltanto nel dicembre
scorso scandiva non-ve-
do- l’ora-di-sfidare-Ber-
lusconi, sembra oggi
molto più cauto riguar-
do al tema dei confronti
tv; da qui la volontà di
considerare solo i candi-
dati premier e non i “semplici” capi coali-
zione. Una scelta legittima, intendiamoci
(...),
ma che tradisce qualche preoccupa-
zione di troppo, considerando l’ottima for-
ma sfoderata dall’ormai anziano Cavaliere.
Il quale, dal canto proprio, davvero si di-
verte di fronte alle telecamere, anche quan-
U
do gioca fuori casa, come avvenuto l’altra
sera a
Servizio Pubblico
.
Sotto quest’ultimo aspetto non c’è dub-
bio sul fatto che il duello abbia riguardato
esclusivamente Santoro e Berlusconi. Gli
altri non sono nemmeno esistiti. Colpisce,
in particolar modo, il flop di Travaglio.
(...)
L’allievo di Montanelli non è riuscito
a fare una sola domanda diretta al Cava-
liere, da uomo a uomo, come si sarebbe
detto un tempo, ovvero guardandolo negli
occhi; anche i più focosi fans del giornali-
sta sono rimasti chiaramente delusi. Para-
digmatica è stata la scena nella quale Ber-
lusconi, alzatosi dalla propria postazione,
si dirige verso Travaglio
intimandogli di sloggia-
re, con quest’ultimo che
esegue l’ordine e se ne
va. Le telecamere e i
commentatori hanno in-
dugiato soprattutto sulla
gag successiva, Berlusco-
ni che “pulisce” lo scran-
no dov’era posizionato
Travaglio, ma il momen-
to emblematico è il pre-
cedente perché riassume
perfettamente chi sia sta-
to il vincitore del con-
fronto e, forse, la stessa
tempra dei protagonisti in gioco.
(...)
Insomma, a Berlusconi serve un
fiero, coerente, “nemico” per esaltarsi. È
per questo che la routine non fa per lui:
al governo “si annoia”.
NICOLA VENTURA
isto che Berlusconi regge ancora salda-
mente il timone del Pdl, a Monti non re-
sta che vedere cosa avrà da dire Bersani, al
quale non resta altro che dichiararsi pronto
a collaborare, ed affermare che si tratta di
un rapporto contro natura è quasi un’ovvietà,
dato che il primo è “no alla patrimoniale”,
mentre il secondo, giorni fa, raccontava di
una patrimoniale sugli immobili «fino a 1,5
e mezzo catastale che significa a mercato 3
milioni». Bersani vuole «eliminare l’Imu per
chi sta pagando fino a 400-500 euro», Mario
Monti si barrica con un «assolutamente non
penso ad un’imposta patrimoniale». L’ex con-
sulente di Goldman Sachs difende le sue ri-
forme a
Porta a Porta
,
ri-
vendicando che «i partiti
mi hanno lasciato un pie-
distallo di impopolarità»,
mentre Bersani spiega al
Washington Post che vuo-
le «applicare o apportare
dei correttivi alle sue ri-
forme». L’agenda Monti
prevede «un reddito di so-
stentamento minimo, con-
dizionato alla partecipa-
zione a misure di
formazione e di inseri-
mento professionale»,
mentre il
Manifesto
ripor-
ta che «il segretario del Pd ieri ha aperto alla
possibilità di un salario minimo imposto per
legge, mentre la segretaria della Cgil – se-
guendo una tradizione più contrattualista del
sindacato – ha chiuso le porte». Secondo B,
«
pensare che in fase di recessione possa di-
minire il debito pubblico è impossibile», men-
V
tre M. sostiene che «la crescita non nasce dal
debito pubblico. Finanze pubbliche sane a
tutti i livelli». Pierluigi ritiene che priorità sia-
no «una legge contro la corruzione, una legge
sulla vita e il funzionamento dei partiti po-
litici» e ancora «leggi sui diritti civili, le unioni
civili per le coppie gay. Diritti di cittadinanza
per gli immigrati». Mario pensa che sia fon-
damentale attuare «il principio del pareggio
di bilancio strutturale, ridurre lo stock del
debito pubblico a un ritmo sostenuto e suf-
ficiente» e «ridurre a partire dal 2015, lo
stock del debito pubblico in misura pari a
un ventesimo ogni anno, fino al raggiungi-
mento dell’obiettivo del 60% del prodotto
interno lordo». E tutto
via così, come quando si
allearono per governare
Prodi, D’Alema, France-
schini, Mastella, Di Pietro,
Bertinotti, Giorgio La
Malfa e Lamberto Dini.
Sappiamo tutti come an-
dò a finire. Infatti, pren-
diamo atto che Alfredo
Bazoli, nipote del ban-
chiere Giovanni Bazoli, ex
numero uno di Banca In-
tesa, è candidato col Pd e
sarà quasi sicuramente
eletto, dato che è ottavo
della lista in Lombardia, mentre Gregorio
Gitti, genero di Bazoli senior e cognato del
presidente del Consiglio di sorveglianza di
Intesa San Paolo, Fabio Coppola, punta
anch’egli al Parlamento, essendo terzo di lista,
sempre in Lombardia, con Mario Monti.
demata.wordpress.com
Il gioco delle tre carte:
Bersani,Monti e il Cav
I tre principali
contendenti alle elezioni
discutono, litigano
e si dividono sui temi.
Ma alla fine le soluzioni
contro la crisi saranno
obbligate. Si siederanno
attorno al tavolo?
Berlusconi ha bisogno
di avere un nemico
Il leader azzurro
ha mostrato la capacità
di combattere la nuova
battaglia elettorale.
Ma per farlo ha bisogno
di costruirsi sempre
nuovi antagonisti
per essere efficace
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L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 16 GENNAIO 2013
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