Page 1 - Opinione del 16-9-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Domenica 16 Settembre 2012
delle Libertà
L’amaro trionfo del pensiero unico politicista
nalizzando il dibattito politico
che si svolge in questa sorta
di campagna pre-elettorale sulle
varie emittenti televisive, specchio
molto reale del pensiero mediatico
dominante, non si può fare a me-
no di rilevare due elementi in per-
fetta antitesi tra loro: a) la presen-
za di un sempre più ossessivo
delirio politicista, ossia l’idea se-
condo la quale dalla politica deb-
ba necessariamente derivare ogni
progresso umano e sociale. La
conseguente mancanza di qualun-
que pur blanda visione liberale nel
definire i limiti e le competenze
del potere pubblico. Ciò, nella so-
stanza, contribuisce ulteriormente
A
ad avvalorare la nefasta illusione
di una sfera politico-burocratica
artefice di qualunque progetto e
realizzazione, ed a cui viene de-
mandata la risoluzione di ogni
problema. Ed, tanto per fare un
esempio, da questa assurda prete-
sa illiberale che si fonda buona
parte di quella rabbia popolare
che sta attualmente trovando nel
movimento di Beppe Grillo un in-
terprete credibile. Una rabbia che,
in estrema sintesi, parte dalla co-
cente delusione per una classe di-
rigente che non avrebbe saputo
mantenere la promessa di una so-
cietà più giusta e più ricca per tut-
ti. E così, schiumando di rabbia
nei confronti dei politici, accusati
di averli defraudati di qualcosa a
cui aveva diritto, la pancia del
paese si rivolge ancora una volta
alla facile demagogia per raggiun-
gere la realizzazione dei loro
obiettivi esistenziali attraverso lo
strumento della democrazia elet-
tiva. Da qui deriva anche, soprat-
tutto a sinistra, la continua ricerca
di facce nuove e di un partito nuo-
vo, formato da persone oneste e
totalmente dedite al bene comune.
Tutte utopie e chimere di cui, ahi-
noi, è lastricata la nostra naziona-
le via per l’inferno, con lo spettro
sempre presente di un catastrofico
default che, lasciando sul terreno
morti e feriti, farebbe finalmente
giustizia di tali utopie e chimere.
D’altro canto, è pur vero che
se attraverso i maggiori canali
d’informazione viene veicolato
esclusivamente il pensiero unico
politicista, in base al quale il po-
polo ha diritto a farsi rappresen-
tare da una classe dirigente che
sappia risolvere ogni problema,
venendo incontro a qualunque bi-
sogno individuale o collettivo che
sia, è ovvio che ciò -sebbene si
tratti di una truffa ideologica co-
lossale- ha oramai acquistato per
molti individui il valore incontro-
vertibile di una credenza.
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Costi dei partiti: dal Lazio un’occasione per il Pdl
er semplificare, vogliamo pro-
vare a suddividere gli eletti (a
qualsiasi livello) in tre categorie:
quelli perbene e, quindi, onesti;
quelli ai quali non passa neppure
per l’anticamera del cervello che
il proprio incarico elettivo sia
pro-tempore; quelli che, da un
giorno all’altro, si ritrovano a
passare da un ‘nulla’ povero (di
soldi ed idee) ad una ricca e ten-
tatrice quotidianità della quale
approfittare a man bassa.
Il tutto per dire che nel gruppo
del Popolo della libertà alla Re-
gione Lazio si è scoperto esserci
chi apriva conti correnti personali
(
in Italia e all’estero) e vi dirot-
P
tava parte dei finanziamenti pub-
blici destinati al gruppo consilia-
re, ma anche chi utilizzava quei
depositi per acquistare cravatte e
champagne, consumare lauti pasti
a base di ostriche o pagare cene
e servizi fotografici che poco ave-
vano a che fare con la “missione”
alla quale gli interessati erano sta-
ti chiamati dai loro elettori.
Ci sembra giusto anche osser-
vare che in quel gruppo consiliare
siedevano (e siedono tutt’ora)
persone oneste della cui attività,
purtroppo, si legge ben poco sui
quotidiani.
Un po’ come succede nella
magistratura: si sa più delle gesta
del togato affezionato ad apparire
a convegni ed in tv, che non del
lavoro di quei magistrati che de-
dicano la loro giornata a studiare
(
in silenzio) le carte dei loro pro-
cessi.
Ma la vicenda scoppiata nel
gruppo berlusconiano contribui-
sce a mettere in luce – o, meglio,
a fornirne una ulteriore conferma
di come sia indispensabile ri-
considerare i costi della politica.
Premettendo che, a nostro pa-
rere, i vari Luigi Lusi o Franco
Fiorito sono innocenti fino a sen-
tenza che ne certifichi la colpevo-
lezza, non si può non ricordare,
ad esempio, che Lusi gestiva fi-
nanziamenti destinati ad un par-
tito che non esisteva più (e che,
invece, continuava a prendere
rimborsi pubblici) e che ogni con-
sigliere regionale del Lazio ha a
propria disposizione annualmente
211
mila euro (chi di stipendio ne
prende mensilmente 1500, impie-
gherebbe circa dieci anni ad in-
cassare un simile importo) per fi-
nanziare la propria attività
politica.
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di
GIANLUCA PERRICONE
Non si può continuare
a far finta di nulla:
ne vale quel poco
che resta della credibilità
dei movimenti politici.
Via dell’Umiltà potrebbe
prendere la palla
al balzo e iniziare
un’opera di pulizia
al proprio interno
di
CLAUDIO ROMITI
Tutti danno per scontato
che il popolo abbia
diritto a farsi
rappresentare
da una classe dirigente
che sappia risolvere
ogni problema, venendo
incontro a qualunque
bisogno individuale
o collettivo che sia
Gli errori della politica estera Usa
K
Con la “rivolta” araba di questi
giorni, partita in Libia e in Egitto, ma
diffusasi a macchia d’olio anche nel
resto del Medio Oriente, il presidente
americano Barack Obama e il suo se-
gretario di stato, Hillary Clinton, raccol-
gono i frutti sanguinosi di una politica
estera scellerata, che ha provato a ca-
muffare da strategia “leading from be-
hind” un cocktail di pavidità e
opportunismo che raramente Washin-
gton ha conosciuto negli ultimi de-
cenni. E la reazione - ad ulteriore
riprova della totale inadeguatezza del-
l’amministrazione democratica - è stata
ancora peggiore. La Clinton e Obama si
dovrebbero scusare, di fronte ai citta-
dini americani e a tutti i loro alleati oc-
cidentali, per i loro vistosi errori. Invece
preferiscono scusarsi, di fronte alle
masse arabe plagiate dal fondamentali-
smo islamico e ai loro (nuovi) dittatori,
perché uno sconosciuto regista ha
esercitato la libertà d’espressione ga-
rantita dalla Costituzione Usa. Eppure,
a costoro, l’ultimo decennio abbon-
dante di storia avrebbe dovuto inse-
gnare qualcosa.