II
SOCIETÀ
II
La ricerca del perdono va in tv
Armstrong confessa il doping
di
CLAUDIO BELLUMORI
ndare in televisione e pentirsi,
forse per ottenere l’indulgen-
za dall’opinione pubblica ameri-
cana. O, più semplicemente, per
scrollarsi di dosso l’abito miste-
rioso che per anni lo ha coperto
e che, alla fine, non si è allonta-
nato per niente dalle forche cau-
dine dei suoi detrattori. Lance Ar-
mstrong, il ciclista statunitense
vincitore di sette Tour de France
e squalificato a vita nel 2012, ha
dichiarato di aver fatto uso di do-
ping dopo anni di secche smentite
per le facili allusioni che legavano
l’assunzione di farmaci illegali al-
le sue vittorie in maglia gialla e
alla scomparsa definitiva del can-
cro ai testicoli che lo aveva col-
pito. Il sacco è stato svuotato nel-
la trasmissione televisiva di
Oprah Winfrey, che andrà in on-
da oggi negli Usa mentre in Italia
sarà visibile domani alle 21,15 su
Dmax (canale 52 digitale terrestre
e canale 28 di TivùSat e canale
808
di Sky).
In base a quanto riportato dal
quotidiano
Usa Today
,
Ar-
mstrong durante il colloquio ha
risposto di aver utilizzato medi-
cinali proibiti a partire dalla metà
degli anni Novanta, quindi ancor
prima che gli venisse diagnosti-
cato (era il 1996) il cancro ai te-
sticoli. La legge del contrappasso,
anche stavolta, non ha fatto scon-
ti, seguendo a ruota persino colui
che per anni ha mostrato i mu-
scoli dal colle del Tourmalet al-
l’Alpe d’Huez.
Una confessione fiume, che è
stata divisa in due puntate. «Im-
possibile tagliarla in 90 minuti»
è stato il commento della Oprah
che, a proposito del colloquio con
Armostrong, ha notato: «Ha am-
messo ma non fino al punto che
mi sarei aspettata. Lascio ad altri
giudicare se era pentito, ma era
serio e per lui l’intera intervista
è stata difficile».
Tra l’altro, l’atleta a stelle e
strisce lunedì si è scusato con i
membri della sua fondazione Li-
vestrong. «Lance - è stato riferito
-
è venuto nella sede della Fon-
dazione per un incontro con i no-
stri membri e si è scusato profon-
damente per le difficoltà passate
a causa sua».
Armstrong, medaglia di bron-
zo nel 2000 a Sidney, ha in mente
di deporre contro i vip del pedale.
A
Il 41enne starebbe pensando di
testimoniare contro alcune in-
fluenti personalità del ciclismo
che, a suo dire, sapevano benis-
simo del doping e probabilmente
lo avevano agevolato. Lo hanno
confessato al
New York Times
persone a conoscenza della situa-
zione, che hanno altresì chiesto
di rimanere nell’anonimato. Le
testimonianze, a quanto pare, ser-
virebbero ad Armstrong per ad-
dolcire l’esclusione a vita dagli
sport olimpici. L’americano, inol-
tre, starebbe parlando con il Di-
partimento della Giustizia per
una possibile testimonianza in
azioni legali contro proprietari di
squadre: tra queste il banchiere
Thom Weisel e altri esponenti del
team sponsorizzato dall’Us Postal
Service.
Numerose sono anche le pub-
blicazioni-inchieste che hanno de-
nunciato il possibile coinvolgi-
mento di Lance Armstrong
nell’utilizzo di materiale non re-
golare. Il 5 settembre 2012, per
esempio, è uscito negli Stati Uniti
The Secret Race”, il libro di Ty-
ler Hamilton, ex compagno alla
US Postal. All’interno delle pagi-
ne, con l’aiuto del giornalista Da-
niel Coyle, sono state elencate
con dovizia di particolari le pra-
tiche dopanti adottate nella squa-
dra ai tempi delle vittorie del ci-
clista texano.
Qualsiasi perdono non è detto
che abbia una reazione uguale e
contraria. In tal senso Lance Ar-
mstrong ha offerto di pagare più
di 5 milioni di dollari al governo
federale Usa. Una cifra, questa,
calcolata come atto di risarcimen-
to nello scandalo delle sostanze
dopanti. Armstrong, come ripor-
tato dalle note di agenzia, si è an-
che reso disponibile a collaborare
come testimone in un’inchiesta.
La Cbs, il Dipartimento della
Giustizia, ha respinto senza bat-
tere ciglio entrambe le proposte
come inadeguate. Il governo, da
par sua, deve decidere se unirsi
a una causa contro Armstrong
per frode contro le Poste Usa, suo
sponsor.
Ora non resta che attendere
cosa accadrà in futuro per un
personaggio considerato un eroe
e che adesso rischia seriamente di
essere marchiato a fuoco dalla
morale intransigente dei suoi con-
cittadini. Da una parte c’è l’ex ci-
clista che ha messo da parte la di-
fesa a oltranza della sua ottem-
peranza al vademecum dello
sportivo modello, dall’altra la fac-
cia che si vuole ripulire da una
macchia ormai catalogabile a un
onta difficile da togliere. Nel mez-
zo c’è una società americana che
in queste occasioni si esalta, pron-
ta a puntare il dito o versare la-
crime di fronte al tubo catodico.
Il doppio volto della medaglia
non è direttamente proporzionale
e ogni
frame
riassume la comples-
sità di una popolazione che sa
portare la croce o, in meno di un
secondo, accompagnarti sulla cro-
ce.
Già lo scorso novembre a Lan-
ce Armostrong è stata ritirata la
laurea honoris causa che gli è sta-
ta consegnata, sei anni fa, dal-
l’università americana Tufts del
Massachusetts. Nell’occasione il
direttore delle pubbliche relazioni
dell’ateneo ha sintetitazzato così
la decisione: «Restiamo vicini a
Lance per quanto riguarda il la-
voro della Livestrong ma le azioni
intraprese dall’atleta Armstrong
non sono compatibili con i valori
su cui si basa il nostro ateneo».
Nello stesso mese, ma in Gran
Bretagna, una figura - alta oltre
nove metri - di Lance Armstrong
è stata bruciata a Edenbridge, du-
rante una festa tradizionale. Il ge-
sto è stato rivendicato dai catto-
lici protestanti, che si riconoscono
senza troppi dubbi nel rivoluzio-
nario Guy Fawkes e che ogni an-
no, da alcuni secoli, nel paese di-
stante una sessantina di
chilometri a sud di Londra, sono
protagonisti di questa cerimonia.
Il corridore americano, che nel
1993
ha conquistato la maglia
iridata a Oslo, qualche tempo fa
ha affermato: «Sento la passione
per quella macchina così semplice
e così bella che è la bicicletta. L’-
ho sempre amata molto e proprio
questo amore fa sì che io rispetti
il ciclismo e le sue regole».
Adesso, però, il dato è tratto
e l’assalto alla diligenza mediatica
è approdato a un punto di non
ritorno. Ognuno è artefice del suo
destino e, di tanto in tanto, sareb-
be meglio imparare in fretta il
gioco del silenzio perché le parole
se le porta via il vento. E stavolta
la scalata al perdono dell’ex
trionfatore del Giro di Francia si
fa veramente in salita.
Il 41enne americano
atteso ospite
della trasmissione
di OprahWinfrey
ha confessato
di aver fatto uso
di sostanze dopanti.
Il celebre ciclista
nel corso degli anni
ha sempre negato
di essere ricorso
a farmaci illegali.
Adesso è cominciata
la fase del pentimento
per recuperare
rispetto e credito
agli occhi della gente
La Sla degli atleti diversa dai comuni mortali?
K
Gianluca Signorini, Stefano
Borgonovo e Joost van der We-
sthuizen. I primi due nomi sono fa-
mosi perché si tratta di ex calciatori
di serie A. Il terzo personaggio dal
nome impronunciabile che assomi-
glia ad un codice fiscale è, anzi era,
un rugbista sudafricano campione
nel mondo con gli Springboks nel
1995,
stella ovale e capitano delle
Antilopi a cavallo del nuovo millen-
nio. Occhi di ghiaccio e talento in
quantità industriale, ha prima in-
cantato il mondo e qualche mese
fa lo ha gelato quando ha dichiara-
to di essere affetto da sclerosi la-
terale amiotrofica. La Sla, una delle
malattie più devastanti ad oggi co-
nosciute. Purtroppo è questo il filo
rosso che unisce i tre sportivi con
Signorini prima vittima italiana della
malattia (conosciuta anche come
morbo di Lou Gehrig, giocatore sta-
tunitense di baseball, il cui caso
scoppiò nel 1939), scomparso a 42
anni nel 2002. Borgonovo ha voluto
portare il suo caso alla ribalta, spin-
gendo sulla ricerca attraverso una
capillare campagna di sensibilizza-
zione che ha coinvolto anche Ro-
berto Baggio. Infine il sudafricano,
anch’egli impegnato sul sociale con
la sua J9 Fundation. Joost ha con-
tratto la forma più severa della ma-
lattia, che lo sta portando ad un de-
terioramento accelerato della
salute. La sua aspettativa di vita è
dai due ai cinque anni: semplice-
mente tremendo.
La scienza non poteva esimersi
dallo studiare i casi: negli Stati Uniti
il Veteran Affairs Medical Center di
Bedford e la Boston University
School of Medicine, entrambe del
Massachusetts, in Italia è stato il
magistrato torinese Raffaele Gua-
riniello a smuovere le acque. Di cer-
tezza ce n’è una sola: il nesso
sport-malattia esiste. Sulle cause
invece si spazia: dalle sostanze di
cui sono intrisi i campi, alla violenza
degli impatti, agli aminoacidi rami-
ficati assunti nel tempo dagli atleti.
Nessuno l’ha citato, ma non si può
certo escludere, il doping “scienti-
fico”. L’ultimo dubbio è (forse) per-
sino il peggiore: la Sla degli atleti
potrebbe non essere Sla. Stessi
sintomi, stessa neurogenerazione,
ma origine diversa. Per scoprire co-
s’è servono autopsie di vittime so-
stiene Brian Crum, neurologo della
Mayo Clinic di Rochester (Minne-
sota): «Una malattia che può sem-
brare Sla, potrebbe non essere una
volta esaminati i tessuti nervosi do-
po la morte». Agghiacciante: non
si sa nemmeno di cosa si muore.
ALESSIOVALLERGA
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 17 GENNAIO 2013
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