Page 1 - Opinione del 17-10-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 17 Ottobre 2012
delle Libertà
Tangentopoli-due, gli interessi e le false illusioni
na nuova Tangentopoli? Il
ministro della Giustizia, Pao-
la Severino, ha formulato il pro-
prio giudizio sulla situazione at-
tuale del paese. E subito si è
aperto un dibattito sulle similitu-
dini e sulle differenze tra quanto
sta avvenendo in questi giorni e
quanto è avvenuto nella prima
metà degli anni ‘90. La differenza
sostanziale, si sostiene, è che al-
lora si rubava per il partito ed
ora si ruba per arricchimento per-
sonale. Ma la similitudine è che,
per sé o per il partito, si rubava
allora come si ruba adesso. E che,
soprattutto, tutto viene alla luce
per l’azione congiusta dei magi-
U
strati e dei media che portano
avanti le indagine sulle rfuberie
insieme alla campagna di mora-
lizzazione del paese. Dunque, la
seconda Repubblica crolla come
la prima, sotto i colpi del piccone
risanatore mediatico-giudiziario.
E, quindi, ha ragione la Severino
quando parla di nuova Tangen-
topoli. Invece, con tutto il rispetto
per l’attuale ministro della Giu-
stizia, anche se si rubava allora
così come si ruba adesso, non c’è
nessuna nuova Tangentopoli in
atto. Anzi, chi diagnostica che la
malattia del presente sia del tutto
simile a quella del passato e lascia
intendere che la cura debba la
stessa usata a suo tempo, non
compie solo un clamoroso errore
ma crea le condizioni per l’aggra-
vamento ed il collasso definitivo
del “malato Italia”.
La Tangentopoli dei primi an-
ni ‘90 ha segnato la crisi della
partitocrazia del secondo dopo-
guerra. Ciò che avviene adesso,
invece, è la crisi dello stato buro-
cratico-assistenziale che i vecchi
partiti della prima Repubblica
avevano costruito per garantire
a se stessi l’eterna sopravvivenza
grazie alla occupazione clientelare
delle istituzioni e che le formazio-
ni politiche della seconda Repub-
blica non hanno voluto o saputo
riformare in alcun modo. Ora,
può essere che la Severino abbia
parlato di nuova Tangentopoli so-
lo per dare una spinta alla solle-
cita approvazione della nuova
legge sulla corruzione. Ma è as-
solutamente certo che non sarà il
nuovo provvedimento a far gua-
rire le istituzioni ed il paese dal
cancro che corrode inguaribil-
mente entrambi. Qualsiasi nuova
legge che pretenda di risolvere
con il semplice strumento giudi-
ziario le ragioni istituzionali, po-
litiche e sociali della crisi è desti-
nata a finire come la famose
grida manzoniane.
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Bengasigate: la Clinton fa da capro espiatorio
eri, a meno di 12 ore dall’inizio
del terzo dibattito presidenziale,
Hillary Clinton ha deciso di fare
da capro espiatorio. Si è addos-
sata tutte le colpe per l’uccisione
dell’ambasciatore Stevens, a Ben-
gasi, l’11 settembre scorso. E si è
esposta al pubblico ludibrio, pur
di salvare la reputazione di Ba-
rack Obama.
«
Quel che era nostro compito,
al Dipartimento di Stato – ha di-
chiarato la titolare della politica
estera degli Usa – non consisteva
nell’analizzare quel che fosse già
avvenuto, ma ciò che stava acca-
dendo e quel che avrebbe potuto
accadere. Ed è su questo che ho
I
lavorato molto, giorno e notte,
per far sì che potessimo interve-
nire in cooperazione con altri go-
verni. Abbiamo fatto tutto il pos-
sibile per garantire la sicurezza
della nostra gente, il nostro com-
pito principale». E quel preciso
compito non è stato svolto al me-
glio. La Clinton ha assunto tutte
le sue responsabilità e porto le
sue scuse per non aver garantito
sufficiente sicurezza all’ambascia-
tore Stevens e al suo staff. Non è
riuscita a sventare la sua uccisio-
ne, né quella di tre uomini al suo
servizio. Come documentato dalla
Commissione alla Camera per la
Supervisione del Governo, la si-
curezza del consolato di Bengasi
era stata addirittura sguarnita.
Nonostante vi fossero tutti i sin-
tomi di un attacco imminente, in
una data sensibilissima, quale è
l’11 settembre. Peggio ancora del-
la mancata prevenzione è stata la
reazione politica, durante e dopo
l’attacco. Durante: l’amministra-
zione ha deliberatamente deciso
di affidarsi alla sicurezza libica.
Dunque alle forze dell’ordine di
un Paese ancora diviso in fazioni
armate e privo di un governo ca-
pace di controllare il territorio.
Dopo: per due settimane, la Casa
Bianca non ha mai parlato di “at-
tacco terroristico”, bensì di
evento spontaneo”. Ha attribui-
to tutte le colpe ad un video ama-
toriale su Maometto, neppure
uscito al cinema, ma postato su
YouTube e usato come pretesto
dagli jihadisti per giustificare le
violenze anti-Usa. In quelle due
settimane, la Casa Bianca ha
commesso, senza rendersene con-
to, un errore talmente grande che
è persino difficile da realizzare:
dando la colpa al video...
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2
di
STEFANO MAGNI
La segretaria di Stato
si addossa tutte le colpe
dell’amministrazione
per non aver sventato
l’uccisione
dell’ambasciatore
Stevens.Ma l’errore più
grande della Casa Bianca
è di aver distorto i fatti
per ben due settimane
di
ARTURO DIACONALE
Pensare che basti
una nuovaMani Pulite
per passare la nottata
è del tutto illusorio.
E l’illusione è talmente
evidente che in realtà
chi predica la necessità
del piccone giudiziario
forse nasconde interessi
di tutt’altro genere
Ultimo treno per il Ppe italiano
K
Silvio Berlusconi oggi non
sarà a Bucarest. Il Cavaliere ha deciso
di disertare il vertice del Partito popo-
lare europeo”. È questa la voce che cir-
cola da qualche ora tra i più alti vertici
di via dell’Umiltà, e che trova (al mo-
mento in cui andiamo in stampa) solo
conferme a fronte di nessuna smentita.
L’ex premier avrebbe deciso di lasciare
la scena ad Alfano e a Frattini, i due
grandi tessitori di una possibile alle-
anza tra Pdl e Udc dopo che la Carta
d’intenti delle primarie del centrosini-
stra sembra aver sbarrato a Pierferdi-
nando Casini la possibilità di un’intesa
con il Pd. Casini ha nelle scorse setti-
mane posto una pregiudiziale affinché
una possibile intesa con il Pdl vada in
porto. Pregiudiziale che riguarda pro-
prio l’esclusione di Berlusconi da un
ruolo di primo piano nella costruzione
di una possibile coalizione. La mossa
del Cavaliere sarebbe volta proprio a la-
sciare spazio alle due colombe azzurre,
dando la possibilità alle rispettive di-
plomazie di lavorare serenamente
senza la sua polarizzante presenza a
condizionarne il dialogo.