Direttore ARTURO DIACONALE
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Venerdì 18 Gennaio 2013
delle Libertà
La guerra inMali e il vero europeismodegli italiani
siste una linea di continuità tra
la Francia di Sarkozy che si
lancia nella guerra contro Ghed-
dafi e si trascina dietro altri paesi
europei e la Francia di Hollande
che decide in tutta autonomia l’in-
tervento militare in Mali contro gli
jihadisti e tenta di portarsi appres-
so alcuni paesi europei preoccupati
dell’insediamento del terrorismo
islamico nel Centro Africa? La ri-
sposta è evidente. Il filo di conti-
nuità esiste. È fin troppo evidente.
E consiste nella comune convinzio-
ne di Sarkozy e di Hollande di do-
ver perseguire l’interesse nazionale
della Francia e di doverlo fare nel
quadro della comune concezione
E
del ruolo che il proprio paese deve
mantenere nel mondo.
La questione pone automatica-
mente una seconda domanda. Esi-
ste una linea di continuità tra l’Eu-
ropa, intesa non come espressione
geografica ma come Unione euro-
pea, che dopo non aver figurato in
alcun modo nella guerra di Libia,
lasciando ai singoli stati europei la
scelta di partecipare o meno, si
comporta in maniera assolutamen-
te simile in occasione dell’interven-
to militare francese nel Mali? An-
che in questo caso la risposta è
evidente. La continuità esiste. Ed
è rappresentata dalla totale assenza
dell’Unione europea dalla scena in-
ternazionale. Non perché la Ue sia
stata presa alla sprovvista nel pri-
mo caso e nel secondo. Ma per
una scelta non dichiarata ed uffi-
ciale ma tacita e precisa. Cioè la
scelta di non occuparsi in alcun
modo di questioni che non siano
quelle economiche e monetarie la-
sciando ai singoli stati dell’Unione
europea di continuare a perseguire
tranquillamente i propri interessi
nazionali sul terreno della politica
internazionale. La Ue, in sostanza,
non si occupa di politica estera. E
non lo fa non perché non essendo
strutturata come una istituzione
politica comune deve necessaria-
mente consentire ai singoli stati di
operare in piena e totale autono-
mia suol terreno di tutti i rapporti
internazionali che non riguardano
direttamente le questioni economi-
che e finanziarie.
È fin troppo evidente, poi, che
il libero perseguimento degli inte-
ressi nazionali da parte dei singoli
stati della Ue sia destinato ad in-
cidere anche sulla sfera economica
comunitaria. Ma di questo aspetto
nessuno si occupa. Per la semplice
ragione che in assenza di una strut-
tura istituzionale unitaria della Ue
è di fatto impossibile mettere d’ac-
cordo i vari stati su una politica
estera comune.
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2
La vergogna tutta italiana di una giustizia lumaca
na piccola notizia di cronaca,
fa pensare a uno di quei boz-
zetti in cui era maestro Ferenc Kor-
mendi. Invece che a Budapest, sia-
mo però a Genova. I protagonisti
di questa storia a cavallo tra il ri-
dicolo e il patetico sono un pizza-
iolo e il suo fornitore. Per qualche
ragione che qui poco importa co-
noscere, il pizzaiolo non paga il for-
nitore. Il fornitore le tenta tutte, per
vedersi saldato il debito, compreso
il ricorso a metodi non proprio or-
todossi. Scatta così una denuncia,
per estorsione. I fatti accadono nel
2003,
dieci anni fa. Il magistrato
che si occupa della vicenda dopo
un po’ si trasferisce in un’altra sede.
U
Il successore che eredita il caso è
oberato da decine, centinaia di altri
procedimenti tutti più urgenti. Il
tempo passa. Debitore e creditore
giocoforza si convincono che la sto-
ria è finita lì; anche gli avvocati do-
po un po’, presi probabilmente da
altre cause, finiscono con il perdere
i contatti con i loro assistiti. Una
storia, finora, come tante, di giusti-
zia denegata, dove tutti perdono, e
nessuno ha soddisfazione. Trascor-
rono gli anni. Dieci, per l’appunto.
Ed ecco che, inaspettatamente, il
Tribunale fissa l’udienza prelimi-
nare; per l’8 gennaio, una settimana
fa. Dieci anni per l’udienza preli-
minare sono già di per sé una beffa;
ma la cosa va molto al di là della
beffa, perché viene fuori che nes-
suno si era accorto che sia il debi-
tore che il creditore nel frattempo
erano morti. Caso limite, si dirà; e
chissà se anche questa vicenda rien-
tra tra “i temi molto tecnici”, for-
mula usata dalla signora ministro
della Giustizia, Paola Severino,
nell’auspicare che i partiti conside-
rino il tema della giustizia centrale.
È davvero una perla, quel “temi
molto tecnici”, per definire la giu-
stizia e la sua situazione di collasso
e paralisi, espressione rivelatrice, il-
luminante. Si parla molto della si-
tuazione delle carceri, ed è giusto
che si faccia. Le carceri però sono
solo la punta dell’iceberg del più
generale sfascio della giustizia ita-
liana. Ogni giorno nei tribunali si
verificano casi come quello di Ge-
nova; e di pari passo si consuma
quella che si può ben definire am-
nistia strisciante, clandestina e di
classe: l’amnistia delle prescrizioni,
di cui beneficia solo chi si può per-
mettere un buon avvocato e ha
buone amicizie”; sono circa
150
mila i processi...
Continua a pagina
2
di
VALTER VECELLIO
I tempi dei processi
sono ormai surreali:
in Cassazione
si è passati dai 239
giorni del 2006 ai 266
del 2008. Spesso
ci vogliono nove mesi
perché un fascicolo
passi dal tribunale
alla corte d’appello
di
ARTURO DIACONALE
In conflitto inAfrica
dimostra che il libero
perseguimento
degli interessi nazionali
da parte dei singoli stati
della Ue è destinato
ad incidere sulla sfera
economica comunitaria.
Ma nessuno si occupa
di questo aspetto
Strage inAlgeria, la guerra è vicina
K
Trentacinque ostaggi stranieri
detenuti nel sito petrolifero di In Amenas
in Algeria e almeno 15 sequestratori, tra
cui uno dei loro leader Abou Al Bara, sa-
rebbero stati uccisi ieri dopo un raid di
elicotteri dell’esercito algerino. A diffon-
dere la notizia è stata l’emittente di lin-
gua araba Al Jazeera, ma pochi minuti
dopo il Foreign Office britannico ha con-
fermato che durante l’operazione militare
alcuni cittadini stranieri sono stati uccisi
ed altri sono ancora tenuti in ostaggio.
Secondo una fonte citata da un sito alge-
rino, l’esercito algerino avrebbe preso il
controllo del campo petrolifero dopo che
i sequestratori avevano tentato di allon-
tanarsi con parte degli ostaggi. Il primo
ministro britannico David Cameron ha
presieduto ieri pomeriggio una riunione
di emergenza e ha dichiarato di essere in
continuo contatto con le autorità alge-
rine. «In Algeria la situazione è dramma-
tica», ha confermato il ministro degli
esteri francese, Laurent Fabius, spie-
gando che le informazioni che arrivano
«
sono ancora contraddittorie». L’unica
cosa certa, per ora, è che la guerra si av-
vicina ai nostri confini.