II
AMBIENTE
II
Nel Parco delle CinqueTerre
la coltura diventa cultura
l Parco Nazionale delle Cinque
Terre con i suoi 4.300 ettari è il
Parco Nazionale più piccolo d’Italia
e allo stesso tempo il più densa-
mente popolato, con 5.000 abitanti
suddivisi in cinque borghi: Riomag-
giore, Manarola, Corniglia, Vernaz-
za e Monterosso al Mare.
Qui l’uomo in più di mille anni
ha “modificato” l’ambiente natu-
rale sezionando gli scoscesi pendii
delle colline per ricavarne strisce di
terra coltivabili, i cosidetti ciàn, sor-
rette da circa settemila chilometri
di muretti a secco, la lunghezza del-
la Grande Muraglia cinese.
Questo è il vero tratto identi-
tario delle Cinque Terre, con un
paesaggio atipico e fortemente
antropizzato: ecco perchè è il
Parco dell’Uomo, un territorio
diventato Patrimonio Mondiale
dell’Umanità.
L’ambiente naturale
Il Parco Nazionale delle Cinque
Terre è un’oasi naturalistica che nel
tempo ha preservato intatte le ca-
ratteristiche di una natura incon-
taminata. Il paesaggio, formato da
rocce di origine ed età diverse, è
contrassegnato da una particolare
acclività e dalla mancanza di tratti
pianeggianti.
La costa, alta e frastagliata, è li-
neare, scarsamente incisa da inse-
nature e promontori, scavata dal
mare in amene e suggestive grotte.
Le poche spiagge, sabbiose e ciot-
tolose, sono il risultato di apporti
detritici dei corsi d’acqua, di frane
o di accumuli di materiali lasciati
dall’uomo.
Il Parco Nazionale delle Cinque
Terre è naturalmente anche felice
habitat per svariate specie faunisti-
che che qui trovano le condizioni
ideali per vivere e riprodursi.
L’ambiente antropico
L’incontro fra uomo e natura ha
portato ad una valorizzazione del
territorio del Parco Nazionale delle
Cinque Terre. Da circa mille anni
l’uomo è intervenuto su queste
aspre montagne a picco sul mare
sviluppando aree coltivate, per po-
ter sopravvivere in zone anticamen-
te coperte da un fitto manto bo-
schivo.
Le opere di terrazzamento
Con il nome di Cinque Terre è
designato quel tratto di costa diru-
pata che si estende per una lun-
ghezza di circa quindici chilometri
lungo il litorale dell’estrema Liguria
orientale. Questo territorio è detto
delle Cinque Terre dai luoghi ma-
I
rini di Monterosso, Vernazza, Cor-
niglia, Manarola e Riomaggiore, i
quali si trovano quasi ad uguale di-
stanza l’uno dall’altro affacciati sul
mare aggrappati alla roccia anni-
dati dentro strette e ripide valli; il
nome di “terra” è qui sinonimo di
borgo alla maniera medioevale. Le
attività umane hanno contribuito
a creare un paesaggio unico al
mondo espressione di una cultura
profondamente legata alla terra
d’appartenenza, di un’ineguagliabile
vicenda a carattere collettivo capace
di piegare le avversità dell’ambiente
naturale ai propri bisogni di vita.
Modifiche portate dall’uomo nel
corso di circa mille anni di storia,
con il lavoro continuo ed assiduo
di molte generazioni che hanno so-
stituito il manto boschivo origina-
rio che copriva i fianchi scoscesi dei
monti con la coltivazione della vite
in terrazzamenti, resa possibile dal-
la frantumazione della roccia, dalla
realizzazione di muri a secco e dalla
creazione dell’humus coltivabile.
Dal primo secolo del Basso Me-
dioevo fino ai nostri giorni, è stata
la lotta continua fra l’uomo e la na-
tura sostenuta da uomini e donne
delle varie generazioni, a modellare
il paesaggio a ricostruirlo ad ogni
crollo provocato dal cedimento di
muri sotto le frane causate dalla
pioggia. I muri a secco sono costi-
tuiti esclusivamente con massi
d’arenaria sapientemente sovrap-
posti e saturati di pietrisco e terra,
senza l’uso di materiali di coesione.
La buona qualità della pietra, ma
soprattutto la sapiente arte della
messa in opera dei sassi sono la ga-
ranzia di una più elevata resistenza
ai crolli.
Fra i terrazzamenti sono state
costruite, sempre in pietra, lunghis-
sime e ripidissime scalinate, scale
ricavate a sbalzo sui muri stessi,
piani dove posare e riprendere age-
volmente i materiali trasportati a
spalla, canaletti di scorrimento ai
lati delle mulattiere.
Alcune cifre sono significative
testimonianze in grado di eviden-
ziare l’entità e la consistenza di sif-
fatto patrimonio: vi sarebbero me-
diamente quattromiladuecento
metri cubi di muri a secco per et-
taro; tenuto conto che è possibile
stimare la superficie del compren-
sorio terrazzata in circa duemila et-
tari, si avrebbe un volume comples-
sivo di materiale lapideo nei muri
di 8.400.000 metri cubi.
In considerazione che la sezione
trasversale di un muro medio può
essere valutata in 1,25 metri qua-
drati, un ettaro avrebbe come me-
dia 3160 metri lineari ed in tutto
il comprensorio la stima comples-
siva sarebbe di 6.720.000 metri li-
neari di muri, in altre parole 6.729
km.
Un’opera titanica ancora più
apprezzabile in quanto eseguita né
con il lavoro coatto né per il ca-
priccio di capi o sovrani, ma di li-
bera iniziativa da più generazioni,
tramandata unicamente per cono-
scenza senza la guida precostituita
da nessun potere centrale e con il
solo fine di rendere produttiva una
zona incoltivabile. Non si è reso ne-
cessario l’apporto di alcun capitale,
tutto è stato trovato in loco ed i vi-
tigni si sono moltiplicati con il me-
todo della propaggine. Il contadino
delle Cinque Terre è stato produt-
tore per secoli oltre che del pregiato
vino anche e soprattutto di stabilità
idrogeologica e di un paesaggio che
oggi è stato riconosciuto patrimo-
nio mondiale dell’umanità. Il man-
tenimento del territorio e la difesa
della sua peculiarità sono unica-
mente affidati al puntuale assolvi-
mento delle certosine operazioni
manutentorie connesse con la col-
tivazione: laddove la presenza
dell’uomo si allenta l’insorgere del
degrado è immediato. La sistema-
zione a “terrazze” eseguita dagli
abitanti delle Cinque Terre a partire
dall’anno mille per finalità esclusi-
vamente produttive, ha pertanto
determinato effetti, addirittura su-
periori per importanza, all’obiettivo
originario quali: la stabilità idro-
geologica dei versanti e dei centri
abitati sottostanti e la connotazione
del paesaggio.
Nei tempi recenti il mutato
equilibrio economico e sociale ha
avuto un effetto diretto sul territo-
rio con il conseguente progressivo
abbandono delle colture tradizio-
nali che rappresentavano nel frat-
tempo la salvaguardia del territorio
stesso.
Tale processo ha raggiunto uno
stadio assai prossimo all’irreversi-
bilità; l’inevitabile e drammatica
conseguenza sarà il sempre più ac-
celerato degrado dei suoli che com-
porta: l’insorgenza d’eventi franosi
di sempre maggiore estensione che
minacciano gli stessi centri abitati;
la sottrazione alla fruizione di rile-
vanti porzioni di territorio; la mo-
difica dei caratteri del paesaggio.
La rinascita di Vernazza
Quest’autunno, un anno dopo
l’alluvione che ha devastato Ver-
nazza, il Sindaco di Vernazza Vin-
cenzo Resasco ha invitato il noto
architetto inglese Richard Rogers
a presentare il suo studio di fatti-
bilità per il restauro del paese. Lord
Richard Rogers è un profondo co-
noscitore di Vernazza, frequentan-
do regolarmente il paese da più di
50
anni. Lo scorso giugno Rogers
ha portato con sé a Vernazza l’ami-
co Renzo Piano, entrambi vincitori
del Pritzker Prize (il Nobel dell’Ar-
chitettura). I due, insieme con
l’Arch. Ernesto Bartolini, collabo-
ratore di Rogers, hanno visitato il
paese, parlato con la sua gente, in-
cominciando ad immaginare come
poteva avvenire la rinascita, con la
convinzione di poter preservare
quella bellezza e quel carattere uni-
co che contraddistingue il tipico
paese rivierasco ligure.
Grazie alla generosità di Rogers,
il quale si è reso disponibile a su-
pervisionare (senza alcun compen-
so) un progetto di riqualificazione
degli spazi pubblici del paese, a Ver-
nazza si presenta una di quelle oc-
casioni che capitano solo una volta
nella vita.
Il piano di recupero proposto
da Rogers è un progetto fonda-
mentale per il futuro di Vernazza;
esso si propone la ricostruzione de-
gli spazi pubblici più significativi
e suggestivi del paese attraverso
l’utilizzo di materiali di altà qua-
lità, un arredo urbano semplice ma
di stile in perfetta sintonia con il
paesaggio.
Il piano, presentato a settem-
bre alla popolazione di Vernazza,
ha ricevuto commenti entusiasti.
Le due Onlus Save Vernazza e
Vernazza Futura sono già al lavo-
ro nella raccolta dei fondi neces-
sari alla realizzazione del proget-
to, stimati intorno ai 2,5 milioni
di euro. Si prevede che l’esecuzio-
ne del progetto possa avere inizio
a Gennaio 2013, interessando da
subito Piazza Marconi, il fulcro
del paese per residenti e turisti, e
dalla Fontanavecchia, la parte più
colpita dall’alluvione e abitata so-
prattutto dai locali.
Il Parco Nazionale
delle Cinque Terre
è un’oasi naturalistica
che nel tempo
ha preservato intatte
le caratteristiche
di una natura
incontaminata.
Il paesaggio, formato
da rocce di origine
ed età diverse,
è contrassegnato
da una particolare
acclività
e dalla mancanza
di tratti pianeggianti.
La costa, alta
e frastagliata, è lineare,
scarsamente incisa
da insenature
e promontori, scavata
dal mare in amene
e suggestive grotte.
Quest’autunno,
un anno dopo
l’alluvione che ha
devastatoVernazza,
il noto architetto inglese
Richard Rogers
ha presentato
il suo studio di fattibilità
per il restauro del paese
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 18 NOVEMBRE 2012
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