Page 7 - Opinione del 19-9-2012

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ESTERI
II
La sfida fondamentalista e la passività occidentale
di
BARBARA ALESSANDRINI
a violenza fondamentalista di
matrice religiosa, deflagrata a
seguito della per altro sospetta “ri-
scoperta” del film blasfemo con
l’Islam del regista coopto-egiziano,
non concede pause. Ci costringe a
tenere lo sguardo fisso su una in-
controllabile furia di matrice reli-
giosa e di fatto impone all’opinio-
ne pubblica del mondo occidentale
un dibattito di stampo medievale,
in cui si è costretti a confrontarsi
con categorie medievali. Giusto il
tempo di riflettere sulla libertà di
essere apostati. Che è una libertà
dell’individuo.
Ecco la semplice, adamantina
differenza tra il totalitarismo reli-
gioso che sta imperversando nelle
neo democrazie teocratiche portate
dalle primavere arabe e, con largo
anticipo su ogni previsione, busserà
alle nostre porte, e la democrazia
occidentale. È una differenza sostan-
ziale per cui da una parte al Festival
del cinema di Venezia è stato pro-
iettato un film in cui è presente una
scena di masturbazione con un Cro-
cefisso senza che nessuna autorità
italiana, come è comprensibile, ab-
bia ipotizzato alcuna forma di cen-
sura. Niente scandali, nessuna pro-
testa: la democrazia reale setaccia il
materiale che vi si genera ed esercita
senza forzature la sua selezione col-
lettiva ed individuale autoregola-
mentandosi, senza ricorrere, tranne
casi estremi, a forme di coercizione.
Tanto che l’offesa ai simboli del cri-
stianesimo viene spessissimo stig-
matizzata anche dai più ferventi atei.
Dall’altra, a poche ore dalla diffu-
sione del filmato blasfemo contro
Maometto e l’Islam, che tutta la co-
munità internazionale si è affrettata
a considerare strabicamente come
la reale causa delle violenze contro
le Ambasciate americane, gli Imam
Al-Azhar e Cheikh al-Tayyebb han-
no chiesto alle Nazioni Unite una
risoluzione internazionale che vieti
qualunque attacco ai simboli della
religione musulmana. E hanno avu-
to cura di cura di specificare che è
«
responsabilità dell’Onu proteggere
la pace mondiale da tutte le minac-
L
ce, affinché tali avvenimenti non si
ripetano». Come dire che il mondo
occidentale deve accettare l’autoli-
mitazione dei suoi diritti altrimenti
su di esso si abbatterà legittimamen-
te la furia di una religione che si ac-
canisce contro qualsiasi individuo
osi rifugiarsi nel proprio diritto al
dissenso. Perché per l’Islam l’apo-
stasia, come scriveva già nel 2005,
Carlo Panella nel suo libro
Il com-
plotto ebraico
,
oltre ad essere pec-
cato è reato. Un reato per cui, am-
moniva una delle massime autorità
della teologia musulmana, Al Qa-
radhawi, «i musulmani hanno con-
venuto che la punizione da commi-
nare sia la morte». La morte.
Ed è con questa folle, ma ben
collaudata sequenza peccato-reato-
condanna su cui si incardina un in-
controllato impulso ad agitare le
sciabole, che l’Islam soverchia le ra-
gioni dell’individuo per preservare
quelle della comunità, contando sul-
la follia collettiva di invasate milizie
pronte a scagliare la loro violenza
contro il nemico blasfemo. Anche,
anzi proprio perché, questo nemico
fino a poche ore prima era un allea-
to che ha armato i combattenti isla-
mici per favorire una ventata di
quella “primavera araba” rivelatasi
soltanto un “antioccidentalismo” fi-
deistico, un rigetto antico di esclu-
siva matrice religiosa e coranica che
da sempre innerva la società musul-
mana. Così come lo è il rifiuto an-
tisemita che affonda le sue radici ne-
gli appellativi di “porci e maiali”
affibbiato da Maometto agli ebrei
e che soltanto di conseguenza è di-
ventato antisionismo. Le reazioni di
corale condanna del filmato sacri-
lego da parte di Hillary Clinton, di
Ban ki Muun che ha definito il film
odioso” e dello stesso nostro pre-
sidente della Repubblica Giorgio
Napolitano non hanno fatto altro
che conferire un tacito quanto espli-
cito riconoscimento di legittimità
alla violenza assetata di vendetta se-
guita alla pubblicazione in rete del
film. Eppure, dopo aver rivendicato
la strage di Bengasi in cui è morto
l’ambasciatore americano Chris Ste-
vens, Al Qaeda nella penisola ara-
bica (Aqap) non perso tempo lan-
ciando un appello ai musulmani a
continuare l’assedio alle rappresen-
tanze diplomatiche Usa nel mondo
arabo e ai “fedeli” che vivono in oc-
cidente a colpire gli interessi ameri-
cani, ricchiamandolo al «loro do-
vere» perché «più in grado di creare
danni».
«
La cacciata di ambasciate e
consolati - sono le parole del comu-
nicato intercettato dal sito di analisi
antiterrorismo Site - porterà alla li-
berazione delle terre Arabe dall’ege-
monia americana e dall’arroganza».
Perché «tutto il mondo deve sapere
che non si può offendere il Profeta».
Questo è l’obiettivo: impedire che
l’apostasia si espanda, che il perico-
loso virus della libertà individuale,
in tutte le sue manifestazioni, si pro-
paghi e attecchisca anche tra i fedeli
tanto da diventare collettiva. C’è da
chiedersi come mai neppure queste
minacce rivolte proprio a noi ab-
biano impedito al professor Eugene
Rogan, direttore del Middle East
Centre a Oxford, dalle colonne del
primo quotidiano italiano, di dare
dignità accademica anche sollecita-
zioni degli imam fondamentalisti
sull’opportunità di creare leggi ap-
posite che condannino chi offende
il Corano. Rogen si chiede perché
non punire coloro che oltraggiano
la religione islamica alla stessa stre-
gua di come ad esempio in Germa-
nia viene punita l’apologia del na-
zismo, e di conseguenza la
negazione dell’Olocausto. È accet-
tabile, però, che nessuno abbia do-
mandato all’illustre cattedratico co-
me si possa porre sullo stesso piano
in modo così superficiale o in così
tale malafede la libertà di opinione
(
che, guarda caso nei confronti del
Cristianesimo è sempre riconosciuta
ovunque) con quello di fatti storici,
tragici, reali, accertati, gravidi di
morti orribili, di dolore infinito e ir-
risarcibile? Ed è concepibile che nes-
suna voce istituzionale abbia detto
che autolimitare unilateralmente i
nostri diritti acquisiti per paura delle
reazioni significa aver già perso con-
tro un mostro che ci deglutirà senza
nemmeno masticarci?
Eccolo il mostro che chiede mi-
sure contro il diritto di esprimere
un’opinione anche attraverso un
film definito immediatamente
«
odioso» da Ban Ki-moon, che sta
dando alle fiamme tutte le amba-
sciate americane in Medio Oriente
e che ha costretto in una manciata
di ore a potenziare l’attività di con-
trollo anche in Italia e la vigilanza
su tutto il territorio degli obiettivi
della protesta anti Usa.
Cosa sta fiorendo dopo il tra-
monto delle dittature arabe? Non
soltanto, come sostiene Rogan, «la
realtà di società profondamente im-
pregnate dall’Islam e per le quali
l’offesa dei valori religiosi è gravis-
sima» ma una prepotente sfida alla
modernità. Sfida che stiamo accet-
tando senza reagire, proni alla pro-
spettiva di sacrificare la nostra so-
cietà che, con tutte le contraddizioni
possibili, grazie alle conquiste di di-
ritti e libertà, è incardinata sulla cen-
tralità della centralità dell’individuo.
È giusto piegarsi ad una tale as-
surdità logica e spirituale che con-
cepisce una sorta di scala di legitti-
mità e di punibilità dell’apostasia,
una sorta differenza di trattamento
per apostasie di diversa natura, per
cui una, quella nei confronti del Cri-
stianesimo, nel cui alveo mai nessu-
no ha previsto la galera per aver of-
feso il Papa o il Vaticano, è
esercitabile e da sempre tollerata in
quanto metabolizzata come libertà
di opinione? E l’altra forma di apo-
stasia, quella rivolta all’Islam, si ri-
tiene sanzionabile con il dichiarato
assenso delle più autorevoli voci oc-
cidentali pur di sperare che tale mi-
sure contribuiscano a disinnescare
il domino di spietate uccisioni ed ef-
ferati attacchi incendiari, che nessun
cristiano, se non pazzo, sentitosi of-
feso nella sua fede, potrebbe mai
nemmeno ipotizzare? Piegarsi a
queste condizioni significa accettare
l’idea di una “persecuzione unila-
terale” perché prevista soltanto per
Il” peccato/reato contro una fede
che essendo presente nel mondo oc-
cidentale di fatto pretende di im-
porre i suoi precetti e le sue feroci
punizioni facendo carta straccia
delle leggi che tutelano la libertà
d’espressione. Vogliamo proprio
sentirci come il contadino del detto
toscano che «punge chi l’unge, un-
ge chi lo punge»? La verità è che
arare i campi con la masochista via
dell’adulazione, Fiamma Nieren-
stein giustamente si chiede: «Ma
perché dobbiamo piacere tanto agli
islamici?», significa lasciare che gli
estremisti continuino a soffiare
sull’odio religioso, significa che
nell’antinomia tra imposizioni della
comunità e scelte personali, le se-
conde verranno spazzate via e a
quel punto non avrà più nessuna
importanza il fatto che nessun film
per quanto offensivo nei confronti
di Cristo, spingerebbe i cristiani a
uccidere gente per il mondo.
Ci è riuscito invece un film come
The innocence of muslims
,
sulla
tempistica del cui “scandalo” e sulla
cui grottesca fattura gravano oltre-
tutto perplessità tali da legittimare
il dubbio che sia stato commissio-
nato dagli stessi i Jihadisti. Per ce-
lebrare l’anniversario dell’11 set-
tembre con una offensiva ad
orologeria di odio antiamericano ed
antioccidentale in tutto il mondo
arabo. La “rinascita islamica” è
pronta. E capace di lanciare una
sfida mortale e definitiva al mondo
occidentale.
Cosa sta fiorendo
dopo il tramonto
delle dittature arabe?
Una prepotente sfida
alla modernità.
Sfida che stiamo
accettando senza
reagire, proni
alla prospettiva
di sacrificare la nostra
società che, con tutte
le contraddizioni
possibili, grazie alle
conquiste
di diritti e libertà,
è incardinata
sulla centralità
dell’individuo.
È giusto piegarsi
ad una tale assurdità
logica e spirituale
che concepisce una sorta
di scala di legittimità
e di punibilità
dell’apostasia,
una sorta differenza
di trattamento
per apostasie di diversa
natura, per cui una,
quella nei confronti
del Cristianesimo,
nel cui alveo mai
nessuno ha previsto
la galera per aver offeso
il Papa o il Vaticano, è
esercitabile e da sempre
tollerata in quanto
metabolizzata come
libertà di opinione?
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE 2012
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