Page 8 - Opinione del 19-9-2012

II
SOCIETÀ
II
Il primo“digital divide”in Italia è quello politico
di
GIORGIO SEBASTIANO
vete mai preso in considera-
zione l’idea che il
digital divi-
de
, “
divario digitale” nella tradu-
zione italiana, possa riguardare non
insiemi di persone ma il singolo in-
dividuo? Questo presumibilmente
perché il
digital divide
,
sia esso
strutturale, sociale, culturale, tec-
nologico, parlamentare o genera-
zionale viene solitamente affrontato
da ricercatori, esperti e studiosi ra-
gionando su molti, raramente su
uno. Il ragionamento poteva andar
bene nella fase iniziale della vita
della Rete, quando il
divide
era per-
vasivo in tutte le sue forme sulla
stragrande maggioranza dei terri-
tori e delle popolazioni. Ma oggi,
dove non poche sono le aree “all
digital”, “near all” o “almost all”,
per i cittadini esclusi dall’accesso
alla Rete il
divide
è sempre più una
questione personale.
Mi sono trovato a pensare al
di-
vide
come problema individuale
all’aeroporto di Roma. Vagavo inu-
tilmente alla ricerca spasmodica di
una presa di corrente per ricaricare
lo smartphone, inseguito dallo
sguardo divertito di mia moglie che
attendeva la partenza del volo leg-
gendo un obsoleto libro di carta.
Mi sentivo frustrato, la mia vecchia
ma ancora valida porta di accesso
con il mondo, già ridotta a lettore
mp3 dalla mancanza di “campo”,
stava per diventare un inutile pezzo
di plastica informe. Mi sono senti-
to... handicappato. Capisco perfet-
tamente che per un diversamente
A
abile mettere la mancanza di acceso
alla Rete allo stesso livello di un
handicap fisico possa sembrare una
provocazione, se non addirittura un
insulto, ma un handicap è un han-
dicap, sia esso lieve o pesante. So-
prattutto è handicap quando a te
manca qualcosa che altri hanno.
Il
device
che consente l’accesso
alla Rete è per me una protesi non
troppo diversa dagli occhiali senza
i quali non posso vivere. La mia vita
è ormai strettamente connessa alla
Rete, una parte della mia bocca, dei
miei occhi, delle mie orecchie, dei
miei pensieri, persino l’articolo che
state leggendo, risiedono in doppio
cloud all’interno di un alveare cy-
bernetico non meglio definito. Sono
connesso, quindi esisto. Ogni volta
che la mia “protesi” digitale smette
di funzionare, il mio disagio non è
dissimile da quello causato dal tem-
poraneo smarrimento di quegli oc-
chiali che mi consentono di supera-
re il mio piccolo handicap fisico.
Divide
,
qualcosa ti “divide” dal rag-
giungimento del tuo obiettivo, quin-
di che sia vedere, camminare o es-
sere connesso, quando questo non
è possibile avverti il disagio della si-
tuazione. Percepire il
divide
come
handicap ovviamente è differente
dal percepirlo come “ingiustizia so-
ciale”, poiché cambia la tua visione
del mondo e il superarlo diventa la
tua priorità, tutto il resto sono
chiacchiere inutili.
A volte non serve neanche es-
sere realmente disabili per com-
prenderlo, è sufficiente la nascita
di un figlio. Come il vostro “piezz
e core” esce dall’amorevole grem-
bo materno ed entra in una car-
rozzina, il mondo improvvisamente
muta. Quelle che fino a ieri erano
strade si trasformano in percorsi
di guerra: sconnesse, piene di bu-
che, senza vie di accesso agli incro-
ci, con le auto posteggiate sul mar-
ciapiede a impedire il passaggio.
Allo stesso modo le scale diventa-
no
viae crucis
,
gli ascensori troppo
stretti, e via discorrendo.
Improvvisamente, della politica
propinata dai media, quella dell’al-
leanza forte, della governabilità,
del sistema elettorale, delle diatribe
tra Casini, Fini, Monti, Bersani,
Berlusconi, Grillo, non te ne può
importar di meno. Tu vuoi solo che
qualcuno metta a posto questo ac-
cidenti di marciapiede (non tutti,
solo quello dove passo io), faccia
una multa “da paura” al suv cafo-
nal (non tutti, solo quello che mi
intralcia); soprattutto mi allarghi
le porte di questo dannato ascen-
sore che se fossi disabile sarei se-
gregato a vita in casa e comunque
ora mi tocca portarmi la carrozzi-
na a piedi e sono cinque piani.
È nel pieno della tua frustrazio-
ne, più o meno al quarto piano, che
ti rendi conto di come la politica,
tragicamente
allpartisan
,
non sia in
grado di rispondere in modo sod-
disfacente alle tue esigenze, offrendo
solo soluzioni parziali e inadeguate.
Per il resto, se vuoi vivere la vita co-
me gli altri ti devi arrangiare.
Arrangiati! Parola maledetta fin
troppo conosciuta da quella fascia
della popolazione “diversamente
benestante”: ti sei fatto la casa “a
soli 15(0) minuti dal centro” ma il
mezzo pubblico è un essere mitolo-
gico che si manifesta a fasi lunari
alterne? Arrangiati con l’auto, ti ab-
biamo anche realizzato l’ingresso
in tangenziale. C’è il pedaggio ma
no, non è una tassa sul lavoro. La
badante per il genitore invalido co-
sta 1380 euro al mese ma l’accom-
pagno è di soli 400 euro e la pen-
sione 700? Arrangiati e metti tu la
differenza.
Non arrivi alla fine del mese?
Arrangiati e fatti aiutare dai geni-
tori. Ah, i genitori sono quelli della
badante? E mica possiamo arrivare
dappertutto. Arrangiati come puoi.
Arrangiati! E qui inevitabilmen-
te entra in scena il
divide
più odio-
so, quello economico, il più difficile
da colmare, l’unico in questi casi a
fare la differenza.
Divide
e handi-
cap hanno infatti la fastidiosa ca-
ratteristica di sommarsi in funzione
del ceto economico o sociale. Il di-
sabile ricco che abita in un bel pa-
lazzo del centro dotato di tutte le
infrastrutture idonee, con vettura
adeguatamente attrezzata e un as-
sistente dedicato, vivrà sicuramente
meglio del disabile povero al quinto
piano di uno stabile all’estrema pe-
riferia, senza ascensore, assistente,
auto “che poi a cosa serve se non
puoi scendere”. È inutile specificare
quale dei due abbia più necessità
di una connessione alla Rete stabile
e sicura, così come non è difficile
indovinare dei due chi possiede una
connessione in fibra ottica e chi sta
ancora aspettando che gli portino
l’Adsl nel quartiere. «Siamo un
paese pieno di handicappati digi-
tali». Detto così è fastidioso vero?
Suona decisamente meglio «Siamo
un paese a elevato digital divide»
o «diversamente connessi», termi-
nologie che non risolvono il pro-
blema ma sono
politically correct
.
Anche perché la risoluzione del
problema alla fine è tutta una que-
stione di volontà, poiché per chi
vuole veramente connettersi «oggi
non c’è più
digital divide
struttu-
rale, con le connessioni satellitari
chiunque si può connettere alla Re-
te, anche nelle zone più inaccessi-
bili». In attesa del Wi-Max attual-
mente dato per disperso, dell’Lte il
cui successo paradossalmente è le-
gato al progressivo arretramento
della Tv digitale terrestre, ognuno
insomma si arrangi come può.
Un consiglio? Se siete sensibili
all’argomento evitate di andare al-
l’estero: «Fichissima la Tunisia, a
Djerba il wifi è gratis dappertut-
to!». «Fantastica la Grecia, a 5 eu-
ro ti danno ombrellone, due sdraio
e wifi» sono solo alcuni dei tanti
tweet che cinguettavano lo stupore
degli italiani in vacanza. Meno fe-
lici certamente gli stranieri in Italia,
oggi facilmente individuabili perché
con l’iPad in aria sono alla perenne
e vana ricerca di hot-spot gratuiti
che il nostro paese, per legge, non
può offrire.
Invece che di «aree a fallimento
di mercato» sarebbe ora di comin-
ciare a parlare di «aree a fallimento
dello Stato». Il nostro primo
divide
,
probabilmente, è quello politico.
vi invita al
Laboratorio politico del Gran Sasso
Sabato 22 settembre Fonte Cerreto, Assergi (AQ) - Hotel Fiordigigli
ore 10:00
Un patto bipartisan:
cinque riforme per l’Italia
ore 15:00
Nasce Movimento d’Opinione:
per l’Italia, un’idea liberale,
un’idea nazionale
Un’Agenda Italia oltre l'Agenda Europa di Bruxelles. Cinque grandi
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Per la prenotazione del pranzo (20 euro) inviare una mail a
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE 2012
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