di
MICHELE DI LOLLO
on è per i soldi. Poteva essere
una questione di proprietà,
diritti d’autore, diritti editoriali,
ma in questi casi la strada per ri-
solvere il problema sarebbe stata
alternativa all’oscuramento. Dal
primo gennaio 2013 le pagine
web di parlamento e ministeri, che
raccolgono la rassegna stampa
della giornata, saranno tolte di
mezzo. Rese riservate e messe a di-
sposizione dei soli addetti ai lavo-
ri. E poco importa della sigla “co-
municazione 2.0”. Negli ultimi 15
anni il servizio aveva garantito agli
utenti della rete libero accesso al
materiale, permettendo una con-
sultazione aperta ogni giorno. La
battaglia per mantenere open il si-
stema era stata avviata dal blog
insider parlamentare
Il Cicalino
che aveva denunciato la decisione
presa dalle istituzioni a seguito
delle richieste della Fieg, la Fede-
razione Italiana degli editori. Ogni
protesta è caduta nel vuoto. L’ac-
cordo degli ultimi giorni tra Ca-
mera e Senato ha spianato la stra-
da alla chiusura delle pagine e non
sono pochi i siti, i blog e i perso-
naggi della politica che avevano
espresso il loro risentimento sulla
vicenda. In una lettera al presiden-
te della Camera, Gianfranco Fini,
il deputato del Pdl Giuseppe Mo-
les si sofferma sull’argomento e
N
sottolinea l’importanza della ras-
segna online: «Ha una funzione
di fondamentale importanza sia
nel processo d’informazione dei
cittadini, sia nella formazione della
cittadinanza attiva”. Moles spiega
che si tratta di uno strumento pre-
zioso di trasparenza delle decisioni
che vengono prese da chi fa poli-
tica. Gli editori non ci stanno e
marciano dritti verso lo
switch off
.
Gli argomenti a loro favore sono
sempre gli stessi, in mezzo di que-
sti tempi c’è sempre la crisi eco-
nomica e anche per il giornalismo
le cose vanno tutt’altro che bene.
Il servizio costa perché fa calare
le vendite, affermano. Una tesi che
può sembrare valida, ma che nella
realtà dei fatti poco incide sugli
acquisti alle edicole. Chi non com-
pra i giornali non li comprerà nep-
pure il 2 gennaio a rassegna chiu-
sa. La quantità di copie vendute
sta crollando e nessuno è al riparo.
Ma l’oscuramento delle pagine
web della Camera non è di certo
la soluzione. Si era cercato un
compromesso. Diritto al profitto
e tutela del diritto d’autore da una
parte, diritti degli utenti e “comu-
nicazione 2.0” dall’altra. Hanno
vinto i primi. Eppure non sareb-
bero mancate le soluzioni per
mantenere aperte le pagine. Basta-
va saper cercare. Gli editori non
hanno dimostrato lungimiranza,
né sembrano aver avvertito fino
in fondo la fine del giornalismo
precedente all’era di internet. L’in-
formazione naviga sulla rete con
o senza il loro consenso in ogni
momento e pensare di chiudere
tutte le pagine che possono creare
qualche problema non è sufficien-
te. Guadagnare lasciandole aperte
era possibile ed è qui che la debo-
lezza della politica si è fatta sen-
tire. Potevano suggerire percorsi
diversi tutelando lettori ed editori.
Moles sostiene che la Camera dei
Deputati avrebbe potuto scegliere
di caricare la rassegna stampa in
un orario tale da non compromet-
tere «i giusti interessi delle aziende
editoriali». Avrebbero potuto in-
trodurre un abbonamento per gli
utenti monetizzando il sistema.
Poteva funzionare, ma non ci han-
no nemmeno provato.
II
POLITICA
II
Rassegna stampa sul web:
lamiopia degli editori italiani
Il 75%degli italiani
contro ilMonti-bis
Se la candidatura di Monti incrina il bipolarismo
i sono voluti 18 anni per raffi-
nare il modello del bipolarismo
in Italia. Silvio Berlusconi, scenden-
do in campo nel ’94 sulla scia di
“Mani Pulite”, ha iniziato questo
percorso portando il nostro paese
verso un modello occidentale, a cui
forse, non eravamo pronti. La storia
la conosciamo bene: il leader di For-
za Italia, poi Popolo della Libertà,
ha governato il paese per ben otto
anni, con i lampi dei governi Prodi
ad interrompere la cavalcata azzur-
ra. Le riforme strutturali, auspicate
e promesse, non sono mai arrivate
né col governo di centrodestra né
con quello del centrosinistra, e la
grande possibilità data dall’entrata
in Europa non è stata sfruttata.
Le campagne elettorali, i dibattiti,
i talk show, il “meno tasse per tutti”,
la Vicenza di Confindustria, le vit-
torie di “Pirro” per 20.000 voti e i
“predellini” hanno poi trovato, nel
C
mezzo del nuovo sistema a due, la
loro sintesi nel disegno elettorale de-
nominato “porcellum”, una desi-
gnazione dall’alto, un pacchetto pre-
confezionato che, in un certo senso,
ha sublimato l’habitat che il potere
si è costruito.
Poi, fra scandali e spread, sono
arrivate le dimissioni di Silvio Ber-
lusconi e la composizione del grup-
po dei “tecnici” guidati da Mario
Monti: un governo poco coraggioso,
un po’ ottuso, che ha stabilizzato un
paese in balia dei mercati con la cre-
dibilità e con le tasse, per via di sca-
denze troppo ravvicinate da poter
essere procrastinate. Poi, qualche
settimana fa, sono successe alcune
cose. Berlusconi (senza sorprendere
nessuno) accerchiato dalle procure
e dall’incapacità di vivere un ruolo
da secondo attore, ha deciso di met-
tere al macero le primarie del Pdl
scendendo nuovamente in campo,
fra arrabbiature e dichiarazioni ri-
mangiate.
Il piano è stato ben concepito:
cavalcare l’ondata di malumore del
belpaese per l’attuale governo “tutto
austerity” al fine di recuperare alleati
e consenso. Una volta candidato i
guai giudiziari del Cavaliere sareb-
bero ingabbiati dal fattore tempo
oltre al fatto, non secondario, di evi-
tare una uscita di scena in sordina
non propria del suo personaggio.
Subito all’opera, Berlusconi ha tolto
la maggioranza al governo di Mario
Monti aprendo al nuovo segretario
della Lega Nord, Roberto Maroni
e spingendo il più possibile verso
un prematuro election day in cui fi-
guri il voto Lombardo.
Nonostante le incertezze, sia nel-
la Lega Nord (vedi il malcontento
della base e di molti luogotenenti
del partito) sia in alcuni esponenti
del Pdl, il gioco al Cavaliere sem-
brerebbe essere riuscito: creare il ter-
reno per una possibile vittoria alle
prossime politiche nelle regioni del
Piemonte, Sicilia, Lombardia e Ve-
neto, ottenere lo stallo al Senato, e
garantirsi ancora una posizione po-
litica decisiva.
Poi però accade quello che non
ti aspetti: Mario Monti decide che
Berlusconi ha tirato troppo la corda,
va da Napolitano consegnando a
sorpresa nelle sue mani le proprie
dimissioni, previo il varo della legge
sulla stabilità.
Con questo gesto politico, Mario
Monti, ha aperto un nuovo squarcio
non solo nel piano di Berlusconi -
scaricando su di lui tutte le colpe di
possibili ricadute italiane sul fronte
economico per via della crisi di go-
verno - ma nel bipolarismo stesso,
ponendo le basi di un possibile cam-
biamento del sistema paese.
Mario Monti non ha fatto altro
che offrire ai vari schieramenti del-
l’ala centrista la possibilità di una
nuova alleanza, anche volendo, tra-
mite una sua leadership. A questo
punto il paese si ritroverebbe con
quattro forti gruppi difficilmente as-
similabili fra loro e con un appeal
di voto (stando agli ultimi sondaggi)
a due cifre: il centrosinistra, il cen-
trodestra. Il nuovo centro ed i gril-
lini. Senza poi contare l’astensioni-
smo, ad oggi fermo al 35-40%.
L’eventuale piano per lo stallo al
Senato di Silvio Berlusconi rende-
rebbe vana anche una possibile al-
leanza fra il centrosinistra ed il nuo-
vo accordo centrista (unica alleanza
ad oggi possibile fra tutti gli schie-
ramenti), rendendo di fatto ingover-
nabile il paese che dovrebbe passare
attraverso una nuova concertazione
di ben ampie vedute e di difficile im-
maginazione. Nonostante questo
Monti ha cambiato le carte in tavo-
la, persino a Bersani, aggiungendo
un nuovo attore fra due sfidanti che
da vent’anni si contendono il trono.
Ora la campagna elettorale è co-
minciata ed è tutto in divenire. Sa-
ranno mesi di “grandi spostamenti”.
Mercati permettendo.
CRISTOFORO ZERVOS
negativo il giudizio degli ita-
liani sull’ipotesi di un Monti-
bis dopo le elezioni. Secondo l’ul-
timo sondaggio Spincon.it,
realizzato con metodo Cawi su un
campione di 1.420 interviste, il
74,4% dei cittadini italiani espri-
me un giudizio “molto negativo”
(47,3%) o “negativo” (27,1%)
sulla possibilità che il premier tor-
ni a guidare il governo dopo la
tornata elettorale. Il 19,1%, inve-
ce, esprime un giudizio “molto
positivo” (4,6%) o “positivo”
(14,5%). Il 6,5% degli intervistati,
infine, non esprime un giudizio o
preferisce non rispondere. La
“bocciatura” è quasi scontata da
parte degli elettori che nel 2009
hanno votato per uno dei partiti
di centrodestra. Nel “job appro-
val” di Mario Monti calcolato da
Spincon.it nello stesso sondaggio,
infatti, solo il 17,3% degli elettori
di centrodestra esprime un giudi-
zio “molto positivo” (2,7%) o
“positivo” (14,6%) sull’operato
del premier. Un valore (il 17,3%)
non troppo distante dal 13,8% di
elettori di centrodestra che si di-
chiarano favorevoli all’ipotesi del
Monti-bis.
Da sottolineare che, anche
escludendo da questo insieme chi
nel 2009 ha votato per la Lega
Nord, i numeri non cambiano
molto (si passa dal 13,8% al
14,2%). In totale, l’80,2% degli
È
elettori di centrodestra esprimono
un giudizio “molto negativo”
(57,8%) o “negativo” (22,5%) di
fronte all’ipotesi di un Monti-bis.
Più preoccupante, per i soste-
nitori della necessità di una per-
manenza di Mario Monti a Palaz-
zo Chigi, è la reazione degli
elettori che nel 2009 hanno vota-
to per uno dei partiti della coali-
zione di centrosinistra. In questa
categoria di elettori, il “job appro-
val” di Monti arriva al 54,9%
(12% di giudizi “molto positivi”
e 42,9% di giudizi “positivi”).
Malgrado questo livello di con-
senso sull’operato del premier, la
prospettiva di un Monti-bis è ac-
colta favorevolmente solo dal
22,3% degli elettori del centrosi-
nistra: il 5,2% esprime un giudi-
zio “molto positivo”; il 17,1% ne
esprime uno “positivo”. Anche
sottraendo all’insieme degli elet-
tori del centrosinistra chi, nel
2009, ha votato per l’Italia dei Va-
lori, il 71% continua a giudicare
in modo “molto negativo”
(33,8%) o “negativo” (37,2%)
l’ipotesi di un Monti-bis.
A variare, insomma, è l’inten-
sità del giudizio (più negativo per
gli elettori di centrodestra), ma
non la sostanza: la maggioranza
degli italiani non vede con favore
l’ipotesi di un ritorno di Mario
Monti alla guida del governo.
(a.man.)
Dal primo gennaio 2013
le pagine Internet
di Parlamento e governo
che raccolgono
le rassegne stampa
saranno oscurate.
E messe a disposizione
dei soli addetti ai lavori
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 19 DICEMBRE 2012
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