l recupero e lo smantellamento
della Concordia visto dal fron-
te opposto, quello del governo ed
in particolare della Protezione Ci-
vile.
Nei giorni scorsi all’isola del
Giglio il prefetto Gabrielli in con-
ferenza stampa ha divulgato i
tempi del cronoprogramma del re-
cupero del relitto ma alcune sue
dichiarazioni, non riportate inte-
gralmente, sono sembrate in con-
flitto con quelle del Ministro
dell’Ambiente. Di conseguenza, la
sua tabella di marcia non è sem-
brata corrispondere con quella del
ministro Corrado Clini: «La nave
verrà rimessa in asse e spostata
entro settembre, salvo problemi
di maltempo e mareggiate» la fra-
se incriminata.
A questo proposito è interve-
nuta la responsabile dell’ufficio
stampa della Protezione Civile
Francesca Maffini, a sottolineare
degli aspetti potenzialmente mal
interpretabili: «Innanzitutto dal
punto di vista economico - spiega
-
il Ministero dell’Ambiente ha an-
ticipato 5 milioni di euro per con-
sentire un abbattimento dei tempi.
Nel dettaglio, questa somma verrà
restituita per intero dalla società
armatrice che ha già usato un mi-
lione per effettuare gli studi scien-
tifici sia sulla rimozione che sul ri-
pristino dei fondali. Agendo
secondo la prassi, avremmo dovu-
to indire una gara europea con
uno slittamento lunghissimo per
l’aggiudicazione. Invece è stata la
stessa Carnival, proprietaria del
gruppo Costa Crociere, a scegliere
la ditta specializzata e si è partito
immediatamente con il recupero,
previo nostro benestare. La stessa
Costa inoltre si sta occupando del-
le spese straordinarie. Tra loro e
gli uffici governativi si è instaurata
un’ottima sinergia».
I
Nel dettaglio, gli studi preven-
tivi già effettuati: «Sono state usate
delle tecnologie avanzatissime -
prosegue la Maffini - con la crea-
zione di algoritmi e modelli mate-
matici al fine di avere delle simu-
lazioni il più verosimili possibili.
Un’altra difficoltà è stata quella di
non avere riferimenti nel passato:
è la prima volta che accade un
evento simile».
Sul fronte dei lavori, specie per
quanto attiene alla solidità dei fon-
dali, si è a buon punto: «La palifi-
cata è già stata costruita a novem-
bre, anche se i tecnici non si
aspettavano di trovare dei vuoti
nella roccia che hanno fatto sor-
gere problemi di stabilità alla Con-
cordia. Dopo aver corretto qualche
calcolo, adesso si sta procedendo
affinché vengano riempiti anche
questi».
Infine l’ultimo passaggio, quello
del rimorchio: «Dai 30 ai 45 giorni
di stop ai lavori sono stati preven-
tivati per via del maltempo ma
questo non costringerà ad una di-
luizione dei tempi. In una data
compresa fra luglio e settembre del
2013
la nave verrà rimessa in asse
-
conclude Francesca Maffini - e ri-
morchiata in porto per il disarmo».
ALESSIO VALLERGA
mmaginate per un attimo Ber-
sani che si impegna quale futu-
ro premier a rendere l’Italia più
giusta, o Casini che protegge i fi-
gli e la famiglia o Fini che, dopo
aver tradito la sua parte politica,
si preoccupa della rinascita ita-
liana diventando seguace di Mon-
ti. Vi è davvero da inorridire di
fronte a simili slogan, inseriti nei
manifesti che campeggiano nella
città eterna. Bersani, cresciuto a
pane e prosciutto condito con fal-
ce e martello, non vede l’ora di
assaporare il potere quello vero,
dopo il fallimento dei compagni
Occhetto e Veltroni. Questi ulti-
mi, travolti per venti anni dall’on-
da berlusconiana e messi all’an-
golo a meditare una rivincita che
fino a qualche giorno fa davano
per scontata. Casini, vecchio de-
mocristiano con due o tre fami-
glie e con figli e figlie da sistema-
re, non può trascurare gli
interessi economici del suocero
Caltagirone, in possesso di par-
tecipazioni varie in banche e so-
cietà di alto profilo economico.
Fini, che non contento del regalo
fatto in Costa Azzurra al cognato,
dopo aver voltato le spalle al suo
elettorato di destra sociale trova
il modo di non sparire dalla vita
politica. La svolta, aggrapparsi
alla Lista Mont, piena zeppa di
figli, generi e nipoti e di persone
sempre vissute alle spalle del po-
polo italiano. Certo Casini pro-
tegge i suoi figli così come pro-
tegge la sua famiglia allargata,
così come Fini continua, attraver-
so l’escamotage montiano, a far
politica nell’ottica di proteggere
gli interessi suoi e della sua fami-
glia, pur essa allargata con il ma-
trimonio con la signora Tulliani
e con i figli di primo e secondo
letto. La gente, quella per bene e
che lavora pagando le tasse, si
I
chiede se Bersani, Casini e Fini
smettessero di fare politica che
cosa sarebbero in grado di fare,
posto che per tantissimi anni non
hanno mai dimostrato di saper
esercitare una professione od un
mestiere. La risposta è semplice,
niente ma vivrebbero bene lo
stesso grazie ai privilegi econo-
mici acquisiti nel tempo. Dall’al-
tra parte, cioè dalla parte della
gente che lavora, non vi è alcuna
certezza, posto che i dipendenti
pubblici e privati affamati dai
provvedimenti montiani non san-
no come conciliare il pranzo con
la cena ed i liberi professionisti,
specie giovani faticano a trovar
lavoro e quando lo trovano sono
costretti a percepire emolumenti
così di poco conto da essere in-
vidiosi di elettricisti, idraulici e
magari parrucchieri. Ciò grazie
alle false liberalizzazioni ed alla
concorrenza voluta dal mercato,
quello europeo, che ha determi-
nato uno scadimento culturale
senza precedenti. In questo sce-
nario Berlusconi è un gigante,
avendo gioco facile con i suoi av-
versari che, da quando è sceso in
campo non dormono più, avendo
paura del confronto, tipo il co-
munistello Bersani che vuole di-
battere solo con i candidati pre-
mier e non con i capi delle
coalizioni. Pietose bugie che na-
scondono la pochezza delle idee
politiche che portano avanti, spe-
culando sulle finte primarie che
avevano messo in moto per di-
mostrare alla gente che la politica
è cambiata, entusiasmando finan-
che il Cavaliere, che aveva rice-
vuto il sindaco di Firenze Matteo
Renzi, salvo successivamente con-
statare che si è trattato di una
semplice burla. E che dire di
Monti che, immesso nel circuito
europeo proprio da Berlusconi,
lo diffama etichettandolo come
pifferaio magico” che racconta
balle, sapendo di non poter man-
tenere le promesse fatte, mentre
lui che ha vergognosamente au-
mentato la pressione fiscale, cre-
ando recessione, al posto del pro-
messo sviluppo, per ottenere il
voto di qualche disperato, pro-
mette di rimodulare l’Imu e ridur-
re la pressione fiscale della quale
indica un solo responsabile, Silvio
Berlusconi. I sondaggisti defini-
scono il movimento di Monti
centrino”, lo definisco sempli-
cemente una organizzazione truf-
faldina, con il vecchio sapore del
vecchio, facilmente scongiurabile
ove da parte del Cavaliere si pon-
ga attenzione a non favorire il ri-
ciclaggio di persone squalificate
politicamente e che la gente per
bene non riesce più a sopportare
né tanto meno a vedere.
TITTA SGROMO
II
POLITICA
II
K
Casini e Monti
Per la Protezione Civile
gli studi effettuati
hanno scampato
il rischio-contrattempi
Nemmeno il maltempo
impedirà il rimorchio
entro settembre
della nave naufragata”
segue dalla prima
Il declino europeo
(...)
della seconda guerra mondiale fumava-
no ancora? Quanto corrisponde l’Europa
ideata dagli uomini che a pochi anni dalla
fine del conflitto hanno saputo stringersi la
mano e lasciarsi alle spalle l’odio, il rancore,
la vendetta, il dolore - come i giovani italia-
ni, francesi, inglesi e tedeschi che invece di
spararsi addosso si ritrovarono insieme a
sognare negli ostelli e per le strade delle ca-
pitali europee – a quella in cui viviamo oggi?
Troppo poco. Perché quegli uomini e quei
giovani volevano molto più di un mercato
unico e di una moneta comune. Volevano
un insieme di principi e valori universali da
rappresentare, diffondere e difendere, e vo-
levano un obiettivo comune, una unione di
stati che guardasse nella stessa direzione e
costituisse un esempio di civiltà e progresso.
Loro appartenevano a quella generazione
di statisti che pensavano ed agivano a lungo
termine, non solo in prospettiva delle riele-
zione. E forse il problema è solo questo. Gli
uomini. I leader europei che si sono susse-
guiti alla guida dei propri stati e delle isti-
tuzioni dell’Unione da almeno due decenni
a questa parte. Se fossero stati all’altezza a
quest’ora i cittadini europei avrebbero una
Costituzione, un Parlamento democratica-
mente eletto - e non una Commissione – a
fondamento del processo legislativo e deci-
sionale, una Banca centrale legittimata a di-
fendere gli stati membri dagli attacchi della
speculazione finanziaria, una politica estera
comune e molto altro. Invece si ritrovano
senza una Carta fondante, ancora pratica-
mente all’oscuro dei meccanismi decisionali
delle istituzioni europee, reciprocamente so-
spettosi sulle responsabilità di determinati
stati membri riguardo la crisi e la specula-
zione finanziaria, impotenti di fronte alla
manifesta incapacità dei propri leader di
trovare una strada comune per fronteggiare
qualsiasi emergenza, da quella economica
a quelle internazionali, inesorabilmente divisi
dalla rapidità e irrazionalità del processo
integrativo con i paesi che fino a vent’anni
fa facevano parte del blocco sovietico, e so-
stanzialmente sfiduciati riguardo il futuro e
le prospettive dell’Unione. Bel risultato. Alla
cui responsabilità nessuno può sottrarsi.
Non la Germania e la Francia, che non han-
no voluto rinunciare a primeggiare, econo-
micamente e politicamente, al contempo pe-
rò disinteressandosi, ad esempio, delle
conseguenze inevitabili dell’ingresso indi-
scriminato di paesi economicamente e so-
cialmente arretrati, salvo poi imporre, oggi
che quelle conseguenze si sono materializ-
zate, la loro personale visione di exit stra-
tegy. Non certo l’Italia, che ha smaniato per
entrare nell’euro tra i primi quando verosi-
milmente non vi erano ancora le condizioni
necessarie per farlo, e non si è preoccupata
di attuare le riforme coerenti ai patti e agli
accordi firmati in Europa, quelle mancate
riforme che oggi avrebbero protetto il nostro
debito dalla speculazione e dal disonore.
Non certo la Grecia, la Spagna e tutti quei
paesi che hanno guardato all’Europa non
come un progetto comune alla cui realizza-
zione contribuire dinamicamente, ma come
una manna dal cielo su cui scaricare sprechi
e inefficienze interne. Nessuno è innocente.
E se oggi piangiamo e soffriamo la crisi co-
me non accadeva dalla seconda guerra mon-
diale, è perché non abbiamo costruito un
senso comune dell’essere europeo; perché
non condividiamo davvero gli stessi valori,
la stessa idea di democrazia, di economia,
di progresso, di ruolo nel mondo.
Ecco perché non abbiamo una Costituzione
e nessuno solleva un problema a riguardo.
Perché c’è ancora un lunghissimo lavoro
propedeutico per arrivarci, solo che il tempo
è tiranno e di grandi uomini in grado di ca-
pire, incarnare e animare un nuovo spirito
europeo, purtroppo non se ne vedono.
VALENTINA MELIADO’
FraMonti, Casini e Fini
puromatrimonio di interessi
Concordia,rimozione
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DOMENICA 20 GENNAIO 2013
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