II
CULTURA
II
DjangoUnchained, il grande ritorno diTarantino
di
DIMITRI BUFFA
ue attori premi Oscar per un
western B movie. A propria
volta
remake
riveduto e scorretto
di un noto prodotto italiano degli
anni ’70 con Franco Nero (che fra
l’altro vi recita anche una parte)
cioè “Django”. Quentin Tarantino
non finisce mai di stupirci e di di-
lettarci con le proprie trovate pulp
moralistiche e stavolta, dopo avere
combattuto il nazismo riscrivendo
la storia in “Bastardi senza gloria”,
ricrea pure l’epopea del West e le
sue atmosfere infilandoci “un ne-
gro” anti schiavista, Jamie Foxx,
come protagonista. Con buona pa-
ce del finto politically correct di
Spike Lee che era finito sulle prime
pagine per via di quelle censure alla
parola “nigger” troppe volte fatta
pronunciare agli attori da Taranti-
no nel film. Come se negli Stati
Uniti del 1860 qualcuno usasse nel
linguaggio l’espressione “di colore”.
Magari Spike Lee avrebbe preferito
diversamente bianco”, in quello
che può anche essere giudicato co-
me un inconsapevole razzismo alla
rovescia. Ma tant’è.
La trama di questo B western,
pieno di battute e di azione e da
vedere assolutamente in lingua ori-
ginale, è ambientata nel Sud degli
Stati Uniti due anni prima dello
scoppio della Guerra Civile. Jamie
Foxx nel ruolo di Django imper-
sona uno schiavo la cui brutale
storia con il suo ex padrone, da
cui tenta di fuggire (ma viene ripre-
so), lo conduce al fatale incontro
con il dentista pistolero King
Schultz (anche lui premio Oscar,
Christoph Waltz). Un cacciatore
di taglie di origine tedesca. Schultz
lo riscatta dopo avere ucciso chi
stava riportando Django dal suo
schiavista. E lo assolda come vice:
la prima impresa li vede sulle tracce
dei fratelli Brittle, noti assassini, e
l’aiuto di Django sarà decisivo per
ucciderli e riscuotere la taglia che
pende sulle loro teste. Schultz aveva
assoldato Django con la promessa
di donargli la libertà una volta cat-
turati i Brittle – vivi o morti.
Ma il successo dell’operazione
induce Schultz a tenersi come vice
il “negro” appena reso libero dalla
schiavitù. Anzi Schultz sceglie di
partire alla ricerca dei criminali più
ricercati del Sud con Django al suo
fianco. E a ogni cittadella in cui ar-
rivano a cavallo creano scandalo e
scalpore: negli stati del sud del-
l’epoca anche andare a cavallo era
proibito agli uomini di colore, o
negri” che dir si voglia. Affinando
le vitali abilità di cacciatore, Djan-
go resta concentrato su un solo
obiettivo: trovare e salvare Broom-
hilda (Kerry Washington), la moglie
che aveva perso tempo prima, do-
po che era stata venduta come
schiava.
La loro ricerca li conduce infine
da Calvin Candie (il candidato
all’Oscar Leonardo Di Caprio),
proprietario del “Candyland”, una
famigerata piantagione. Esplorando
la proprietà e accampando scuse,
Django e Schultz suscitano i sospet-
ti di Stephen (il candidato all’Oscar
Samuel L. Jackson), lo schiavo di
fiducia di Candie. Le loro intenzio-
ni vengono smascherate e un’infida
macchinazione si abbatte sulle loro
teste. Django e Schultz intendono
fuggire con Broomhilda, ma le cose
D
non andranno secondo i canoni del
lieto fine e naturalmente Tarantino
metterà un’incredibile scena di plu-
ri mattanza finale.
La trama però, come l’ambien-
tazione, è solo un artificio narrativo
del regista per spiegare al volgo la
sua
weltanschauung”
,
che è defi-
nibile come “pulp positivista”. Alla
fine i buoni vincono ma devono
sterminare una marea di cattivi
usando i loro stessi metodi e so-
prattutto lo stesso linguaggio esi-
stenziale e cinematografico e sacri-
ficare qualcuno dei propri alleati
per la causa. Accade in “Django
unchained” come era accaduto in
Bastardi senza gloria”. E il nazi-
smo ridicolizzato in quest’ultima
pellicola sta a gli occhi di Tarantino
come lo schiavismo degli stati del
Sud reso parodistico in questo riu-
scitissimo film. Queste connotazio-
ni del moralismo sui generis delle
ultime pellicole del regista, che re-
cita anche una parte nel film, ren-
dono ancora più incomprensibili
le polemiche sollevate da Spike Lee.
A meno di non volere credere a chi
parla di “invidia del pene” cinema-
tografico da parte del regista di
Do the right thing”, da tempo in
fase creativa pre crepuscolare. Spi-
ke Lee con la polemica in questione
avrebbe in realtà avuto quella ri-
balta e quelle prime pagine che le
sue ultime fatiche in digitale o in
35
millimetri gli stanno negando.
Rispetto al film, nelle note di pro-
duzione, Tarantino ricorda come
il viaggio di Django Unchained
per il grande schermo” sia iniziato
oltre 10 anni fa, quando lo scritto-
re-regista ha pensato al personag-
gio principale che da il nome al
film. «All’origine vi era l’idea di
raccontare uno schiavo che diven-
ta un cacciatore di taglie e parte al-
la ricerca dei sorveglianti di schiavi
che si nascondono nelle piantagioni
spiega - ed era solo quello che
era, il sesto di sette schiavi che for-
mavano una fila. Poi ha iniziato a
prendere sempre più forma, man
mano che andavo avanti con la
sceneggiatura». Infine l’illumina-
zione di trasformare il western in
uno spaghetti western: «Amo il ge-
nere, ma siccome ho sempre prefe-
rito gli “spaghetti western” ho pen-
sato che se mai ne avessi fatto uno,
sarebbe dovuto assomigliare a
quelli di Sergio Corbucci».
Il produttore Reginald Hudlin,
da parte sua, concorda che il gene-
re era «non convenzionale ma mol-
to appropriato». «Il mutevole tono
morale - spiega ridendo - gli angoli
oscuri, la complessità etica di “Per
un pugno di dollari” e dei film di
Corbucci, sono stati di grande ispi-
razione per il racconto di Quentin.
I suoi approfonditi studi del genere,
lo hanno condotto all’ispirata idea
di mescolare la narrativa sullo
schiavismo con lo “spaghetti we-
stern”, contribuendo così a creare
un film mai visto prima».
E quello che c’è di bello in quasi
ogni film di Tarantino, che si ispiri
a B movies di maniera come “Pulp
fiction” o a semi sconosciute pelli-
cole cinesi come “Lady snow blo-
od” (“Kill Bill 1 e 2”, ndr), è pro-
prio la capacità del regista di creare
un prodotto assolutamente nuovo
e strabiliante maneggiando mate-
riale di repertorio. Due ore e mezza
di divertimento assicurato da non
perdere per alcun motivo.
QuentinTarantino
non finisce mai
di stupirci con le proprie
trovate pulp moralistiche
e stavolta, dopo avere
combattuto il nazismo
riscrivendo la storia
in“Bastardi senza
gloria”, ricrea pure
l’epopea delWest
e le sue atmosfere
infilandoci un“negro”
anti schiavista,
Jamie Foxx,
come protagonista.
Con buona pace
del finto politically
correct di Spike Lee.
La trama di questo
B western, pieno
di battute e di azione
e da vedere
assolutamente
in lingua originale,
è ambientata nel Sud
degli Stati Uniti
due anni prima
dello scoppio
della Guerra Civile.
«
Amo il western»,
dice Tarantino,
«
ma siccome
ho sempre preferito
gli “spaghetti western”
ho pensato che se
mai ne avessi fatto
uno, sarebbe dovuto
assomigliare a quelli
di Sergio Corbucci».
Il risultato sono due ore
e mezza di divertimento
assicurato da non
perdere assolutamente
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 20 GENNAIO 2013
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