Page 5 - Opinione del 20-10-2012

II
ESTERI
II
Romney sorpassaObama
nel numero di Grandi Elettori
di
STEFANO MAGNI
ancano tre settimane al voto
sul prossimo presidente degli
Stati Uniti, ma gli americani paiono
ancora indecisi e divisi a metà su chi
scegliere. Per l’istituto Rasmussen, i
due candidati sono pari, al 48%. La
media dei sondaggi nazionali, cal-
colata da Real Clear Politics assegna
allo sfidante repubblicano un van-
taggio da prefisso telefonico: 0,7%,
in leggero calo. Stranamente solo il
Gallup si distacca dalla media, dan-
do 7 punti di vantaggio (in crescita)
a Mitt Romney. Fino al dibattito di
questa settimana, teoricamente “per-
so” dal conservatore, i due erano
sempre stati alla pari o quasi. Mi-
steri della statistica.
Quanto detto finora riguarda so-
lo le previsioni sul voto popolare
(
tutta la nazione), ma la vera novità
è nei sondaggi locali, quelli dei sin-
goli stati. Per la prima volta dall’ini-
zio della campagna elettorale, Rom-
ney è in leggero vantaggio sul
numero di Grandi Elettori che po-
trebbe conquistare al momento del
voto. È bene ricordare che le elezioni
presidenziali statunitensi sono fede-
rali e indirette: ogni stato elegge un
numero di delegati (“Grandi Elet-
tori”) proporzionale alla sua popo-
lazione. Sono questi ultimi che, a lo-
ro volta, votano per il presidente.
Ebbene, se oggi si andasse alle urne,
verrebbero eletti 206 Grandi Elettori
M
repubblicani contro 201 democra-
tici. Fino a ieri il rapporto di forze
era stato fortemente (nell’ordine del-
le decine di Grandi Elettori) favore-
vole al presidente in carica. Gradual-
mente questo margine si è ridotto.
E solo ieri è arrivato il sorpasso. La
novità” (in realtà, ampiamente pre-
vedibile) è nella North Carolina, for-
te dei suoi 15 Grandi Elettori. Prima
era considerato “in bilico”, da ieri
è decisamente filo-Romney. Benché
abbia ospitato, a Charlotte, la Con-
vention Nazionale Democratica, lo
stato del Sud è quasi sempre stato
repubblicano. Lo era nelle elezioni
del 2000, in quelle del 2004 e anche
nel 2008 diede del filo da torcere a
Obama, che riuscì a strappare una
vittoria su John McCain di appena
0,3
punti. La storia di questa cam-
pagna del 2012 dimostra che il
Grand Old Party, nello stato del
Tar Heel”, abbia sempre mante-
nuto un certo vantaggio sui rivali di
sinistra. Solo per una settimana, dal
23
al 30 settembre, Barack Obama
è stato in testa nei sondaggi locali.
In quel momento i Democratici, do-
po il successo della loro Convention,
hanno provato a bissare la vittoria
nei grandi stati del Sud (strappata
per un pelo, come abbiamo visto)
del 2008. Ma, «…quando il presi-
dente vinse sia in Virginia che nella
North Carolina, era ancora il can-
didato del cambiamento e della spe-
ranza – commenta Grover Norquist,
leader dell’Americans for Tax Re-
form, sul forum di Politico – Da al-
lora ha governato come se fosse il
candidato dei leader sindacali, delle
macchine elettorali urbane e degli
studi di avvocati. Ha reso ancora
peggiore la situazione economica.
Ha buttato soldi nelle politiche fal-
lite di stimolo economico. E poi c’è
stata Solyndra (lo scandalo del fi-
nanziamento a una compagnia di
fotovoltaico, poi finita in bancarotta,
ndr). E Fast and Furious (le armi da-
te, come esca, ai narcos e poi finite
definitivamente nelle mani dei traf-
ficanti, ndr). Sappiamo già cosa pen-
sano del presidente Obama. Hanno
votato nel 2010 per eleggere un go-
vernatore repubblicano in Virginia
e un legislativo a stragrande mag-
gioranza repubblicana nella North
Carolina».
Potere di vigilanza alla Banca Centrale Europea
K
Partirà a breve la supervisione bancaria per gli istituti di
credito dell’Eurozona. L’accordo sul tema dovrà essere definito
entro il 2012 per poi diventare operativo nel corso del 2013
Più iPhone5aGaza
che in tutta Israele
La North Carolina, con
la sua intenzione di voto
per i Repubblicani,
determina la prima
svolta nei sondaggi
degli stati. Il candidato
del Gop avrebbe
5“
grandi elettori” in più
MaBarackha realmente vinto
nel secondodibattito inTv?
palestinesi vivono proprio in
un mondo alla rovescia. E, qua-
lora servisse un’ulteriore confer-
ma, adesso la notizia è stata uffi-
cializzata da fonti arabe: a fronte
della povertà lamentata da decen-
ni, “per colpa dei cattivi israelia-
ni”, tanto da rendere inevitabile
l’aggettivo di “poveri” quando si
parla di abitanti della Striscia o
della Cisgiordania, adesso venia-
mo a sapere da Al Arabiya che le
vendite degli iPhone5 a Gaza, so-
no in proporzione superiori a
quelle sinora registrate in Israele.
E questo benché siano costretti a
pagarli da 1200 a 1600 dollari per
via delle tangenti da pagare ai
contrabbandieri egiziani, che li
portano attraverso i tunnel che
collegano Rafah con il Sinai. E
della decima da pagare a Hamas.
Come se non bastasse questa no-
tizia, sembra che nei tre negozi che
vendono prodotti Apple nella Stri-
scia si sia registrato il tutto esau-
rito nello scorso weekend, con
tanto di code notturne di acqui-
renti come nemmeno in Giappo-
ne.
Eccone una ancora più para-
dossale veicolata dal quotidiano
on line “rights reporter”, una ema-
nazione dell’informato sito “Se-
condoprotocollo.org”: Nethany-
hau si sarebbe dichiarato
preoccupato con gli ambasciatori
della Ue ricevuti recentemente a
I
Gerusalemme perché il boicottag-
gio anti-Israele per i prodotti ali-
mentari di Giudea e Samaria (cioè:
i territori contesi sbrigativamente
definiti “colonie” israeliane), sta
mettendo a rischio il posto di la-
voro per ben 25mila palestinesi,
tra agricoltori, addetti, commer-
cianti all’ingrosso e semplici com-
messi di frutta e verdura. Insom-
ma a Gaza dove la Freedom
Flotilla tre si appresta a portare
aiuti alimentari preferirebbero un
bel carico di iPhone5 perché evi-
dentemente del resto ce ne sta a
sufficienza, mentre nella Cisgior-
dania molta gente rischia di non
avere più lavoro in tempo di crisi
mondiali per le campagne fonda-
mentalmente anti-israeliane di chi
vuole boicottare i prodotti agrico-
li, datteri principalmente, delle co-
siddette “colonie”. Certo se Dante
dovesse rinascere oggi e creare una
nuova Commedia, potrebbe ben
mettere i corrotti governanti pa-
lestinesi e i politici europei e ame-
ricani che danno loro retta nel gi-
rone di chi subisce la legge del
contrappasso. Comunque Netha-
nyahu, che della questione del boi-
cottaggio boomerang ha parlato
recentemente con gli ambasciatori
mandati dalla Ue, adesso l’allarme
lo ha lanciato: ne uccide più la di-
sinformazione islamically correct
che la crisi globale.
DIMITRI BUFFA
bama si è portato a casa la vit-
toria nel dibattito di martedì
sera alla Hofstra University. Questa
è l’opinione della maggior parte de-
gli intervistati minuti dopo il con-
fronto. Il 46% ha indicato Obama
come il vincitore della serata, contro
il 39% a favore di Romney. Ma ba-
stano questi dati, da soli, ad attri-
buire la vittoria all’attuale presiden-
te?
Fanno riflettere le risposte degli
stessi intervistati quando viene chie-
sto loro di esprimere giudizi più
specifici. Obama, ad esempio, piace
più di Romney (“more likeable”,
47%
a 41%), e ha dato l’impres-
sione di mostrare maggiore interesse
nei riguardi delle problematiche
esposte dalla platea (44% a 40%).
Tra i due candidati è stato anche
quello che ha usato gran parte del
tempo ad attaccare l’avversario
(49%
a 35%). La vittoria di Oba-
ma, tuttavia, sembra limitarsi a que-
sti tre argomenti. Romney infatti lo
ha battuto su tutto il resto. Lo sfi-
dante repubblicano infatti è stato
preferito dagli intervistati su chi tra
i due candidati sarebbe un leader
più forte (49% a 46%), su chi ge-
stirebbe meglio l’economia (55% a
43%),
la sanità (49% a 46%), le
tasse (51% a 44%), il bilancio fe-
derale (59% a 36%).
Soltanto sulle questioni di poli-
tica estera Obama supera di poco
Romney (49% a 47%) ma viene da
O
chiedersi quanto possa aver influito
sulla percezione dei telespettatori
l’intervento “a gamba tesa” della
moderatrice, Candy Crowley, rite-
nuto da molti commentatori sba-
gliato sia nella forma che nella so-
stanza, in favore di Obama.
Parlando dell’attacco alla sede di-
plomatica americana di Bengasi
dell’11 settembre dove persero la
vita l’ambasciatore e altri tre fun-
zionari, Romney stava cercando di
dimostrare che l’amministrazione
Obama avrebbe impiegato troppo
tempo a definire l’assalto un attacco
terroristico mentre Obama asseriva
di averlo fatto la mattina seguente.
Completa il quadro generale
delle opinioni del pubblico un giu-
dizio sull’esposizione di un pro-
gramma per la soluzione dei pro-
blemi del Paese. Barack Obama
non ha fatto un buon lavoro per il
61%
degli intervistati, contro il
38%
di chi si è ritenuto soddisfatto.
Percentuali più bilanciate per Mitt
Romney con un 50% di insoddi-
sfatti contro un 49% di pareri po-
sitivi.
Quale effetto avrà avuto questo
confronto sulle intenzioni di voto?
Ebbene, il 48% degli intervistati ha
detto che il dibattito non gli ha fat-
to cambiare idea.
La mia conclusione è, quindi,
che se da una parte Obama si è
guadagnato i titoli delle prime pa-
gine del giorno dopo, riuscendo così
a frenare l’emorragia di preferenze
dopo la sua pessima performance
nel primo faccia a faccia, l’impres-
sione è che Romney sia uscito da
questo confronto forse ancora più
forte. Rimangono difficili da deci-
frare, infatti, i risultati dei sondaggi
post-dibattito dai quale Obama è
emerso vincitore ma, allo stesso
tempo, secondo a Romney su tutte
le più importanti questioni di inte-
resse nazionale, economia in primis.
Sarà interessante monitorare la rea-
zione dell’opinione pubblica in que-
sti giorni per capire le reali conse-
guenze del secondo dibattito
presidenziale sulla campagna elet-
torale. In attesa del terzo ed ultimo
faccia a faccia di lunedì prossimo,
22
ottobre, sui temi di politica este-
ra americana.
FRANCESCO DI LILLO
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 20 OTTOBRE 2012
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