Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 20 Novembre 2012
delle Libertà
Le primarie Pdl diventano vere
Con la candidatura autorevole di Giorgia Meloni la competizione per la leadership si fa finalmente
credibile. L’ex ministro della Gioventù punta a «recuperare il voto di chi, come me, è tra i delusi»
Una proposta di “autoprimarie” in rete per il Pdl
Lemille incertezze del centrismomontezemoliano
Il marchioMonti (in franchising) non può bastare
a probabile votazione con-
giunta di politiche e regionali
nel mese di marzo va considerata
come una sorta di manna dal cie-
lo per il Pdl. Perché evita l’effetto
disastroso che avrebbe avuto la
scopiazzatura delle primarie del
Partito Democratico realizzata
senza la rete organizzativa delle
tradizionali organizzazioni fian-
cheggiatrici degli eredi del vecchio
Pci. Il tutto in un clima contras-
segnato dal morale sotto i tacchi
della stragrande maggioranza dei
militanti, dei simpatizzanti e degli
elettori del centrodestra.
Angelino Alfano ha assicurato
che l’impossibilità temporale di te-
L
nere le primarie come erano state
concepite inizialmente non esclude
di celebrare comunque una con-
sultazione della base diversa, ma
egualmente efficace, rispetto a
quella prevista. Il segretario del Pdl
non ha chiarito quale forma potrà
avere questo nuovo tipo di prima-
rie imposto dalle circostanze. Può
essere che si possa tenere dentro i
gazebo o, più facilmente, in grandi
assemblee con cui risvegliare l’at-
tenzione e gli entusiasmi sopiti del
popolo moderato. Nell’incertezza
nessuno però impedisce di prepa-
rare il momento dei gazebo o quel-
lo delle assemblee con le primarie
in rete. Cioè con la indicazione di
candidature credibili per le regio-
nali e le politiche e con la raccolta
di consensi, sempre in rete, attorno
a queste candidature.
Alfano ha detto giustamente
che non ci può più essere spazio
per gli impresentabili nel Pdl. Ma
chi può meglio giudicare sulla pre-
sentabilità o meno dei futuri com-
ponenti del consigli regionali del
Lazio, della Lombardia e del Mo-
lise e dei futuri parlamentari na-
zionali se non quegli stessi elettori
che dovrebbero recarsi alle urne
per votarli? Il segretario, ovvia-
mente, non può stabilire ora in
fretta e furia una procedura di con-
sultazione in rete che sia al tempo
stesso ufficiale e garantita secondo
le regole e le procedure (se ci sono)
dello statuto del partito. Ma chi
pensa di essere un candidato pre-
sentabile può tranquillamente lan-
ciare il proprio nome sulla rete
chiedendo il sostegno degli estima-
tori. E chi pensa di poter esprimere
candidature credibili ed autorevoli
può fare altrettanto sollecitando
una adesione via internet che non
comporta alcuna candidatura certa
ma che pone il gruppo dirigente
del Pdl ed il segretario Alfano di
fronte ad una prima e democratica
selezione della possibile nuova
classe dirigente.
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n successo oltre ogni spe-
ranza» ha innegabilmente
segnato la prima convention del
movimento “Verso la Terza Repub-
blica” di Luca Cordero di Monte-
zemolo, che ha potuto contare su
una folta e qualificata partecipazio-
ne sia di pubblico che nel parterre
dei relatori. Resta però poco chiara
quale sia la direzione in cui il mo-
vimento di Montezemolo voglia di-
rigersi, caratterizzato anch’esso, così
come ha evidenziato Luca Ricolfi a
proposito del risorto centro, dall’-
handicap di una sorta di “maanchi-
smo”, formula mutuata dal veltro-
nismo doc del passato. Non
soltanto sul piano dei contenuti po-
«
U
litici ed in continuità con quell’area
che, nella smania di dare segni di
rinnovata vitalità, appare però come
una sorta di Idra a più teste ognuna
delle quali persegue i propri obiettivi
politici vendibili all’elettorato di ri-
ferimento. E che sono di natura
spesso anche contrastante perché fi-
gli di approcci tanto diversi ed ai
cui estremi si collocano la vocazione
cattolico-sociale e quella riformista
liberale. Ma anche su quello del no-
do istituzionale, perché se Monte-
zemolo pensa molto probabilmente
ad una democrazia liberale di forma
presidenziale sul modello francese
o inglese o americano, gli altri sog-
getti del movimento civico, da An-
drea Riccardi, che è un terzomon-
dista cattolico, al leader della Cisl
Raffaele Bonanni fino al presidente
delle Acli Ernesto Oliviero, guarda-
no nostalgicamente soltanto al mo-
dello parlamentare di vecchio stam-
po della Prima Repubblica. Che
forma avrà, quindi, la Terza Repub-
blica? È evidente che il battesimo
del movimento si incardina esclusi-
vamente sulla candidatura di Mario
Monti, che ne determinerebbe il rea-
le e decisivo peso ma senza la quale
la prospettiva del movimento capi-
tanato da Montezemolo è destinato
a disintegrarsi non avendo collante
programmatico né di contenuti po-
litici di sorta da proporre agli elet-
tori. Nel frattempo la costruzione
di un polo unico di centro che dal-
le forze e dai soggetti confluenti
nella creatura di Montezemolo do-
vrebbe prendere linfa e contenuti,
si arena sulle vaghe dichiarazioni
di intenti su programmi e idee
nuove i cui contenuti sono ancora
sconosciuti a tutti. Evidentemente
anche agli incamminati verso la
Terza Repubblica. Che dovranno
decidere se a prevalere sarà la li-
nea liberale di Montezemolo o
quella del solidarismo cattolico di
Bonanni e Ricciardi. Verso l’av-
vento della Terza Repubblica o
verso il ritorno alla Prima?
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2
ensavate di averle viste di tutte?
Vi sbagliavate. Il meglio deve an-
cora venire: il meglio del peggio,
s’intende. Nel weekend Monteze-
molo ha lanciato la sua alleanza con
l’associazionismo cattolico-solida-
rista “Verso la Terza Repubblica”
(
tutta gente che ha pasteggiato alle-
gramente anche nella prima e nella
seconda) in appoggio al Monti-bis.
La non discesa in campo del presi-
dente della Ferrari dà vita all’enne-
simo paradosso della politica italia-
na: un non candidato che lancia una
lista per sostenere un’altra non can-
didatura, quella di Mario Monti a
Palazzo Chigi. Un’operazione dav-
vero troppo fumosa, persino per i
P
tempi eccezionali che viviamo. Mon-
ti non si candida, nemmeno Mon-
tezemolo (e nemmeno Bonanni), ma
ci sarà una lista Montezemolo col
nome di Monti nel simbolo e come
programma. Una fiduciaria, un fran-
chising, più che una lista civica. Af-
ferriamo l’idea di porre fine alla sta-
gione dell’uomo solo al comando,
ma questa sorta di
leading from
behind”
metterci la faccia e anche
la firma, ma senza scendere in cam-
po, senza misurarsi personalmente
nelle urne – offre davvero maggiori
garanzie di serietà e trasparenza ri-
spetto agli interessi, evidentissimi,
di cui la lista LCdM-Todi è espres-
sione? Ci sarà dato di sapere almeno
se il professore ha effettivamente
concesso a Montezemolo & soci il
diritto di “commercializzare” poli-
ticamente il suo ben affermato mar-
chio, o se invece si tratta di uno
sfruttamento non autorizzato? Dav-
vero pensa di appaltare a tali “scu-
dieri” (Montezemolo, Bonanni, Ric-
cardi, Casini, Fini) il compito di
fornirgli una legittimazione eletto-
rale, senza degnarsi di esporre lui
stesso agli italiani la sua agenda per
i prossimi anni? E se la sente il pre-
sidente del Consiglio di garantire sui
candidati che saranno inseriti (da
chi?) nelle liste che invocano il suo
bis? Il guaio, dal punto di vista po-
litico, è che il marchio Monti rischia
di rivelarsi poco più che una furba
trovata dei Montezemolo e dei Ca-
sini per risparmiarsi l’onere di ap-
profondire la loro proposta pro-
grammatica. Insomma, non serve
faticare troppo per spiegare agli ita-
liani che cosa vogliono fare in con-
creto: il riferimento a Monti basta
e avanza. Ma così è difficile scorgere
nell’operazione LCdM-Todi qual-
cosa di più di una lobby centrista
alla ricerca di un posto al sole nel
probabile bis del professore. Si dirà
che tanto il programma è obbligato,
e tutti lo conoscono. Come dice Na-
politano, «Monti ha segnato il cam-
mino ai partiti». Vero solo in parte.
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2
di
ARTURO DIACONALE
Il rischio di candidature
ridicole o folli?
Di imbrogli e pasticci
in votazioni che sono
il frutto di iniziative
assolutamente
spontanee? Può essere.
Anzi, è quasi scontato.
Ma raccogliere consenso
non fa mai male
di
BARBARA ALESSANDRINI
Non è affatto detto
che gli elettori moderati
vogliano votare
un partito che non
si vuole chiamare tale,
promosso da chi non
intende presentarsi
e con un leader che non
scioglie alcuna riserva
sulla ricandidatura
di
FEDERICO PUNZI
Il “marchioMonti”
significa molte cose:
alcune le ha fatte bene,
alcune meno, mentre
in altre ha fallito.
Sarebbe interessante
capire in concreto
rispetto a cosa dovrebbe
esserci «continuità»
con l’azione di governo