Direttore ARTURO DIACONALE
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Giovedì 20 Dicembre 2012
delle Libertà
Governo tecnico per sostituire il Monti politico
è un problema aggiuntivo
nella vicenda della eventua-
le discesa in campo del presidente
del Consiglio, Mario Monti. Sia
nella versione della sua presenza
virtuale attraverso non una can-
didatura diretta in una lista inte-
stata al suo nome, sia nella ver-
sione della presenza reale
attraverso una partecipazione at-
tiva e diretta nella campagna elet-
torale alla guida o di un ampio
rassemblement
di centrodestra o
di una più ristretta area di centro
formata da Casini, Fini, Monte-
zemolo e qualche ministro del
proprio Gabinetto. Questo pro-
blema riguarda direttamente il Ca-
C’
po dello stato. Che è un personag-
gio di lunghissima esperienza po-
litica e parlamentare che non può
ignorare come possa rappresenta-
re una anomalia decisamente esa-
gerata quella di un governo tecni-
co che assume vesti politiche in
campagna elettorale e lo fa con il
dichiarato obbiettivo di strappare
voti ai partiti che hanno formato
la propria paggioranza e gli hanno
consentito di goverare per un an-
no di seguito.
Napolitano sa bene che la
prassi seguita durante l’intera sto-
ria repubblicana sia stata quella
di affidare la guida del paese du-
rante le fasi elettorali o a governo
tecnici incaricati di garantire la
terzietà delle istituzioni o a gover-
no depotenziati da un punto di vi-
sta politico ed incaricati di assi-
curare solo il disbrigo degli affari
correnti. Il tutto proprio per evi-
tare una influenza eccessiva del-
l’esecutivo ai danni di questa o di
quella forza politica durante la de-
licatissima fase del confronto tra
i partiti per la formazione del con-
senso.
Appare fin troppo evidente che
nel momento in cui Monti dovesse
decidere di partecipare, in maniera
virtuale o reale, diretta o indiretta,
alla campagna elettorale, questa
prassi verrebbe stravolta e ribal-
tata. Perché Monti userebbe il
proporio ruolo di presidente del
Consiglio di un governo tecnico
non per garantire la terzietà delle
istituzioni ma per fare concorren-
za diretta sia ai partiti della pro-
pria maggioranza che a quelli
dell’opposizione cercando di
strappare a ciasuco di loro il mag-
gior numero di consensi.
A regola di logica e di buon
senso, in altri termini, di fronte al-
la eventuale scelta di Monti di
scendere in campo, dovrebbe
prendere atto della trasformazione
del governo tecnico in governo
politico...
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2
L’indecoroso spettacolino statalista di Benigni
agato profumatamente con i
soldi del canone, Roberto Be-
nigni ha inscenato su Rai1 una
sorta di liturgia costituzionalista.
Da convinto liberale, debbo di-
re che lo spettacolo è stato a dir
poco indecoroso.
Soprattutto sul piano delle sem-
plificazioni e delle approssimazioni
storiche, l’apologo del comico to-
scano ci è sembrato simile ad una
pagliacciata.
In particolare, al di là di alcune
gravi forzature - come quella di
contrapporre la Repubblica alla
Monarchia assoluta, dimentican-
dosi che pure i Savoia regnavano
sotto una Costituzione -, ci è sem-
P
brato del tutto sganciato con la re-
altà dei fatti il suo tentativo di far
discendere l’evoluzione dell’Italia
e dell’Europa dalla presenza di una
Carta piena zeppa di propositi edi-
ficanti.
A suo parere, infatti, la nostra
Costituzione avrebbe influenzato
mezzo mondo, contribuendo - tra
le altre cose - a mantenere la pace
nel Vecchio Continente.
Ma è nella premessa iniziale che
si è manifestato l’aberrante visione
statolatrica del Benigni, unita ad
un evidente desiderio di portare
acqua al mulino della sua nota
parte politica; ossia una sinistra da
sempre sostenitrice di un sistema
fondato proprio sul primato della
medesima politica.
Tant’è che il nostro ha esordito
tessendo l’elogio della politica,
quindi indirettamente dei partiti,
considerandola come il mezzo e il
fine di ogni società evoluta.
Il presente ed il futuro dei no-
stri figli, a parere di codesto can-
tastorie, dipenderebbe esclusiva-
mente dagli uomini che siedono
nelle varie stanze dei bottoni della
democrazia.
Come dei grandi e piccoli tau-
maturghi, nella religione benignar-
da, costoro avrebbero l’onere e
l’onore di mettere in pratica gli
esaltanti principi espressi da una
Costituzione di stampo quasi so-
vietico.
Ma è proprio la pretesa di far
discendere la realtà da un atto de-
liberato della sfera politica, che per
Benigni rappresenta una sorta di
verità rivelata, che noi liberali con-
testiano in radice.
Noi crediamo, in totale antitesi
rispetto al delirio dell’autore de
La
vita è bella
,
che gran parte di ciò
che esiste al mondo...
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2
di
CLAUDIO ROMITI
Tesse l’elogio di politica
e partiti, considerandoli
come il mezzo e il fine
di ogni società evoluta.
Ma è proprio la pretesa
di far discendere la realtà
da un atto deliberato
della sfera politica
che noi liberali
contestiano in radice
di
ARTURO DIACONALE
A regola di logica,
di fronte alla eventuale
discesa in campo
di Monti, il Quirinale
dovrebbe prendere atto
della trasformazione
del governo da tecnico
in politico e formare
un altro governo tecnico
per gestire le elezioni
MarioMonti si incastranei cespugli
K
Vertice dei “cespugli” moderati
ieri a Palazzo Chigi. Hanno incontrato il
premier Mario Monti il presidente della
Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, il
leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, il
segretario Lorenzo Cesa e il ministro per
la Cooperazione Andrea Riccardi. I cen-
tristi attendono la decisione del premier
sulla sua discesa in campo. «Monti farà
la sua scelta, è inutile tirarlo per la
giacca», ha detto Casini al termine del-
l’incontro. A scendere ufficialmente in
campo, almeno per ora, è invece il presi-
dente delle Acli, Andrea Olivero, che ha
rassegnato le dimissioni dalla carica: «Il
mio percorso personale mi porta ad as-
sumere il rischio di un impegno diretto in
politica». Percorso inverso a quello del-
l’attuale ministro per la Cooperazione,
Andrea Riccardi: «Non credo che entrerò
in un altro governo - spiega - se avessi
voluto farlo con un eventuale governo
Bersani non avrei perseguito la strada
che sto seguendo ora». E su Monti: «Sta
valutando, si interroga su cosa fare su
come continuare a servire meglio il no-
stro Paese. Per questo conversa con
tanta gente, ascolta l’opinione di tutti».