Pagina 5 - Opinione del 21-8-2012

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II
ESTERI
II
Newsweek tradisce Obama
dedicandogli una canzonetta
di
DIMITRI BUFFA
acciamo la tara alle copie ven-
dute, cioè perdute, due settima-
ne fa, quando
Newsweek
mise in
copertina Mitt Romney, dicendo
che era un
“wimp”
(una “schiap-
pa”). E quindi non nobilitiamo le
motivazioni che hanno spinto il
settimanale dei liberals americani,
ridotto ormai a vendere quanto in
Italia
Il foglio
, a fare una coperti-
na, per giunta musicale su iPad, ri-
calcando in parodia le note di “Hit
the road Jack” (“Hit the road Ba-
rack”), con cui si invita il presiden-
te afro americano a lasciare il cam-
po. Resta il fatto che questa salva
di cosiddetto fuoco amico qualche
altra matrice politica potrebbe
avercela. Quella delle promesse
non mantenute. Peraltro notoria-
mente Niall Ferguson l’autore
dell’articolo è stato consigliere di
John Mc Cain, e quindi non par-
ticolarmente rappresentativo del
lettore medio di
Newsweek
. Va pe-
rò detto che scomodare un hit del-
la musica nera, interpretato da Ray
Charles nel 1961 e scritta da Per-
cy Mayfield, ha anche qualcosa di
sottilmente razzistico, il classico
messaggio che solo la sinistra po-
litically correct può dare al primo
presidente nero d’America. La can-
zone che nel 1961 rimase per buo-
ne due settimane nella
Billboard
Hot 100
ha un testo tipico per fare
F
presa negli slums. Si tratta infatti
di un dialogo piuttosto diretto fra
una donna e il suo convivente,
Jack, che viene invitato a «togliersi
dai piedi» e non «tornare mai
più», dato che è un ubriacone, ri-
masto senza soldi e senza prospet-
tive, nonostante le reiterate pro-
messe sul fatto che un giorno o
l’altro sarebbe riuscito a «rimet-
tersi in piedi». Nel merito dell’ar-
ticolo di Ferguson, le critiche a
Obama non si discostano molto
da quanto gli rimproverano elet-
tori e gli esponenti del Gop: «non
ha mantenuto nessuna delle grandi
promesse che fece quattro anni fa».
Secondo l’ex consigliere di Mc
Cain, «Obama ha infranto le pro-
messe e solo il duo Romney Ryan
può portare l’America su un cam-
mino di prosperità». Poi viene
l’elenco dei grandi discorsi cui non
sono seguiti i fatti: «Obama ha
promesso non solo di creare nuovi
posti di lavori ma anche di porre
le nuove fondamenta per una cre-
scita». Ebbene? «Certamente il
mercato azionario è andato su del
74% rispetto alla chiusura del
giorno di inaugurazione del 2009,
ma il numero totale dei lavoratori
del settore privato è ancora sotto
di 4,3 milioni di unità». E ancora:
«la disoccupazione si prevedeva
essere sotto al 6 per cento ed
all’8,3%». «Nell’anno fiscale del
2010 – continua la puntigliosa
analisi del conservatore improvvi-
samente sponsorizzato da
New-
sweek
– il tasso di crescita prospet-
tato era stato del 3,2%, nel 2011
del 4 per cento e nel 2012 del 4,6.
I risultati oggi parlano del 2,4 nel
2010, dell’1,8 per cento nel 2011
e pochi esoperti credono che
quest’anno possa raggiungere il
2,3%». C’è da dire, a favore di
Obama, che qualsiasi leader italia-
no, od europeo, negli ultimi anni
avesse garantito un simile tasso di
crescita gli avrebbero fato un mo-
numento ma tant’è.
La Bibbia dei progressisti per
vendere qualche copia in più ha
scaricato il primo presidente nero
d’America con un gioco di parole
tratto da una canzonetta che pren-
de in giro i neri ubriaconi degli
slums. Sic transit gloria mundi.
Il triste addio a Hollywood dell’ultimo boy scout
K
Il regista e produttore britannico Tony Scott, 68 anni, fra-
tello minore del più celebre Ridley, si è suicidato lanciandosi da un
ponte sospeso a un’altezza di circa 56 metri vicino a Los Angeles.
Il silenzio sul“casomarò”dopo seimesi di prigione
iecheggiando il detto «nessu-
na nuova buona nuova», se
ne dovrebbe concludere che l’ul-
teriore rinvio al 28 agosto, deciso
lo scorso giovedì 16, di ogni de-
cisione di merito da parte della
Suprema Corte federale indiana
sulla vicenda dei nostri fucilieri
di Marina loro ostaggi debba
considerarsi un fatto positivo,
una sorta di presa d’atto che non
ci sono elementi per avviare un
procedimento giudiziario basato
su prove oggettive e non su fan-
tasiose e poco probabili testimo-
nianze in stile processi medioevali
per stregoneria.
Ma a sei mesi da quel 19 feb-
braio, quando i nostri due com-
militoni vennero di fatto estradati,
contravvenendo al dettato della
nostra Costituzione che vieta qual-
siasi forma di estradizione in paesi
dove, come in India, per il tipo di
reato di cui sono stati accusati,
con l’incredibile aggravante del-
l’associazione a delinquere, è pre-
vista la pena di morte, non sareb-
be da considerare positivo
neppure il loro totale, completo,
assoluto proscioglimento da parte
della magistratura indiana, nello
specifico di uno stato della fede-
razione che, come tale, non ha
personalità internazionale.
Tra i pochi dati oggettivi c’è
quello che ad uccidere i due india-
ni imbarcati su un natante impe-
gnato in presunte attività di pesca
sono stati proietti di calibro 7,62
russo, più lunghi di 3 mm del cor-
rispondente calibro Nato; peraltro
R
le armi in dotazione al Nucleo im-
barcato sulla Enrica Lexie erano
tutte di calibro 5,56, decisamente
inferiore e dai diversissimi incon-
fondibili effetti anatomopatologici
sui bersagli. Sarebbe bastata que-
sta semplice constatazione a esclu-
dere ogni coinvolgimento dei mi-
litari italiani.
Inoltre, il proprietario e co-
mandante del natante fatto ogget-
to da fuoco sconosciuto ha cam-
biato versione per ben cinque
volte, tra l’altro mai dando coor-
dinate compatibili con la posizio-
ne del mercantile italiano difeso
da un nucleo antipirateria. Peggio,
ha persino dichiarato alla stampa
di non avere riconosciuto nessuna
nave e che il nome della Enrica
Lexie era scaturito da un consiglio
della locale polizia. La traiettoria
dei colpi che hanno lasciato trac-
cia oggettiva e incontrovertibile
risulta, secondo una analisi tridi-
mensionale eseguita dall’ingegner
Luigi Di Stefano, in direzione dal
basso verso l’alto, quindi sparati
da una imbarcazione probabil-
mente più bassa, non dalla tolda
di una petroliera.
Questo scenario porta a non
escludere un possibile conflitto a
fuoco in cui sia stato coinvolto il
Saint Anthony, il peschereccio che
gli indiani asseriscono scambiato
per imbarcazione pirata. Se questo
sia effettivamente avvenuto non
lo sapremo mai, perché il natante
dato in consegna giudiziaria al
proprietario è stato da questi fatto
colposamente affondare, avendone
asportato il motore e l’elica, con
conseguente imbarco d’acqua. Sul
relitto ripescato non sono quindi
più riscontrabili eventuali residui
di polvere da sparo, prove di un
ipotetico conflitto a fuoco, e gli
stessi fori dei proietti hanno subito
deformazioni per la permanenza
in acqua della struttura in legno.
Il testimone, come viene indicato
in gergo giudiziario questo genere
di reperti, è morto annegato, col-
posamente fatto annegare.
Si comprende allora il malu-
more dei commilitoni che si sono
organizzati in difesa e a sostegno
dei due militari persi in ostaggio
dagli indiani del Kerala. In un du-
ro comunicato stampa diramato
dal Gruppo facebook «Riportia-
mo a casa i due militari prigio-
nieri» viene espressa una ferma e
critica presa di posizione nei con-
fronti dell’operato del Governo,
nello specifico della Farnesina.
«Se il ministro Giulio Terzi di
Sant’Agata si fosse impegnato in
difesa dei nostri commilitoni con
lo stesso attivismo mediatico pro-
fuso in ferragostiane interviste su
questioni internazionali sulle qua-
li non siamo oggettivamente in
grado di esercitare una credibile
influenza - puntualizza il generale
Fernando Termentini, uno degli
amministratori del Gruppo - non
ci troveremmo oggi, nella miglio-
re delle ipotesi, che ci vengono re-
stituiti con una pesante accusa a
loro carico e in un contesto pa-
radossale di competenze tra ma-
gistratura ordinaria e magistra-
tura militare. La prima per
occuparsi del caso dovrebbe de-
rubricarlo ad omicidio colposo,
altrimenti l’omicidio volontario
con cui ha aperto il fascicolo sa-
rebbe di competenza di quella mi-
litare, che aveva trasmesso l’ori-
ginario rubricato con tale ipotesi
a quella ordinaria non avendone
ravvisato gli estremi della fatti-
specie, pertanto rubricandolo co-
me colposo. Peraltro non avendo
avocato a se i fatti nemmeno per
un’ipotesi di violata consegna da
parte dei due militari è logico de-
sumere che la Procura Militare
escluda qualsiasi dolo».
Altro paradosso, aggiungiamo
noi, è che la prevaricazione india-
na di porre sotto accusa e di tene-
re in ostaggio i nostri due commi-
litoni per così lungo è stata resa
possibile dall’acquiescenza italiana
alle loro fantasiose accuse, smon-
tate pezzo per pezzo e triturate co-
me carta straccia dalla analisi tec-
nica dell’ingegnere Luigi Di
Stefano, ufficialmente ignorata no-
nostante la stampa ne abbia a suf-
ficienza parlato.
Ci chiediamo con angoscia co-
sa avverrà ora. Il nostro governo
continuerà a mantenere il “basso
profilo” ignorandola, o cambierà
approccio? Basterebbe nominare
Luigi Di Stefano perito di parte,
sempre che il “basso profilo”
adottato per non urtare la suscet-
tibilità degli indiani lo consenta.
Purtroppo questo è un governo di
basso profilo e non possiamo farci
assolutamente nulla.
GIORGIO PRINZI
Hit the road Barack.
Secondo l’autore
dell’articolo, il presidente
ha infranto tutte
le promesse fatte
e solo il duo Romney-
Ryan può risolvere
i problemi degli Usa
Il ministroTerzi
invece di impegnarsi
in questioni
sulle quali non siamo
in grado di esercitare
un’influenza credibile,
si concentri sulla sorte
dei nostri militari
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 21 AGOSTO 2012
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