Page 3 - Opinione del 23-9-2012

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POLITICA
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Bce, bene sulla speculazione.Ma l’inflazione?
e semplificazioni eccessive non
funzionano, soprattutto in eco-
nomia. Di norma portano a valu-
tazioni e a risultati errati. Ciò ov-
viamente potrebbe valere anche
per la “storica” conferenza di Ma-
rio Draghi dell’inizio di settembre
che ha confermato che, qualora
fosse necessario, la Bce sarebbe au-
torizzata a comprare, “senza limi-
ti”, titoli europei di debito pubbli-
co. È una mossa giusta e da tempo
auspicata. Di fatto è una decisione
politica” che sfida la speculazione
incontrollata che da mesi imper-
versa contro l’euro e l’Unione Eu-
ropea. Gli attacchi ai paesi più de-
boli
dell’eurozona
sono
sicuramente motivati da ragioni di
profitto immediato, ma anche, se-
condo noi, da visioni geopolitiche
non amiche dell’Europa unita.
L’importante decisione della Bce
non è però la panacea di tutti i no-
stri mali, ne può indurre a dormire
sonni tranquilli. È una misura di
emergenza dovuta al fatto che le
vere cause della crisi non sono sta-
te ancora rimosse e che le necessa-
rie regole per controllare i flussi di
capitale a breve e per limitare le
operazioni finanziarie speculative
non sono state ancora decise ne a
livello europeo ne tanto meno a li-
vello di G20. Comunque sarebbe
un grave errore delegare alla Bce
tutta la responsabilità delle deci-
sioni finanziarie ed economiche più
importanti. Si rischia di mettere
l’intera economia, la crescita e la
questione del lavoro sotto il domi-
nio della finanza e della moneta.
L
Sarebbe una iattura!
Nel suo intervento Draghi ha
più volte ribadito il fatto che egli
si muove all’interno del mandato
principale della banca centrale che
è il mantenimento della stabilità
dei prezzi e la lotta all’inflazione.
Ha riconosciuto che i prezzi, so-
prattutto quelli dell’energia, avran-
no nel 2012 un andamento più ac-
celerato. Non ci è sembrato molto
convincente. In una situazione di
crolli verticali dei consumi, se fosse
vero che i mercati sono regolati dal
gioco della domanda e dell’offerta,
non si dovrebbe avere l’inflazione
ma piuttosto la caduta dei prezzi.
Certo il ruolo della speculazione
sulle commodities è noto. Perciò si
può affermare che l’inflazione reale
in Europa è ben più alta del 2,4%
ammesso dalle statistiche ufficiali.
Per non parlare dell’Italia…
In questo contesto è doveroso
porre la massima attenzione ai
possibili effetti futuri dell’acquisto
dei titoli di stato da parte della Bce.
Lo farà creando nuova liquidità,
cioè stampando nuova moneta con
il rischio di una inflazione più for-
te. Consapevole di ciò Draghi si è
premurato di dire che questa nuo-
va liquidità sarà comunque “steri-
lizzata”. Parola magica questa an-
che se di poco contenuto economi-
co ma di grande effetto
psicologico.
In parole povere, per evitare il
rischio di inflazione, la Bce vende-
rebbe altri titoli di stato in suo pos-
sesso recuperando parte della mo-
neta emessa. Non è così semplice.
Quanto grandi potrebbero essere
gli acquisti di titoli da parte della
Bce? Quali titoli essa venderebbe?
A chi? A che prezzo? Per quanto
tempo durerà l’intera operazione?
Sono interrogativi che meritano ri-
sposte puntuali. Si dice che tali
operazioni sarebbero attivate solo
se richieste e se imposte dall’emer-
genza. Ma allora siamo o non sia-
mo in una situazione di emergen-
za?
Al riguardo riteniamo che sia
errato l’atteggiamento di quanti
cantano vittoria sulla Bundesbank
tedesca. Essa non è impazzita ne è
diventata la centrale di un “com-
plotto” per scardinare l’Unione Eu-
ropea. Essa semplicemente pone il
problema del rischio dell’inflazio-
ne. Lo fa in modo e con argomenti
sbagliati. Preme sui controlli di bi-
lancio, sui tagli delle spese, sugli
interventi automatici in caso di
mancato mantenimento degli im-
pegni presi dai governi, prima di
concedere qualsiasi aiuto. In verità
la Bce usa gli stessi argomenti per
mantenere il controllo dopo l’in-
tervento di salvataggio.
Entrambe concordano nel dare
al Fondo Monetario Internazionale
un potere di controllo e un ruolo
diretto nella gestione dell’economia
dei paesi beneficiari. Ma non è lo
stesso Fmi che ha fallito con i paesi
in via di sviluppo e che ha dormito
prima e durante la grande crisi?
Assegnando al Fmi il ruolo di
grande fratello”, la Bce e l’Ue am-
mettono ancora una volta di essere
da esso dipendenti e quindi secondi
anche in casa propria.
La vera questione, secondo noi,
è rimettere in moto l’economia rea-
le. Questo però non è il compito
principale delle banche centrali. È
compito dei governi.
È in ogni modo inconcepibile
che si possa accettare di intervenire
con migliaia di miliardi di euro per
i bailout di banche decotte o per
la stessa stabilità finanziaria dei
singoli paesi o dell’intero sistema
e che si neghi allo stesso tempo
l’immediata creazione di un fondo
europeo di sviluppo di alcune cen-
tinaia di miliardi per finanziare le
infrastrutture, la ricerca, le nuove
tecnologie e l’occupazione.
Eppure si sa che gli interventi
per la moneta e le finanze, seppur
necessari, non producono ricchez-
za, mentre gli investimenti per ri-
lancio dell’economia e per il soste-
gno all’occupazione sono essenziali
per la crescita e la stabilità sociale
nei singoli paesi e nell’intera Eu-
ropa.
MARIO LETTIERI*
E PAOLO RAIMONDI**
*
Sottosegretario all’Economia
del governo Prodi **Economista
La vera questione
è rimettere in moto
l’economia reale:
compito dei governi
Quella di Mario Draghi
è una giusta misura
d’emergenza, ma da sola
non è sufficiente
Quella ragnatela clientelare che soffoca la Sicilia
Palermo da due settimane gli
operai della Gesip, una società
municipalizzata che si occupa di
giardini, cimiteri di canili e del ver-
de delle scuole manifestano davanti
al Palazzo delle Aquile. Il comune
di Palermo ha un debito colossale,
i soldi per la Gesip non ci sono. Nel
maggio scorso la situazione era la
stessa ma il giorno prima delle ele-
zioni comunali da Roma su pres-
sioni del presidente della regione
Sicilia Lombardo, erano stati pro-
messi 10 milioni di euro. Quei sol-
di, gli ultimi secondo Monti, sono
stati bloccati e adesso si vuole il la-
voro ma Palermo non ha un euro.
Chi deve pagare? I politici locali
eletti a Roma con i voti dei siciliani
in cambio facevano arrivare dei sol-
di ma nessuno mai si è preoccupato
di fare progetti.
In Sicilia è così: fin quando ci
sono stati i soldi, tanti, sono stati
spesi in lavoro, assunzioni per ope-
re pubbliche troppo spesso finite
male come per esempio la diga sulle
Madonie. Questa doveva essere
uno dei più grandi bacini idrici del-
la Sicilia. I lavori sono cominciati
nel 1989 poi tutto si è fermato. La-
vori cominciati e mai terminati. Sol-
di pubblici per 500 miliardi di vec-
chie lire, spesi per nulla. Tutto è
fermo così per più di venti anni.
Quando poi ci sono le elezioni si
ricomincia a parlarne. E’ sempre
così, le elezioni si avvicinano e le
promesse non mancano mai. Ora
però i soldi non ci sono più in Si-
cilia, né a Roma.
Un altro esempio negativo. La
A
Spo, società per l’occupazione , ave-
va assunto dipendenti qualificati
per gestire il lavoro di altri precari
quelli dei Pip, piani di inserimento
professionali. Successivamente gli
ex Pip sono stati assunti e i 90 ex
Spo licenziati. Questi ultimi hanno
lavorato dal 2004 al 201, per sei
anni consecutivi e poi gli hanno
detto di non andare più a lavorare.
Provenivano da una passata gestio-
ne, dalla presidenza Cuffaro e ap-
pena Lombardo si è insediato ha
tagliato tutto quello che era stato
fatto dalla precedente amministra-
zione. La Sicilia ormai è diventata
questo, non c’è altro o soldi pub-
blici o niente.
Il lavoro in Sicilia dipende dalla
politica, dai soldi di una regione
sull’orlo della bancarotta. Ma in Si-
cilia vi sono cose ancora di più pa-
radossali delle incompiute, come
l’aeroporto di Comiso. In questo
caso i soldi pubblici si sono trovati
e l’aeroporto è pronto. Vi sono die-
ci banchi ceck in, computer, di-
splay, microfoni, le apparecchiature
già montate per i controlli di sicu-
rezza. Nel gennaio 2011 il ministro
Mattioli aveva visitato la stazione
promettendo l’apertura entro l’esta-
te. A Comiso l’idea di un aeroporto
civile risale al 1998, la prima pietra
è stata messa nel 2004, l’ultima nel
2010.
Ben 43 milioni di euro ci so-
no voluti per costruire e collaudare
una struttura che non entra in
funzione. A Palermo invece dove
gli operai della Gesip sono intanto
saliti nell’aula del consiglio comu-
nale, si attendono le elezioni regio-
nali. Le elezioni si fanno sentire e
la politica si muove infatti è arri-
vata la proposta del sindaco Orlan-
do della cassa integrazione per tutti
gli operai Gesip fino al 31 dicembre
2012.
Si va avanti almeno per un
po’.
In merito alla situazione sicilia-
na e all’operazione di
spending re-
view
richiesta anche dal governo
centrale, tagli ovunque oppure
cos’altro? Gaspare Sturzo uno dei
candidati alla presidenza della re-
gione Sicilia ci ha riferito che la
spending review regionale è fallita.
Pensare di fare la così detta macel-
leria sociale sui dipendenti regionali
degli enti locali è una follia. In fon-
do bisogna far capire ai dipendenti
e dirigenti della regione che sono il
valore aggiunto di una ripresa del
sistema economico e sociale sicilia-
no.
Bisogna lavorare di più, lavorare
per obiettivi, mettersi a disposizione
dei cittadini per far accelerare lo
sviluppo e soprattutto riprodurre
un concetto costituzionalmente pre-
visto, cioè che si accede nella pub-
blica amministrazione per concorso
e che si fa carriera per merito. Se si
vuol fare una sola grande riforma
della pubblica amministrazione è
necessario cancellare la capacità
dell’uomo politico di nominare
consulenti e dare incarichi inutili
per mettere al comando della fun-
zione amministrativa dei soggetti
senza qualità e senza capacità ma
solo per prendere danaro pubblico.
Si devono rivedere, lo sta facendo
la Corte dei Conti, ma chiunque ar-
riverà al governo regionale dovrà
farlo, l’insieme degli incarichi e del-
le consulenze date per cancellarli.
Si deve, secondo il candidato di
ILeF (Italiani Liberi e Forti) ridare
autonomia alla dirigenza pubblica
che avrà degli obiettivi di cui dovrà
rispondere. Tutte quelle società mi-
ste e quelle aziende che fanno capo
alla Regione e agli enti locali che
da decine di anni sono passive ma
sono servite soltanto per assumere
amici degli amici e dare incarichi
dirigenziali e nei consigli di ammi-
nistrazione a politici trombati de-
vono essere cancellate. Queste han-
no aggravato il bilancio della
Regione di un debito pubblico gi-
gantesco che poi paghiamo tutti
noi. Queste sono nuove tasse per
la mancata capacità di trovare ri-
sorse per lo sviluppo.
In merito alle elezioni siciliane
e non solo, Gaspare Sturzo, ricor-
dando che ILeF è presente in tutto
il territorio nazionale, ci ha detto:
«
Matteo Renzi ci dica se, oltre alla
giusta rottamazione di Berlusconi,
si impegnerà a rottamare Crocetta,
Lumia, Cracolici e Lupo, respon-
sabili del degrado del governo
Lombardo. Ci dica se la sua voglia
di cambiare la storia del Pd passa
anche per le attuali elezioni sicilia-
ne, governate da persone che ven-
gono dalla prima repubblica o che
nel corso della seconda hanno fal-
lito tutti gli obiettivi di progresso
materiale e morale. Ci faccia capire
Renzi se intende chiedere notizie ai
responsabili siciliani del suo partito,
che si poggia sull’ala imprendito-
riale interna al governo Lombardo,
delle critiche sollevate da Vecchio
e Venturi.
Renzi ha l’occasione ora o
adesso” come dice lui, di passare
dalle parole ai fatti».
VITO PIEPOLI
K
Palazzo dei Normanni
Tutte le società miste
e le aziende che fanno
capo agli enti locali,
sono in passivo
da decenni, ma sono
servite per assumere
amici degli amici”
e regalare incarichi
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 23 SETTEMBRE 2012
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