Direttore ARTURO DIACONALE
Fondato nel 1847 - Anno XVII N.274 - Euro 1,00
DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
Sabato 24 Novembre 2012
delle Libertà
Napolitano,Monti, l’Europa e la sinistradi Bersani
n realtà, come si rileva negli am-
bienti vicini a Palazzo Chigi,
non è affatto vero che un senatore
a vita non possa presentarsi alle
elezioni. Può rassegnare le dimis-
sioni da Palazzo Madama e can-
didarsi a Montecitorio. Ed anche
se non esiste un precedente del ge-
nere, e se mai esistesse rappresen-
terebbe una sorta di sconfessione
e di offesa nei confronti del Pre-
sidente della Repubblica che lo ha
nominato senatore a vita, il per-
sonaggio in questione potrebbe
tranquillamente comportarsi in
questo modo.
Perché, allora, è assolutamente
improbabile che Mario Monti, de-
I
ludendo quanti sperano in una sua
discesa in campo a sostegno del-
l’area di centro, possa decidere di
seguire l’indicazione di Giorgio
Napolitano rinunciando alla par-
tecipazione alle elezioni ed aspet-
tando a Palazzo Chigi la quasi si-
cura successione a se stesso alla
guida del governo nella prossima
legislatura?
La risposta è semplice. Monti
non sarà un politico professionista
ma sa fare di conto. E non può
non aver calcolato che se mai de-
cidesse di scendere ora in campo e
capeggiare una lista centrista in cui
aggregare non solo l’Udc di Casini
ma anche gli amici di Montezemo-
lo e Riccardi e qualche frangia scis-
sionista del Pdl, otterrebbe un ri-
sultato modesto da un punto di vi-
sta numerico e fallimentare da un
punto di vista politico.
Numericamente una lista mon-
tiana, chiusa a destra ed alternativa
alla sinistra, supererebbe a mala-
pena il dieci–quindici per cento dei
consensi. Potrebbe, visto che né la
sinistra e tanto meno la destra
sembrano destinate ad avere la for-
za di dare vita ad una maggioranza
autonoma, tentare di seguire lo
schema dei “due forni” tanto caro
a Pier Ferdinando Casini e cercare
di diventare il terno di maggioran-
za variabili. Ma lo farebbe al prez-
zo di diventare un soggetto politico
come tutti quelli tradizionali e di
perdere quella caratteristica di su-
per partes che gli ha permesso di
diventare Presidente del Consiglio
senza alcuna investitura popolare
e che può assicurargli non solo la
successione a se stesso a Palazzo
Chigi ma, addirittura, quella a Na-
politano al Quirinale.
Monti, dunque, non ha alcuna
convenienza a farsi trascinare nel-
la campagna elettorale da quanti
si dicono montiani ed hanno sco-
perto la possibilità di salvare con
il suo nome la propria carriera
politica.
Continua a pagina
2
Il Quirinale sequestra il cantiere dei montiani
l presidente Napolitano ha vo-
luto togliere il nome di Monti
dalla mischia elettorale per preser-
vare il suo profilo super-partes e,
dunque, la praticabilità sia di un
Monti-bis, sia di un’ascesa del pro-
fessore al Colle, o – perché no? –
a via XX settembre come ministro
dell’Economia.
Insomma, ha voluto preservarlo
come “riserva della Repubblica”:
non si può candidare né può essere
candidato da un partito, perché si
vota per il Parlamento ed è già se-
natore a vita. Ma è disponibile «a
chiunque, dopo le elezioni, volesse
chiedergli un parere, un contributo,
un impegno» (da notare le parole
I
chiunque” e “impegno”). Ha quin-
di ricordato alle forze politiche che
non esistono candidati premier: né
Monti, né chi uscirà vincitore dalle
primarie. Certo, i partiti hanno il di-
ritto, o meglio la «facoltà» di avere
in mente un nome, di «evocarlo» di-
rebbe Casini (come si fa con gli spi-
riti), ma sono le consultazioni al
Quirinale «la sede in cui ogni partito
può esprimere una sua preferenza o
una sua proposta». Napolitano ha
anche voluto farci sapere che sarà
il suo successore a sbrigare la pratica
dell’incarico. Il che vuol dire che nel
puzzle post-voto la casella del Qui-
rinale sarà riempita prima di quella
di Palazzo Chigi. E potrebbe rap-
presentare un equo indennizzo per
il Pd, nel caso accettasse un Monti-
bis: 7 anni garantiti di poteri sempre
più “presidenzialisti” potrebbero far
gola più di 5 traballanti al timone
di un paese ancora nella tempesta.
Il 10 marzo, o quando sarà, in fili-
grana sulla scheda ci sarà il nome
del prossimo presidente della Re-
pubblica, non del premier.
Molto poco istituzionalmente
corretta, va detto, l’uscita di Napo-
litano: la carica di senatore a vita
non implica la rinuncia al diritto di
elettorato passivo (candidarsi, per
esempio, alla Camera), o un’inter-
dizione dai pubblici uffici (proporsi
come candidato premier di una o
più forze politiche). Scorrettezza pe-
rò soltanto teorica, perché non sem-
bra che Monti abbia intenzione di
bruciarsi” politicamente. Conti-
nuerà a non respingere i tanti “scu-
dieri” che si accalcano alla sua corte,
non sconfesserà chi lo evoca, ma
non è interessato a ricevere uno sco-
modo mandato politico dal corpo
elettorale. Anzi, meglio non averne
e continuare a giocare da riserva del-
la Repubblica, buona per...
Continua a pagina
2
di
FEDERICO PUNZI
Secondo il Colle
non esistono candidati
premier.
I partiti possono avere
in mente un nome,
ma sono le consultazioni
«
la sede in cui ogni
partito può esprimere
una preferenza o una
proposta»
di
ARTURO DIACONALE
La“terzietà”del premier
complica la campagna
elettorale dei cosiddetti
montiani e costringe
quelli che vorrebbero
trasformarlo
nel federatore
del centrodestra
a rinviare il progetto
del Ppe italiano
K
Nulla di fatto, ci si rivede nel
2013.
Non c’è accordo tra i primi mini-
stri del Vecchio Continente, e i lavori
del Consiglio europeo per votare il bi-
lancio dell’Unione 2014/2020 si chiu-
dono senza esito. «Non ci sono né
vincitori né vinti» è il commento lapi-
dario del presidente dell’Eurogruppo,
Jean Claude Juncker.
A far alzare i leader dal tavolo delle
trattative è stato il nodo gordiano circa
dimensioni e modalità dei tagli al piano
di spesa da mille miliardi di euro previ-
sto nella bozza iniziale. Inconciliabili le
posizioni delle nazioni rigoriste , prime
fra tutte Gran Bretagna, Olanda e Sve-
zia, e quelle dei paesi mediterranei,
fautori di una linea più soft, come Italia
e Francia. Nemmeno l’ammorbidimento
della posizione tedesca, che sarebbe
stata intermedia rispetto ai due bloc-
chi, è apparso risolutivo per superare
lo stallo. «Meglio rinviare il dibattito
che creare una spaccatura», spifferano
fonti diplomatiche europee commen-
tando l’aggiornamento dei negoziati.
Per radunare i capi dei governi europei
e ridiscutere i dettagli del prossimo bi-
lancio bosognerà ora attendere il
nuovo anno, quando si dicuterà a
nuova bozza di compromesso. Il com-
pito di redigerla è stato affidato al pre-
sidente del Consiglio dell’Unione
Europea, Herman Van Rompuy.
Caos Ue, salta l’accordo