Page 7 - Opinione del 25-9-2012

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ESTERI
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Così l’Occidente spiana la strada agli integralisti
di
VALETINA MELIADÒ
rimavera araba potrebbe es-
sere il nome di un drink. Uno
di quelli forti, che si beve ad oc-
chi chiusi per non pensarci più.
Solo che poi il risveglio è duris-
simo.
C’è molto su cui riflettere. Ci
sono tutti i nodi che l’Occidente
si è rifiutato di affrontare e che
ora vengono furiosamente al pet-
tine.
Sgombrato il campo dalla fal-
sa idea che un film semi-scono-
sciuto, per quanto deplorevole,
possa aver scatenato l’ondata di
violenza che è costata la vita al-
l’ambasciatore Chris Stevens e ad
altri innocenti (ma anche se si
fosse trattato davvero di una rea-
zione spontanea alla diffusione
della pellicola ritenuta blasfema,
non dovremmo porci qualche do-
manda?), quello che alcuni ana-
listi chiamano risveglio arabo è
l’ovvia conseguenza del vuoto di
potere creatosi dopo la caduta dei
vecchi regimi in Egitto, Tunisia e
Libia.
Magari era proprio nel timore
di scenari come questi che qual-
cuno aveva manifestato qualche
perplessità sull’opportunità di in-
tervenire militarmente contro
Gheddafi, sentendosi accusare di
simpatie filo-tiranniche e oppor-
tunismo economico, mentre i
dubbi su una guerra che ha cam-
biato il destino della Libia erano
più che giustificati, anche per le
modalità con cui è stata decisa e
condotta: la Francia ha lanciato
l’idea, l’Europa si è accodata,
l’America ha fatto il minimo in-
dispensabile, l’opposizione della
Russia è stata facilmente aggirata,
l’opinione pubblica non ha obiet-
tato più che tanto, e il pacifismo
d’ordinanza non si è fatto né ve-
dere né sentire.
Un ottimo ritorno d’immagine
(
l’Occidente che si muove per so-
stenere il popolo libico nella cac-
ciata del suo odioso dittatore)
con relativo poco sforzo. Tutto
bene, dunque? Proprio no.
Perché la fine di Gheddafi e il
sostegno incondizionato ai gio-
vani protagonisti della primavera
araba avevano un significato e un
valore che è stato totalmente rin-
negato all’alba delle rivolte in Si-
ria.
L’Occidente che si illude di po-
ter intervenire a seconda delle cir-
costanze e senza prendersi la re-
sponsabilità delle conseguenze
delle sue azioni – materiali e mo-
rali – è lo stesso che è caduto dal
letto la mattina dell’assalto al
consolato americano di Bengasi
e dell’uccisione dell’ambasciatore
Stevens.
È stato il totale disimpegno
americano ed europeo per la re-
pressione e la distruzione di intere
città e popolazioni siriane a crea-
re le condizioni per l’esplosione
di violenza che sta infiammando
i paesi arabi.
Perché il messaggio è stato
chiaro: l’Occidente si è schierato
a favore di un non meglio speci-
ficato processo di democratizza-
zione, ha armato i ribelli ed è in-
tervenuto militarmente senza
preoccuparsi di gestire il passag-
gio dalla guerra civile ad un nuo-
vo ordinamento. Caduti i vecchi
P
dittatori, succeda quel che succe-
da. E infatti è successo.
Illusasi, forse, di poter contare
sul sostegno occidentale, la rivol-
ta si è estesa fino in Siria, dove si
è arrestata non tanto a causa del-
la repressione, quanto dell’indif-
ferenza e del realismo pavido di
un’America alle prese con la cam-
pagna elettorale per le presiden-
ziali, e di un’Europa che senza le
alzate di scudi della Francia di
Sarkozy non sarebbe andata nem-
meno in Libia (non è curioso che
Obama punti sull’immobilismo
per essere rieletto mentre l’ex pre-
sidente francese abbia tentato la
carta della guerra a scopo uma-
nitario per lo stesso motivo?).
Quello che resta, è la definiti-
va presa di coscienza da parte de-
gli integralisti della capacità dis-
suasiva dell’Iran. I suoi alleati,
Siria in primis, non si toccano;
Hezbollah, in Libano e nella stri-
scia di Gaza, si fa ogni giorno più
minaccioso e aggressivo nei con-
fronti di un Israele sempre più
odiato, isolato e circondato, ed
anche quando gli Stati Uniti ven-
gono attaccati durissimamente
con un’azione chiaramente pre-
meditata e preparata per mesi,
non a caso perpetrata nei giorni
dell’anniversario dell’11 settem-
bre, l’Occidente non trova di me-
glio che scagliarsi contro le pre-
sunte responsabilità di un film
semi-ignoto spingendosi, per voce
di qualche intellettuale europeo,
ad ipotizzare l’istituzione di una
nuova fattispecie di reato che pu-
nisca il presunto vilipendio al sen-
timento religioso islamico. E il
governo americano arriva persino
a scusarsi mentre le sue bandiere
bruciano e le sue ambasciate ven-
gono assaltate.
Certo, Obama - il presidente
meno incline alla politica estera
della storia americana - ha pro-
messo di dare la caccia e punire
i responsabili della morte di Chris
Stevens e dei suoi collaboratori,
ha mosso uomini e mezzi, ma
mostrare i muscoli e chiedere scu-
sa è una contraddizione che non
risolverà nulla.
Volenti o nolenti abbiamo
spianato la strada alla presa di
potere degli estremisti in Libia ed
Egitto mostrandoci superficiali,
pavidi, inetti. Il risultato è l’esplo-
sione di una bomba ad orologeria
i cui danni non sono attualmente
calcolabili e le cui conseguenze
sono indecifrabili.
Quel che è certo, è che i ribelli
siriani che abbiamo abbandonato
al proprio destino li piangeremo
per molto tempo.
Quello che alcuni analisti
chiamano“risveglio
arabo”è l’ovvia
conseguenza del vuoto
di potere creatosi
dopo la caduta
dei vecchi regimi
in Egitto,Tunisia e Libia.
Quello che resta
della pavida
e inconsistente politica
estera europea
e americana,
è la definitiva presa
di coscienza da parte
degli integralisti
della capacità dissuasiva
dell’Iran. I suoi alleati,
Siria in primis,
non si toccano;
Hezbollah, in Libano
e nella striscia di Gaza,
si fa ogni giorno
più minaccioso
e aggressivo
nei confronti
di un Israele
sempre più odiato,
isolato e circondato,
e anche quando
gli Stati Uniti vengono
attaccati durissimamente
con un’azione
chiaramente premeditata
e preparata per mesi,
l’Occidente non trova
di meglio che scagliarsi
contro le presunte
responsabilità di un film
semi-ignoto spingendosi,
per voce di qualche
intellettuale europeo,
ad ipotizzare l’istituzione
di una nuova fattispecie
di reato che punisca
il presunto vilipendio
al sentimento religioso
islamico
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 25 SETTEMBRE 2012
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