Pagina 2 - Opinione del 28-8-2012

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II
ECONOMIA
II
Quanto ci è costato l’euro? 25 punti di inflazione
di
LUCA PAUTASSO
aro euro, quanto ci costi! Men-
tre gli economisti di tutto il
mondo fanno a gara nel disegnare
lo scenario più apocalittico nel caso
di un’uscita dell’Italia dalla moneta
unica, c’è chi ha provato a fare let-
teralmente i conti in tasca agli ita-
liani per vedere quanto ci sono co-
stati i nostri primi anni nell’euro.
Lo ha fatto la Cgia di Mestre,
secondo la quale tra il 2002 ed il
luglio di quest’anno, l’inflazione me-
dia italiana è cresciuta del 24,9%.
A dieci anni dall’introduzione del-
l’euro, spiegano dall’associazioine
degli artigiani mestrini, i prezzi sono
aumentati soprattutto al sud. In Ca-
labria, ad esempio, si è registrato
l’incremento regionale più elevato:
+31,6% nel primo decennio da
membri dell’eurogruppo. Seguono
la Campania, con il +28,9%, la Si-
cilia, con il +27,6%, e la Basilicata,
con il +26,9%. Le meno interessate
dal caro prezzi, invece, sono state
la Lombardia, con un’inflazione re-
gionale del +23%, la Toscana, con
il +22,4%, il Veneto, con il +22,3%
e, ultimo della graduatoria, il Mo-
lise, dove l’inflazione è lievitata “so-
lo” del 21,7%. La forbice tra gli au-
menti più consistenti e quelli più
ridotti, come si può facilmente no-
tare, è però ridottissima, segno lam-
pante di come l’impatto con l’euro
sia stato difficilissimo per tutto il
territorio nazionale.
Per cercare di leggere meglio i
risultati di questa ricerca, e in par-
ticolare il ritratto di questa Italia
a due velocità, tra nord e sud del
paese, viene in aiuto l’analisi del
segretario della Cgia, Giuseppe
Bortolussi: «È opportuno sottoli-
neare che il maggior aumento dei
prezzi registrato nel Sud non deve
essere confuso con il caro vita. Vi-
vere al Nord – spiega Bortolussi
– è molto più gravoso che nel
Mezzogiorno. Altra cosa, invece,
è analizzare, come abbiamo fatto
noi, la dinamica inflattiva regi-
C
strata in questi ultimi dieci anni».
Prosegue il segretario Cgia: «La
maggior crescita dell’inflazione av-
venuta nel sud si spiega con il fatto
che la base di partenza dei prezzi
nel 2002 era molto più bassa ri-
spetto a quella registrata nel resto
d’Italia. Inoltre, a far schizzare i
prezzi in questa parte del Paese
hanno concorso anche il dramma-
tico deficit infrastrutturale, la pre-
senza delle organizzazioni criminali
che condizionano molti settori eco-
nomici, la poca concorrenza nel
campo dei servizi e soprattutto un
sistema distributivo delle merci
molto arretrato e poco efficiente».
Ma quali prodotti sono rincarati
maggiormente? Dov’è che il consu-
matore si trova a sborsare di più ri-
spetto a dieci anni fa? A differenza
di quanto si possa credere, fanno
sapere dalla Chia, l’impennata non
ha riguardato gli alimentari, l’abbi-
gliamento, calzature o la ristorazio-
ne, ma soprattutto le bevande alco-
liche e i tabacchi, le ristrutturazioni
e i lavori edilizi in genere, gli affitti
delle abitazioni e le bollette dome-
stiche, i trasporti.
«Per quanto concerne le princi-
pali tipologie di prodotto - spiega
infatti bortolussi - spesso anche con
la scusa dell’euro, i prezzi che hanno
subito i rincari più consistenti sono
stati quelli delle bevande alcoliche
e dei tabacchi (+63,7%), quello del-
le manutenzioni eristrutturazioni
edilizie, gli affitti, i combustibili e le
bollette di luce, acqua e gas e aspor-
to rifiuti (+45,8%), nonché dei tra-
sporti (treni, bus, metro +40,9%).
Pressoché in linea, se non addirit-
tura al di sotto del dato medio na-
zionale, gli incrementi dei servizi al-
berghieri e della ristorazione
(+27,4%), dei prodotti alimentari
(+24,1%), del mobilio e degli arti-
coli per la casa (+21,5%), dell’ab-
bigliamento/calzature (+19,2%)».
Insomma, conclude Bortolussi,
a differenza di quanto si è creduto
di sapere finora, «con l’avvento
dell’euro non sono stati i commer-
cianti a far esplodere i prezzi, bensì
i proprietari di abitazioni, le attività
legate alla manutenzione della casa,
le aziende pubbliche dei trasporti, i
gestori delle utenze domestiche ed,
infine, lo stato con gli aumenti ap-
portati agli alcolici e alle sigarette.
Ricordo che sul totale della spesa
media famigliare, che nel 2011 è
stata pari a quasi 30mila euro, i tra-
sporti, le bollette e le spese legate
alla casa hanno inciso per quasi il
50% del totale, mentre la spesa ali-
mentare solo per il 19%».
Perché abbiamo sofferto così
tanto il passaggio alla moneta uni-
ca? La colpa, dicono dalla Cgia, è
stata soprattutto di quei problemi
cronici che l’Italia si trascinava già
da decenni prima dell’avvento del-
l’euro, e che la nuova moneta con-
tinentale non ha fatto altro che
acuire. Risolti quelli, la convivenza
con l’euro sarebbe sicuramente me-
no pesante, per tutti. «In linea ge-
nerale - sottolinea la Cgia - uno
dei nodi da superare è lo spavento-
so deficit logistico-infrastrutturale
che grava sulla competitività del-
l’intero sistema delle nostre imprese
e conseguentemente sui costi dei ser-
vizi e dei prodotti offerti ai consu-
matori finali».
«Nonostante negli ultimi decen-
ni la spesa italiana per gli investi-
menti sia stata in linea con la media
dei Paesi dell’area dell’euro (secon-
do il Documento di Economia e Fi-
nanza del 2012, infatti, tra il 1990
e il 2010 la nostra spesa pubblica
per investimenti è stata pari al
2,4% del Pil, mentre la media dei
aesi dell’area dell’euro è stata pari
al 2,5% del Pil.), la scarsa dotazio-
ne di strade ed autostrade, il grave
ritardo del nostro settore ferrovia-
rio e l’insufficiente dotazione pre-
sente nel nostro Paese di reti elet-
triche e di trasporto estoccaggio del
gas naturale comportano un costo
aggiuntivo a carico del sistema im-
prenditoriale italiano di ben 40 mi-
liardi di euro all’anno» spiega an-
cora Bortolussi. Insomma, se è
l’intero sistema-paese a non fun-
zionare come dovrebbe, non c’è
moneta che tenga.
segue dalla prima
Lo zombie Bersani
e i suoi argomenti
(...) Non la comprendono e, quindi, la re-
spingono come l’espressione di quella cattiva
politica che dicono di voler combattere. La
seconda è che, come al solito, il dibattito tra
le due sinistre, quella ortodossa togliattian-
berlingueriana e quella giustizialista grillo-
dipietrista, domina incontrastato la scena po-
litica e culturale del paese. Come se lo scontro
fra le idee fosse una prerogativa esclusiva
della sinistra e delle sue articolazioni e nessun
contributo al dibattito potesse mai venire da
settori diversi dalla sinistra stessa. Di questi
silenzi, di questi vuoti è sicuramente colpevole
il mondo del centro destra. Che assiste sod-
disfatta alle lacerazioni ed alle fratture in atto
nella sinistra. Ma non osa rivendicare il me-
rito di aver anticipato di almeno venti anni,
in nome dei valori dello stato di diritto e della
democrazia liberale, le diatribe sul giustizia-
lismo fondamentalista e sui pericoli ad esso
connessi. Al centro destra, allora, una critica
ed un avvertimento. Non si vince la battaglia
dei voti senza avere il coraggio di rivendicare
il primato delle idee.
ARTURO DIACONALE
Spesa pubblica,
la dieta necessaria
(...)Per tale motivo, ripetendo il concetto
per l’ennesima volta, l’unica strada per por-
tare una ventata di moralità nelle tante torri
d’avorio della politica è quella che passa
per un drastico ridimensionamento dei fat-
tori che hanno generato una tale degenera-
zione democratica. Occorrerebbe, in sostan-
za, ridurre drasticamente la quantità di
risorse gestite complessivamente dalla mano
pubblica e, contestualmente, le competenze
che la stessa pretende di esercitare come un
macigno nei confronti della società sponta-
nea. Ma giunti a questo punto, onde otte-
nere dalla politica e dalla burocrazia quei
tanto auspicati passi indietro, ho l’impres-
sione che non bastino più le chiacchiere e
le promesse elettorali.
Temo che, se non si avrà il coraggio di in-
tervenire col bisturi in merito ad una spesa
pubblica degna di un regime sovietico, si ri-
schia prima o poi di rompere definitivamen-
te il già precario rapporto tra cittadini pa-
gatori e Stato ipertrofico, con tutte le
inevitabile conseguenze del caso. Poi, con
le casse irrimediabilmente vuote, voglio pro-
prio vedere cosa racconteranno i vertici dei
tanti carrozzoni politici, tra cui quello della
Regione Lazio, alle loro voraci truppe di
pubblici collaboratori.
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I prezzi sono aumentati
soprattutto al sud.
In Calabria l’incremento
più elevato: +31,6%
I rincari più consistenti
sono stati quelli
delle bevande alcoliche
e dei tabacchi (+63,7%)
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 28 AGOSTO 2012
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