Pagina 3 - Opinione del 28-8-2012

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a quando il Cavaliere è stato
costretto a fare un passo in-
dietro (era il novembre dello scorso
anno), alla sinistra è mancato il
bersaglio principe, il fagiano con-
tro il quale sparare a più non pos-
so (e a pallettoni) alla disperata ri-
cerca del colpo di grazia. Ma da
quando B. è dietro le quinte, un al-
tro fenomeno è venuto alla luce:
la lotta fratricida tra le varie com-
ponenti del cosiddetto schieramen-
to progressista, soprattutto in tema
di giustizia. Solo già questo aspetto
potrebbe consigliare a Berlusconi
di rimanere un altro po’ di tempo
fuori dalle scene: questi, alla fine,
finirebbero per sterminarsi da soli.
Ma nei giorni scorsi si è appresa
anche un’ulteriore, sconvolgente
D
novità. A renderla nota la parte
quirinalizia di
Repubblica
e Pier
Luigi Bersani. La notizia dà per
certo lo schieramento a destra di
Beppe Grillo, Antonio Di Pietro,
Marco Travaglio e complici annes-
si, almeno a sentire gli esponenti
della sinistra elitaria italiana. Un
po’ fascitelli ‘sti ragazzi, soprattutto
quando delirano nel web. Loro, co-
sì come Berlusconi, rappresentano
un vero pericolo (che, naturalmen-
te proviene da destra) per la demo-
crazia italiana.
I “repubblichini” di Largo Fo-
chetti, e quelli dalle parti del Pd,
soffrono evidentemente di amnesie
perché quei giustizieri che oggi
vengono bollati come tra i più pe-
ricolosi nemici per la democrazia,
fino all’altro giorno erano fedeli
alleati di chi oggi quasi li odia e ne
dice peste e corna. Il populismo
giuridico della cui esistenza si ac-
corge (guardacaso) solo oggi Lu-
ciano Violante non è poi una no-
vità di questi giorni: forse prima
era utile al progetto, mentre oggi
rischia di minarne quel poco che
resta.
Quelli del
Fatto
, poi, sono stati
sempre così. A loro basta soltanto
respirare l’aria di ceppo stretto a
qualche polso e si inebriano. E che
dire di Tonino Di Pietro, entrato
in politica (attiva) grazie al collegio
senatoriale sicuro ove venne can-
didato da Massimo D’Alema e che,
alle ultime elezioni politiche, fu
preferito (da Valter Veltroni) come
alleato ai danni dei socialisti?
Presidente Berlusconi, la prego,
resti ancora un po’ fuori dalle sce-
ne: questi ce ne faranno vedere an-
cora delle belle.
GianlUCa PerriCone
II
polItIca
II
Parodi e quei listoni
bloccati della tv
Berlusconi esce di scena?
A sinistra tutti contro tutti
Formigoni eTondo lanciano la“macroregione”
di
Pietro Salvatori
ono convinto che Silvio Ber-
lusconi si ricandiderà. Ho
avuto con lui un lungo colloquio ad
Arcore, sotto una quercia, e ho ri-
cavato questa impressione». Non
lesina i toni evocativi Roberto For-
migoni, che dopo aver incassato il
consueto bagno di folla del Meeting
di Rimini, si avvia verso un perso-
nalissimo autunno caldo. Le inchie-
ste che gli hanno sporcato la giacca
in estate e le turbolenze della propria
maggioranza sono una zavorra in
vista delle prossime elezioni. Il pre-
sidente lombardo, a dare retta ai ru-
mors del Pirellone, è ancora indeciso
se provare la quinta scalata conse-
cutiva al governo della Regione, o
trasferirsi armi e bagagli a Roma.
Un nodo che andrà sciolto nelle
prossime settimane, tenendo anche
conto della freddezza con la quale
i vertici di Comunione e Liberazione
hanno accolto le esuberanze del Ce-
leste nel rispondere alle critiche dalle
quali è stato sommerso (desta an-
cora le ironie della rete l’ormai fa-
migerato «Il Papa prega per me tutti
i giorni»). Qualunque sarà la scelta
finale, Formigoni è impegnato gio-
care partite che assumono un profilo
nazionale. E, pur essendo attesa, ha
destato un certo stupore l’iniziativa
annunciata ieri a Trieste insieme al
governatore del Friuli, Renzo Tondo.
«Le Regioni del Nord Italia puntano
a creare una “macroregione” per ot-
tenere una maggiore autonomia dal
governo centrale e mettere in luce
come il settentrione del paese sia tra
«S
le aree più produttive d’Europa»
hanno annunciato i due presidenti
al termine di un faccia a faccia. For-
migoni ha dichiarato di voler incon-
trare a tal proposito a fine settembre
anche i governatori di Veneto e Pie-
monte. Nessun commento da parte
dei leghisti Luca Zaia e Roberto Co-
ta. Dalle decisioni dei due leader del
Carroccio dipenderà gran parte del
successo dell’iniziativa. Per alcuni
osservatori, la mossa dei pidiellini è
volta a sottrarre voti alle truppe di
Maroni sia in vista delle regionali
lombarde che delle politiche di pri-
mavera. Non è di questo avviso Pip-
po Civati: «Formigoni e la Lega so-
no la stessa cosa – osserva il
consigliere regionale del Partito de-
mocratico – e stanno pensando ad
un modo per rimettere in piedi l’asse
che ha subito il contraccolpo delle
divergenze sul governo Monti». Se-
condo Civati quella della “macro-
regione” è un’iniziativa che tende a
blandire le intemperanze dei leghisti,
più che a porsi in concorrenza con
esse: «Fa parte di una strategia più
ampia, di consolidamento. Anche se
– ammette l’esponente del Pd – lo
stesso Formigoni non ha una stra-
tegia chiara del suo futuro politico».
«Quella che stiamo attraversando è
una situazione che richiede il corag-
gio di iniziative innovative», osserva
Gian Carlo Abelli. Il deputato del
Popolo della Libertà è stato a lungo
sostenitore della maggioranza for-
migoniana, prima in qualità di con-
sigliere, poi, dal 2005 al 2008, come
assessore alla Famiglia e solidarietà
sociale. «Quello proposto dal pre-
sidente non è un passo verso la se-
cessione»: così Abelli conferma le
parole di Formigoni a margine del-
l’incontro triestino, che aveva tran-
quillizzato i cronisti di non avere
«intenti secessionisti», pur mirando
ad un riconoscimento della “macro-
regione” attraverso una «modifica
costituzionale». Un punto sul quale
il deputato lombardo è cauto: «È
una proposta concreta, ma bisogna
vedere quali saranno i contenuti, ed
evitare assolutamente che l’iniziativa
venga strumentalizzata». Se sia o
meno un tentativo di entrare i con-
correnza con la Lega sui temi storici
dei lumbard la risposta è tanto poco
diretta quanto eloquente: «È un’ini-
ziativa meno velleitaria di quelle
messe in campo da via Bellerio. Na-
sce dalla necessità di ammodernare
il nostro ordinamento». Netta la
bocciatura di Civati: «Non abbiamo
bisogno di un altro livello istituzio-
nale. Determinerebbe solo ulteriore
confusione, per di più in un momen-
to nel quale si sta provando ad eli-
minare o ridurre il numero delle
province». Inoltre, osserva il consi-
gliere del Pd, «Formigoni non ha la
forza politica né tanto meno l’auto-
revolezza per imporre un tema del
genere nel dibattito politico. Oggi
la tendenza è quella di semplificare
il quadro normativo, non quella di
complicarlo ulteriormente». Che sia
vincente o meno, la mossa del go-
vernatore lombardo alimenta il di-
battito sul suo futuro: «È una par-
tita apertissima – ammette Civati –
anche perché non credo che il Pdl
pensi a una discesa a Roma del lea-
der lombardo: porta sfortuna can-
didarlo». Certo è che il Pd deve ela-
borare in fretta una proposta
alternativa: «Tra tutti i nomi che so-
no usciti in questi giorni quello di
Bruno Tabacci è di grande valore –
osserva Civati - Ma mi auguro passi
per le elezioni primarie, alle quali
potrei partecipare anche io. Ma pri-
ma si deve chiarire il quadro nazio-
nale delle alleanze, ad oggi ancora
incerto». Tuttavia che le intenzioni
di Formigoni travalichino i confini
della Regione trova conferma indi-
retta nelle parole di Abelli: «Sulla
proposta della “macroregione” cre-
do sia possibile un’intesa anche con
Liguria ed Emilia Romagna». Il de-
putato del Pdl spiega che «la crisi è
avvertita anche, se non soprattutto,
al nord, per questo occorre trovare
strumenti che si trasformino in ri-
sposte competitive nel solco degli
standard europei». Nessuna seces-
sione, dunque: «La “macroregione”
sarebbe utile per tutto il paese».
Abelli (Pdl): «Una
proposta utile per tutto
il paese. Coinvolgeremo
Liguria ed Emilia»
Civati (Pd): «Iniziativa
fuori tempo massimo.
Il Pd faccia le primarie.
Tabacci? Ottimo nome»
incombere elettorale induce
l’esecutivo a farseschi otti-
mismi, conditi di annunci e di
programmi promessa destinati a
restare sulla carta.
Che le cose vadano bene ce lo
mostra la Parodi che illustra in
pubblicità, il suo programma su
La7
. La sua bimba le ha chiesto
cosa farà nell’emittente Telecom,
lei dice del giornalismo. A noi re-
sta la domanda della figlia. E la
certezza, che grazie a Mieli, la si-
gnora ha abbandonato Mediaset
per l’emittente che ancora scatena
una antica Guzzanti contro Ber-
lusconi con antiche polemiche.
Subito dopo, per la gioia di
tutti, la pubblicità sempre del
La7
della Parodi junior. Che si
può fare? Niente, c’è stato il tem-
po delle Pivetti politiche attrici,
ora è quello delle Parodi. L’elet-
L
tore vorrebbe poter votare per
togliere di mezzo le prime e le se-
conde. Questo tipo di riforma
elettorale non è né prevista, né
possibile.
Non c’è niente di più bloccato
dei listoni telesivivi. Li puoi sce-
gliere solo in blocco. Spesso non
conta nemmeno la scelta. Nem-
meno il crollo degli ascolti incide.
Basta un nome, una telefonata,
un letto anche di antica data,
un’amicizia antica, un’antica o
nuova piaggeria e voilà, ecco la
maggioranza di nomi e cognomi,
un circuito fitto di ruffianerie e
parentele. E soprattutto di donne,
che per antica esperienza italica,
esportata anche ai massimi livelli
nella storia, di tutto ciò sono le
regine.
Parodi(e) di loro stesse.
GiUSePPe Mele
K
Gian Carlo abelli
K
Pippo Civati