Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 28 Novembre 2012
delle Libertà
Le primarie Pd ed il ritorno del bipolarismo
esito delle primarie del Pd
sembra fatto apposta per
spingere Silvio Berlusconi a tornare
sui propri passi ed a decidere di
scendere nuovamente in campo.
Una vittoria al primo turno di
Matteo Renzi avrebbe reso impos-
sibile una eventualità del genere.
Perché il Cavaliere, che conosce al-
la perfezione il marketing commer-
ciale e politico, si sarebbe ben guar-
dato dal lanciare un guanto di
sfida ad un avversario avvantag-
giato da un grande divario gene-
razionale e perfetttamente consa-
pevole di come poter sfruttare al
meglio un così forte vantaggio. Ma
il ballottaggio nel Pd con la conse-
L’
guente formazione di una alleanza
tra Bersani e Vendola destinata a
battere Renzi ed a spostare ulte-
riormente a sinistra il baricentro
politico del partito, elimina l’osta-
colo che avrebbe costretto Berlu-
sconi alla rinuncia e diventa in in-
vito fin troppo allettante per il
Cavaliere a tornare a giocare l’ul-
tima e più importante partita della
sua vita politica.
Se in alternativa al Bersani
espressione di una sinistra riformi-
sta ancora una volta ostaggio di
quella radicale ci fosse uno schie-
ramento politico compatto ed
omogeneo, ispirato ai valori della
liberaldemocrazia e consapevole
che la crisi del paese non si risolve
con la demagogia pauperista o con
quella populista, Berlusconi avreb-
be fatalmente qualche remora a ri-
scendere in campo. O, qualora de-
cidesse di farlo, avrebbe difficoltà
a motivare la sua scelta con un ar-
gomento diverso da quello della ri-
cerca di una tutela politica della
sua persona e delle sue sostanze.
Ma questo schieramento non esi-
ste. L’area centrista in cui avrebbe
dovuto confluire un Pdl deberlu-
sconizzato non ha mai preso forma
a causa delle divisioni che caratte-
rizzano i suoi personaggi più signi-
ficativi (Casini, Fini, Montezemolo,
ecc.). Al suo posto c’è solo la spe-
ranza diffusa che il voto della pros-
sima primavera confermi lo stato
di attuale ingovernabilità del paese
ed imponga quella condizione
d’emergenza su cui si regge l’attua-
le governo tecnico e che potrebbe
portare al Monti-bis nella nuova
legislatura. Insomma, l’unica alter-
narnativa concreta ad un governo
Bersani-Vendola è un ectoplasma
politico rappresentato da una pro-
spettiva di ingovernabilità e di
emergenza che non è detto si possa
sul serio realizzare.
In questo vuoto il ritorno in
campo di Berlusconi perde la con-
notazione della difesa personale e...
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2
Il “caso Lombardia” e il futuro del centrodestra
el “caso Lombardia”, ovve-
rosia nell’impasse litigioso se-
guito alla candidatura di Gabriele
Albertini come successore di For-
migoni, è fin troppo facile leggere
la grave crisi che attraversa il Pdl
e che non sembra placarsi neppure
di fronte all’evidenza. Che è, per
l’appunto, la sconfitta e la conse-
guente perdita del Pirellone. Si va
delineando, dopo la catastrofe del-
la Moratti, caso unico di sindaco
uscente non rieletto ma anzi umi-
liato da un quasi sconosciuto Pi-
sapia - che, non a caso, ha ripro-
posto la sua formula lombarda
con un non meno conosciuto Am-
brosoli o della società cvile - la de-
N
finitiva debacle del centrodestra
nella più importante regione del
paese, un sorta di
pendent
nordico
al bruciante scacco siciliano. Pe-
raltro, Lombardia e Sicilia sem-
brano come intrecciare analogie
inquietanti e foriere di disastri sol
che si pensi alla causa primaria
della vittoria di Crocetta, vale a
dire le divisioni tanto insanabili
quanto insane interne al Pdl, allo
stesso gruppo fondativo dell’ex Fi.
Anche a Milano, con divisioni, re-
criminazioni e risse, si stanno ap-
prestando, gli irresponsabili del
Pdl, a perdere la Regione, simbolo
ultimo non solo del berlusconismo
ma di un ventennio formigoniano
dove le luci sono certamente su-
periori alle ombre, comprese quel-
le mediatico-giudiziarie. Il Pdl, do-
po la rinuncia del Celeste, aveva
ben pochi nomi da indicare che
avessero qualche chance di succes-
so. Uno di questi è indubbiamente
quello di Gabriele Albertini che
ha lasciato un ottimo ricordo di
sé come valido sindaco, rinverdito
sia per la sconfitta morattiana sia,
anche,per un certo quale scialbore
della giunta attuale. Albertini, in
verità, non ha chiesto il placet del
Pdl. Si è autocandidato ma con la
sponsorizzazione forte di Formi-
goni, con non velate e non ingiu-
stificate critiche alla Lega crisaiola,
e lanciando un manifesto cosid-
detto civico sì da lasciare intendere
che anche la sua, come quella di
Ambrosoli, è un’iniziativa staccata
dai partiti, e semmai aperta alla
società civile, soprattutto al mo-
vimento di Montezemolo, e oltre
fino a lambire il centro cattolico
e lo stesso Casini, tracciando così
un percorso nell’orizzonte del Ppe
e, dunque, con paletti duri e alti
nei confronti della Lega.
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2
di
PAOLO PILLITTERI
Oggi nel Pdl lombardo
si scontrano due
posizioni politiche:
una che guarda
ad un destino comune
dell’area dei moderati;
un’altra che vuole
un ritorno alle origini,
attualizzando il patto
tra Berlusconi e Bossi
di
ARTURO DIACONALE
Con Renzi in posizione
marginale e conMonti
reso un ectoplasma
privo di concretezza
dalle baruffe
dei montiani senza
progetto, come pensare
che Berlusconi possa
rinunciare all’ultima
chiamata alle armi?
Ilva, salute salva. E tutti in galera
K
Sette persone arrestate lu-
nedì. Tra loro anche Fabio Riva, figlio
del patron Ilva. Altre cinque indagate
ieri, tra cui il segretario dell’ex arcive-
scovo di Taranto e il sindaco Ippazio
Stefano. L’accusa è di associazione a
delinquere, disastro ambientale, e con-
cussione.
Ben altri i numeri degli operai che
adesso rischiano di rimanere a casa
non perché agli arresti, ma perché
senza più un lavoro: oltre 5mila. Ieri
Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno
sciopero di almeno 24 ore dopo l’an-
nuncio dell’azienda di chiusura dello
stabilimento in seguito ai provvedimenti
della magistratura. Inscenati sit-in ai
cancelli, non senza qualche momento di
tensione tra chi voleva entrare e chi in-
vece invitava a scioperare. Lunedì
l’azienda aveva già comunicato la chiu-
sura dell’area a freddo, facendo rima-
nere a casa i lavoratori di quell’area.
Ecco il “de profundis” del settore side-
rurgico italiano, che rischia di trasci-
narsi dietro anche gli stabilimenti di
Genova, Novi Ligure e Marghera. Cina,
Germania e Polonia ringraziano.