II
CULTURA
II
InDarkness.Un filmsull’eroe per caso della Shoà
di
DIMITRI BUFFA
gneszka Holland è la regista
polacca che quest’anno firma
il film più commovente sulla
Shoà. Tratto dal libro
Nelle fogne
di Lvov
di Robert Marshall,
In
Darkness
racconta la storia vera
di Leopold Socha, operaio del si-
stema fognario e ladruncolo a
Lvov, nella Polonia occupata dai
nazisti. Dopo essersi imbattuto in
un gruppo di ebrei nelle fogne
della città, Socha accetta di na-
sconderli per denaro. Quello che
inizia come un mero accordo
economico” prende, però, una
piega inaspettata.
Tutti dovranno trovare un mo-
do per scampare alla morte nei 14
mesi vissuti in un continuo stato
di allerta. La regista polacca sta-
volta ha scelto un tema difficile:
quella dell’eroe per caso. Socha in-
fatti viene costretto dalle circo-
stanze ad andare contro la propria
indole di uomo meschino. E mo-
rirà fucilato dai russi nel 1945 do-
po avere salvato gli ebrei della
propria città nascondendoli nelle
fogne. Dopo la guerra ebbe anche
un riconoscimento e un posto tra
i giusti di Israele a Gerusalemme,
ma nel film si capisce chiaramente
che da principio aveva solo inten-
zione di farsi pagare e lucrare sul
terrore degli ebrei. Nelle note di
regia è la stessa regista a essere più
che esplicita sulla scelta del sog-
getto. Il 2009 ha portato una
quantità di storie nuove sull’Olo-
causto attraverso libri e film. Viene
da chiedersi se non sia stato detto
tutto sull’argomento. «Eppure –
spiega la Hollande - secondo me,
il mistero principale non è stato
ancora rivelato e nemmeno ana-
lizzato completamente. Com’è sta-
to possibile questo crimine (l’eco
del quale risuona ancora in diverse
parti del mondo, dal Ruanda alla
Bosnia)? Dove si trovava l’uomo
in quel periodo critico?
Dov’era Dio? Tali vicende e
azioni rappresentano l’eccezione
nella storia umana o rivelano
piuttosto una verità oscura, inti-
ma sulla nostra natura?». Rispo-
sta: «Esaminare le molte storie di
questo periodo mostra un’incre-
dibile varietà di destini e vicissi-
tudini, spiegate in un ricco tessuto
di trame e drammi, con personag-
gi che affrontano scelte morali e
umane difficili dando prova sia
del meglio che del peggio della
nostra natura».
Tra le varie storie c’è quella di
Leopold Socha che nasconde il
gruppo di ebrei del ghetto. Nelle
fognature di Lvov. Il protagonista
è ambiguo: apparentemente un
brav’uomo di famiglia, però anche
un ladruncolo e un truffatore, re-
ligioso e immorale allo stesso tem-
po, forse solo un uomo qualun-
que, che vive tempi terribili. Nel
corso della narrazione, Socha cre-
sce in diversi modi come essere
umano. Il punto centrale del film
è quando gli ebrei che vivono in
questa condizione claustrofobica,
che “sadicamente” la Holland ri-
versa nel film per la gioia percet-
tiva dello spettatore che vive qua-
si due ore tra buio e angoscia,
affidano a Socha un tesoretto di
gioielli in cambio della protezione.
Lui potrebbe vendere i gioielli ai
ricettatori e gli ebrei ai nazisti, e
A
la tentazione ci sarebbe pure... ma
la moglie lo costringe a riportar-
glieli anche se sa che la vendita del
maltolto, o meglio “mal ottenuto”,
potrebbe cambiare il loro tono di
vita. Da quel momento Socha, in-
vece di scivolare nell’infamità dei
tanti che gli ebrei se li sono ven-
duti in guerra al migliore offeren-
te, cade nella trappola dell’eroi-
smo quotidiano dell’uomo
comune: rischia la vita “per nien-
te”, cioè per questa gente che dif-
fida di lui e forse lo odia e che poi,
solo alla fine, invece comincerà a
dirgli grazie, avendo capito la ma-
turazione morale avvenuta .
La storia della sceneggiatura
del film la racconta meglio di tutti
il diretto interessato, cioè lo sce-
neggiatore David F. Shamoon: «È
bastata una frase su un giornale
di Toronto per cominciare un
viaggio di otto anni che mi ha
portato nelle fogne di Leopoli, in
Ucraina». Per chi non lo sapesse,
infatti, Lvov è il nome in polacco
proprio di Leopoli. Durante la Se-
conda Guerra Mondiale la città
apparteneva alla Polonia. «Così
mi son trovato su un set dei leg-
gendari Babelsberg Studio - con-
tinua Shamoon - alle porte di Ber-
lino con un freddo da lupi e in
una buia sala montaggio a Toron-
to, in un viaggio che mi ha porta-
to anche nei recessi più oscuri del-
la storia dell’umanità».
L’articolo in questione parlava
de
I Giusti
,
cioè gli eroi sconosciu-
ti dell’Olocausto, libro di Sir Mar-
tin Gilbert che raccoglie le storie
di quelle persone incredibilmente
coraggiose che hanno rischiato
non solo la propria, ma anche la
vita delle loro famiglie, per aiutare
gli ebrei a fuggire gli artigli dei
Nazisti durante l’Olocausto.
«
La frase che mi ha esaltato -
racconta il collaboratore della
Holland - diceva più o meno così:
Un ladro polacco cattolico na-
scose un gruppo di ebrei nelle fo-
gne di Lvov, ambiente che cono-
sceva bene perché lo utilizzava per
nascondere la refurtiva e, in effetti,
ottenne un lavoro come operaio
nel sistema fognario”. Immedia-
tamente, volevo sapere di più su
questa persona, la frase sollevava
tutta una serie di domande che
erano principalmente: che cosa
spinge un criminale, o un tipo del
genere, a rischiare la sua vita e
quella della sua famiglia per aiu-
tare dei perfetti sconosciuti? Sen-
tivo che quest’uomo aveva neces-
sariamente intrapreso un viaggio
psicologico e fisico, profondamen-
te emozionante».
Con premesse simili ecco quin-
di un film non consueto sull’Olo-
causto e neanche molto
politically
correct
.
Ma il messaggio anti na-
zista è ancora più forte, anzi di-
rompente: non occorreva nella Po-
lonia degli anni ’40 essere una
brava persona per essere un eroe.
E rischiare la vita contro i nazisti
per tentare di salvare quella degli
ebrei che in molti casi erano dei
perfetti sconosciuti per i rispettivi
salvatori. Anche un delinquente di
mezza tacca poteva diventare un
giusto della terra. Per cui doppia-
mente vigliacchi quei burocrati al-
la Eichmann che hanno fatto finta
di non vedere e che si sono nasco-
sti dietro gli ordini cui era obbli-
gatorio obbedire.
La regista polacca
Agneszka Holland
quest’anno firma il film
più commovente
sulla Shoà.Tratto
dal libro“Nelle fogne
di Lvov”di Robert
Marshall,“In Darkness”
racconta la storia vera
di Leopold Socha,
operaio del sistema
fognario e ladruncolo
a Lvov, nella Polonia
occupata dai nazisti.
Dopo essersi imbattuto
in un gruppo di ebrei
nelle fogne della città,
Socha accetta
di nasconderli
per denaro. Quello
che inizia come
un mero accordo
economico”prende,
però, una piega
inaspettata.
Socha, invece
di scivolare nell’infamità
di chi gli ebrei
se li è venduti
in guerra al migliore
offerente, cade
nella trappola
dell’eroismo quotidiano
dell’uomo comune:
rischia la vita
per niente”,
cioè per questa gente
che diffida di lui
e forse lo odia
ma che poi, alla fine,
comincerà
a dirgli grazie
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 29 GENNAIO 2013
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